mercoledì 11 marzo 2015

Jacopo Masini e il realismo liminare postweb

  

Jacopo Masini, di Parma, 1974, scrittore di punta della new wave letteraria italiana contemporanea: scrittore eclettico, tra minimalismo evoluto, sperimentalismo antimanierista e antiliquido, evidenziato dalla critica anche come postrealista e neosituazionista "elettronico", (segni semiotici letterari  al di là di ogni ismo)
*Polpette
EPIKA 2010

'Polpette' è un libro che si intitola così perché l'autore aveva bisogno di una parola che riassumesse in maniera immediata la consistenza delle storie che contiene. Aveva bisogno di una parola che desse anche un'idea di quantità. Un vocabolo che avesse un profumo e anche un gusto. Una parola che si potesse toccare. Perché dentro 'Polpette' ci sono 145 storie lunghe al massimo una quindicina di righe. Sono storie che si possono mangiare, si possono portare nello zaino quando si va in gita, si possono leggere in un boccone, si possono far rotolare, ma è meglio non domandarsi cosa c'è dentro. Perché dentro non c'è quel che si vede da fuori. Dentro ci sono personaggi che fanno fatica a prendere la vita per il verso giusto, sentimenti sbilenchi e certe storie avanzate la sera prima. Tutta roba che, impastata, può dare le vertigini." (Jacopo Masini) 

*La Bambina più bella della scuola
 EPIKA 2011

La Bambina più bella della scuola. è un libro pubblicato a puntate sul magazine on-line Opsss.it. Scritto nel corso di sette mesi, in 25 capitoli, raccoglie le avventure del Bambino del secondo banco. O meglio, raccoglie le lettere che il bambino ha scritto alla maestra nel corso della sua prima elementare. Un bambino che sa già scrivere in prima elementare? Sì. Scrive come un grande, ma pensa come un bambino di sei anni. Cioè come un piccolo

corpo che si innamora della Bambina più bella della scuola, delle scoperte che gli scoperchiano la vita e che non può fare a meno di dirlo a qualcuno. Per esempio, a tutti quelli che compreranno questo libro.

*Lo stagionale
EPIKA 2012

"In fabbrica, nonostante gli orari regolari e sani, le cose accadono in disordine, un giorno alla volta. Provi a dargli una forma, ma tutto sfugge via in una monotonia incontrollata, e dentro a quella monotonia passano gli odori, le parole, le persone, veloci come un vortice e ti sembra che non è successo niente. Poi, quando è finito tutto e la stagione si conclude, come per miracolo, pensi: 'È uno dei periodi più belli che ho vissuto' e arrivi quasi a rimpiangere il mormone, figlio del dio dei carrelli omicidi". 

 "Il terribile caso di bone. Con espansione online"   
LOESCHER 2014
....."Veramente un libro delizioso, si legge velocemente e alla fine dispiace averlo terminato...."

 " L'Amore prima della fine del mondo"   Baldini & Castoldi

" Dei luoghi comuni"  Feltrinelli/Zoom Accademy/Scuola Holden

info  Critica Impura 










martedì 10 marzo 2015

Cafè Schifanoia? Artisti scrittori di tutta Ferrara scioperate!




