sabato 14 marzo 2015

Moana e la fiction 1992 a c. di Stefano Accorsi

 
Mauro Biuzzi/Partito dell'Amore
 
 
Il Partito dell'Amore nella nuova fiction "1992"
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   Dal 24 febbraio alle 21,10 su Sky Atlantic e Sky Cinema 1. + Info

Grazie al Partito dell'Amore, Moana entra nella storia italiana, nell'anno cruciale che segnò il passaggio tra Prima e Seconda Repubblica.

 Abbiamo ceduto alcuni materiali originali del PdA alla produzione della serie tv 1992, in dieci puntate interpretate e ideate da Stefano Accorsi.

 L'avventura politica del PdA di Moana verrà incastonata tra le vicende di Mario Chiesa, dei giudici Falcone e Borsellino, di Antonio Di Pietro e di Silvio Berlusconi, in un anno cruciale che vide la morte e la resurrezione di un paese che in quell'anno uscì dal dopoguerra e si avviò verso il terzo millennio.

 Vedremo come a partire dal 24 febbraio, su Sky Atlantic e Sky Cinema1 alle 21,10.


 
   In intestazione: Moana Pozzi mostra la tessera del PdA © 1992 Partito dell'Amore

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Sardegna, ASUNI: Visione de La casa delle stelle di Antonello Carboni



Venerdì 20 marzo 2015 alle ore 18,30 presso la sala Convegni-Teatro del comune di Asuni ci sarà la Visione de La casa delle stelle. Film su Antonio Amore con la presenza del regista Antonello Carboni. Quarto degli otto appuntamenti culturali della rassegna sei mesi di immagini e parole. Nella stessa giornata dalle 15,00 sino al termine dell'evento si potrà in biblioteca visitare la mostra Vittima e carnefice sarà presentel'artista Massimo Spiga. 
Il film narra la vicenda umana e artistica di Antonio Amore, pittore e artista catanese, classe 1918. Amico di Renato Guttuso e tanti altri intellettuali del tempo, dopo avere riscosso importanti successi improvvisamente decide nel 1964 di abbandonare Roma ed esiliarsi in Sardegna.
Antonello Carboni. Nella sua carriera di cineasta Antonello Carboni ha fatto prevalentemente dei documentari senza voce over e senza parole in scena. Immagini, solo immagini, silenzi e gesti. In "Voci della Montagna" (1998), premiato al Bizzarri, il gesto assoluto del fare il formaggio, in "Geronimo" (2000) il pittore Salvatore Garau nell'atto della creazione artistica, in "Parlami di te" (2003) una discesa fortemente ritmica nella laveria del pozzo Sanna, in "Sisters" (2004), gli antichi metodi della lavorazione del pane in Kurdistan. Sono queste le tappe di un lungo apprendistato e di una ricerca inconclusa i cui risultati sono: l'attenzione alla natura, ai luoghi, ai gesti, ai dettagli più minuti, l'osservazione partecipante dell'etnografo, la fotografia esatta e significante, attenta a rendere levigatezze e increspature della realtà. E' stato per anni direttore artistico dell'Asuni Film Festival.

SEI MESI DI IMMAGINI E PAROLE.
L'attività che si propone quello di una pluralità di eventi continuativi per 6 mesi, organizzati in collaborazione col comune, che servono per vivacizzare la locale biblioteca (inaugurata a maggio scorso) . Le attività che si svolgeranno a partire dal Dicembre 2014 sino al maggio 2015 sono costituite da 4 mostre di vari indirizzi e argomenti formali e sostanziale e da altrettanti incontri anche quelli di vari argomenti.

