domenica 1 marzo 2015

Pompei, la Barcaccia, i muri di Roma

 Marco M. Tani

Leggo di una dichiarazione del cittadino Di Battista, deputato pentastellato (Scusate ma la parola "onorevole" mi dà fastidio. Nella rivoluzione francese ci si rivolgeva ai deputati chiamandoli non a caso "cittadini" e non "onorevoli) in cui lo stesso invita a non dimenticare che i tifosi olandesi che hanno danneggiato la Barcaccia di Roma non sono gli unici su cui puntare il dito e contro cui indignarsi. C'è di peggio, avverte Di Battista come se non lo sapessimo. C'è il governo, composto non da hooligans ma da gente con la cravatta firmata che, nel silenzio, sta distruggendo giorno dopo giorno Pompei e i muri di Roma che vanno in pezzi, mentre le spese militari aumentano. Questo, in sintesi, il discorso di Di Battista. Come dargli torto?
Ma, cittadino Di Battista, tutto ciò, ribadisco, lo sapevamo già, almeno noi che continuiamo a indignarci, nel nostro piccolo (che altro non è se non il nostro umanesimo ancora vivo e vegeto nonostante l'assalto dei barbari su tutti i fronti)  anche per la Barcaccia di Roma. Nessuna distinzione dunque fra i barbari della strada e chi, a colpi di leggi, li ospita sempre e indiscriminatamente. Nessuna distinzione fra gli autori materiali di ogni scempio contro la nostra civiltà e quelli che, più elegantemente, si limitano a "favorirne le condizioni". Oggi, se non si è del tutto ciechi, basta  un po' di onestà intellettuale per capire che qualunque "barbaro", holligans o no, tifoso o clandestino che sia, "fa più business" di qualunque cittadino italiano. Nessuna distinzione fra chi lascia crollare Pompei e chi distrugge la Barcaccia non avendo il potere necessario per distruggere di più (come invece ha chi siede in Parlamento con la "cravatta firmata"). Anche perchè chi distrugge Pompei proviene dalla stessa cultura che ha eletto il tifo calcistico a valore in quanto parte integrante della cultura del "business" a qualunque costo (Chiedo scusa anche per la parola "business", non a caso anglosassone. In italiano si dovrebbe usare la parola: 'affari'. E' più che sufficiente a chiarire il concetto). Uso la stessa unità di misura per gli olandesi che ci han fatto capire chiaramente che non sborseranno un euro di danni per la Barcaccia (D'altronde non siamo forse da decenni lo zerbino della cosiddetta Unione Europea ? Perchè dovrebbero improvvisamente trattarci da pari visto che noi di rispetto per noi stessi non ne abbiamo?)  e quelle autorità di Roma che, a quanto pare, hanno alzato le spalle concludendo in buona sostanza: "Meglio questo che tensioni di piazza..." (Spero sempre che certe voci riportate siano bufale ma spesso scopro che, purtroppo, corrispondono a verità). Provo orrore per gli uni e gli altri. Ma il discorso credo sia sempre lo stesso, in definitiva. Smettiamola, cittadino Di Battista, di limitarci a gridare: "Governo ladro!" e "Governo assassino!" Non basta più. Lo gridano tutti, anche quelli che poi questo o quel governo li votano regolarmente. Perchè il popolo italiano non prova a fare un piccolo gesto reale contro questo meccanismo perverso? Perchè, per esempio, non spegne in lmassa la tv quando c'è una partita di calcio e magari in qualche campionato, in onore di Pompei e della Barcaccia, dei muri di Roma e di tutto ciò che per questo schifo sta andando in malora? E' una colpa orribile per un governante lasciar crepare Pompei, per un barbaro di strada distruggere la Barcaccia, ma è una colpa gravissima anche per un semplice cittadino non sapere quanto valgono Pompei e la Barcaccia. Uno dei concetti più complessi da spiegare è il concetto di "inestimabile". Pare impossibile ma è così. Quanto costa il Colosseo? Spiegare che un'opera d'arte può non avere un prezzo... Perchè allora gli italiani non mandano a monte per un momento il business con qualche gesto significativo? Basterebbe azionare qualche milione di telecomandi in meno.  Il popolo lombardo smise di fumare in massa per non pagare una tassa sul tabacco agli Austriaci nel nome dell'Unità d'Italia (Col senno di poi e visto come stanno andando le cose, l'avesse mai fatto, ma al momento era in buona fede quindi lo perdono) Nel nostro contesto storico e politico sarebbe un bel segnale, mi creda! Ci pensino tutti coloro che dimenticando, temo assai presto, Pompei, la Barcaccia e i muri di Roma, si ritroveranno nei vari bar dello Sport a gridare: "Goal!" a squarciagola, coprendo in un attimo il silenzio agghiacciante di Pompei...
 