L'affaire Bavia  Cafe' Schifanoia? Vi è dell'altro e sarebbe ora che la stampa  si evolvesse a Ferrara, da Ponzio Pilato a dalla parte del popolo contro gli abusi di potere e gli addetti alla cultura ISTITUZIONALI  per dirla con Battiato. Ottimo estense com sia ben chiaro (e simile stampa made in fe eventualmente), la parola a Simone Bavia, ma è mai stato bannato un cstampa del sindaco o è obbligatorio pubblicarlo?  Per solidarietà con Simone, poeti artisti di tutta Ferrara sospendete ogni incontro pubblico, presentazione mostra performance ecc. previsto fino a una soluzione positiva per Bavia nel CAFE' SCHIFANOIA!   Siete liberi Artisti o mandarini tecnodioti di Corte? Questo l'aut aut! Ecco la microstoria indicibile degli abusi di potere a Ferrara contro poeti, operatori artistici, più o meno poi noti eccome a livello nazionale,  qua a Ferrara , in quanto comunque politicamente liberi e  mai mandarini, quindi azzerati.  A parte Sgarbi, la famosa mostra in tour mondiale rifiutata in Castello da Madame Zappaterea…, Carnevale rinascimentale? Inventato da R. Argentesi e poi da S. Tartari e poi espropriato . mobbizando i creatori o resettandoli,  dalle Istituzioni.  Ex Dazdramir rigenerato a suo spese da M. Slener e poi ferraresizzato e nazionalizzato dalle Istituzioni. Video Arte anni duemila  rilanciata dal sottoscritto e poi costretto a andarmene per azioni soviet delle Istituzioni  e per non danneggiare un grande arte director che almeno ha poi fatto eventi di livello internazionale nonostante sostegni istituzionali ridicoli.   High Foundation? Procedimento storico in atto, per riconvertire il Parco Urbano in chiave Arci/Case del Popolo riciclate,  tra breve le news...  Café dell'Amore Schifanoia, un  pollaio (e anche anche qua come in centro mai fatti bagni pubblici dalla Versailles PD local) trasformato a suo spese dal poeta imprenditore Bavia...in un giardino e oggi, tutte palle i dettagli morosità ecc., ( e poveracci certi ferraresi ridotti a difendere il sindaco per garantirsi probabilmente la pensione pubblica…), vittima di nuovi business plan sempre in chiave arci/case del popolo… Mai visto nel sindaco certo zelo  e ACCIDIA da pretaccio isterico con extracomunitari  molestatori AREA GAD, nei parcheggi, abusivi sempre sui tram, o con le ombre di Camelot., et similia er Grisu… ecc. ecc.  (questi l'affitto mai l'han pagato PER GIUNTA!).  Perchè Ferrara città d'arte, appartiene prima che ai politicanti o al ferrarese dipendente pubblico dico psicologicamente non banalmente in senso letterale- anche se in parte anche letterale  (ecco la matrice di 70 anni di pensiero unico!) quindi mandarino, ignorante, servile, invidioso della statura morale sempre superiore - piaccia o meno- di poeti e artisti (basta con l'apologia del sign. Tiziano uomo comune, la storia anche la microstoria la fanno i creativi, mai i funzionari mediocri pubblici!), A ARTISTI E POETI, da Ludovico Ariosto e Biagio Rossetti a  C. Govoni, G. Bassani, M. Antonioni, R. Pazzi, C. Rambaldi ecc.   Ferrara (PD)  Art Attack! 


 



Occidente e Futuro

Casalino Pierluigi, Spesso ci si è chiesto e ci si chiede oggi ancora di più (in presenze di rinnovate minacce) se l"Occidente sia in grado di impedire lo sviluppo di un sistema schiavistico-burocratico o peggio di un sistema totalitario di diverso e più accentuato asservimento, di questa o quell"altra natura. La storia della Russia pre-bolscevica (e forse, ma con riserva, anche quella post-sovietica) mostra che paesi di tipo orientale che sono indipendenti  e in stretto contatto con l"Occidente possono vigorosamente avviarsi verso la realizzazione di una società democratica e policentrica. Tuttavia la condizione dell"Occidente non è più in grado di promuovere tale processo liberante, anche a causa delle innumerevoli compromissioni con società di tipo dispotico, fondate sulla tradizione asiatica o orientale. Salvo alcune eccezioni, come l"India (almeno nelle apparenze), il Giappone (ed altri minori), paesi orientali , ma moderni e democratici nelle loro istituzioni rappresentative, il resto dei paesi obbedisce a forme tendenzialmente dispotiche, non democratiche e non pluraliste. Un processo di cambiamento serio, se pur lento, cerca di cominciare, ma incontra ostacoli e rallentamenti, se non addirittura pericolosamente in contro tendenza. Nel frattempo sorgono e si consolidano organismi non statali, gruppi di privati, che puntano a creare nuove forme di stato sovranazionali, come è d"esempio il fanatico califfato islamista. Il rischio che queste oligarchie élitarie e tiranniche si trasformino in organizzazioni di massa , tramite il reclutamento di soggetti sul piano transfrontaliero nel nome di un Islam di contrasto ai valori della modernità e dell"idea di democrazia e di tolleranza. In altri termini un movimento che mira a minare alla base il senso stesso della civiltà occidentale. Forse nella speranza di evocare reazioni sempre più dure e giustificare così nuove e più efferate gesta di sfida alla pacifica convivenza civile. L"Occidente deve quindi fare un esame di coscienza molto serio e riflettere sulle ragioni di questa deriva, spesso ricondotta a responsabilità dello stesso Occidente (nel quadro delle scelte delle alleanze), in vista di una riaffermazione di quei principi che difendono tutti e tutto e non una parte sola di tutto. Il margine di tempo va già riducendosi e pertanto l"Occidente deve assumere un atteggiamento cosciente e chiaro nei confronti dei vecchi e nuovi totalitarismi. In che modo possiamo fidarci di maestri e di politici occidentali che non comprendono a pieno il significato del nostro lascito culturale e si addormentano nella vana speranza che sorga un nuovo Leone Magno che si porti direttamente davanti ad Attila per fermarlo.  L"atteggiamento dell"Occidente non sembra ancora sufficientemente cosciente e chiaro, dimenticando che in questo modo, nella situazione di emergenza, si andrà a suscitare un contro-totalitarismo che potrebbe mettere in causa le conquiste di milioni di cittadini del Vecchio Continente e dell"intero mondo libero.  E se è vero che da tale cecità si potrebbe arrivare al "cives ad arma ruant", è anche vero che senza un risveglio dell"amore della libertà, il cieco nuovo totalitarismo finirebbe per assestare un colpo mortale alla nostra civiltà. Ma se l"ambito della libertà andrà rapidamente restringendosi in conseguenze del pericolo totalitario fanatico, andrà pero crescendo il desiderio di difenderlo e di espanderlo in quelle società dove ha facile e fertile terreno. Costretti dalla forza degli eventi, possiamo, per concludere, trasformare la sconfitta in vittoria. Soccorrono a questo punto le parole che, secondo Erodoto,  i messaggeri spartani Spertia e Buli pronunciarono, in risposta al dignitario persiano Idarne, che prometteva loro di renderli potenti se si fossero schierati con il Gran Re,suo dispotico padrone: Idarne, dissero, tu sei consigliere unilaterale. Tu hai esperienza di mezza realtà soltanto e ignori l"altra metà. Tu conosci la vita dello schiavo, ma non avendo mai provato la libertà, non puoi dire se essa sia dolce o no. Ah se tu sapessi cos"è la libertà, ci avresti invitati a batterci per essa, con solo con la lancia, ma anche con l"ascia".
20.02.1015