SEGRETERIA ORGANIZZATIVA: biblioasuni@libero.it COMUNE 











Farfalle e scorpioni, la narratrice Carla Sautto Malfatto

Emilio Diedo  recensione

Carla Sautto Malfatto
Farfalle e Scorpioni
Foto di copertina della medesima autrice, Farfalla e scorpione, tempera e permanent su carta
Este Edition, Ferrara 2015, pp. 128, € 12,00


Finalmente – ne valeva davvero la pena! – anche Carla Sautto Malfatto ha inteso portare in mano al pubblico fruitore di libri un assaggio, solo un piccolo tassello, della sua creatività di narratrice e di figurativa.
Nello specifico, sono proposti una quindicina di racconti, solo una piccola cernita fra i tanti bellissimi, pregevoli del suo repertorio, ed appena sette – copertina e prima patella incluse – tra le altrettanto meritorie, qualitativamente e quantitativamente, opere di pittura.
Ma, in campo letterario, è doveroso far sapere che l’autrice vi si dedica, mossa da autentica passione ed intensa verve, con apertura a tutto tondo, essendo anche ottima poetessa e all’occorrenza valida saggista. Ambiti che, nessuno escluso, le hanno procurato esiti più che lusinghieri. Ha di fatto ottenuto riconoscimenti a iosa. Basti pensare che – lo evidenzia la nota curricolare nella seconda aletta – quest’opera prima ha anche l’encomiante, simbolico significato del festeggiamento della sua centesima affermazione artistica. Una vera soddisfazione, al di là del varo di questa stessa pubblicazione. Appare persino superfluo dire che sia, questa, una pubblicazione inclusiva di opere premiate, quasi tutte, letterarie e figurative. Non poteva che essere così. Inevitabilmente. È difficile che un centinaio di premi non riguardino pressoché la globalità dell’operato della nostra autrice, per quanto ampia possa esserne la produzione.
La raccolta, oltre alla dedica, di natura domestica, in prima pagina, cita ad esergo un azzeccatissimo dialogo tratto da un brano di narrativa del giornalista-scrittore nonché sceneggiatore Carlos Ruiz Zafón, spagnolo di nascita (Barcellona, 25.09.1964), ora residente a Los Angeles. La sostanza dell’epigrafe è che ogni libro rispecchia l’Io di chi lo scrive, ma – lo si può evincere implicitamente – anche di chi lo legga.
Intanto, come primo spunto, è il caso di dire che la narrazione d’insieme è valorizzata da un ampio metaforeggiare.
Nonostante un contesto narrativo tematicamente vario, purtuttavia non scevro di coerenza di stile, di metodo, d’affabulanti spunti originali nonché di note di vivacità, Carla Sautto ha preferito darne struttura in base ad un’impostazione di fondo consequenziale. Di modo che esordisce con un Prologo e termina con un Epilogo, scegliendo cioè per l’uno e per l’altro due autonomi racconti, logicamente ad inizio e in chiusura.
Sono convinto anche per altro che la quindicina di racconti, variegato insieme del libro, non siano stati collocati casualmente. Agevolmente si deduce che, partendo dai basilari valori, prioritari e fondanti, della localizzazione geografica ed etnografica – cfr. Cappellacci alla zucca – dei luoghi, primi veri protagonisti del narrato – le terre del Po ed i suoi agresti dintorni ferraresi, dove l’eclettica autrice da sempre vive, cfr. Io e il fiume –, sono proposti argomenti via via più generici, che a poco a poco smuovono la tipicità topografica – idrogeografica, florofaunistica nonché antropomorfa, in particolare culinaria –, fino a farla divenire, e senza che il lettore se ne accorga, insignificante tematica. Il filo viene così ad avere un definitivo ordito affatto introspettivo. Talché le iniziali coordinate, che ormai hanno indelebilmente fissato il plateau della fiction, in un itinerario che si avviluppa frenetico nella tendenza all’esclusione delle medesime coordinate d’origine – ne è anticipata la precisazione fin dall’inizio, nella noterella in calce a p. 5 –, s’espandono poi in icone dall‘indubbia doppia natura etica e