venerdì 17 settembre 2010

Transvision 2010 Antonio Saccoccio& Net.futurismo

da Controcultura Supereva Antonio Saccoccio Interview

“Il Net.Futurismo è Futurismo. È il Futurismo che occorre portare avanti in questo particolare momento storico. L’idea di base del Futurismo fondato da Marinetti è un’idea intramontabile, è la sfida nei confronti di chi non si accorge che la realtà si trasforma e va continuamente reinterpretata, è la sfida per una costante evoluzione. I futuristi, un secolo fa, ebbero il compito di testimoniare la trasformazione della sensibilità umana per mezzo delle grandi innovazioni tecnologiche (telegrafo, telefono, cinema, automobile, treno, aereo). Il Net.Futurismo, oggi, deve essere interprete dello straordinario rinnovamento della nostra sensibilità, avvenuto in seguito alla rivoluzione neo-tecnologica. E la “rete” (net) è assunta come paradigma in grado di riassumere la sensibilità contemporanea.

Come vedi la realtà contemporanea?

“Stiamo superando un momento di enorme crisi. E non parlo della crisi economica, perché è secondaria ed è ridicola l’importanza e la visibilità che si attribuisce a questo genere di argomenti. Parlo della crisi del tradizionale modello gerarchico-piramidale. Viviamo da un decennio lo scontro drammatico tra il secolare modello centralistico autoritario e il nuovo paradigma interattivo reticolare globalizzato. Il vecchio modello tenta in tutti i modi di resistere, ma ogni giorno perde consistenza sotto i colpi del nuovo. C’è chi parla di possibili mediazioni tra i due paradigmi: in realtà chi propone mediazioni è quasi sempre chi ha timore di perdere privilegi o di affrontare sfide troppo grandi. È la vecchia malattia del moderatismo a tutti i costi, del buon giusto mezzo. E invece lo scontro è in atto. Non bisogna aver paura di schierarsi e combattere. Anche lacrisi economica sarà superata solo trasformando radicalmente l’attuale modello di riferimento.”

Umberto Eco è un neo-apocalittico. Vero o falso?  di ANTONIO SACCOCCIO*

E' piuttosto difficile partorire grandi cose per tutta la durata della nostra esistenza. Anche i migliori cervelli non producono in continuazione eccellenza. Anzi, spesso si ha una sola grande idea in tutta la vita. A volte 2-3. Difficile comunque restare sempre ad alti livelli.
Umberto Eco è un grande studioso, questo è fuori di dubbio. Ed è anche tra i maggiori pensatori contemporanei. Ma anche lui dimostra che è difficile volare sempre ad alte quote.

Sicuramente uno degli argomenti su cui Eco è oggi più attaccabile riguarda le sue considerazioni sulle nuove tecnologie digitali e sul web in particolare. Sono anni ormai che Eco ripete grosso modo le stesse cose sul web. E tutto questo mentre il web si trasforma. Potremmo citare qua e là suoi interventi orali o scritti, ma la costante è che il suo pensiero su internet non decolla mai. Eco, che tanto sottile è su diversi temi, sul web si impaluda e ristagna.

Un paio di mesi fa Eco ha dichiarato al quotidiano spagnolo El Pais (ne ha parlato bene, tra gli altri, Semioblog):

Uno nunca sabe si lo que le llega a través de Internet es verdadero o falso. Esto no ocurre con los periódicos o con los libros, porque más o menos uno sabe que El País es algo distinto a Abc, que Le Figaro es algo distinto a Libération. Y según el periódico que compra, sabe cuál es la posición del periódico, y se fía o no se fía. Y lo mismo los libros: si uno ve que un libro es de Mondadori o de Columbia University, se piensa que alguien quizá ha elegido este libro y ha impedido que se publicaran otras cosas, pero si ve un editor extraño, no puede saberse nada de antemano. Con Internet no se sabe nunca quién habla.