Roma, Giovanni Sessa, presentazione a Fiuggi di Itinerari nel pensiero di Tradizione


A Fiuggi -Venerdì 13 marzo, presentazione dell'ultimo libro di Giovanni Sessa, Itinerari nel pensiero di Tradizone. L'Origine o il sempre possibile- ediz. Solfanelli ore 17.30, presso la Sala Consiliare del Comune di Fiuggi.
estratto Centro Studi La Runa
L'intento fondamentale che muove le pagine di questo libro è da individuarsi nel tentativo di trovare delle uscite di sicurezza, per usare un'espressione di Ignazio Silone, che consentano all'uomo contemporaneo di lasciarsi finalmente alle spalle il senso di apatica impotenza e di soggezione psicologica nei confronti dell'immaginario e della ideocrazia che sostiene gli esiti politico-sociali della Forma-Capitale contemporanea, quella della governance. Più in particolare, i saggi che seguono, si rivolgono a quanti, per scelta intellettuale e/o retaggio spirituale ed esistenziale, si pongano in posizione critica rispetto allo stato attuale delle cose. Inutile dire che, come il titolo in qualche modo esplicita, trattandosi di Itinerari nel pensiero di Tradizione, il carattere costitutivo che maggiormente connotata il testo è quello della viaticità: ciò evidenzia un'adesione convinta alla constatazione heideggeriana relativa all'impossibilità di costruire, nella fase attuale, un sistema di pensiero. L'ultimo lascito del pensatore svevo, infatti, è un esplicito invito a produrre: "Itinerari non opere"..... (......)

