lunedì 7 aprile 2014

Pd Ferrara, il programma 1.0 di Tiziano Tagliani passatista

asino rosso 2012Sabato prossimo, 12 aprile 2014, alle 11.30 nella Sala San Francesco a Ferrara (via Savonarola, 3) Tiziano Tagliani presenterà il suo programma elettorale alla città.

 

Tiziano Tagliani, candidato Sindaco alle prossime elezioni comunali che si svolgeranno il 25 maggio (si voterà solo la domenica) illustrerà i punti di  un programma di lavoro frutto dell’esperienza degli ultimi cinque anni maturata attraverso un processo partecipato garantito dal confronto quotidiano con i cittadini, gli attori socio-economici, le associazioni, le forze sociali e i professionisti dei settori della città.

 

Non sarà quindi solo l’annunciazione di qualche messaggio accattivante confezionato per l’occasione, ma l’approfondimento su proposte ambiziose e possibili da realizzare, idee che coinvolgeranno tutti coloro i quali, con rinnovato orgoglio, hanno voglia di  migliorare Ferrara e la qualità della vita dei ferraresi.

 

L’iniziativa è pubblica, aperta a tutte le cittadine e i cittadini.

 

Sarà trasmessa anche in diretta streaming sul sito www.taglianisindaco.it dove sabato 12 aprile, in concomitanza con la presentazione ufficiale, sarà pubblicato il programma elettorale integrale.

Per informazioni si può scrivere all’indirizzo mail info@taglianisindaco.it

Ferrara, Abbado e l'Abarth da contadini...

 

MOLTO RUMORE PER NULLA


L’impazienza del sindaco di Ferrara nel ridenominare il Teatro Comunale in “Teatro Comunale Claudio Abbado” non può che stimolare la curiosità. Appare strano che, a pochi giorni dal decesso, con tanti potenti nel mondo aventi affinità con il geniale maestro, un Mr. Carneade musicale balzi alla ribalta in quel modo. Salvo un raptus d’ostentazione di genio inteso nella falsariga che “il genio è fantasia, intuizione, decisione e velocità d'esecuzione”. E per cogliere l’occasione di unire il doveroso omaggio dell’ufficialità con l’arrivare primo nella storia a ribattezzare “Abbado” un teatro cittadino (fra la moltitudine di teatri e sale concerti frequentati da Abbado nella sua lunga carriera), occorre velocità. Altrimenti niente patacca nuova al medagliere.


L’iniziativa è però di grana grossa: il teatro di Ferrara non è stato fra i più praticati da Abbado e la primogenitura nominativa è scippata ad altri. Basti pensare alla Scala, teatro della sua città natale, istituzione da lui diretta per sedici anni e rivoltata come un calzino per portarla a livelli di prestigio internazionale, oltre ad espanderne la potenzialità culturale non solo in ambito musicale. O ai cinque anni di demiurgica gestione del Teatro dell’Opera di Vienna, dirigendovi centinaia di rappresentazioni, o i dieci anni alla guida dei Berliner Philarmoniker. È in quest’ultimo periodo che la lista delle direzioni di Abbado comprende anche Ferrara, ma insieme a tante altre città con i loro teatri, molti dei quali in odore di “abbadità” almeno uguale al Comunale.


Il Carneade obietterà che Ferrara è sede della Mahler Chamber Orchestre, creatura del maestro. Vero. Come lo sono Dortmund, Essen, Colonia e Lucerna, tutte sedi temporanee della itinerante orchestra Mahler. Pure le caserme nei percorsi dei reggimenti di marcia dell’imperial-regio esercito austriaco erano sedi temporanee, e si trovavano a carico dell’erario austriaco, non delle municipalità.