Futurismo spaziale: un grande arrivederci al Dottor Spock


REDAZIONE 

*estratto da Estense com

...............E' morto il Signor Spock, come era conosciuto da noi l'alieno metà umano e metà Vulcaniano. Leonard Nimoy, che in modo magistrale, per decenni, con le sue orecchie a punta, ha interpretato l'alieno divenuto uno dei simboli della, quasi sicuramente, più importante serie cult della fantascienza mondiale, si è spento venerdì 27 febbraio nella sua casa di Bel Air, vicino alle colline di Los Angeles dopo una lunga e grave malattia ai polmoni. A 83 anni ha lasciato questo pianeta, avendo accanto a se la moglie Susan Bay Nimoy. Lo si ricorderà sempre per aver dato vita a quell'icona fantascientifica che è il vulcaniano Spock, ma Leonard era un artista poliedrico, fotografo, musicista, regista ed anche poeta.........
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Russia, il passato nel suo futuro?

Il misfatto di Mosca, con l'eliminazione di uno dei più importanti oppositori del regime, fa sempre di più assomigliare ad un tradizionale dispotismo orientale che ad un paese con vocazione democratica come spesso il suo leader afferma essere. Non è qui il caso di fare dei processi alle intenzioni, ma sembra che l'evento porti la firma di qualcuno molto in alto, anche se non si può puntare il dito su una persona in particolare. E pur tuttavia il segnale non è confortante e si configura come una riprova che in Russia il processo democratico è ancora lungo, molto lungo. Quando la Russia era zarista e poi quando la Russia era sovietica il modello di potere era asiatico o paternalistico orientale. Con la nuova Russia post-sovietica non è chiaro quale nuovo sistema si stia affermando, perché il vizio d'origine permane ed il suo nome è tentazione totalitaria". Aldilà della facciata, la Russia ritrova quel virus letale per la democrazia che in questi ultimi anni ha rinnovato la sua presa sulle istituzioni e sul comportamento di esse. Se il dopo- Rivoluzione d'ottobre fece dire allo stesso Lenin che il paese si stava avviando ad una restaurazione orientale, il pessimismo del fondatore dell'Urss non fu senza seguito. Lenin sapeva che Marx aveva insistito sulla necessità del controllo democratico di base sullo stato proto-socialista. E si accorgeva che l'involuzione burocratica derivava, purtroppo, la sua ragion d'essere da un fondamento sociale e di pensiero che era nel DNA del potere in quel paese. La nuova burocrazia trascinava la Russia verso una restaurazione asiatica con maggiori strumenti di controllo. La Russia diventerà un'oligarchia di funzionari che dettava legge con un consolidato apparato industriale, che teneva le redini sugli organismi intermedi tra il vertice e il popolo, come i sindacati e le altre organizzazioni di mediazione sociale. Tale sistema restò in piedi fino alla caduta dell'Urss, ma come l'araba fenice è andato risorgendo nelle diverse stagioni del dopo Urss. Un sistema di schiavitù si era infranto, ma non vedeva ancora la luce un compiuto sistema di libertà e i segni di questo stato di cose si colgono ora ancor più chiaramente. Una questione su cui riflettere.
Casalino Pierluigi, 1.03.2015. 

giovedì 26 febbraio 2015

La Cina, prodotto del sistema asiatico.

