Ah, se avessero vinto le minoranze, avremmo avuto un'Italia migliore. C'è sempre un'Italia giusta, illuminata e minore da rimpiangere, sconfitta dall'Italia popolare, oscurantista e grezza. È questo il racconto dominante nella cultura del nostro Paese. I migliori persero, non furono capiti, furono sopraffatti dalle plebi e dai loro tribuni populisti. Il riferimento si snoda lungo i secoli e riguarda gli eretici, le sette, i giacobini, gli utopisti, gli azionisti e i liberalsocialisti, gli anticlericali e i radical. Un pamphlet di Massimiliano Panarari e Franco Motta, Elogio delle minoranze (Marsilio, pagg.
220, euro 12), dà voce a quest'antica lagnanza e riunisce le sparse membra delle minoranze virtuose in un solo percorso di elogio e rimpianto. Il sottotitolo eloquente è Le occasioni mancate dell'Italia. In realtà conosciamo gli abusi di chi comanda, ma non sappiamo l'uso del potere che avrebbero fatto le minoranze sconfitte.... C
II GIORNALE
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