domenica 31 agosto 2014

Affaire Magdi Allam e l'Italia verso il suicidio islamico

IL GIORNALE

Caso Allam, una decisione sconcertante

Il presidente dell'Odg: "Magdi potrà difendersi". Ma la vicenda resta sconcertante

Caro direttore,
leggo i servizi dedicati all'Odg in relazione a una vicenda che riguarda Magdi Cristiano Allam. Debbo dirti che alcuni toni e non poche espressioni mi sconcertano. L'idea che ci siano degli intoccabili non appartiene alla mia cultura né, a leggere il Giornale, alla tua.
Potrei tacere, perché solo un ignorante (nel senso che non conosce le cose) può non sapere che il Consiglio nazionale di disciplina è organismo autonomo, voluto come tale da una legge dello Stato.
Ma, come ben sai personalmente, non amo le fughe, tanto da essere stato - doverosamente, a mio avviso, ma ugualmente andando contro «corrente» - accanto a te quando a Milano eri sotto processo.
Se non si trattasse di Allam mi verrebbe il sospetto che questa vicenda vien cavalcata per riaccendere l'attenzione su un impegno personale e politico. Ma le cose non stanno esattamente come si afferma, pur citando correttamente i passaggi di un capo di incolpazione.
Non so, essendo estraneo all'organismo, come finirà. Ma so che ad Allam sono state accordate, doverosamente, tutte le opportunità di acquisire i documenti, contenuti nel fascicolo, che riterrà utili. Di più: ha eccepito che i termini di 30 giorni non gli erano sufficienti e gli uffici, mi assicurano, gli hanno formalizzato un prolungamento che, mi riferiscono, è stato di sua soddisfazione.
Ma si tende a trasmettere una informazione distorta. Allam non è stato processato. Ci si è limitati a ritenere «non manifestamente infondato» un esposto presentato da una associazione, «Media e diritto», che si duole per alcune affermazioni contenute suoi articoli.
Personalmente non mi sarei sentito oltraggiato (ma non mi sento «intoccabile», come scritto in premessa), ma, anzi, avrei colto la notizia non tanto (né solo) come l'opportunità di rivendicare la possibilità di dire quel che penso, ma anche per argomentarne più approfonditamente le ragioni.
Ancor di più, non mi sarei scandalizzato perché questa procedura conferma che non ci sono «intoccabili» e che le ragioni di tutti vengono valutate con attenzione. Una differenza non marginale, ad esempio e senza generalizzazioni, con chi vive di una giustizia, sommaria e tutta sua, sgozzando davanti alla telecamera un giornalista.
Enzo Iacopino, Presidente dell'Ordine nazionale dei giornalisti
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Caro presidente, in effetti ho provato sulla mia pelle la tua solidarietà e te ne sono riconoscente e grato. Il che non ha impedito che nostri solerti colleghi mi ri-processassero, nonostante la «grazia» che mi ha concesso il presidente Napolitano, e condannassero a due mesi di sospensione (l'appello, come saprai è a giorni). Ma questa è un'altra storia. È vero, come dici, che non ci devono essere intoccabili, ma chissà perché chi la pensa in un certo modo è più toccato di altri. E quando ad allungare le mani sono colleghi od organi che sia pure autonomi riconducibili all'Ordine dei giornalisti, allora mi preoccupo. Mi piacerebbe che l'Ordine, e tutto ciò che ruota attorno ad esso, si battesse sempre e comunque per la libertà di pensiero ed espressione, di chiunque. Perché è questo, per stare in tema, che distingue la nostra società da quella islamica, il più delle volte fondata sulla sharia. A quei signori che hanno fatto l'esposto bastava spiegare questa semplice verità non trattabile: ci spiace, ma da noi si è liberi di pensare, dire e scrivere, ciò che si crede, per eventuali reati rivolgersi alla magistratura ordinaria.