Un tentativo per separare il partito dallo stato avvenne in Cina prima degli eventi di piazza Tienanmen, culminati con la feroce repressione del regime nei confronti di istanze liberali, peraltro concepite nel contesto del sistema. Oggi la Cina Popolare è retta da un sistema totalitario di democrazia comunista aperta all'economia di mercato, ma i principali nodi dell'approccio di governo del paese risultano tuttora da sciogliere. Non è infrequente l'affermazione che la Cina attuale sia attestata su posizioni post-comuniste, ma la vera questione del governo di questa società è rappresentata dal permanere di una base autoritaria e sciovinistica, che, anzi, cerca di conservare il retaggio del comunismo cinese in forme apparentemente diverse, recuperando, in varie forme, l'antico spirito sinocentrico. E ciò anche alla luce di una campagna di rivisitazione del marxismo-leninismo cinese in chiave capitalistica e tecnocratica. La Cina odierna, in realtà, mostra segni di mutamento sociale e civile, che, nonostante il carattere autoritario delle istituzioni del regime, indicano possibili evoluzioni rispetto alla tradizionale visione burocratico-comunista che si è instaurata nel Paese di Mezzo dal 1949. Non è questa la sede per analizzare il passo della politica interna cinese e dei suoi riflessi sul piano internazionale, ma è opportuno esaminare il senso del rapporto potere-società e di coglierne gli ineliminabili elementi di natura storica. Ci si chiede, dunque, ancora, dopo tanto tempo e aldilà delle riforme improntate al cosiddetto "socialismo di mercato", se la Cina comunista sia il prodotto, in definitiva, di un'autentica restaurazione asiatica. Che cos'è quindi la Cina comunista, chiamata Repubblica Popolare Cinese, nel bene e nel male? Che dire della Cina comunista, della sua origine e della sua identità politica? A differenza della Russia che nel secolo XX aveva fatto passi notevoli sulla via della industrializzazione, la Cina è giunta solo in questi ultimi decenni a conseguire una posizione potenza industrialmente e modernamente avanzata. La Cina era ancora una società prevalentemente agricola ed arretrata quando i comunisti entrarono in scena dopo la prima guerra mondiale.E non esisteva neppure una numerosa classe media moderna in Cina quando i comunisti si batterono per la conquista del potere dopo la seconda guerra mondiale. Non è dunque vero che Mao e i suoi seguaci instaurarono nelle campagne un dispotismo agrario che, nonostante modifiche superficiali, presentò a lungo una stretta somiglianza con i grandi regimi dispotici del passato della stessa Cina? Tuttavia né Mao, né i suoi compagni erano dei folli e intuivano che non si poteva continuare a conservare il potere e consolidarlo sul piano nazionale, restando ancorati alla visione contadina, come spesso in Occidente si pensò, E per tale ragione i comunisti cinesi fin da subito misero in atto misure per creare un sistema semi-manageriali, che, aldilà delle diverse stagioni del comunismo cinese, ha condotto il paese alla situazione di adesso., Misure che hanno finito, nonostante le ricorrenti fluttuazioni ed ubriacature ideologiche, per confermare la tendenza di fondo verso la cristallizzazione di un sistema totalitario di potere, di economia e di èlites che conserva caratteri asiatici e non democratici nel senso occidentale.
Casalino Pierluigi, 26.02.2015

Da Sanremo IL VOLO sull'Europa.

 
Casalino Pierluigi,
Sarà il trio vincente all'ultimo Festival della Canzone a rappresentate l'Italia all'Eurovision Song Contest in programma a maggio nella capitale austriaca. Un motivo in più per parlare bene di Sanremo che ha lanciato Grande Amore al punto da atterrare con tutto il suo significato di parole e musica, di sentimento e, perché no,anche di business. L'occasione è di quelle prestigiose che rinnovano esperienze che il Bel Paese già visse in altri tempi con cantanti all'inizio della loro carriera, come quella Gigliola Cinquetti che non aveva ancora l'età (l'evento si chiamava Eurovisione). E anche allora si parlava di congiuntura (un po' meno devastante di questa, figlia dell'Eurozona), una congiuntura che venne immortalata da un film che fece epoca (difficilmente si vorrà ricordare la tristezza attuale, ma la congiuntura di quei tempi faceva in qualche modo sorridere nel nome dei valori della dolce vita e dei classici della commedia all'italiana. Sanremo era un tutt'uno con quel mondo indimenticabile e ne riecheggiava le voci come un palcoscenico di un'Italia che voleva solo divertirsi e che al massimo si concedeva di commuoversi ascoltando "...una lacrima sul viso". Forza Sanremo, dunque, forza Sanremo, aiutaci a riprendere IL VOLO, IL VOLO sull'Europa.
25.02.2015