psicologica: cfr. (Mettere il titolo), La baby-sitter, L’abete di destra, La spazzolina, Che differenza fa, La collezione d’insetti, Sandra, Il tempo delle piccole cose. Ecco che la ben determinata e determinante realtà – tale da far avvertire, nell’icastica lettura, il concreto stazionamento dei propri piedi per terra – riserva emozioni dirompenti, con animali ed addirittura mere vite uterine (cfr. Naviganti) che, nella tenuta esplicativa d’un sovrano io-narrante, diventano autori di loro singolari, quanto improbabili ma avvincenti, diari. Risaltano isole-non-isole – in quanto contesti d’un unico ensemble, ben concepito nella sua evolvente trama – d’elevata quintessenza, vere lodi all’Uomo, predestinata creatura tra le creature ed espansione allo stesso Creatore e alla Natura nuda e cruda, intesa quale mezzo di vita e di continuità – cfr. La testa; ancora Naviganti; La promessa; L’ultima occasione d’un gatto penitente che comunque riconosce la forza dell’umana presenza e la sua necessità di sottomissione ad essa; come pure Sandra; ed Il tempo delle piccole cose; nonché la terrificante testimonianza che perviene da Una stretta di mano, in cui il male risulta essere compresso nel dna dell’individuale esistenza.
Farfalle e Scorpioni è titolo plastico che rimarca esattamente un’ossimorica scrittura. Agglutina ma nel contempo contrappone la diafana, aggraziata delicatezza dell’esile volo dell’esistere alla riprovevole, pungente bruttezza, intesa nel suo doppio senso, morale e fisico. Antitesi volta alla coscienza che la doppiezza contribuisce a rendere l’esaustività delle vicende, avventure o disavventure, che supportano il vivere quotidiano.
Detto ciò, crederei fosse già insito che la raccolta della nostra scrittrice trasformi in ‘bellezza’ le aneddotiche dell’umano vivere e convivere. Perciò, è ponendo in primo piano la filosofia dell’esistere, focus d’una metafora, e nel contempo allegoria, che il raccontare assorbe materiale dovizioso d’allettanti baluginii scritturali, carico d’acchitali misteri, d’itineranti sorprese e finanche d’inattese conclusioni. Esperimentando, alla fin fine, l’unitaria consapevolezza dell’autrice, in primis, e del lettore, di conseguenza, si trova anche conferma alla surriferita versione dell’esergo: il libro appartiene all’autrice ma poi diventa patrimonio del lettore. Altrimenti, in extenso, potrebbe essere affermato che ‘fare arte’ e di conserva ‘interpretare l’arte’ siano un univoco flusso d’estetica chiarezza, la cui portata, demarcantesi specialmente nella gittata qualitativa, sta in un giudizio obiettivo assoluto, oggettivo piuttosto che soggettivo: il bello è bello perché indice d’assiomatica bellezza.
È pure implicitamente chiaro che Carla Sautto, oltreché consapevole del concetto del bello, sia altresì e, nella sua singolarità, eloquentemente capace d’esprimerlo. Lo certificano i risultati ottenuti sul campo.
Significativo, esatto riscontro di quanto ora asserito sul piano stilematico che la riguarda si rileva invariabilmente, per intensità di metafora e per bravura tecnica, nelle foto riproduttive delle sue opere d’arte visiva. Tecnica qui ancora più in risalto rispetto alla scrittura, proprio per l’ovvia difficoltà che tale disciplina in sé richiede. In proposito si considerino: la già citata Farfalla e scorpione, in prima di copertina; Mi esprimo, nella prima aletta; Ecco che s’anima…, p. 4; Si raccoglie quel che si semina (?), p. 6; La mia fantasia, p. 122; Voli d’arte, p. 124; La mano del destino, p. 126.
Riproduzione d’opere che, rispetto alla contestuale narrativa, esprimono forza psicologica pura, avvalendosi d’una stratosferica metafora che, nell’espressione pittorica non può altro che avere massimo significato di allegoria. Allegoria altrettanto elevata, naturalmente.
È solo un peccato che, a parte le due di copertina, le immagini siano godute dal fruitore in bianco e nero.


