martedì 6 gennaio 2015

Matteo Renzi Primo Bollettino del 2015, ma la befana ha sempre le calze rotte

Redazione

*Nota di Asino Rosso:  Il Jobs Act in generale ecc.  non sono certo la peggior politica italiana postBerlusconi... anzi. Ma  tutto troppo soft per Matteo  scelto da parecchi italiani, trasversali, a suo tempo come Rottamatore per veloci svolte...  Il vecchio PD contro, intellighenzia sempre totalitaria inclusa, sopravvalutazioni e errori primordici (troppa real politik, debole o acerba meritocrazia e conoscenza ... nel team del governo Renzi, ecc.) certamente non VERSO ma il premier stesso è deludente, non per i motivi regressivi spesso invocati da diverse mummie, la fu estrema sinistra, la casta dei magistrati, la Finanza Rossa ecc. Semplicemente mancano riforme rivoluzionarie (non ultima sulla sicurezza e la politica extracomunitaria...) inrinviabili.  Noi non discutiamo, anche dall'opposizione, la buona fede di Renzi, ma il mondo va terribilmente più veloce, l'Italia -anche per colpa dell'Europa-  è nei fatti in semidefault... Nessuna Casta  è autocritica ma solo con le altre caste, quando i 2/3 delle Classi Dirigenti, dai sindacati alla Politica, all'Industria.. ecc  andavano rottamati senza se e senza ma...  Futurauguri ma la Befana non è ancora quella Sibilla che poteva essere, giovane e di orizzonti lunghi e sorprendenti, ha ancora le calze rotte (e i doni non arrivano quasi più)e troppe righe. Il semidefault è AVANTI l'angolo.  Queste deboli riforme renziane sono allo stato attuale solo antii-infiammatori..  Specchio la Befana anche del 6 1 2014 della Vera Italia in decadenza....



06 gennaio 2014

eNEWS 389

 
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Prima enews del 2015 e di cuore buon anno a tutti!
Sarà un anno ricco di difficoltà, certo. Ma anche di tante, tantissime cose da fare. E dunque sarà affascinante e entusiasmante continuare il lavoro che abbiamo iniziato per ridare all'Italia il coraggio che merita e agli italiani la speranza che deve contraddistinguerli.
Dieci punti per l'anno appena iniziato
Il primo decreto dell'anno, il numero 1/2015 riguarda Taranto. Questa città bella e disperata è il punto di partenza del nostro anno. Salvataggio di Ilva insieme al salvataggio dei tarantini e dei loro figli. Investimento industriale, pubblico, certo. Ma anche sanitario e culturale. è una sfida da far tremare i polsi. Ma rilanceremo Taranto salvando l'Ilva. Dopo anni di annunci e di occasioni sprecate abbiamo questa grande responsabilità e ce la prendiamo tutta, a viso aperto. Il 2015 dell'Italia parte da Taranto

