Intervista a Vittorio Zanella Il Teatrino dell'ES

ES7.jpgda Controcultura SuperEva di R. Guerra

*Intervista a Vittorio Zanella (burattinaio, marionettista, ombrista, ricercatore) Villanova di Castenaso (BO) -
TEATRINO DELL’ES (con Rita Pasqualini)

D- Ormai 30 anni di burattini in libertà… in Italia e in Europa.
R- 1979 /2009 - 30 anni di lavoro - Il tempo in realtà si è fermato, forse dilatato. La nostra vita è ormai interamente coinvolta dalle innumerevoli attività legate al nostro splendido mestiere, che ti assorbe tutto per trasformarlo in Arte, in Commedia dell’Arte. Ogni attimo della giornata è vissuto per la realizzazione di utopie, che una volta attivate e avviate verso la loro realizzazione, ne implicano altre, e così via, a grappolo, quasi all’infinito. E’ come una goccia d’olio in un contenitore d’acqua che si espande. Le persone contattate e incontrate nell’arco di questi 30 anni sono un numero immenso, e ad ogni persona abbiamo dedicato tempo, interesse e ascolto. E’ una fatica immensa, e per riuscire a viverla, ci siamo spesso dimenticati della nostra vita privata, evidenziando la differenza fra chi lavora perché deve guadagnare per vivere e chi vive il proprio mestiere come parte integrante della propria esistenza. Anche il sonno è spesso un momento di studio, di ricerca, per un miglioramento dello sviluppo, della diffusione, della sintesi.

Gli spettacoli nascono da dei sogni premonitori, che ricordiamo e trascriviamo, per poi continuare a cesellarci sopra, ma l’incisività drammaturgica della fase rem (Teatrino dell’ ES come riproduzione di una realtà in un teatrino dell’inconscio, del sogno e della fantasia), ha una potenza insuperabile, magari su un piccolo segmento di spettacolo ci si sta ore ed ore. Nel sogno mi trovo a rifare la stessa scena sia da protagonista che da spettatore, che cambia spesso punto cardinale per vedere il luogo migliore di fruizione e d’esecuzione. Cos’è oramai, se non una pura follia, vissuta per il pubblico, che per noi teatranti è un entità quasi mistica, sovrannaturale, a cui tutto è dovuto, a cui tutto è permesso: amare e odiare. Hai poco più di un ora per convincerlo e farti amare.

Il pubblico dei più piccoli a cui rivolgiamo spesso, non sempre, le nostre attenzioni teatrali, non puoi imbrogliarlo. Il pubblico dell’infanzia è il più attento, il più esigente, il più colto, quello che non puoi comprare con ammiccamenti, battutine, effetti speciali. E’ uno spettatore vero, genuino, non corrompibile, non trascinabile, è lui che ti trascina, trasportandoti verso mete impensate. Ogni attimo: contenuto e forma proposti dal palco, rimbalzano dalla platea, arricchiti di nuovi valori e significati, l’artista rielabora questi nuovi input e li ritorna al pubblico, è come una patita a scacchi...

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VIDEO http://www.youtube.com/watch?v=Zabmn3sLFJc