domenica 4 gennaio 2015

Ferrara Bologna Alta Velocità, Per Ferrara 2.0 e i ..Ferraristi

Benito Guerrazzi  Editoriale

                                                 
                                                                                                                                                                                                                                       

Noi siamo oggettivi, Asino Rosso il giornale libero di Ferrara esiste da alcuni anni (2008) proprio per tale assioma, altrimenti si occuperebbe solo di avanguardia d'arte e scienza... Tra le poche cose buone del regime Tagliani cattocomunista PD, certamente la sua proposta di connettere (parliamo di Connettonica... non di semplici sinergie politichesi- questo semmai la vera X...) Ferrara a Bologna. Una rara visione a medio lungo termine per un politico, la confusa anche ma nei fatti risolutiva soluzione per il futuro di Ferrara, fanalino di coda dell'ex regione eccellenza rossa, coem indicano fin troppi indicatori autorevoli socioeconomici, se non una semplice vista in trasparenza, neppure nulla di previsionale e futuribile. Ferrara da sola con la sua mitologica storia culturalr, rinascimentale ecc., con solo questo registro di sistema che non produce sviluppo (turismo incluso) non ha futuro. Gli scenari sono prevedibili:
a) Ferrara continua nella sua dimensione semiautistica, iperbarica, gioca non alle grandi mostre ma alla corsa degli struzzi (ex corsa dei somari del palio...) e nel 2020/30 perderà persino il residuo status di capoluogo e città... Decadenza verso il Villaggio che era che è e che sarà in questo caso, dal punto di vista mentale.. e economico... Villaggio spopolato di ferraresi, i giovani via in cerca di aree produttive, gli anziani concluderanno il loro ciclo biologico, unica news rilevante Villaggio multietnico doc con tutte le incognite che persino una sibilla si annoierebbe a elencare... Il terzo mondo relativo della Regione Emilia Romagna....
2. Ferrara ammette i suoi gravissimi limiti ormai strutturali, si connette con Bologna destinata in ogni caso a sopravvivere (in caso di semidefault nazionale) e può rimodularsi, senza affatto perdere la sua storia archetipica e se ben pilotato il processo da politici e uomini di cultura meritocratici e conoscitivi, come persino sperimentale villaggio elettronico doc:  comunità della conoscenza, nello specifico, fermo restando un probabile sviluppo di certe eccellenze paradossali in ambito tecnoscientifico, certe facoltà scientifiche, non ultimo il già avviato Tecnopolo, come comunità estetica conoscitiva, città d'arte sul serio, giardino d'arte di Bologna e della Regione stessa.
Le altre opzioni dirette, laterali altra questione, con Modena Verso o la Romagna e il Mare Verso, avevano senso decenni fa, al via della Via Emilia come bacino di sviluppo o al via il turismo sui Lidi ex ferraresi non a caso già comacchiesi da anni.. Neppure una ferrovia Ferrara- Mare i lungimiranti compagni ferraresi sono riusciti a immaginare e concretizzare bei favolosi anni 60!
Oggi è altra epoca per certe tangenziali geopolitiche in quel senso.
Ferrrara- Bologna alta velocità invece è l'ultimo trend realistico per la città ex capitale del Rinascimento.
In tal senso ha perfettamente Ragione... Vittorio Sgarbi, checchè svanverino politicanti e intellettuali sopravvalutati locali: Sgarbi è già nella storia dell'arte, loro al massimo nella storia del comunismo e delle biblioteche catacombe. Non a caso solo a Ferrara Sgarbi è costantemente osteggiato e insultato da soggetti accidiosi e danteschi!
La X di cui prima ha probabilmente questo senso: alcuni esponenti autorevoli dell'opposizione giustamente nutrono forti dubbi sull'attuale Bologna e Regione capaci di salvare Ferrara e ottimizzarla nello scenario desiderabile di cui prima.... Già a Bologna troppi ferraresi, a parte Alberto Ronchi e parzialmente (ma troppo prossimo a Prodi o comunque la sua memoria) lo stesso uomo di scienza Patrizio Bianchi. Ma Calvano, la Zappaterra, forse tra non molto lo stesso Modonesi e anche Maisto se non si sveglia..., sollevano forti perplessità, se il trend futuro a Bologna e Regione è questo....
Questa X va sicuramente monitorata dalle forze di opposizione... pure il registro di sistema altro non  può essere che la fine del centralismo ferrarese fallimentare e senza orizzonti "indigeni" di sviluppo, anzi. Il nuovo obiettivo, paradossalmente aperto da Tagliani, altro non può essere xhe una trasformazione quasi caratteriale della speriamo fu ferraresità passatista e arcaica: Ferraristi dovrà essere l'obiettivo, mai più ferraresi....
Un tempo i Pink Floyd suonavano live a Pompei... Oggi ci passeggia, quasi disperato (e neppure solo Lui il Reo) un certo Dario Franceschini...e persino il Vesuvio  rimanda la nuova eruzione, è imbarazzato dal degrado...     Si accenderanno le sinaspsi estensi?