 Sulla scuola ho salutato il ritorno in classe degli studenti con questo video. I ragazzi magari non saranno contentissimi di tornare in classe. Ma io sono molto contento di come loro hanno partecipato a "la Buona scuola". Centinaia di migliaia di messaggi, di critiche, di proposte sulle 136 pagine del documento che abbiamo proposto a settembre. Adesso è arrivato il momento di passare dalle parole ai fatti. Il 22 febbraio - primo compleanno del Governo - il PD organizzerà una manifestazione nazionale sul tema della scuola. E nella settimana successiva porteremo in consiglio dei ministri gli atti normativi sugli insegnanti, sull'abolizione del precariato e delle supplenze, sulla formazione tecnica e professionale, sull'alternanza scuola lavoro, sull'educazione motoria, sull'arte, l'educazione civica, l'inglese, sulla valutazione degli insegnanti e delle scuole, sul merito come motore della scuola italiana. Il domani del nostro Paese dipende dalle scelte di oggi sul sistema educativo.
JobsAct. Fatti i primi decreti delegati affrontiamo il 2015 con le novità della legge di stabilità: chi quest'anno assume a tempo indeterminato non paga contributi per tre anni. Via l'Irap dal costo del lavoro. Più facile assumere, più flessibilità in uscita, ma anche più tutele per chi non ce la fa con lo Stato che si fa carico di accompagnare le persone licenziate: si prende cura, non abbandona a lunghe trafile burocratiche. E non saranno banali le novità che presto vedrete anche nel mondo INPS all'insegna della trasparenza, trasparenza, trasparenza! La Repubblica democratica è fondata sul lavoro: dedichiamo allora il 2015 a chi lotta per trovarlo.
Fisco. La legge delega approvata dal Parlamento impone di rivoluzionare le tasse. Mai più un fisco che ha la faccia feroce coi cittadini che sbagliano una scadenza o che commina sanzioni enormi a Vip che poi trattano e pagano molto meno di quanto dovrebbero. Un fisco semplice, chiaro, trasparente. Il contrario di come è costruito il sistema italiano. Semplicemente il contrario, questo è il nostro obiettivo. Ci sono tanti decreti delegati da approvare e sarò tutti i giorni a chiedere alla struttura dedicata di non perdere tempo come è stato fatto sino ad oggi. Mi sono dato come scadenza il 20 febbraio, giorno del consiglio dei ministri in cui porteremo tutti i decreti delegati pronti. In quel consiglio riporteremo anche il decreto già approvato il 24 dicembre. Un decreto che i giornali hanno salutato positivamente per giorni, salvo poi cambiare idea quando qualcuno ha avanzato ipotesi che contenesse una norma salva Berlusconi (ipotesi tutta da dimostrare, peraltro). Per essere chiari: noi non facciamo norme ad personam, né contra personam. é una norma semplice che rispetta il principio di proporzionalità. E che si può naturalmente eliminare, circoscrivere, cambiare. Ma per evitare polemiche - sia per il Quirinale, che per le riforme - ho pensato più opportuno togliere di mezzo ogni discussione e inserire anche questo decreto nel pacchetto riforme fiscali del 20 febbraio. Il fatto che ci siano "adeguate soglie di punibilità" (penali: il colpevole paga lo stesso, tutto, fino all'ultimo euro ma con sanzioni amministrative e non penali) e che si rispetti il principio di proporzionalità è sacrosanto. Poi nel merito si può discutere di tutto, cambiare tutto, ragionare di tutto. Ma una legge si adotta se serve agli italiani, non se si immagina che possa servire o non servire a un italiano. Questa ossessione su Berlusconi sia da parte di chi lo ama, che da parte di chi lo odia non mi riguarda. A forza di pensare a lui, per anni si sono dimenticati degli italiani. Bene, noi cambiamo il fisco per gli italiani, non per Berlusconi. Senza fare sconti a nessuno, nemmeno a Berlusconi che sconterà la sua pena fino all'ultimo giorno.
Pubblica Amministrazione. Il disegno di legge delega all'attenzione del Senato contiene provvedimenti veramente interessanti. Semplificazione, scommessa sul digitale, razionalizzazione forze dell'ordine, tempi certi di risposta delle amministrazioni, silenzio assenso, sulla conferenza dei servizi, sulle partecipate, sul pubblico impiego (premiamo quelli bravi, che ci sono, e stanghiamo i furbetti), camere di commercio, funzionamento del governo. O cambiamo il sistema o il sistema cambierà noi. Ecco perché questa battaglia decisiva dovrà essere giocata nel supremo interesse dei cittadini, senza paura delle resistenze di piccole e grandi lobby e del potere di rendita dei signori della burocrazia. Non sarà la sfida più facile forse, ma per me è la più divertente, credetemi.

Cultura. Le domeniche gratuite sono state un successo straordinario. Ma non basta. Adesso si tratta di fare dei musei un luogo di crescita culturale ma anche di valorizzazione economica del Paese. In questi giorni sta uscendo il bando per le strutture più importanti dei musei italiani. Il 2015 passa anche dalla capacità di fare la rivoluzione in questo settore.