giovedì 12 marzo 2015

Transumanesimo 3.0

Transumanesimo? Per la Scienza contro ogni oscurantismo

Soprattutto in Italia, non si scherza con gli archetipi, qua ogni parola, pensiero, azione, è filtrata, piaccia o meno (e questo il vero limite del transumanesimo italiano, soprattutto di matrice postpositivista e ancora troppo poco letterario culturale) da alcune costanti neppure oscure:
l’archetipo “umanistico” cattolico, quello stesso pseudoliberal post Benedetto Croce, la vulgata paragramsciana e recentemente (tutte confluite anche tali matrici come il delta di un fiume) certo ambientalismo neoluddista. Tutte dinamiche che si caratterizzano per una netta ostilità preconcetta contro la scienza, la tecnologia, la rivoluzione scientifica, la rivoluzione industriale stessa, la rivoluzione elettronica, figurarsi il futurismo radicale transumanista.
Ebbene tempo di parole chiare… dalle cellule staminali all’eutanasia, a OGM; crionica, clonazione, mind up loading, ogni ipotesi concreta o comunque avveniristica non c’entra in certo senso nulla con le urla inquisitorie o apocalittiche del purtroppo prevalente in Italia esercito passatista e fondamentalmente religioso: ogni chiesa, compreso l’economicismo liberale e quello socialista, parliamoci chiaro odiano lo spirito scientifico, da Galileo in poi: poco importano anche possibili indubbie conciliazioni, persino avallate dai transumanisti, il vero bersaglio è semplicemente lo spirito scientifico, l’uomo autonomo e libero e creativo che non viola mai la Natura semplicemente astratta, come delirano i sacerdoti di ogni chiesa e partito o filosofia che nega valore alla scienza in sé, ma – essendo l’uomo animale in primis tecnologico, la ottimizza e la potenzia, storicamente per sopravvivere e a partire da un certo livello storico, per sopra-vivere.
I transumanisti tutto sommato sono l’avanguardia scientifica, esplicitano quel che la comunità scientifica esplora e ricerca, gli stessi obiettivi, ma in formule e comunicazione più socialmente accettata. I sogni futuristi dei transumanisti svelano l’essenza non solo pretesa ancora naturale esatta delle scienze pure, ma la scienza come visione del mondo globale, cervello e cuore, logica e immaginazione, piaccia o meno… Nella nostra era la parola esplicita transumanista è apparsa in quanto, da un lato mai un’epoca come quella attuale con certa accelerazione del discorso scientifico conoscitivo di tale ampiezza, anche esponenziale, con virtualmente tutte le macchine, le tecnologie per creare davvero un mondo nuovo basato finalmente sul sopra-vivere e la creatività umana maggioritaria; dall’altro tale accelerazione purtroppo non ha ancora generato una evoluzione sociale media al passo con l’attuale trend conoscitivo, anzi forse persino due guerre mondiali, la guerra fredda, l’attuale crisi occidentale, il ritorno del fondamentalismo islamico, scomparso su scala globale da secoli, sono storicamente l’ultimo shock del futuro generalizzato.
Per quello negli ultimi anni, è emerso il Transumaneismo:  a partire soprattutto dalla comunità scientifica, la fonte principale di molti transumanisti (genesi che spesso i media, per non parlare dell’oceano anche delirante del web, trascurano in malafede, demonizzando il transumanesimo, ovvero l’uomo potenziale tecno scientifico contemporaneo (e conoscitivo!) con i soliti quasi millenari se non ancestrali copioni:
se bioetici fondamentalisti, cattofascisti e catto comunisti e catto ambientalisti, anche islamofascisti ecc., da qualche anno, fossero esistiti agli albori dell’umanità, beh persino per la scoperta del fuoco si sarebbe invocato l’abusatissimo principio di precauzione, perché il fuoco scotta e brucia persone e alberi ecc. Dietro il luddismo di tutte le etnie le chiese i partiti ecc, sempre un banale mito dell’oro mai esistito o della Natura immacolata, come se terremoti, animali feroci, virus, tempeste, tornado, la morte stessa fossero costruzioni artificiali!
La parola transumanista sta emergendo perché ogni altro linguaggio conoscitivo antecedente il discorso scientifico globale, intendendo scienze cosiddette esatte e scienze sociali (arte inckusa) non funziona più e già da secoli. E perché la vittoria o meno dello spirito scientifico, di cui il futurismo sociale o transumanesimo è oggi avanguardia come già delineato, decide già il futuro o meno dell’attuale umanità. Altro che paventare effetti collaterali degli ogm o dei liberi potenziamenti che ogni essere umano deciderà o meno di utilizzare, da quelli già concreti da secoli e impercettibili (persino il mais!) quasi a quelli più radicali del futuro prossimo: solo un depistaggio delle forze passatiste per non cedere il passo all’unica ricetta decisiva per non solo il sopra-vivere ma anche, anni duemila la sopravvivenza della civiltà… Potrebbe anche vincere il cosiddetto Medioevo.. e sia ben chiaro senza le secondarie meraviglie dei vari Le Goff e altre nostalgie :–stesso copione- dell’età dell’oro mai esistita, naturalmente sempre ad personam per stregoni, re , imperatori, duca, preti di tutte le chiese, capipopolo nazisti o comunisti, figurarsi guru verdi o imam/califfi maomettani…Per quello il pascolo… è sempre centrale in ogni distopia e orizzonte antiscientifico, antitecnologico, antiprogressista.