Insomma, per Eco "non si sa mai se una notizia data su Internet sia vera o falsa", mentre per i giornali o libri questo si sa. Ora ognuno può vedere quanto questa affermazione sia debolissima, ma Eco va oltre introducendo un concetto-chiave per noi: la fiducia.
L'anno scorso
attaccammo con convinzione il ricercatore Francesco Antinucci per essersi reso protagonista di un'uscita televisiva in cui parlava del web costellandola di autentiche fesserie. Ora, Eco è studioso di ben altro spessore, soprattutto è un intellettuale a tutto tondo e si guarderebbe bene dallo scadere tanto in basso. Eppure in una cosa i due sono vicini: l'idea che il vecchio mondo dei vecchi media sia un mondo rassicurante, un mondo in cui si possa stare tranquilli, un mondo in cui ci si possa fidare. Ricordate la paradossale e ingenua frase del conduttore Augias che intervistava Antinucci? "Io mi fido di Laterza". Abbiamo tanto preso in giro il povero presentatore per questa sua ingenua affermazione. Beh, Umberto Eco non arriva a tanto, ma torna a dire che lui dei giornali riesce in qualche modo a fidarsi.
Questo atteggiamento di "fiducia" negli old media e di preoccupazione per i nuovi è davvero quello che rende il pensiero di Eco sul web un pensiero medio, al limite del luogo comune. Un luogo comune espresso con belle parole al massimo e con buone argomentazioni. Ma pur sempre un luogo comune. Anche lui
a volte per definire il web usa termini apocalittici come "degenerazione totale" o vaghissimi come "virtuale". Senza calcolare tutta l'enfasi sul vero e sul falso, che appare davvero maniacale.

La verità è che Eco non è più in grado di partorire intuizioni come quelle di Opera aperta o Apocalittici e integrati. E probabilmente neanche più romanzi come Il nome della rosa.

Eco probabilmente non dirà mai nulla di straordinario sul web. E il motivo è chiaro: Eco può al massimo pensare al web come luogo di studio, mentre il web si può capirlo solo se lo si vive.
Il web lo può comprendere solo chi lo vive intensamente. E lo vive in modo pieno e allo stesso tempo critico. Dove per "critico" intendiamo esattamente l'indagine sull'uso del medium. Immergersi nel web, ma anche attuare una metariflessione continua sul medium stesso. E qui torniamo al discorso che abbiamo fatto altre volte. E' in fondo sempre stato così: c'è chi pensa soltanto e chi vive e fa concretamente qualcosa. Ad un certo punto della sua vita Eco è stato capace di vivere il proprio tempo e ha saputo partorire testi fondamentali come Opera aperta. Ora Eco non vive più il suo tempo, o comunque non lo vive pienamente (perchè se oggi non si vive il web non si può dire di essere pienamente dentro la cultura del nostro tempo). E allora non può produrre nulla di considerevole, almeno in questo campo. Per chi ha poi una visione d'avanguardia, come noi net.futuristi, che siamo interessati al fare e non alla speculazione da salotto, il pensiero di Eco è davvero troppo limitato. Mi torna sempre in mente la critica di Marinetti ai filosofi del suo tempo (Bergson in primis): non possono capire perchè sono seduti comodamente sulle loro poltrone universitarie. E' più o meno quello che accade anche oggi. Eco trascura la rivoluzione paradigmatica epocale che il web ha portato nel campo della conoscenza (e non solo). Chissà, lui che salutava la novità delle composizioni aperte del suo tempo, cosa penserebbe del web se sapesse dell'esistenza di
un network come il nostro, che vive in connessione costante 24 ore su 24 producendo un ingigantimento delle facoltà intellettive, emotive e creative di ogni individuo membro del network stesso e che continuamente produce opere che sono frutto realmente di intelligenza moltiplicata (non uso di proposito il termine "intelligenza connettiva", perchè anche in questo caso sto iniziando a pensare che sia solo una bella parola). Quello che si fa oggi qui sul web con esperienze simili è di gran lunga più avanguardista rispetto alle sperimentazioni di nicchia degli anni Cinquanta e Sessanta. Ma di questo Eco non sa nulla purtroppo. E se lo sa e non ne intuisce l'impatto realmente rivoluzionario è ancora più grave. E d'altra parte è anche questa la cultura del web: non più grande attenzione su singoli individui-divi da una parte e masse abbrutite nella contemplazione-adorazione del genio dall'altra, ma presenza di tanti punti di aggregazione, in cui prevale la partecipazione condivisa alla costruzione più che la divisione in ruoli del tipo attore-spettatore. Internet è complessità, è apertura totale, è costruzione e distruzione continua.