Legge elettorale. Qui trovate il facsimile di come verrà la scheda. Semplice, chiara, immediata. Chi vince, vince. E governa, per cinque anni. Maggioranza chiara. Basta col ricatto dei partitini: il partito più forte governa da solo, sempre che ne sia capace. Cento collegi in cui ogni partito presenta un nome sul modello dei collegi uninominali, ma viene introdotta anche la possibilità di votare il proprio candidato con la preferenza. Alla fine due terzi dei parlamentari saranno eletti con le preferenze, un terzo con il sistema dei collegi. Tutti sapranno chi si vota in modo riconoscibile e chiaro. Da domani siamo al Senato, in aula. Poi passaggio finale alla Camera. Dopo anni di parole ci siamo davvero.

Riforma costituzionale. Un passaggio storico. Il Presidente Napolitano ha detto che il bicameralismo paritario è stato il più grande errore dell'Assemblea Costituente. La pensiamo come lui. E dopo 70 anni di tentativi andati a vuoto, questo Parlamento, in questa Legislatura, sta portando a casa una riforma seria e organica. Sta nascendo il Senato delle autonomie, si definiscono le funzioni delle Regioni riducendone costi e pretese ma chiarendone meglio le funzioni, si aboliscono gli enti inutili, si semplifica il procedimento legislativo. Da domani alla Camera, con tempi contingentati per finire entro gennaio la seconda lettura.

Orgoglio. Abbiamo mille problemi, mille scandali, mille difficoltà. Ma non dimentichiamoci noi che siamo l'Italia. Il senso di orgoglio per come le nostre strutture hanno salvato la vita a Fabrizio il medico di Emergency contagiato da Ebola in Africa ci ha accompagnato in queste vacanze di Natale. Fabrizio tornerà a fare il suo lavoro, salvando altre vite come a lui hanno fatto i suoi colleghi dello Spallanzani. A noi rimane la certezza che la sanità in Italia non è solo spreco e cattiva gestione - come talvolta ci vogliono far credere - ma anche strepitosa professionalità e qualità umane spesso fuori dal comune. Lo stesso orgoglio che ho provato quando la nostra marina ha salvato, ancora una volta, vite umane nel Mediterraneo. E che ho sentito durante il difficilissimo salvataggio del Norman Atlantic: dolore per gli 11 morti, ma anche grande ammirazione per la professionalità delle donne e uomini che hanno salvato oltre 400 vite. Da cittadino, prima che da premier, grazie!

Europa. Abbiamo terminato il Semestre andando in Albania in una delle terre che sono cambiate profondamente in vent'anni. Erano luoghi di disperazione (ricordate le carrette nelle coste dell'Adriatico negli anni Novanta?), ora sono luoghi vivi e dinamici. L'allargamento ai Balcani è una priorità della prossima Europa. Che dovrà puntare di più sulla crescita e meno sull'austerità. è vero che il deprezzamento dell'Euro, il crollo del petrolio, le riforme strutturali aiuteranno i dati macroeconomici a tornare col segno più. Ma tutto ciò non basterà senza una politica economica più legata agli investimenti. Ne parleremo il 13 gennaio nel discorso conclusivo del semestre a Strasburgo.
Domani sono da Lilli Gruber, mercoledi 14 da Daria Bignardi. Per le puntate precedenti, qui c'è la trasmissione prenatalizia di Fabio Fazio. Tra l'altro in quella sede ho annunciato la partenza del sito soldipubblici.gov.it. Sta funzionando molto bene e sarà il vero strumento per fare la spending, vedrete. Ma ne parleremo solo quando ci saranno dentro i dati di tutte le amministrazioni centrali. Lì sì che ci sarà da lavorare, scommettete?
Pensierino della sera: Il Presidente della Repubblica. Chi sarà? Cosa farà? Ma sarà politico o tecnico? Uomo o donna? Di maggioranza o di opposizione? Domande legittime che rimbalzano nelle stanze romane. Ormai è il passatempo preferito degli addetti ai lavori. Capisco e non commento. Posso però dire che se l'Italia ha attraversato indenne un momento molto delicato gran parte del merito va a Giorgio Napolitano. E che prima di discutere del futuro un sommesso grazie va all'attuale Presidente della Repubblica. Che si accinge a lasciare il Quirinale dopo nove anni di servizio alla Patria di cui tutti - nessuno escluso - dovrebbe essergli riconoscente.