Per vincere la guerra, la vera guerra in corso da alcuni se non parecchi decenni, è come già delineato succintamente in queste poche righe, è urgente una comunicazione globale futurista e transumanista esplicita nel senso sopraindicato: certe possibili conciliazioni tra ogni Tradizione e lo spirito scientifico pur auspicabile a medio lungo termine per una maggiore complessità e estensione di orizzonti, va considerata secondaria: un mix presentista è ancora alla fine più simile a un virus che contamina il registro di sistema che un download secondario appunto potenziante.
Se proprio abbiamo bisogno di trascendenza e oggetti o bisogni di devozione, allora in tali dinamiche è l’arte in sé e l’immaginazione l’antivirus alla storia sempre involutiva prima o poi di ogni filosofia non scientifica raramente in progress e dialettica,. si chiamino tali filosofie pres.scientifiche, religione o magia o filosofia…persino! Si riparta, onde evitare veri e propri mix fuorvianti e incompatibili in sé, dalla religione cosmica sognata da un Einstein o da un Tehilard de Chardin, anche da molti filosofi ma circoscritta alla sfera culturale o interpersonale. La futura democrazia dopo la scienza, altro non potrà basarsi che sull’etica e la pragmatica, meglio cibern-etica sociale della conoscenza (e dell’immaginazione) scientifica! Soprattutto in ogni caso dall’arte come principale alleata anche mediatica per la sua persuasione creativa e non totalitaria dei popoli come vera e propria educazione scientifica. Una volta completato e pilotato l’attuale divenire caotico se non avviato pericolosamente in senso opposto, invertendo pertanto la rotta attuale generale, verso orizzonti di libera democrazia scientifica, per poi la società stessa aperta di memoria popperiana (poi poco importa se una minoranza e-o una nicchia rifiuteranno il nuovo modello sociale vincente, saranno relativamente innocue e comunque fuori dalle stanze dei bottoni che invece attualmente sembrano comandare, visti i semidefault ricorrenti e la sempre incompiuta democrazia planetaria attuale), allora in quadri paradigmatici ben diversi, come l’etnologo e l’antropologo o lo psicologo che studiano e esplorano la storia dei popoli e della mente umana, sarà concretizzabile anche la religione, magia cosmica di cui prima, al passo con la forza rivoluzionaria e la libertà della Scienza, di cui la Tecnologia è macchina sempre più senziente e prima o poi ugualitaria a tutti gli effetti per finalmente realizzare il Regno della Scienza sulla Terra e perché no a livello spaziale e siderale. Ovvero le utopie stesse dell’infanzia dell’umanità, religioni incluse, finalmente non più bisogno impossibile ma sogno desiderabile e fattibile per la maggioranza degli esseri umani e eventualmente dei nostri fratelli postumani, cyborg, robot, computers intelligenti ( e affettivi!) destinati a venire alla luce. Ecco il ruolo e il vero significato del Transumanesimo come avanguardia futurista della comunità scientifica internazionale e – prima si sviluppa questo scenario meglio è in Italia- italiana. Tutto il resto sono allo stato attuale timori eventuali non necessariamente paranoici, ma dipende essenzialmente non dal divenire tecno scientifico e postumano attuale e futuro, ma dal registro umano di sistema: se l’hardware umano è stupido, dominato ancora da superstizioni oscurantiste è semplicemente come una scimmia in cabina di pilotaggio su un aereoplano o una astronave. Il rischio inoltre, oltre al necessario piacere e alla necessaria quiete è essenza della pur dinamica natura umana: la pace eterna e il Nirvana non rettamente inteso, è soltanto il regno della morte e dei cimiteri. Il Transumanesimo come la scienza e l’arte ama la vita e l’eternità virtuale almeno, odia la morte e la sofferenza, non per atrofizzare l’anima cosiddetta ma per elevarla, con la riduzione al minimo delle lacrime e del dolore, all’azzurro del cielo, dal pianeta Terra alle stelle. Scopo della vita non è solo il sopravvivere, altrimenti saremmo ancora scimpanzé’, ma sopra- vivere, non piangere, ma raggiungere la gioia, la felicità, il piacere, la bellezza, la libertà. Vi pare una “filosofia” non condivisibile e antiumana? 

