mercoledì 4 febbraio 2015

Future Fiction Notizie del domani


 Redazione  by Francesco Verso


Ecco a voi qualche aggiornamento dalla narrativa del Futuro. 

ANTICIPAZIONE!   il prossimo 8 marzo - un giorno non a caso -
festeggeremo un anno di vita di Future Fiction al Teatro di Porta Portese in Roma:
un evento che si snoderà tra rappresentazioni teatrali, installazioni dal vivo, VJ set
 dedicato al cinema di fantascienza e un po' di narrativa qua e là. 

Perché anche domani accade oggi.
  


 
Future Fiction - 4 febbraio 2015
---
Una recensione per un racconto gratuitoA free  ebook for a review

Una recensione per un racconto gratuito... sì, regaliamo ebook!

Se avete letto un racconto o un romanzo di Future Fiction da oggi potrete leggerne un altro gratis* a vostra scelta dal nostro catalogo semplicemente lasciando una vostra recensione su Amazon oppure postandola sulla pagina FB di Future Fiction...  Scoprite come direttamente su Future Fiction!
---

Testimone di tutta la verità + Vita di un autore più 70 anni [anche in Inglese]

Immaginate il tenente Colombo - anzi meglio, un Perry Mason del futuro - alle prese con la nanotecnologia e avrete un'idea di quello che può succedere nel racconto "Testimone di tutta la verità" in cui una donna viene accusata di voler creare un deframmentatore per riassemblare file multimediali dai diritti d'autore scaduti e il nostro avvocato che dovrà difenderla da …
---
Anche le altre ultime uscite ci stanno dando grandi soddisfazioni! Tra Dicembre e Gennaio sono molti i lettori che in formato Kindle o in ePUB hanno gradito Marusek, Tobunko e Verso.
Seguiteci alla pagina Facebook Future Fiction. Anche domani accade oggi.


ARABESCHI per la modernità islamica?

 Casalino Pierluigi

Sul non ancora compiuto ingesso dell'Islam nella modernità e nel razionalismo operativo, secondo un processo avviato da Ibn Rushd (l'Averroè latino) si è discusso e si discute a lungo anche alla luce di una perdurante manifesta divaricazione tra l'Islam intellettuale e quello tradizionale. Uno, invece, degli auspici più ricorrenti e non solo nel mondo arabo, è quello che si riaffermi l'autonomia e la specificità dell'Arabismo rispetto al generale contesto islamico.al fine di non esserne coinvolto in un generale appiattimento ideologico. Tale tentativo, iniziato nel XIX secolo proprio durante il dominio coloniale europeo, si andò progressivamente affievolendo al sorgere del contrasto modernità-tradizione. Le idee liberali di origine occidentale, peraltro, e la scoperta dell'identità araba nel quadro del movimento del riscatto nazionale dei popoli dell'Africa e dell'Asia, suscitarono nelle genti di lingua araba, in particolare contro l'imperialismo turco, favorita dagli eventi maturati intorno alla prima guerra mondiale, e dal delinearsi dei nuovi equilibri internazionali, si intensificò nel secondo dopo guerra. L'avvio della fase post-coloniale e l'ascesa delle due superpotenze vincitrici, gli USA e L'URSS, incoraggiò lo spirito nazionalistico arabo e la spinta al rinnovamento di quelle società. L'appesantimento del clima politico generale, conseguenza della guerra fredda, l'esplodere del conflitto palestinese e la reazione neo-islamica alle riforme civili e sociali promosse dalle élites laiche nazionalistiche, provocarono tuttavia una battuta d'arresto e un conseguente arretramento del processo rinnovatore. La crisi e l'eclissi dell'ordine dell'ordine di Yalta e la generale incertezza della situazione geopolitica, con sempre più evidenti segni di disagio e di contestazione nei confronti del disegno della globalizzazione, hanno finito per riacutizzare i rapporti tra le diverse  culture e ad aprire inquietanti orizzonti per la sicurezza e la libertà dell'umanità. Gli effetti dell'approfondirsi del divario Nord-Sud del mondo e il permanere di endemici ed irrisolti problemi di giustizia hanno avuto sui popoli arabi una ricaduta negativa non paragonabile a quella di altre aree della Terra. Il senso di frustrazione e di risentimento verso l'Occidente, il deficit democratico e il riemergere incontrollato dei fantasmi dell'intolleranza e del fanatismo hanno condizionato in  termini drammatici l'opinione pubblica araba. Ciò nondimeno intellettuali e personalità arabe si interrogano sulla capacità di quei popoli di uscire dallo stato profondo di malessere in cui versano da tempo. La crisi della cultura araba non può certo essere affrontata con il ricorso ad un islamismo militante e regressivo o con un sensibile ripiegamento nazionalistico, né con una meccanica trasposizione di regole e di forme di governo secolare nel tradizionale ambiente permeato di pregiudizi anti-moderni, viste spesso come un'imposizione esterna. L'attuale aspro confronto inter-islamico tra la concezione messianico-imperiale dello shiismo iranico e la differenziata e inquieta comunità sunnita araba spinge a spezzare il pesante condizionamento confessionale sul destino degli arabi, risolvendolo in una guerra ben più spietata. Ibn Khaldun, il più grande grande sociologo di tutti i tempi, scriveva nelle su Muqaddimmat (Introduzioni) già nel XV secolo di fronte al declino dell'Arabismo classico, quanto influisse sul crollo del califfato e sulla fine dell'indipendenza araba, con il prevalere di dinastie musulmane non arabe , il venir meno della credibilità delle istituzioni a causa della corruzione e dell'incapacità di affrontare un serio progetto di cambiamento. In "Maometto e le conquiste arabe", il grande arabista italiano scomparso Francesco Gabrieli, già sessant'anni fa, in proposito commentava con parole profetiche il mancato rinascimento arabo:" E' il torbido presente dei popoli arabi:", che della conquistata indipendenza non sembrano fare buon uso, logorati come sono da piaghe economiche, da un complesso di frustrazione e di xenofobia e da sterili rancori nazionalistici (oggi, diremmo,non di rado sfociati nel fanatismo religioso). Una volta constatati irrealizzabili i sogni di rinnovata potenza dovrebbero agire su di essi con l'ispirazione a risalire in modo degno questa china pericolosa". E aggiungiamo noi liberandosi dai demoni che ne continuano a sottomettere la libertà di pensiero e l'aspirazione al progresso civile.
, 2.02.2015