S’è lasciato in ombra, invece, un infelice episodio nel rapporto fra Abbado e Ferrara: il maestro desiderava un ambiente concertistico di alta qualità acustica, e giacché il Comunale non rispondeva alle aspettative nonostante le “quinte acustiche” aggiunte, perorò uno spazio ad hoc e il Comune accondiscese, individuando il luogo nel fatiscente Teatro Verdi. Ma l’iniziare i lavori di rifacimento senza finirli, decidendo di lasciar perderem è un’insolvenza che non corrisponde di certo a quella gratitudine tanto ostentata nelle celebrazioni per il maestro. Significa che la ridenominazione del Teatro Comunale appare una variante necrologica nella serie di ipocrisie comunali all’inseguimento delle patacche. Oppure, più banalmente, è conseguenza di una cultura posticcia, micragnosa al pari delle sostituzioni delle marmitte sulle Fiat 500 o 600 degli anni ’60 con le marmitte Abarth. Queste producevano molto rumore per nulla, le vetturette non si trasformavano nelle “bombe” uscite dalle “elaborazioni Abarth”. Ma per taluni era un buon pretesto per applicare sull’auto il marchio Abarth. E con quel patacchino, i Carneade si sentivano dei gran piloti.


Paolo Giardini - Ferrara


TIENE LA CIMA DI OGNI COSA IL MOMENTO OPPORTUNO[1]


“Al posto di una filosofia greca intesa come una via del tutto lineare destinata a essere deviata e distorta dalla cultura cristiana, musulmana o medievale, comincia a emergere un’immagine molto più tortuosa: un quadro che suggerisce come il corso della filosofia greca sia esso una sorta di curva e che c’è stato bisogno di una deviazione ulteriore per ritornare, attraverso l’allontanamento degli equivoci platonici e aristotelici, più vicini all’originale punto di vista presocratico”[2].

Il libro di Kingsley potrebbe essere considerato alla stessa stregua di “Il Mulino di Amleto” di Giorgio De Santillana, autore, quest’ultimo, che viene spesso citato dal primo come un solitario e illuminato precursore dei tempi.

Empedocle in questo volume viene presentato come mago e filosofo, con una profonda e inappellabile confutazione dell’idea in base alla quale questi due termini sarebbero inconciliabili, antitetici. Solo la tradizione razionalista aristotelica ha voluto scinderli, delegittimando completamente la magia.

L’azione e il pensiero di Empedocle sono strettamente connessi con la sua terra d’origine: la Sicilia ed è da qui e dal sud Italia che si irradia una tradizione magico-filosofica, esoterica alimentata dal pensiero del sapiente di Agrigento, dal Pitagorismo e dall’Orfismo che Kingsley dimostra essere intimamente connessi fra di loro. Questa tradizione approda in Egitto, è presupposto di quella ermetica, arriva in Oriente, ma anche si pasce di elementi orientali, torna in Italia, ma questo avviene con un flusso continuo, tant’è che nel libro è messo bene in evidenza come non ci sia soluzione di continuità fra il Neopitagorismo romano del I a. C. e quello delle origini e questo per una città come Roma è estremamente significativo.

Questa tradizione alimenta quella alchemica: si ritrovano elementi originali del pensiero di Empedocle nella Turba Philosophorum, quindi pervade la cultura esoterica araba, dando un apporto fondamentale al Sufismo. Si tratta della medesima tradizione che è al fondo della filosofia di Plotino e quindi finisce per esserlo dell’ideologia imperiale Romana che, come è noto, non tramonta certo nel  476 d. C.

E’ questa LA TRADIZIONE che sola potrebbe garantire l’armonia delle terre e delle genti che attraversa come uno di quei fiumi sotterranei d’acqua e di fuoco nel sottosuolo della Sicilia?

Questa tradizione affonda le proprie radici in Omero e Esiodo, come ben dimostra Kingsley, quindi si sarebbe tentati di dare una risposta affermativa alla domanda.

E’ però una tradizione legata a culti ctoni: Demetra, Persefone, il fuoco centrale, sarà poi sufficiente pensare alla morte di Empedocle per cogliervi un chiaro nesso con l’ambiente infero e con un’altra grande dea: Ecate, alla quale soprattutto rimanda il sandalo di bronzo.

Se il lettore è di un certo tipo ad un certo punto non può stagliarsi nella sua mente la figura di un altro grande maestro e non credo che l’accostamento sia esagerato o irriverente: Julius Evola. Costui mette in luce il carattere demetriaco, pelasgico della tradizione pitagorica e orfica, in netta opposizione a quella solare e apollinea che sarebbe la genuina e originaria sostanza della romanità, contaminata e corrotta dalla prima frutto delle genti mediterranee.