SCIENZA ECOLOGIA E.... politica

Roby Guerra

La seconda rivoluzione verde




Per la collana Frontiere della Scienza (libri Le Scienze a c. di Marco Cattaneo) un volume interessantissimo, finalmente ecologico scientifico. Come spesso accade, la conoscenza sfata, ridimensiona, relativizza parole a vuoto propinate sia da “apocalittici” che “integrati”, mezzi d’informazione e mondo della politica. Scritto dai migliori esperti ambientalisti e scienziati  internazionali, lo sapevate che non auto e industrie sono i principali “demoni” del CO2, ma i fertilizzanti abusati dell’agricoltura?  Non esiste risoluzione “finale” per il futuro  produttivo alimentare, se non una complessissima sinergia plurale, compresi OGM, prodotti transgenici liminari. Decrescita felice e green economy sono importante risorsa di sviluppo sostenibile, ma pericolosa se non innestato il discorso verso certa nuova Technoeconomy, aperta al presente produttivo ma soprattutto al futuro e la ricerca concretamente previsionale: altrimenti le statistiche girano a vuoto e mistificano. Esistono certe strategie cosiddette No Still e affini,  promettenti, ma praticamente abolendo l’aratro e  in certo senso la lavorazione nei campi agricoli,  sfruttando al contrario sia certo riciclaggio dei residui dei raccolti, sia la possibilità di raccolti potenzialmente perenni e non  effimeri come da tradizione agricola. Componenti fondamentali per l’attività e lo sviluppo agricolo, azoto e fosforo sono a rischio esaurimento, probabilmente più del petrolio. Queste e altre disanime profonde, assai persuasive,  per sfamare sul serio tra pochi decenni qualcosa come dieci miliardi di persone.. Riassumendo, l’astronave giusta, almeno secondo gli scienziati è l’ottimizzazione della tradizione agricola nata millenni orsono con la selezione intuitiva delle piante e risorse verdi “originarie”, per via relativamente naturale e relativamente transgenica, per seminare e produrre piante cosiddette perenni, correggendo i bachi fatali dei nostri progenitori che facevano già ingegneria genetica al primo livello, dissipando altre variabili stesse più produttive ma poco visibili per ovvia non conoscenza genomica eccetera…. Gli scienziati, anche qualche giornalista scientifico,  multidisciplinari e di ogni “nazionalita”, autori e promotori della futura nuova rivoluzione verde? J. A. Foley, Lester R. Brown (celeberrimo), T. Raney e P. Pingali, D. H. Freedman, S. A. Goff e John M. Salmeran, A. Meldolesi, J.P. Reganold, D. R. Huggins, N.Nassar e R.Orviz, A.R. Townsend e R. W.  Howarth,  D. A. Vaccari. E con una premessa-epilogo: scenari di crisi e assai ostici, ma secondo la scienza le soluzioni esistono, in ultima analisi il vero problema è …la conoscenza e la Macchina Politica arcaica! Questo il grande messaggio per la nuova umanità cibernetica e cibarla nel XXI secolo.

Ulteriori Info

La crisi del potere temporale del Papa e le contemporanee manovre diplomatiche.