Il futurismo di Boccioni a Cosenza

COSENZA - Sarà Palazzo Arnone, a Cosenza, ad ospitare quel genio assoluto di Boccioni, mostra a cura di Fabio De Chirico. Con l'evento viene presentata al pubblico la nuova ala espositiva della Galleria Nazionale di Cosenza, i lavori proposti riguardano l'opera grafica del Maestro Futurista.  La collezione grafica di Umberto Boccioni si compone di un nutrito gruppo di disegni e di incisioni e documenta l’intera evoluzione artistica di Boccioni, dalla fase prefuturista alla maturità. Le opere sono state acquisite al patrimonio dello Stato e destinate alla Galleria Nazionale di Cosenza nel 1996 e provengono dalla galleria privata di Lydia Winston Malbin, importante collezionista americana. Il nucleo più rappresentativo è costituito da studi anatomici e di figure, di paesaggi ed architetture. Tra i pezzi più interessanti Gisella, puntasecca del 1907; l’acquaforte La madre con l’uncinetto; gli studi per Contadini al lavoro e Campagna lombarda; i disegni preparatori per il dipinto La risata nonchè il pastello su cartoncino raffigurante Gisella della collezione d’arte di Banca Carime e in comodato d’uso presso la Galleria Nazionale di Cosenza.
Questo è quello che potrete ammirare, voglio però dirvi qualcosa di più... Boccioni nasce a Reggio Calabria nel 1882 e muore a Chievo, a soli 34 anni a seguito di una caduta da cavallo, nel 1916.
La cultura del XX Secolo ci mette di fronte al termine Avanguardia, è un movimento che rifiuta in blocco il passato e accetta solo l'esperimento, il Futurismo è proprio la prima delle avanguardie del XX Secolo. Nasce come un fatto letterario nella mente di un poeta, Marinetti, nel 1908 – 1909 viene propagandato attraverso i manifesti. E' un movimento milanese e inizia per l'insofferenza di giovani intellettuali, come tutte le ribellioni nasce con la voglia di distruggere tutto il passsato, si devono distruggere le città storiche, i musei, le biblioteche. Vogliono distruggere perchè sono incantati dalla tecnologia moderna, questo non basta però, in Italia si stava vivendo un periodo di stasi, di non/cultura, in quanto la cultura italiana era rimasta ancorata al passato. Il punto che fa esplodere questa volontà è la tecnologia, l'automobile è l'esaltazione del mondo che comincia, la base filosofica è sempre Nice e l'atmosfera è di diffusa anarchia. Questo movimento prende a bersaglio la inutile aristocrazia italiana e la poco brillante borghesia, il rapporto è completamente diverso da quello di Rouault, quello dei Futuristi è l'elite intellettuale. Nei manifesti Futuristi ricorrono alcuni pensieri, «C'è la bellezza nella lotta, Vogliamo la guerra...(l'anno avuta '14 – '18) ». Le loro opere però erano di pace, non di guerra, questi sentimenti di Marinetti sono quelli di un gruppo di giovani, Boccioni, Balla, Severini. I caratteri per l'arte visiva viene dal manifesto di Boccioni. In questa nuova Arte viene personalizzato tutto ciò che si apprende, viene eliminato il soggetto per introdurre l'oggetto. Cubismo e Futurismo sono due movimenti apparentemente lontani ma molto legati con risultati diversi, si sviluppano nello stesso periodo, i rappresentanti del Futurismo sono degli intellettuali ma un po' provinciali (inizialmente non conoscono il mondo dell'arte). Marinetti, il fondatore, vive tra Milano e Parigi, è di famiglia ricchissima e può fare tutto ciò che vuole, quando si incontra con i giovani Futuristi capisce la loro bravura, ma anche ciò che a loro manca, la conoscenza. I Futuristi sono quindi invitati a Parigi.
L'artista Cubista ha un rapporto con l'oggetto quasi chimico, si pone davanti all'oggetto come visitatore, il viaggio del Cubismo è un viaggio dell'artista attorno all'oggetto. Il Futurista basa tutto sul movimento, ma è il movimento dell'oggetto nello spazio e non dell'artista. Lo studio del movimento lo aveva fatto un fotografo bloccando, con diversi scatti, il movimento di un cavallo.
Nei loro lavori è sempre presente la vibrazione del movimento, la forza...purtroppo Boccioni non ha potuto proseguire quel cammino con gli amici di sempre, una drammatica caduta da cavallo ha interrotto quello che poteva essere l'assoluto genio del '900.