Poniamoci un’altra domanda: era veramente questo il pensiero di Evola? “Rivolta contro il mondo moderno” è un testo analitico, quindi definizione e separazione sono inevitabili è un testo che potremmo dire essoterico. In “La Tradizione Ermetica” si legge: “Giungere sin nel profondo della Terra non a trovar in essa un limite, ma il principio per l’onda più alta” . Empedocle assurge al culmine del suo percorso eroico gettandosi nell’Etna: “Si scende in profondità allo scopo di innalzarsi”[3]. La discesa agli inferi è imprescindibile presupposto per la salita ai cieli, cosa che Evola dimostra di sapere bene. A questo punto entra in gioco anche la tradizione sciamanica, che in Grecia si connette con il culto di Apollo[4]: un Apollo iperboreo che scende da Nord. Si nota come linea femminile-ctonia-mediterranea e virile-celeste-iperborea tendano a convergere, iniziando a mostrarsi l’una il presupposto dell’altra. Kingsley mette bene in luce come andrebbe fatta risalire alla tradizione empedoclea-pitagorica la concezione di un sole infero, un sole nero, presupposto di quello celeste, splendente, si tratta come è noto di un elemento fondamentale per tutta la tradizione alchemica. Apollo ha una componente infera, soprattutto in Italia e a Roma, basti pensare al culto del Soranus Pater, ma anche a quello di Veiove. Apollo a Roma è presente sin dal V secolo a. C., come Medicus, il suo luogo di culto è nel Tarentum (nome che rimanda ad una città dalla forte tradizione pitagorica) e si trova sopra quello di Dis Pater, ancora una volta quindi in connessione con il mondo infero. Medicuse infero sono due caratteristiche tipiche di Empedocle che visse in Sicilia proprio nel V a. C., proprio quest’isola in questo secolo ha un ruolo fondamentale nell’introduzione a Roma, sia del culto di Apollo che di quello di Dite (Plutone) e Persefone, con il nome di Nesti, quest’ultima rappresenta l’elemento dell’acqua secondo Empedocle. Non è certo un caso se questa tradizione approda a Roma ove sin da epoca arcaica si sarebbe voluta attiva l’influenza pitagorica. Non è forse stato giustamente osservato che il Lapis Niger si trova al centro d’un cerchio, cioè: il perimetro romuleo?[5]Un punto al centro di un cerchio: un chiaro simbolo alchemico, che però potrebbe essere letto sia come simbolo del sole, diciamo splendete, celeste, che del fuoco centrale, ctonio, cioè il sole nero, potrebbe quindi essere letto come unione dei due aspetti che non possono prescindere l’uno dall’altro.

Apollineo e Demetriaco appaiono così intimamente connessi: il secondo è l’ubertà, cioè l’espansione, il primo è il principio formante, la volontà, ma c’è una volontà anche nell’ubertà, nell’espansione, ma è una volontà cieca: il sole nero, Apollo infero, dal quale “si passa”, con un procedimento non spiegabile dalla logica aristotelica, alla volontà conscia del principio solare.

L’ascesi eroica della tradizione romana che è ascesi di azione è chiaramente riconducibile ad una tradizione magica: il mago agisce non contempla, proprio come Empedocle: curatore, dominatore degli elementi o anche i Pitagorici.

Per questo il sorgere della potenza di Roma è “rivolta contro il mondo moderno” dominato dalla logica aristotelica razionalizzante della classicità avanzata e dell’”ellenismo borghese”, collocarla in un’epoca storica definita, chiusa nel passato, sarebbe cedere proprio alla logica alla quale si oppone e così anche il pensare che il tempo in cui si vive sia peggio di quello trascorso, o anche meglio. E’ sempre un istante in cui scendere nelle profondità per assurgere al cielo. Se è vero, come sostiene Spengler che l’ottimismo è viltà, va tuttavia osservato come il libro di Kingsley è innovativo per il mondo accademico al quale l’autore appartiene, lo potrebbe essere per qualcuno che influenzato dalla cultura dominante potrebbe trovare affascinante questo cambio di prospettiva, ma certo l’essenza di quanto Kinglsey afferma non è nuova alle orecchie e agli animi di chi si è formato non solo su grandi maestri come Eliade, Evola, Jünger….., ma anche leggendo riviste di divulgazione del pensiero di costoro, riviste, per anni, relegate in precisi ambiti ristretti. Ora i Proscritti sono all’avanguardia: terribile responsabilità, anche perché l’edizione originale del libro di Kingsley è del 1995 e, in effetti,  questo interesse della “cultura ufficiale” è evidente almeno da una ventina d’anni.