Ecco, questo cambiamento paradigmatico è quello che sfugge ad Eco e a studiosi del suo tempo. Ed ecco che internet al massimo è visto come archivio, come nuova biblioteca. Ed allora è tutto un parlare di filtri, di fiducia, di selezione delle fonti. Insomma, il web visto con la mente tipografica. Il che francamente non può portare da nessuna parte.

La verità è che in fondo Umberto Eco è un neo-apocalittico.

Chiediamo soltanto un favore. E non lo chiediamo ad Eco. Chiediamo ai giornalisti di fare domande sul web a chi vive il web da dentro, e non come un visitatore occasionale (magari in cerca di un testo come se fosse in biblioteca). C'è tante gente qui che è in grado di spiegare davvero quello che sta accadendo da una decina d'anni. Perchè lo vive. Perchè l'ha, più meno, compreso. Tutto qui.

E ora vado, per puro gioco (?), a trasformare la voce di wikipedia di Umberto Eco (sì, proprio a lui che si lamenta tanto di questa sua voce in cui ci sono così tanti errori sul suo conto). Scriverò "Umberto Eco è un neo-apocalittico". Qualcuno forse (sicuramente) lo cancellerà. Sarà per questo falsa la mia affermazione? Sarà vera? Chissà che ne pensa di tutto questo l'illustre semiologo...

Antonio Saccoccio

UPDATE. La mia modifica alla voce wikipedia di Eco (19:41, 23 giu 2010) è stata cancellata dopo 20-30 secondi. Per wikipedia Italia Umberto Eco non è un neo-apocalittico. Per wikipedia Italia.

*LIBERI DALLA FORMA

NETFUTURISMO

*Presentation a Transvision 2010

The new artists in the age of electronic media

Contemporary people are more and more conditioned by the innovation rate in media, with one advance rapidly following another. To cope with this rapid change it is important to stop and take time to think about the relationships between electronic media and our psyche. The contemporary artist, far from being the Artist with a capital A so hyped in previous centuries, now must constantly try to analyze the impact of the new media on the human sensibility, and explain it to those who do not understand it. In the future, artists may even disappear because everyone may be able, in various ways and to various degrees, to perform this analysis autonomously.

La nuova figura dell’artista nell’epoca dei media elettrici

L’uomo contemporaneo è sempre più condizionato dalla rapidità con cui le innovazioni mediali si susseguono. Per far fronte a questi cambiamenti occorre fermarsi a riflettere e studiare le relazioni tra i vari media elettrici e la nostra psiche. L’artista contemporaneo, lungi dall’essere ancora l’Artista con la A maiuscola tanto celebrato nei secoli scorsi, ha proprio il compito di cercare continuamente di interpretare l’impatto dei nuovi media sulla sensibilità dell’uomo e svelarlo a chi non lo percepisce. In un vicino futuro la figura dell’artista potrebbe scomparire del tutto, poiché ogni individuo sarà in vario modo e in varia misura capace di compiereautonomamente queste analisi.


Data Zero Rock Indipendente firmato Arci Ferrara

Prossimamente son previsti, tra gli altri, anche i Tre Allegri Ragazzi Morti, altra band - di Pordenone - celebre nell’overground indipendente, già ben noti al pubblico di Ferrara sotto le Stelle.

Ripetiamo: questo è un gran segno per la cultura e la psicologia stessa ferrarese, non solo per la musica d’avanguardia italiana. I pur discussi a Ferrara Massimo Maisto e – più che Roversi- l’associazione Arci, confermano competenze e consocenze e spirito mediatico, quando vogliono, di primordine e certamente ai massimi livelli nazionali.

La speranza ulteriore è anche far suonare proprio al Teatro Comunale, anche altre band del circuito indipendentre specificatamente ferraresi- per ottimizzare al massino, il forte link nazionale appena inventato. Certamente, iniziative del genere son già uno specchio raro per innestare a Ferrara, tra le giovani band stimoli nuovi e di evoluzione per competere fuori mura.
Un’unico neo nella presentazione dell’evento: la fotografia di lancio… con artisti indipendenti e curatori promotori dell’arte indipendente… proprio in primo piano… sullo scalone del Comune di Ferrara in Piazza Municipale…. Gaffe evitabilissima…

Così Roberto Roversi, art director di Ferrara Sotto le Stelle: (estratto da Estense com Ferrara)