Un sorriso,
Matteo Post Scriptum. Il 2015 si è aperto col primo volo di Alitalia-Etihad (ed è una fantastica operazione, ne sono certo). Ma sono state davvero tante le crisi aziendali affrontate e risolte in questi ultimi mesi. Non solo Electrolux o Meridiana, ma da Terni a Trieste, da Termini Imerese a Piombino, da Genova a Reggio Calabria fino a Gela ogni storia meriterebbe di essere raccontata. Lo faremo, con pazienza. Ma proveremo anche a scrivere storie di imprese che nascono, non solo di imprese salvate. Sarà bello farlo insieme.

Homo Sapiens 2.0 il libro darwiniano di Roberto Manzocco (SPRINGER)

Roby Guerra

Roberto Manzocco, Esseri Umani 2.0, Transumanismo, il pensiero dopo l'uomo, Springer, 2014
Per la specialistica Springer, Roberto Manzocco ha edito Esseri Umani 2.0. Il Transumanismo: idee, storia e critica della più nuova delle ideologie. Check up a 360° divulgativo e sullo stato attuale dell'ultima cosiddetta futurologia scientifica.  Libro e autore segnalati da media anche generalisti quali Espresso e la RAI.
Dai temi “classici”, robotica, crionica, viaggi spaziali, nuove tecnologie quotidiane, clonazione, medicina d'avanguardia ecc., alla rivoluzione nanotecnologica, longevità, mind up loading , tutto il menu dei moderni  “futuristi”. L'analisi esita deliziosamente fredda e brillante, visti i temi, come noto, anche controversi sul piano bioetico, in Italia ad esempio note le polemiche - ad esempio del collega R. Campa, sociologo della scienza, con l'ambiente conservatore o cattolico.
Manzocco lanciando l'homo sapiens 2.0 abbraccia - in certo senso - il meglio dell'essere umano 1.0 con una stretta di mano vigorosa magari quasi come la splendida cover dei Pink Floyd, Wish are here, una mano umana e una robotica. E dal post-umano, letteralmente, almeno il vero obiettivo, la riformattazione più evoluta di quel che lo stesso Julian Huxley (e non solo ovviamente ) chiamò Umanesimo Scientifico: certamente paradigma relativamente ex novo, ma dialettico e fatalmente sinergico con gli umanismi pretecnologici pre-esistenti.
L'uomo e la macchina, in generale, nelle sue più evolute possibilità e creatività.  Laddove poco importano in certo senso, anche i sogni transumanisti più azzardati o fantascientifici: futurologia e transumanesimo segnano una svolta per la società liquida e postindustriale incompiuta e magari ammalata. Un nuovo pensiero pensante verso il senso del futuro, per scenari realmente diversi, certamente - almeno da punti di vista prossimi alle scienze sociali, urgenti e auspicabili.