[1] Pindaro, Pitica IX, 135-136.
[2] P. Kingsley, Misteri e Magia nella Filosofia Antica, Empedocle e la tradizione pitagorica, Milano 2007, p. 206.
[3]Kingsley, p. 246.
[4] M. Eliade, Lo sciamanismo e le tecniche dell’estasi, Roma 2005, pp. 413-420.
[5] G. Casalino, Il nome segreto di Roma, Roma 2003, p. 190.

Resoconto prime presentazioni del libro di Giovanni Sessa “La meraviglia del nulla. Vita e filosofia di Andrea Emo”

Resoconto prime presentazioni del libro di Giovanni Sessa
"La meraviglia del nulla. Vita e filosofia di Andrea Emo"
Edizioni Bietti - 2014
1) Alatri - Biblioteca Comunale, Giovedì 3 aprile 2014, ore 18. Assessorato alla Cultura.
2) Fiuggi - Sala Consiliare del Comune, Venerdì 4 aprile, ore 17,30. Consiglio dei Giovani.
3) Roma - Galleria l'Universale, Via Caracciolo 12, ore 18.


Relatori: Giovanni Sessa, Marcello Veneziani,
Andrea Scarabelli (Edizioni Bietti), Sandro Giovannini (Edizioni Heliopolis).

Nelle 3 presentazioni, diverse per ottimi contesti di locazione, presenza di pubblico ed ordine di organizzatori e presentatori, l'interesse della partecipazione si è mossa ugualmente verso una realmente interessata attenzione alle problematiche sollevate principalmente dalla sconvolgente 'novità emiana' e dalla relativa coinvolgente capacità dei relatori di saper inquadrare tale libertà di scepsi nella dolente realtà del quotidiano.

Il sapiente lavoro filosofico di Sessa ha ripercorso un interminabile 'secolo breve', schivando rovine e macerie interpretative, pur eclatanti e quindi beffando i 'piantatori di bandierine' interessati solo a risibilmente marcare i rispettivi desolati territori, ormai privi di sangue ed anima. Ciò anche senza nulla concedere ai mestatori del disincanto e della dimenticanza eterodiretta, e dello scettico volgare, valorizzando organicamente il lungo esplicito silenzio di Emo, filosofo letteralmente e letterariamente postumo, sempre più al centro dell'interesse speculativo odierno, per merito del grande lavoro esegetico di Donà e Gasparotti e con l'interesse delle più importanti menti attive ed il favore di tanti giovani intelligenti colpiti soprattutto dall'integrità inattaccabile del filosofo veneto.