“Avevamo due importanti link a disposizione. Primo, il successo della Tempesta sotto le Stelle. Secondo, tre dischi in uscita in questo periodo, di cui il primo episodio è andato in scena domenica allo Zuni (gli Uochi Toki hanno presentato in anteprima nazionale ‘Cuore Amore Errore Disintegrazione’; ndr)”.
Poi, la spiegazione sul nome scelto per la rassegna: “Perché quello cui andremo ad assistere non è la prima data del tour dell’artista, ma qualcosa che avviene molti mesi prima della data di inizio, in maniera unica e in contenitori in genere non utilizzati per questo tipo di rappresentazioni, che serviranno per godere al meglio lo spettacolo” come ad esempio il teatro Comunale.
Insomma, Ferrara sotto le Stelle sta diventando “un contenitore che si sta spalmando sull’intero anno, e vorrei diventasse sempre più contenitore per eventi esclusivi, la gente deve venire a cercarci.”

DATA ZERO FERRARA CAPITALE ROCK  FERRARA SUPEREVA

L'infame buon senso del Pd

PROGETTO PER FERRARA

Cos’è il rispetto secondo il Pd, che per bocca del suo gruppo consigliare, pretende di darne lezione all’avversario politico (Ppf) ed alle persone che lo rappresentano.

Non disponendo di argomenti per arginare le contestazioni di merito riguardo alle decine di scelte, operate da questo sindaco e la sua maggioranza, in danno agli interessi dei cittadini, il Pd si è ridotto a frignare, ipocritamente offeso dai presunti metodi aggressivi dell’iniziativa politica di Ppf/M5S.

Ebbene ecco una parziale rassegna di come il Pd intenda il rispetto dell’avversario politico Ppf e della persona che lo rappresenta in Consiglio comunale.

Leggi il resto… » PpF sito

Eurolandia e Banche... da Ida Magli

Convinciamoci, però, che dall’Ue è impossibile aspettarsi soluzioni; anzi, dobbiamo augurarci che non ce ne fornisca mai perché sarebbero comunque contro i nostri interessi e a favore degli immigrati. Insomma, dobbiamo deciderci a guardare in faccia la realtà: l’immigrazione è voluta, sollecitata, aiutata, spinta dall’Ue, non per le virtù di solidarietà, di bontà, di accoglienza di cui si vanta e che sono soltanto argomenti di facciata, per giunta poco credibili da parte di uno Stato. Fino alla nascita dell’Ue, infatti, la storia non aveva mai conosciuto Stati «virtuosi». L’unificazione europea è nata per eliminare gli Stati, le Nazioni. Tutto quello che era possibile fare a tavolino a questo scopo i politici l’hanno già fatto: istituzioni sovranazionali, moneta comune, cittadinanza, eliminazione dei confini e così via. Ma sono i popoli che creano le Nazioni, gli Stati, non il contrario.
È questa la dura realtà (dura per loro) di cui i politici, i banchieri soprattutto, non hanno voluto tener conto nel progettare l’unificazione europea. Dato che l’unico sistema, o almeno il sistema più efficace per disintegrare i popoli è l’immigrazione, la presenza massiccia di stranieri, di persone diverse per lingua, per costumi, per religione, l’Ue ha programmato l’immigrazione. Adesso, però, è stato raggiunto un punto limite che i governanti dei singoli Stati da una parte, e i governanti dell’Ue dall’altra, non sanno come risolvere perché non avevano mai detto chiaramente ai cittadini qual era la meta finale: la fine delle Nazioni, dei singoli Stati. Fra l’altro poi, questa non è neanche la vera meta: l’unificazione europea è una tappa, quella principale, ma soltanto tappa, di quella mondializzazione cui aspirano banchieri ed economisti già da molti anni.
Ci troviamo, quindi, fra due fuochi, così come ci si trovano i partiti di Sinistra. Il «vuoto» di idee, e di uomini, che li contraddistingue e che li tenta a richiamare in aiuto il loro esperto in mondialismo, Romano Prodi, dipende da questo: non osano dire ai loro seguaci di entusiasmarsi per gli stessi ideali dei banchieri, ossia per l’Ue e per la mondializzazione, ma cos’altro possono fare? Io avrei una proposta: mettano le carte in tavola e aiutino tutti a discutere a viso aperto di questo che è adesso l’unico vero dilemma che abbiamo di fronte: salvare lo Stato oppure andare avanti verso la mondializzazione.