Ferrara e l’Urban netanalfabetismo

Benito Guerrazzi




Le scarsi basi conoscitive  e mediocrità della giunta PD cattocomunista sono ormai flagranti anche nel semplice trasporto pubblico o semipubblico…  leggi Tram e Bus (con risvolti laterali ma centrali sorprendenti e rivelatori).
Evidentemente chi di dovere non ne sa una mazza, vuoi per mere astrazioni istituzionali, vuoi per mnifilosofie tacite o meno par ambientali.
Gli esiti sono penosi, persino, pur con il solito Totem Local PD di scarse risorse e far quadrare i conti, dannosi economicamente anche in questa il-logica da ragionieri istituzionali.
Ferrara città d’arte e turismo? Ebbene nei giorni festivi, il servizio Tram praticamente penalizza mezza città,  una città inoltre per 2/3 di anziani. 
In Tram per attraversare da Via Bologna a Via Modena e viceversa, con le combinazioni 11 e 6 e viceversa dislocate circa ogni mezzora,  neppure han calcolato in modo decente le finestre ottimali, tra un imbarco e l’altro.  Praticamente  in tutte le aree  possibili dove scendere e completare il viaggio, non esistono coincidenze decenti, anzi si intravede il 6  o l’11  partito circa un minuto prima! Ergo praticamente per tali giri banali in città  s’impegna circa un’ora!!!!
Praticamente si fa prima andata e ritorno Ferrara-Bologna via treno!
Nessuno dei numerologi ha almeno calcolato coincidenze medie, visto il trend comunque ogni 30 minuti,  menu di orari per le coincidenze  5 , 10 minuti, ragionevole, lasciando perdere lo standard festivo dei 30 minuti ogni corsa dei  Tram 11 e 6  in questione.
Evidentemente lor Signori non girano in Tram. 
Né supponiamo in automobile…  In ogni caso  sono ignari della circolazione ferrarese e dei percorsi stessi logistici dei tram  spesso penalizzanti i tranvieri, spesso anche con manovre da stuntman, ad esempio per  altra linea costretta a percorrere Via Fabbri.
Ma anche nel boulevard di Via Bologna, con due inutili ciclabili, ne bastava una, e con molte vie laterali con assurdi diritti di precedenza a biciclette, ancora il tranviere deve improvvisarsi quasi stunt ma e per fortuna sono bravissimi.
Più in generale, una città d’arte e turismo, che a parte in stazione i bus (diversi e molti) che – questa dinamica ben azzeccata (noi siamo oggettivi)  efficaci nel dislocare i passeggi verso il Centro Storico  (Ma Palazzo dei Diamanti ecc.?),  taglia però mezza città dal circolare via Bus in tempi ragionevoli, la dice lunga…. 
Più nello specifico e espandendo il discorso:  altro che ZTL estensiva! Andrebbe ristretta, a Roma si arriva nei pressi del Colosseo persino!  Ok i giorni comunque festivi, ma i giorni feriali, le auto non hanno vie  diagonali ad hoc per attraversare la città,  il Centro Storico stesso enormemente danneggiato da tale andazzo che non invoglia alle soste e alle mete…
E molte più auto cosi girano quasi a vuoto in certo senso nel resto della città, per attraversarla da Est a Ovest, da sud a nord, e così via: più inquinamento quindi…
Ma si sa quando si hanno le sinapsi quasi vegane in Giunta, per opzioni irrazionali paraecologistiche, sognando Ferrara come Pechino solo biciclette,  tempo che ci si decida:
Ferrara è una città o un villaggio?



Per un Dante virtuosamente moderno

Pierfranco Bruni



Dante per viaggiare in un Novecento oltre il moralismo e tra i linguaggi dei simboli a 750 anni dalla nascita superando le “Lecture” di Pierfranco Bruni‏

A 750 anni dalla nascita di Dante Alighieri il Medioevo è memoria. Un Dante dentro la Commedia, ma anche oltre. quell’oltre che è un viaggio nella sua modernità non smarrendo la tradizione. Ogni età ha la sua “Commedia”. Ovvero la lettura di un Dante che ha le cifre di un’esistenza dentro gli archetipi e i paremetri che si vivono in una griglia simbolica.
Nel  Dante di Cosimo Fornaro nella sua “Costellazione Dante” (un testo che risale al 1989) c’è lo scavo nella “costellazione” tra i dubbi e le maschere.
Ci sono maschere pirandelliane e ci sono maschere che portano alla virtù giapponese. Ma la maschera è la traduzione della danza nel gioco triste degli accampamenti achei e nel silenzioso camminamento religioso delle chiese.

Dante è l’Occidente, nel quale riesce a catturare Omero e Virgilio e le stelle della cristianità in un viaggio ancestrale nella cultura islamica di un Mediterraneo diffuso. Ma resta, fino in fondo, Occidente. La lettura di Renè Guenon, nel suo esoterico Dante, è affascinante perché va oltre la “lectura” e inserisce in una “costellazione” la visione sia della storia che del tempo nel cerchio di una magia che è sacra ma non religiosamente appesa alla cristianità.
C’è un Dante che nel suo pellegrinaggio attraversa la cristianità? Didone e Ulisse (Virgilio e Omero) non sono nel mistero cristiano. Sono il mito che si fa mistero. La prova di questa visione è nella dimensione di una contemporaneità grazie alla quale è possibile leggere quella “Commedia” che nasce tra le sponde di una “vita nova” in cui Beatrice è immaginario mariano e non maddeleniano.
Sembra azzardato un tale percorso ma l’esoterismo, di cui parla Guenon e anche la Zambrano oltre che è riscontrabile nella “luce” di Eliade e Zolla è vitale nel concetto di un “iniziato ai misteri”. Iniziato ai misteri non è Agostino ma Omero sì perché non conosce ancora l’inquieta certezza del cristianesimo. Il dubbio pascaliano è nella profezia di Virgilio. Ma Dante resta Occidente.