PABLO ATCHUGARRY - Il divenire della forma - Costantini Art Gallery, Milano

 Redazione  segnaliamo, fonte Arskey/Teknemedia, questa interessantissima e di grande raffinatezza mostra di Paul Achtugarry, fino al 14 marzo artista ben noto di fama internazionale, il suo ritorno a Milano dopo parecchi anni (1994 e 2001).
Newsletter editoriale
RLogo ArsKey

Pablo AtchugarryIl divenire della forma05 febbraio - 14 marzo 2015
Inaugurazione giovedì 05 febbraio 2015 dalle ore 18,00
Catalogo con testo critico di Luciano Caprile
La  è lieta di inaugurare la stagione espositiva 2015 con la personale di Pablo Atchugarry, artista Internazionale assente dalla scena milanese dal 1994, data della Sua ultima esposizione presso la Nuova Galleria Carini e dal 2001 con l'esposizione pubblica al Palazzo Isimbardi dal titolo "Le infinite evoluzioni del marmo".
La galleria verrà popolata da presenze statuarie e liriche realizzate in marmo bianco di Carrara, marmo rosa del Portogallo e bronzo. Tutte le opere in esposizione sono pubblicate sul catalogo "Pablo Atchugarry - Il divenire della forma", con testo critico di Luciano Caprile, editato in occasione dell'omonima mostra pubblica, tenutasi lo scorso autunno al Palazzo del Parco di Diano Marina.
Dal testo di Luciano Caprile "Il magico divenire della forma":
"… La materia si riconosceva e si esaltava nella plastica delicatezza ascensionale di un palpito da sospendere eternamente nell'aria. Così l'intenzione approdava a una concreta magia che coniugava la suggestione di una candida veste recuperata dalla classicità greca o romana (o dalla impalpabile lievità di un Canova) all'ardita proiezione di un'intuizione, di una fiamma solida, di una rincorsa di gesti e di pensieri. Questo era il mondo e il modo di Atchugarry che ha continuato a interrogare e a inseguire la materia: questo è l'Atchugarry di oggi alla continua ricerca della stupefazione per se e per noi. … " In occasione del vernissage, sarà presente l'artista.

Marmo rosa del Portogallo - 2014
cm. 39,5 x 27 x 20,5

Bronzo - 2014
cm. 45 x 21,5 x 19

Marmo statuario di Carrara - 2014
cm. 45 x 16,5 x 18

Costantini Art Gallery
Via Crema, 8 - 20135 Milano
Tel/Fax. +39 02 87391434 - costantiniartgallery@gmail.com
Orario galleria : 10.30-12.30 / 15.30-19.30 - chiuso lunedì mattina e festivi
Come arrivare: MM3 Porta Romana - Tram 9 - Bus 62, 90, 91