IDA MAGLI  SARKOZY HA RAGIONE - IL GIORNALE

Barbara Cannetti 17 Ottobre-Day Contro il Sottosviluppo

Questi dati sono preoccupanti poiché evidenziano situazioni di debolezza e fragilità sociale: essi testimoniano ed al contempo sottolineano quel che già sapevamo, ossia che la crisi economica non è solo un affare dei mercati, delle banche, delle grandi società finanziarie, ma è un problema che incide sulla vita di tutti i cittadini.


La storia stessa insegna che le crisi economiche generalizzate -quando va bene- modificano le abitudini di consumo e -quando va male- innescano una serie di danni e disagi ancora più evidenti.


Le cause di un tracollo economico individuale e delle sue conseguenti ricadute sociali- possono essere le più disparate: si diventa indigenti se si resta soli, se si perde il lavoro, se ci si ammala o se la famiglia si disgrega...

Per questo motivo ha fatto molto discutere l’affermazione del Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali Sacconi che avrebbe affermato «La lettura dei dati della spesa per le famiglie varia a seconda di come si inquadra questa voce statistica: se la si considera in senso ampio, come possiamo constatare nel contesto della crisi che abbiamo vissuto, la famiglia viene indirettamente sostenuta anche dalla spesa per invalidità, per ammortizzatori sociali e pensioni». (fonte: “Il Messaggero” del 29 agosto 2010).


La realtà, in molti casi concreti, ha già smentito queste affermazioni; è infatti risaputo che la presenza di una persona malata o portatrice di una disabilità grave o gravissima, determina un peggioramento della qualità di vita dell’intero nucleo familiare anche sotto l’aspetto economico.


Sul sito Superando si legge inoltre che, nel nostro Paese, viene destinato appena l’1,2% del Prodotto Interno Lordo al sostegno della famiglia.


Stando così le cose, non ci si dovrebbe stupire del fatto che in Italia persistano livelli molto bassi di natalità e che –come denunciato da alcune associazioni di padri divorziati, alcuni di coloro che escono dalla propria famiglia si ritrovino in difficoltà. Chi lascia il tetto coniugale, infatti, si scopre molto spesso a dover sostenere i costi di gestione di una nuova abitazione, spesa che va a sommarsi al pagamento degli alimenti per figli e/o coniuge.


La giornata contro la povertà è dunque nata proprio per richiamare l’accento su tutti questi aspetti e per sottolineare l’importanza di porre in atto azioni correttive al fine di scongiurare situazioni estreme, quali la perdita della vita sociale dei cittadini più svantaggiati. Lo sanno bene i senza fissa dimora che ogni giorno sono costretti ad individuare nuove strategie per riuscire a soddisfare almeno i bisogni primari.


E se quel che è stato fatto finora per arginare il problema si è dimostrato insufficiente, le previsioni per il futuro più prossimo non sono affatto rosee dal momento che gli stessi tagli dovuti alla crisi economica vanno ad incidere su tutti i servizi che si possono erogare, sui progetti che si possono portare avanti sul territorio.


Asfalto, il blog che si occupa dei problemi e delle storie dei senza fissa dimora di Bologna è stato recentemente messo in vendita su e-bay. Si tratta di una provocazione posta in atto per tentare di reperire fondi, dato che il Comune ha dovuto tagliare i finanziamenti alla cooperativa sociale “La strada” con conseguente chiusura di alcune attività del centro diurno. È già successo al laboratorio artistico e, se non si troveranno altre entrate, presto toccherà anche a quello di informatica.


Il 17 ottobre si ricorderà anche questa amara realtà, perché per l’undicesimo anno consecutivo in molte piazze italiane i volontari organizzeranno ‘La notte dei senza fissa dimora’, un evento con cui si tenta di richiamare l’attenzione dell’opinione pubblica sulla vita dei senzatetto.


In tutte le città che aderiranno all’iniziativa, si potrà assistere a diverse iniziative ed a mezzanotte, i volontari inviteranno i cittadini a dormire per strada (è il cosiddetto sleep out) nel tentativo di far comprendere a chi ha una dimora in cui tornare cosa significhi perdere tutto.

Un antico proverbio degli Indiani d’America infatti ricorda che “prima di giudicare un uomo, bisogna camminare per tre lune nelle sue scarpe”