Il momento decisivo perché avvenisse concretamente un mutamento della politica internazionale ed europea nei confronti dell'Italia doveva venire da un accordo diplomatico di pace. Non a caso i Preliminari di Villafranca, lungi dal chiuderla, apriva una serie di nuovi problemi, operando di fatto la prima annessione territoriale al Piemonte a discapito dell'Impero Austro-Ungarico e ponevano l'accento sull'urgente esigenza di riforme anche da parte papale. Una situazione in movimento che comportava l'alterarsi dei vecchi equilibri sanciti a Vienna dalla Restaurazione. Circostanze che cominciavano a suscitare l'interessamento inglese e, all'opposto, il malumore e le proteste della Santa Sede. L'intervento inglese non avveniva senza alcun risultato. Nei suoi programmi, d'altro canto, Napoleone III non voleva sfidare apertamente la contrarietà britannica, e si accingeva ad una politica possibilmente conciliante con Londra. In un suo documento personale l'Imperatore francese, infatti, delineava i punti di un programma per l'Italia, prospettando i riflessi  positivi per il suo sovrano di una piccola entità temporale dello stato vaticano. Gli inglesi approvarono tale intendimento, ma chiedevano che l'intenzione francese fosse subordinata alla dichiarazione di non intervento di Parigi. Ma se Napoleone III non avrebbe avuto nulla in contrario in tal senso, tuttavia temeva che il Papa potesse invocare una coalizione delle potenze cattoliche a difesa di Roma. Ciò nondimeno Parigi iniziava la sua manovra di sganciamento dagli impegni assunti con l'Austria a Villafranca, causando l'inevitabile irrigidimento del Papa, alla cui difesa personale la Francia offriva, peraltro, il mantenimento delle truppe transalpine. L'avvicinamento franco-britannico era però destinato ad incrinarsi al trapelare delle prime notizie del compenso territoriale promesso dal Piemonte alla Francia nel segreto accordo di Plombières, cosa che provocò riprovazione in Inghilterra. Gli inglesi vedevano in questo accordo la conferma tangibile delle mire espansionistiche del Secondo Impero. D'altra parte Napoleone III era fermamente deciso ad ottenere Nizza e Savoia e, a scanso d'equivoci, subordinava l'annessione di territorio piemontese al sostegno alla politica di Torino, nel nome del principio dell'autodeterminazione dei popoli. Principio che costituiva, invece, per la Santa Sede una minaccia assai grave. in quanto si contrapponeva a quel "diritto divino" a cui si appellava il Papa. Ma se la Francia cercava in ogni caso di salvare il salvabile, a favore della causa italiana venivano a giocare altri fattori non irrilevanti. Innanzitutto la crisi del Regno delle Due Sicilie causata dalle iniziative rivoluzionarie di Garibaldi, che per il loro carattere avrebbero autorizzato l'intervento di Cavour. In secondo luogo il fallimento del Congresso di Varsavia, con la conseguente mancata formulazione di un'intesa tra le potenze legittimiste. apriva scenari nuovi sul Vecchio Continente. E la stessa Gran Bretagna, dopo un iniziale periodo di perplessità e contrarietà, decise finalmente di sostenere le aspirazioni del Regno di Sardegna, per sottrarlo dalla soggezione del potente alleato francese. Napoleone III, come in una partita a scacchi, si rivolse allo zar di Russia Alessandro, sfruttandone il malumore nei confronti dell'Austria e contemporaneamente chiese a quest'ultima di essere più morbida a proposito della questione italiana. Nel contempo Napoleone III, per evitare le proteste dei cattolici francesi e francofoni in genere (vedi gli appelli dei cattolici canadesi a tutela del Papato), ribadì la posizione di conservare il suo appoggio militare a Roma. Nell'occasione contrastare la concorrenza inglese e frenare il ritmo incalzante intrapreso dal Piemonte furono aspetti forti della politica dell'Imperatore dei Francesi, anche se la sortita piemontese nell'Italia centro-meridionale e il sempre più sostanziale interessamento inglese alle vicende italiane, Intanto il Cavour, alla luce degli sviluppi in corso, tentò la via dell'accordo con la Santa Sede, mettendo sul tappeto le proprie vedute sulla questione romana. Ecco perché, in fondo, i due veri protagonisti della partita diventavano ormai il Piemonte e la Santa Sede.
Casalino Pierluigi, 4.01.2015