UNA PRIMA IDEA DEL MONDO

Adam Zamcyski ha rievocato in un fortunato libro di una decina di anni fa l'atmosfera e i protagonisti di quello che fu il primo autentico vertice a livello mondiale e che sancì, in particolare gli assetti d'Europa per più di un secolo. Concepito dalle nazioni vincitrici di Napoleone, fin dall'epilogo della disastrosa campagna di Russia nel 1812, e interrotto brevemente durante l'effimera parentesi dei cento giorni, culminata con la definitiva caduta dell'aquila imperiale a Waterloo nel 1815, il Congresso di Vienna rappresentò il tentativo di ricostruire l'ordine europeo, dopo anni di guerre e di sconvolgimenti della società del Vecchio Continente. L'autore descrive in modo dettagliato e suggestivo in il percorso diplomatico dell'assise viennese, rivisitandone gli atteggiamenti, i sentimenti, le speranze, ma anche le stravaganze, oltre che le ambizioni e le aspirazioni di imperatori, re, principi, ambasciatori e ministri impegnati nell'estenuante negoziato intrapreso per dare stabilità ai popoli d'Europa. La trattativa ricerca le possibili soluzioni per individuare un possibile equilibrio duraturo nelle relazioni internazionali, ma non conseguì apprezzabili risultati a lungo termine per il destino della Germania, della Polonia e dell'Italia, come si comprese molto presto, troppo presto. Le idee della Rivoluzione Francese, affermatesi attraverso la spinta delle armate napoleoniche, avevano ormai fatto breccia nelle coscienze, suscitando ansie di rinnovamento in tutta Europa. I moti liberali e nazionalistici non si cessarono e ripresero anzi slancio, ridisegnando progressivamente la carta geografica non solo del Vecchio Continente, ma anche del resto del pianeta. Le speranze di restaurare l'ancien régime con la forza e di cancellare le novità introdotte da Napoleone, si rivelò effimera. I cambiamenti erano ormai nelle cose. L'auspicio, per quanto legittimo, di fissare principi di una generale riforma del sistema politico europeo a garanzia di sicurezza e di pace eterna, fu dunque illusorio. Lo stesso consenso raggiunto conteneva quei limiti che portarono al cataclisma del 1914. Una riprova di come sia sempre ingenuo augurarsi l'avvento di un "nuovo ordine mondiale, senza una più compiuta riflessione sull'insieme delle questioni che segnano le grandi trasformazioni della storia. Gli stessi eventi successivi al 1989 hanno confermato la difficoltà di fondare la pacifica convivenza solo sugli accordi di vertice, senza un'adeguata risposta alle crisi in atto sullo scacchiere internazionale e in seno alle diverse società umane.
Casalino Pierluigi, 4.02.2015

martedì 3 febbraio 2015

Marinetti 70 presentazione a Roma, Galleria Edieuropa: Domenica Futurista


 


Domenica 8 febbraio dalle ore 11.30 alle ore 14.30 - Presentazione del libro "Marinetti 70. Sintesi della critica futurista", a cura di Antonio Saccoccio e Roberto Guerra, (Armando Editore, Roma), presso la Galleria edieuropa Roma - Piazza dei Cenci, 56. (*Galleria, già Editalia, dal 1966, storica per l'avanguardia italiana del/dal secondo novecento). Tavola rotonda con: Giovanni Antonucci, Francesca Barbi Marinetti, Giancarlo Carpi, Simona Cigliana, Vitaldo Conte (Vitaldix T Rose), Enrico Crispolti, Giorgio Di Genova, Massimo Prampolini, Antonio Saccoccio, Luigi Tallarico. (Nel volume Marinetti 70.. oltre ai relatori per l'evento in questione, contributi inoltre di Gino Agnese, Giovanni Antonucci, Günter Berghaus, Pierfranco Bruni, Riccardo Campa, Massimo Duranti, Roberto Guerra, Giordano Bruno Guerri, Miroslava Hajek,  Paolo Valesio)

Antonio Saccoccio è studioso delle avanguardie e del futurismo, collabora con l’Università Tor Vergata di Roma, già curatore del convegno Eredità e Attualità del Futurismo (Roma, 2013) e coautore di Manifesti Net.futuristi (Avanguardia 21, 2012.) Roberto Guerra è poeta e attivista futurista, già autore di Futurismo per la Nuova Umanità (Armando editore, 2012) e Futurismo e Transumanesimo, la poetica di Internet (La Carmelina, 2014).

intervista minima a Antonio Saccoccio

D -Marinetti… dopo 70 anni: Il ritorno del futurismo, nell’era informatica, missione compiuta? R  “L’idea di base del Futurismo fondato da Marinetti è un’idea intramontabile, è la sfida nei confronti di chi non si accorge che la realtà si trasforma e va continuamente reinterpretata, è la sfida per una costante evoluzione. I futuristi, un secolo fa, ebbero il compito di testimoniare la trasformazione della sensibilità umana per mezzo delle grandi innovazioni tecnologiche (telegrafo, telefono, cinema, automobile, treno, aereo). Il Net.Futurismo, oggi, deve essere interprete dello straordinario rinnovamento della nostra sensibilità, avvenuto in seguito alla rivoluzione neo-tecnologica. E la “rete” (net) è assunta come paradigma in grado di riassumere la sensibilità contemporanea. ”


INFO:
06 64760172
edieuropa@tiscali.it

EXIBART