Roby Guerra

info
Futurismo e Transumanesimo3.0 La Poetica di Internet  La Carmelina ediz. ebook 2014 

METEOWEB EU 
"Il fenomeno transumanista"



Futurismo secolo 21

FUTURISMO SECOLO 21

Il Futurismo non è mai morto, ma continua, aggiornato uploadato, la sua
rivoluzione estetico-scientifica. Dopo il rilancio boom mediatico di Graziano Cecchini, dal blitz della Fontana Rossa di Trevi (19-10-2007), il centenario futurista del 2009 è la prova storica. Sia a livello generale, neppure il bicentenario di Darwin contemporaneo così celebrato in tutto il mondo. Sia a livello specifico con centenari significativi in Italia a cura non di storici e critici d’arte, tranne eccezioni, Tallarico ecc., ma dei promotori del futurismo del duemila. A Ferrara (20-02-2009) Futurismo Live a cura di Guerra, Cecchini, FTM Azione Futurista( tra i relatori i transumanisti Riccardo Campa e Stefano Vaj, gli stessi Baldo Savonari e Valerio Zekkini), rilanciato anche da RaiDue in “Il Futuro del Futurismo”. A Cagliari e Torino (ecc.), Net.futurismo di Antonio Saccoccio, Gianluigi Giorgetti, Stefano Balice, Marco Raimondo, Klaus Peter Schneegass (e altri, disseminati in Italia e anche all’estero), supportati da Francesca Barbi, nipote di Marinetti. A Lecce, Antonio Fiore, Luigi Tallarico, “ex” Futurismo Oggi di Enzo Benedetto, 1967-1993, (periodico storico al quale collaborarono Guerra e lo stesso futuribile virtuoso... Riccardo Roversi). Del 67 anche il Manifesto Dichiarazione. Compagni della resistenza in certo senso di Futurismo Oggi e Benedetto, furono gli stessi Mino delle Site, Sante Monachesi, il già citato Fiore, tutt’oggi attivissimo (anche alla Biennale sgarbiana 2011), spesso spalleggiato da uno dei migliori
critici (con lo stesso Tallarico) del futurismo, Giorgio Di Genova (suo il bellissimo quasi motto, futurismo post 1944).  Netfuturismo inoltre è in sinergia oggi con il Movimento Transumanista che ha codificato la continuità... con la rivista editoriale Divenire - speciale 3 dedicato al Futurismo, nel 2009: tra i diversi autori, gli stessi Guerra e Cecchini, e con il convegno Transvision 2010 a Milano - ottobre 2010 - tra gli ospiti conferenzieri Saccoccio, Guerra e Cecchini(via video).
Futurismo Oggi, preceduta da Arte Viva negli anni 50/60 (sempre con Benedetto
Record) è la prova della continuità futurista nel secondo novecento: aderenti ufficiali il Moma di New York e il Centre Pompidou di Parigi!
Nel 1951(!) Bologna fu evento di una fondamentale mostra futurista con Benedetto e altri futuristi “sopravvissuti” (anche Depero...).
Sintetizzando: il Futurismo oggi? Il futurismo come estetica scientifica ante litteram, Umanesimo tecnologico, essenza rivoluzionaria del futurismo già consapevole in Marinetti e i futuristi storici, al di là delle contingenze storiche e della dimensione estetica. Il futurismo come Umanesimo “scientifico”, la grande rimozione della storia dell’arte sul... Futurismo.