sabato 3 gennaio 2015

Montesqui eu oggi: consiglio di download a... Matteo Renzi

Pierluigi Casalino

Leggere Montesquieu significa, prima di tutto, entrare in un universo affascinante, che si estende sempre oltre l'orizzonte dei suoi lettori. Questa sana curiosità consente di evitare che il nostro spirito si getti tutto da una parte, e abbandoni tutte le altre, come lo stesso pensatore scrive nella sua prefazione de L'Esprit des Lois, Incontriamo dunque un Autore che si propone come compito virtuoso quello di rendere il mondo più vasto e, al tempo stesso, più complesso: un Autore vivo ed inesauribile,perché resta ancora profondamente sconosciuto. Cos'è di più seducente di scoprire un filosofo così particolare e così moderno? Montesquieu non cessa di sorprendere per la sua attualità, per la sua  carica innovativa. Quando si cita Montesquieu, vengono in mente i suoi studi letterari, Les Lettres Persanes, in particolare. Tale testo si presenta assai ricco di questioni riferite ad un viaggio ambizioso, non riducibile ad una sola disciplina della conoscenza. Tuttavia emerge un parallelismo ed un suggestivo confronto tra i diversi saperi. Sull'esempio degli Enciclopedisti, il pensatore francese si dotò di vasta cultura, sulla scia delle ricerche scientifiche del suo tempo, attraverso la medicina (le teorie vitalistiche), gli studi sulla natura del clima, sulla fisica, sul diritto. Ogni fenomeno entra nel suo modo di interpretazione e nasce così la scoperta delle leggi del cosmo e dei fenomeni naturali ed umani. Dalle pagine di Montesquieu si apprende almeno una cosa e cioè che esiste il relativismo e che non si tratta di un termine indecifrabile ed incomprensibile. Tutto si inserisce, pertanto, in una rete di relazioni, fondate da leggi differenti. Di qui sorge la sua convinzione che esista una pluralità dei mondi, come sosteneva Fontenelle, anche se solo sul pianeta. Una lettura plurale degli esserei che la abitano, quella di Montesquieu, che vede più piani e più realtà. Prima di giudicare costumi ed istituzioni, secondo l'Autore de L'Esprit des Lois, occorre iniziare a studiarle e capirle. A tale scopo è necessario muovere dal presupposto che tutto ciò che esiste nel mondo è prodotto da una sua storia. Ogni nazione (e in questo anticipa Tocqueville) si colloca in un immenso movimento di cause e di effetti. Bisogna, quindi, spiegare le cose, prima di giudicarle. Concetto di straordinaria attualità nel quadro globale dei nostri giorni. Omogeneizzare rischia di smarrire le ragioni dell'esistente, anzi dei differenti mondi esistenti. Non diceva forse Montesquieu che è necessario che gli uomini guarsiscano dai loro pregiudizi?
18.12.2014




Ferrara non biodegradabile



Lorenzo Barbieri


Degrado criminale e spallucce dell'amministrazione: ecco il problema sicurezza

Una rissa pomeridiana in via Nazario Sauro… a piedi scalzi!
Persino il più sprovveduto dei lettori non può non aver notato l'ingigantirsi del problema sicurezza.
Spaccio continuo, risse, prostituzione e schiamazzi sono gli ingredienti di una notte qualsiasi nell'area della GAD: stazione, grattacielo e stadio (quest'ultima lievemente migliorata).
Basta aspettare un po', subito dopo cena, ed ecco arrivare macchine che, come in un drive-in, si fermano per pochi secondi, soldi – bustina trasparente, e via di gas: lo spaccio è servito.
Però non c'è solo questo.
I nigeriani (e non solo loro), occupano il territorio, lo gestiscono, lo controllano. Sorvegliano i passanti attraverso una fitta ed inestricabile rete di vedette in bicicletta, pedoni luogotenenti e punti di rifornimento che, anche al più ingenuo residente, sono immediatamente visibili dopo solo qualche minuto affacciato al balcone.
Va detto che fino a qualche mese fa, l'organizzazione era impreparata: al minimo passaggio della Polizia a sirene spiegate, partivano come in uno sprint a giro d'Italia e si disperdevano in mille rivoli; ora non più.
Sono ben organizzati e soprattutto sono scaltri.
Intanto hanno smesso di girare con la droga addosso. A richiesta (macchine che si avvicinano), fanno un segno, intuiscono e da un'altra parte arriva il fornitore. Nel malaugurato caso di un controllo, i più scappano e chi è "in regola", di norma un qualunque rifugiato politico o un richiedente asilo per motivi umanitari, rimane pacificamente seduto, ben consapevole che leggi e regolamenti tutelano lui a danno degli onesti cittadini (italiani e non, sia chiaro!) che si sorbiscono ogni sera le bevute e gli schiamazzi sino a notte inoltrata. Di più. Da qualche mese, data l'insostenibilità della situazione e il moltiplicarsi di comitati e gruppi di "residenti incacchiati", adottano un'altra strategia: cooptano la famiglia.
Ebbene si, al corriere in bicicletta si sono sostituite le carrozzine, alla bocca piena di ovuli e di cocaina i più sicuri, anche se maleodoranti, pannolini. Le famiglie occupano le panchine mentre tutto intorno, ad anello, una rete di sentinelle pattuglia l'area.
È un controllo sistematico, invincibile che li rende sicuri e forti della loro posizione.
Impotenti gli agenti che a notte inoltrata contribuisco, simpaticamente parlando, a scocciare si lamentano che hanno le mani legate, e come dargli torto.