Cosimo Fornaro nella sua “Costellazione Dante” aveva proposta una lettura dentro un Occidente che ha come frontiera comunicante, divisoria e includente sia il concetto di storia sia quello di tempo sia quello di mistero. Il sufismo è una chiave di lettura altra della “Divina Commedia” ma questo discorso implica una complicità di meticciato tra Dante e Kajjam.
Tra i poeti “della nostalgia” dantesca c’è il Pascoli della “Minerva” in un illuminato bisogno di uno strato escatologico che ha un rinvio alle fonti musulmane.
Maria Zambrano, mutuando questa lettura, insiste sulle “fonti musulmane dell’escatologia della ‘Divina Commedia’” ma colloca tutta la formazione di Dante in un esilio abitato tra i confini di Occidente ed Oriente. Una comunanza che ci porta ad una lettura di un Dante fratello maggiore di Juan de la Cruz. Il gioco non è teologico ma marcatamente poetico ed è un incastro tra luce e tenebre.

La figura di Santa Lucia è una prospettiva quasi alchemica ma in Omero c’è alchimia: non si spiegherebbe diversamente la figura di Calipso come c’è alchimia nel Virgilio che lascia tra le fiamme Didone, le stesse fiamme che si lascia alle spalle Enea.
Ma Dante propone una morale ed è quella morale teologica e non poetica perché la poesia non ha bisogno né di una etica né di una morale ma di una grazia o di una trasformazione del mito in un mistero nel quale la luce e la pesantezza, come diceva Simone Weil, sono le due forze regnanti nell’universo. Ma la Weil si inoltra nella grazia senza usare metafore.
Dante ha bisogno delle Grazie perché ha bisogno di “utilizzare” i processi per capire la storia dentro il tempo. Perché tutto questo? Perché Dante è Occidente.
Ecco, allora l’ermetico – alchemico – esoterico di Guenon al quale, non volendo, fa riferimento anche il Pascoli della poesia “L’Immortalità” o il Cardarelli che mutua Dante da Leopardi. C’è sempre una discesa agli Inferi che però condurrà (Zambrano) verso l’aurora. Ciò è nel Dante del “Convivio” ma soprattutto nella presenza di Beatrice, Donna – Maria e non Donna – Eva.
Tutto ha una sua impalcatura antropologica: la colpa, il peccato, la superbia, l’umiltà. Ma sono giudizi.
Condanne o non condanne? Sono processi in una cultura. La letteratura dell’Occidente ha ben incarnato le tre vie occidentali di Dante: la grecità, la latinità, la cristianità. Ma in una lettura mediterranea, tra Zambrano e Guenon, Dante diventa universo.

Cosimo Fornaro tutto ciò lo aveva ben capito proprio quando, commentando il II Canto dell’”Inferno” nel v. 94 parla di peccato e di redenzione. E soprattutto quando cita una frase di Ginzberg detta a Ezra Pound. Ovvero: “Ci avete mostrata la via … Il Paradiso è nel desiderio, non nel modo imperfetto in cui è stato realizzato” (nel commento al v. 36 dell’VIII Canto dell’”Inferno”).
I poeti, sempre nel suo Dante, il Dante di Fornaro, non chiedono al crepuscolo di insistere o di restare. Cercano la luce oltre il crepuscolo stesso. Cercano le stelle quando la notte si fa buio.
Quando il desiderio viene a mancare le emozioni si incupiscono e giungono i ricordi. Non vorrei che Dante oggi assumesse le parole della nostalgia della morale. In questo emisfero la costellazione è luce. Fornaro lo rende vivo nella Costellazione. Ma questa luce ha anche i segni di un esoterico vivere la vita anche oltre il peccato. Dante non è solo immaginario medievale. È simbolicamente “vita nova”.