L'inedita sorprendente contestualità filosofica emiana, la capacità d'aggredire ogni dimensione speculativa, dalla puramente ontologica a quella religiosa a quella estetica a quella metapolitica rimanendo sempre coraggiosamente confissi nella centralità genialmente ossessionata dell'uno-doppio Nulla e della sua meraviglia inestirpabile, creante e produttiva di ogni cosa e di ogni riflessione sulla cosa stessa, è stato il grande risultato di questa prima monografia organica emiana di Giovanni Sessa e la ragione per la quale Giovannini ha sempre parlato di un libro epocale, creatore di varchi e distruttore di facili rendite di posizione, ma implicitamente ricostruttore di migliori sintesi e più avanzati contesti di pensiero. L'autore ha saputo invece, sapientemente e con ordine, mostrare scaturigini prime del proprio interesse, ragioni teoretiche complessive esplicitate nell'interminato ed interminabile palinsesto emiano, contestualità storico-filosofiche prodigiose e tutt'altro che provinciali ed unicità potentemente sistematica nell'apparenza aforismatica e diversamente strutturate proprie in un 'genio che si diletta' rispetto ad un 'dilettante di genio', anche nelle moltissime figure diverse e contestuali del percorso emiano, intimo ma problematicamente affollato. Ovvero attraversato dalle pur diversissime 'grandianime' novecentesche da Gentile a Spirito, Rensi, Martinetti, Pareyson, Savinio, Campo, Benveniste, nella sequela anteriore, empatica ma critica, della Romantik, nella risalita memoriale alla mistica (l'annichilirsi costitutivo), immemoriale al plotinismo ed alla intesa postuma e sconcertante, quasicolliana, rispetto ai detti presocratici e principalmente (meravigliosa fruttuosità potenziale d'ulteriore sequela in ricerca), in quelle sempre da ulteriormente collegare (e rivolte al nostro futuro) di Colli, Evola, Noica. Allora la grande implicante serietà del lavoro di Sessa è stata compresa dalle edizioni Bietti, rappresentate da Andrea Scarabelli, editrice che con un ricco e novatore catalogo sta producendo ad altissimo livello nel campo della disamina della condizione di modernità e postmodernità, confermandosi ulteriormente con questo testo ottimamente risolto per apparato critico e grafica. Ciò è stato ribadito con parole di grande approfondimento, anche emozionale, da Marcello Veneziani, che, da tempo interessato alla provocazione emiana, ha colto la grande sfida interpretativa di Sessa soprattutto nell'opporsi emiano alla deriva della democrazia epidemica, mentre siamo anche tutti forse più spaventosamente ancora esposti alla manovra del non-senso e del non-pensiero, esiziale forse maggiormente d'ogni precedente tragico deragliamento, contro cui Veneziani ha saputo richiamarci con intelligenza d'analisi e richiamo brillante, seppur dolente, di sintesi. Sono intervenuti molti amici con penetranti scoli ai dialoganti richiami del relatori e con richieste non formali d'approfondimento che hanno tramutato la pur necessaria prassi editoriale in autentico evento di pensiero.

Anche la tavoletta Emo/Sessa/Gasparotti/Giovannini della Heliopolis Edizioni, che commenta sorprendentemente ma convintamente, a riuscito servizio, il libro primario di Sessa, ha contribuito in modo, crediamo, non del tutto marginale, alla forza dell'occasione intelligente.

Sandro Giovannini
(7 Aprile 2014, Segreteria, Nuova Oggettività)

[notizie] Coriolanus, Neofuturismo Donna, Mimmo Menniti, Bioparco, Immigrazione su Cinquew News

 

Lunedì 7 Aprile 2014
 
Giancarla Parisi e il neofuturismo al femminile. A Milano con Cecchini, Francolini e Guerra
http://cinquewnews.blogspot.it/2014/04/giancarla-parisi-e-il-neofuturismo-al.html
 
Mimmo Mennitti. Un intellettuale nella politica che pensò a un progetto culturale tra Forza Italia e la Destra
http://cinquewnews.blogspot.it/2014/04/mimmo-mennitti-un-intellettuale-nella.html
 
Il legame tra emigrazione e immigrazione diventa sempre più un articolato modello di confronto
http://cinquewnews.blogspot.it/2014/04/il-legame-tra-emigrazione-e.html
 
Bioparco, a Roma tante attività per potere capire gli animali e avvicinare l'uomo alla natura
http://cinquewnews.blogspot.it/2014/04/bioparco-roma-tante-attivita-per-potere.html
 
Coriolanus, di Josie Rourke, per i 450 anni dalla nascita di William Shakespeare
http://cinquewnews.blogspot.it/2014/04/coriolanus-di-josie-rourke-per-i-450.html
 
A Napoli "La tutela consumeristica. La protezione del consumatore, rimedi giudiziali e stragiudiziali"
http://cinquewnews.blogspot.it/2014/04/a-napoli-la-tutela-consumeristica-la.html
 
Fabrizio Ulivieri pubblica "Il Sorriso della Meretrice", ben oltre lo spirito del tempo hegeliano
http://cinquewnews.blogspot.it/2014/04/fabrizio-ulivieri-pubblica-il-sorriso.html