Lotta impari dei residenti contro il degrado
Leggi ridicole, carte d'identità concesse a pioggia e armi inadeguate (mani, manganelli o pistola, ma vi pare?!) e un locale timore reverenziale per un noto caso di cronaca di diversi anni fa, non solo gli complicano il lavoro ma li costringono ad essere sbeffeggiati dall'abbronzato spacciatore di turno che, il più delle volte, gli ride in faccia.
LA SCONFITTA DELLO STATO.
Nella Gad lo Stato non c'è, e già era quasi assente quando un barbuto presidente di circoscrizione, nel marzo del 2011 "lanciava l'operazione sicurezza" (leggi) che succedeva di poco alle risibili dichiarazioni di un'assessore che "percepisce soggettivamente" (leggi) e che ha candidamente ammesso, parlando in nome della giunta immagino, di non avere un piano di programmazione urbana. Una vera vergogna.
"Una … pazzesca" direbbe Fantozzi, peccato che lunga sia la trafila di infelici e a volte del tutto infondate dichiarazioni da "tutto sotto controllo" abbia a contraltare il finimondo nei giardinetti, dalle bottigliate e alle vetrate sfondate.
Però gli emissari politici, sotto presunte vesti civiche, seguono attentamente le attività dei residenti che protestano, riferendo scodinzolanti al politico di turno, mentre dovrebbero intervenire con solerzia e inflessibilità contro quei criminali che appestano la città.
Ma dire questo è sconveniente, specie per quei soloni che fanno dello ius soli il cardine di una politica d'immigrazione ridicola e completamente fallimentare.
L'assioma lavorano, pagano le tasse quindi sono cittadini è rispedito al mittente dalla logica, dato che le tasse pagano i servizi di cui anche gli stranieri usufruiscono.
Rilancio la proposta di un galantuomo: chiunque entri nel nostro Paese (e di conseguenza in Europa) può ottenere una residenza permanente, trasferibile anche ai figli, ma pur sempre revocabile. Entra legalmente, carte in regola e fonte di reddito certa: rimane e può trasmetterla ai figli.
Commette anche un solo reato: è fuori, espulsione automatica, senza inoltrarci nelle bolge dei tribunali. Aprire le porte a tutti i disperati, li rende facili prede della criminalità e mentre certi soloni credono di "far del bene", condanno l'esistenza di altri esseri umani.
L'unica privazione di questo "certificato di residenza" è il diritto di voto, che non mi pare così terribile a meno che questi signori non intendano condizionare, e successivamente controllare, la vita politica del nostro Paese e dell'Europa, creando il loro partito, islamico o no.
Il tema della sicurezza entrerà di sicuro anche nella campagna elettorale amministrativa anche perché i clamorosi fallimenti di questa amministrazione sono sotto gli occhi di tutti. Dovunque ci si gira è una Waterloo: salute, cultura, sicurezza, economia …macerie ovunque.
Il vero problema è che, temo, gran parte dell'opposizione si venderà per le solite briciole che da lustri cadono dal rosso tavolo.


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