L'INCONTRO DELL'ISLAM CON IL MONDO ESTERNO SUL PIANO DELLA STORIA -.4 e fine

La politica religiosa degli arabi fu dunque di tolleranza dei culti, considerandoli tutti uguali; ciò risulta dalle varie capitolazioni e da altri documenti. Si venne insomma a stabilire una pacifica convivenza in base a reciproche concessioni, per cui le popolazioni ripresero la loro vita normale. Di fronte a questo stato di cose risorsero, allora, le controversie fra i cristiani, profondamente scissi com'era ed è tuttora noto, con danni alla predicazione evangelica. Gli arabi, davanti a ciò, si mantennero in una stretta neutralità, non tanto per politica, quanto per il senso di disprezzo che essi nutrivano nei confronti delle controversie agitate dai loro sudditi e verso il cristianesimo stesso, che, a loro, purtroppo, non appariva sotto la miglior luce, oltre ad essere stato incontrato nelle forme forse non così corrette dell'ortodossia. Questa neutralità assoluta lasciò chiese e beni dello statu quo ante e la cosa tornò a vantaggio degli eterodossi. Intanto un segno della ripresa della vita religiosa si ebbe nella gerarchia: i patriarchi cattolici di Antiochia e di Alessandria ripresero la successione episcopale rispettivamente nel 740 e nel 742 con Stefano III e Cosma, mentre Gerusalemme passava direttamente alle dipendenze della Santa Sede con la nomina di Stefano di Dore, succeduto a Sofronio fin dal 649. Gerusalemme ritornò dunque sede patriarcale con Giovanni V. Occorre però notare come, sciolti i legami e le ingerenze del regime bizantino, i cattolici di Oriente parteciparono assai meglio e più della vita di tutta la Chiesa. Così si unirono i prelati di Antiochia, Gerusalemme e Alessandria, uniti con Roma, contro il monolitismo bizantino, con conseguente libertà d'azione di San Giovanni Damasceno contro gli iconoclasti. L'atteggiamento neutrale ed equidistante dei dominatori arabi - fatto nuovo nella storia della politica ecclesiastica del mondo antico - attirò odio e opposizione contro il regime musulmano proprio da parte di coloro che ne beneficiavano. Sembrerà strano, ma lo si comprenderà considerando l'abitudine a vivere in condizione di continua inframmettenza politica nel campo ecclesiastico con effetto di traslazione di beni e nomina di vescovi in una o nell'altra comunità. Il fenomeno è pari a quello dell'intervento di un terzo imparziale fra due contendenti eccitati: lo si accuserà dagli uni e dagli altri di partigianeria. Così gli arabi raccolsero le contumelie di tutti. Il catholicos armeno Giovanni maledisse Mohammed, perché non aveva fatto distinzione fra i suoi monofisiti e i melchiti avversari, e questi accusarono di di filo-monofisismo gli arabi perché continuavano a rimanere spettatori inattivi nella lotta. Tutto ciò dipendeva dalla concezione di allora che tendeva a realizzare in pieno l'unione integrante tra Stato e Chiesa e non ammetteva la scissione delle due potestà. Cosicché era principale studio delle diverse comunità di accaparrarsi influenza sul potere civile per dar origine a quel concetto che modernamente si chiama Chiesa nazionale, ignorando l'esigenza di stabilire invece una libera Chiesa in un libero Stato. Non fu possibile, pertanto, quindi una tale scelta. Dinanzi poi all'uso indifferente che gli arabi facevano degli ebrei, dei giacobiti o dei nestoriani si accrebbe l'animosità dei melchiti, che si accorgevano di non poter sfruttare a proprio vantaggio il potere politico. Questo era, per concludere, il momento storico e le circostanze nelle quali avvenne il contatto fra l'Oriente islamico e l'Occidente cristiano e tali le prime idee e i primi rapporti fra i due campi. -fine.
Casalino Pierluigi, 6.01.2015