Non ultimo, attorno e oltre il futurismo, in Italia numerosi percorsi paralleli e legittimamente differenti, tra neo e postumanesimo, oltre ogni… ismo, la nuova estetica del futuro e della tecnoscienza: la nuova fantascienza dei Connettivisti (Sandro Battisti; Marco Milani, Francesco Verso e altri), l’arte digitale contemporanea dei vari Alessandro Amaducci, Laurina Paperina,
Claudio Castelli, Roberto Carraro (e altri - non ultima proprio... Ferrara, grazie a The Scientist, video festival internazionale, a cura di Vitaliano Teti e Filippo Landini).

*Aggiornamento 2015) Infine, dowload recente, il futurismo è tornato alla ribalta intrernazionale con la grande retrospettiva del Guggenheim Museum  del 2014 sul futurismo storico globale  a cura di Vivien Green, mentre in Italia il cerchio della necessaria revisione storica critica, si è chiuso con Marinetti 70 Sintesi della Critica Futurista a cura proprio di A. Saccoccio e di R. Guerra (chi scrive)- Armando, Roma, con saggi e-o interviste di/su i (alcuni almeno) principali storici del futurismo internazionale: ovvero:
Enrico Crispolti, Paolo Valesio, Simona Cigliana, Günter Berghaus, Gino Agnese, Giordano Bruno Guerri, Giorgio Di Genova, Riccardo Campa, Pierfranco Bruni, Vitaldo Conte, Massimo Prampolini, Patrizio Ceccagnoli, Giancarlo Carpi, Luigi Tallarico, Miroslava Hajek, Giovanni Antonucci, Massimo Duranti, Francesca Barbi Marinetti.
Da segnalare inoltre tra ulteriori pubblicazioni dowload fondamentali gli stessi Pulsional Gender Art di Vitaldo Conte (2011, Avanguardia 21),  Il Futurismo e Oltre- Futurismo Elettronico di Tina Saletnich Tonelli (con appendice dello stesso Video Artista  Claudio Castelli), Manifesti Netfuturisti a cura sempre di Saccoccio (Avanguardia 21), Divenire 3 Futurismo (a cura di R, Campa), Sestante, 2009,  Futurismo per la Nuova Umanità. Dopo Marinetti di chi scrive (Armando, 2012),  Manifetso del Futurismo Smodato (Avanguardia 21, 2014. ecc. Oltre alla piu grande band elettronica doc, futuristi dichiarati, i Kraftwerk, in azione futurista dagli anni '70, culminata con un toir mondiale recente che gli ha visti ospiti protagonisti alla Tate Modern Gallery di Londra e al MoMa di New York (eccetera), tanto per intenderci)
 
E l’Informazione - più nello specifico - la battaglia decisiva per il futuro del futurismo. Ieri per passatismo congenito e motivi ideologici, tutt’oggi persistenti. Oggi, anche per netanalfabetismo, vedi la… neolingua dei cosiddetti a suo tempo  finiani futuristi rilanciata dai media e dai paleopolitici. In ogni caso per malafede della casta culturale italiana. E la scomunica politica stessa persiste...
Zombies o Acari, poco importa. Nel 2109, Noi futuristi ci saremo, storici, critici d’arte, giornalisti, addetti alla Kultura e batteri vari no! Eravamoprimitivi di una civiltà sconosciuta”: oggi siamo in volo nel Regno della Scienza, “futuristi di una civiltà umana-postumana im-prevedibile!”. Sempre assolutamente irreversibilmente “geneticamente” moderni e rivoluzionari! Tecno-anarchici e mutanti felici…
Noi futuristi e-o futuribili o innovatori (qualsiasi griffa in tal senso) siamo gli Umanisti autentici del terzo millennio!



 *estratto da Nuovi Futuristi  Nuovi Umanisti (Este Edition, 2011)