L'utopia giocattolo doc di Davide Bregola

Il Giornale  by F. Ottaviani


Qualche giorno fa, per strada, ho visto un bambino che stringeva un tablet fra le mani. Sullo schermo volavano alcuni palloncini, che il piccolo cercava di far scoppiare. Il bambino avrà avuto dieci mesi, quindi non parlava; però già digitava. Tornato a casa con la convinzione che l'umanità fosse sull'orlo del baratro, mi sono sottratto a tale penosa idea quando ho visto sulla scrivania due volumetti dalla copertina colorata, entrambi di Davide Bregola. Bregola è molte cose: un consulente editoriale, un docente di scrittura creativa, un organizzatore di eventi. Però, con quegli occhi che pungono come spilli e le marionette che all'improvviso tira fuori dalla valigetta, è anche un pifferaio magico che in cento incontri nelle biblioteche o nei festival letterari avvicina i bambini (e i loro più o meno alienati genitori) al mondo dei giochi. Giochi destinati a far giocare, non a giocarsi da sé: elastiche cornici che lasciano la libertà di divertirsi come si preferisce, l'esatto contrario di certi videogames nei quali si entra come un treno entrerebbe in un binario.
Il primo volume è L'acchiapparime. Manualetto divertente per inventare rime, ninnenanne, filastrocche, indovinelli, poesie e raccontini (Barney edizioni, pagg. 130, euro 13,50), titolo lunghissimo che avrebbe potuto esserlo ancora di più e comprendere le «conte», le sciarade, i girotondi; insomma i giochi linguistici. L'altro è I giochi più belli di tutti i tempi (Barbera editore, pagg. 192, euro 12,50). Si va dalla «campana» al «ruba bandiera» alle «belle statuine». Ci si tuffa nel passato remoto - il gioco del cerchio l'hanno inventato gli antichi Greci - ma anche nella remota geografia: sapete come si gioca, in Sudan, al leone e all'antilope? Con una conta si stabilisce chi è il leone, che si nasconde. Le antilopi a questo punto devono muoversi, cercando di evitare i luoghi dove potrebbe essere in agguato il predatore, che prima o poi salterà addosso all'antilope più incauta. La quale, a differenza di ciò che accade nella realtà, non morirà: diventerà il leone, e il gioco ricomincerà daccapo. È troppo dire che in Sudan nessuno ha scritto il Discorso sulla servitù volontaria , ma che tutti lo hanno giocato da bambini? È l'elemento utopistico dei giochi, ricordato da Rodari, che Bregola opportunamente cita: perché «se non sperassimo, a dispetto di tutto, in un mondo migliore, chi ce lo farebbe fare di andare dal dentista?».

Clarence Jones

Clarence Jones, after an English education, lived in Italy and Spain and became interested in 19th and 20th century European art through his friendship with English painter John Duguid, who was an admirer of Constable and Cézanne. For some year, Clarnce Jones divided his time between London and Paris; in the French capital he became one of the circle of Spanish artists exiled from Franco's Spain. He knew Peinado, Vines, and sculptor Dominguez and also studied painting at Beaux arts and in the studios of André 'Ho^te and Fernand Leger. Clarence Jones lived in England, continuing to paint while writing travel books about European countries.
Casalino Pierluigi, on August 30th 2014

sabato 30 agosto 2014

Marcello Francolini: Diario estivo di un critico mimo neo futurista


Qui al SUD estate calda, un pò di sole e un pò di calore delle bombe tripolitane. 

Per il resto abbiamo affidato la guida dello stato alle banche e ci ritroviamo senza alcun valore da difendere tutto scaduto liquidamente nella società individuale e qualunquista. è in atto una rinascita della religione intesa come sfogo sociale e bandiera atta ad attrarre popoli ignavidamente volenterosi di esser drogati.


Mi sento più che mai il peso del nostro passato cattolico, ma non fraintendere in senso teologico ma più filosoficamente terra terra il nostro "intorno" ciò che ci circonda, il nostro "bene culturale" la nostra Italia sempre più alla deriva nel mediterraneo vagante e propizio. il Nostro futuro +è senz'altro il meticciato. solo la contaminazione del gene italiano assicura in passato come ora la ripresa della nostra bella distesa  beata Italia esperia che tutti speriamo migliore. 

Per il resto ho lavorato molto come mimo, ormai un linguaggio che trovo lenitivo verso la quotidianità. la mia estate si è risolta il Calabria Ionica attraverso la sua lunga lingua della Statale 106 che ho scivolato per intero fino a Capo Colonna punta estrema sul dorso in basso sul sedere beato della nostra Penisola.

La strada divagava tra collinette turbinii di pale eoliche giganti alberi turchesi terra rossa arsa bruciata in un anfratto misterioso eccomi sbucare d'improvviso su una strada lastricata dai romani più di duemila anni orsono. la percorro interamente con la mia Dama Bianca della Dacia fino alla punta estrema dove l'Italia sprofonda nello Ionio assistito da Tirreno a mantenere il peso di tanta bellezza.

Ecco li davanti ad una chiesa isolata dove prima era una basilica romana e ancor prima un tempio magno greco lì ho pensato allo spirituale dell'arte, no Kandinskji, lo spirito del corpo colato e tinto in atto di mimetizzare il mondo trascendendo se stesso.

Lo spirito il corpo lo spirito fatto corpo un pensiero di corpo e un corpo d'arte qualcosa che scenda parecchio al di sotto per poi risalire nuovo.

Come ho già scritto, un Marinetti spirituale è la cosa che più mi sincera a restare nel futurismo ma anche ad accelerare là dove serve. Una è la colonna in fondo all'Italia a ricordare il perdurare nel tempo della memoria una memoria antica anche prelogica perché no gestuale. occorre rinventare rituali nuovi e degni dei possibili barbari del nuovo millennio. 
BISOGNA MANTENERSI DIVENENDO IN CIO' CHE SI E'.

*VIDEO  MARCELLO FRANCOLINI ... ***2008