info
http://www.fondazionejuliusevola.it/Convegni.htm




Ferrara, Giuliana Berengan sul Wall Street International

Segnalazione:
estratto da Wall Street International


Giuliana Berengan  Parole per Nostalgia

"Quello che porta alla creazione della parola è un processo lungo, accidentato, denso di fratture, di lacerazioni e di ricuciture, spesso lento, impercettibile e proprio per questo difficile, talora incomprensibile, fatto di entusiasmi e di malinconia, di attimi drammatici e di gioie improvvise e dirompenti, di silenzi e di ascolto, di attese e di slanci, di visioni e di fantasmi, di immaginazione e di rimandi apparentemente senza legame alcuno, di associazioni di pensieri, di giustapposizioni di suoni, di segni, di percezioni, di viaggi con o senza ritorno, di prigionie e di evasioni, di lacrime e di sorrisi guardati soltanto allo specchio, di animalità e di raffinatezza, di falsità e di verità, di concessioni e di rigorosi dinieghi, di ammissioni e di rifiuti, di percosse e di carezze, di tenerezza e di violenza, di follia e di lucida coerenza, di piccole sfumature e di forti colori, di morte e di rinascita, un processo che non ha fine come non ha fine il respiro, il soffio che dà nutrimento e crea la trama sonora sulla quale la voce tesse le forme della parola, un processo che contiene il mistero della vita.
Per questo il tessuto della scrittura ha a che fare con la fatica della nascita, con la pazienza che ne accompagna l'attesa, con la capacità di percepire i segni che ne sono preludio: parole come semi che devono essere accolti, deposti, ascoltati crescere fino a transumanarsi in emozioni che alimentano e sono alimentate dalle vibrazioni dell'anima. Nella tradizione indù la Parola assume le sembianze di Vac, la sposa di Brahma ed è Lei che si fa portatrice del doppio nutrimento, quello corporeo e quello che passa attraverso le sillabe prime e dà vita al linguaggio, a mostrare così l'intreccio originario della materia sottile con la fisicità ed a testimoniare la sacralità della parola e il suo legame ancestrale con la potenza generante.
La parola fatta nascere con amore invade i sentimenti, induce la commozione poiché al di là dei segni che vediamo distendersi a disegnare il testo c'è l'infinito, invisibile universo di sentire e di sapere che sottende all'esperienza creatrice, un mondo di sensazioni che rimanda a memorie lontane, che passa attraverso il gesto della mano che scrive srotolando e facendo scorrere tra le dita il filo dei ricordi come su un antico telaio. La capacità di ricordare ovvero, secondo la bellissima etimologia di questa parola, di 'riconsegnare al cuore' le caleidoscopiche immagini che la memoria ci rimanda, è un dono prezioso, capace di contrastare la tirannia del tempo e dello spazio. I ricordi, come energie sottili partite chissà da dove, alimentate da fonti misteriose, ci attraversano come linfa vitale, toccano i nostri sensi assuefatti ad odori globalizzati e sapori seriali per ricondurli in giardini segreti, profumati di malinconia dove si può assaporare la dolcezza di frutti proibiti.
Attraverso questa rete del cuore il tempo dell'intensità che non ha durata prende la sua rivincita, i confini angusti della vita reale si dilatano, possiamo accogliere cose, figure, voci, sentimenti che si presentano a noi per annodare i fili che ci tengono fortemente attaccati alla nostra matrice. Mi piace usare questa parola di un lessico fortemente connotato al femminile poiché la memoria ha origine in un corpo di donna. Mnemosine, la dea che nell'Olimpo greco la personifica, è la figlia del Cielo e della Terra ed è a lei che Zeus si unisce per generare le Muse, e dunque voglio pensare che non ci sia arte senza ricordi e che non ci siano ricordi senza il prezioso "lavoro di cura" che sempre le donne hanno fatto per custodire la lingua del cuore. I ricordi sono i fili dell'ordito sui quali va ad intrecciarsi la trama di altri ricordi a formare il tessuto ossia il testo sul quale sono tracciati i segni che testimoniano il nostro essere nel tempo, ma anche la nostra capacità di condividere e raccontare mondi che, attraverso la memoria dei sensi, si sono depositati nel nostro corpo e lo percorrono come il reticolo del sangue.
Memoria antenata che si batte per sopravvivere all'ideologia del presente che cerca le proprie ragioni in sé; memoria emozionale che è anche bisogno di immergersi nelle sorgenti del nostro essere e del nostro sapere: un incontro empatico che si accompagna ineluttabilmente alla nostalgia, una parola che vorrei riammantare di tutta la sua intensità. Nostalgia è il desiderio doloroso del ritorno, è un sentimento forte e tenero, un impasto di dolcezza e di malinconia, di tristezza e di gioie fuggite lontano, una teoria di ombre che sfilano davanti agli occhi della memoria come le piccole sagome delle miniature di Norimberga. Attraverso la nostalgia luoghi e persone ritrovano l'innocenza nel senso originario della parola: non possono più nuocere ma soltanto suscitare rimpianto per ciò che si è perduto e di cui ancora si sente il desiderio. E se il rimpianto è un 'rammentare piangendo' allora la nostalgia ha anche il compito di saziare la sete di lacrime che Platone riconosceva come parte della nostra anima: un piacere liberatorio che è compito del poeta provocare"..... (..................Continua )