lunedì 31 marzo 2014

Roma: Il Tempo La Storia segnala il Gramsci futuribile di Roby Guerra

 

Gramsci, il Futurismo, il web, i limiti della politica e dell’Accademia. Riflessioni intorno alla lettura di Roby Guerra


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Lo scorso giugno, infatti, in Sardegna una serata promossa dalla Biblioteca Gramsciana Onlus in collaborazione con l’Associazione Fitzcarraldo e la Nur nella Sala Convegni del Municipio di Ales (città natale del filosofo) ha ospitato un appuntamento suggestivo: “Gramsci, Futurismo, Neo-Futurismo e Graziano Cecchini RossoTrevi” e una videoconferenza-presentazione “Futurismo per una nuova umanità” di Roby Guerra. Lo stesso, sempre nel 2013 ha pubblicato un pregevole libretto “Gramsci e il 2000. Per una sinistra italiana nell’era di Internet”.

Sassi futuristi gettati nello stagno dell’Accademia nostrana che non sono rimasti semplici episodi: il 1 febbraio 2014, a Salerno, il giovane critico d’Arte Marcello Francolini è intervenuto al convegno “La traccia incancellabile. Riflessioni su Antonio Gramsci” con la relazione “Un Gramsci di Marinettiana memoria”.

Il riferimento a Marinetti era d’obbligo, poiché nel Manifesto del Futurismo, elaborato da Filippo Tommaso (Parigi, 9 febbraio del 1909), tra le altre cose, erano contenute queste finalità artistiche: «Noi canteremo le grandi folle agitate dal lavoro, dal piacere o dalla rivoluzione nelle capitali moderne; canteremo il vibrante “fervore notturno degli arsenali e dei cantieri».

Questo programma, innovatore e sensibile alla realtà industriale e operaia che andava emergendo nella società, fece nascere, tra i marxisti italiani (e non solo), la convinzione che si avesse a che fare con un’arte rivoluzionaria, assolutamente “marxista” come scrisse Gramsci. Perfino Giuseppe Prezzolini, nell’articolo «Fascismo e Futurismo» pubblicato ne «Il Secolo» il 3 aprile 1923, affermò: «La fabbrica è stata la sorgente delle idee politiche bolsceviche; ed è stata la inspiratrice dell’arte futurista». Tale realtà industriale e operaia non trovava alcuna eco nei movimenti artistici tradizionali, in cui prevalevano con tenuti sentimentalisti, intimistici, individualistici, arcadici. La città, con le sue esigenze e con i suoi problemi, era ignorata: i letterari erano impegnati a scrivere soltanto «sonetti e canzoni arcadiche» come disse Gramsci. Queste lacune furono, con vistosità e clamore, colmate dei futuristi.

Ciò quanto accadeva quasi cento anni fa. Ed oggi? L’incipit da cui parte Roby Guerra è esattamente questo: “Gramsci nel 2000?”. Una domanda che assume le fattezze di «una grande scommessa possibile per una rinascita […] in Italia di una nuova sinistra realmente democratica, anti ideologica e futuribile, soprattutto presentista creativa». E di creatività, infatti, si parla nel volumetto di Guerra pubblicato dalle Edizioni La Carmelina.

...... ART. COMPLETO  IL TEMPO LA STORIA

Dario il Grande riuscirà a spiegare l'affaire Grisù nell'Affaire Ferrara?

*FERRARA ANOMALIA QUASI SPAZIO TEMPORALE! CLAMOROSI ESITI IMMINENTI PER L'AFFAIRE GRISU', pur partito a suo tempo alla grande con apprezzabilissimi anche link mediatici nazionali!  MAI VISTO E LA ZAPPATERRRA  forse BOOMERANG ELETTORALI per un Tagliiani supershow ora non più certissimo:anche per la discesa in campo official di Beppe Grillo e Casaleggio transumanista ... a Ferrara; con un candidato sindaco rosa 2.0  ad hoc!  Ma l'anomalia continua anche nei dettagli e paradossali. Proprio Estense com che ha minato il probabile flop e kulturballa del progetto (non tanto per l'IDEA e per le aziende d'arte alla Warhol piu o meno coinvolte ma per incredibili copioni da casta non stop ecc.) ha incredibilmente (o saggio principio di precauzione vista la casta locale PD diversamente democratica!)  lasciato in home page questa chicca, pur guiness di audience, già oltre 3000!, solo fino al pomeriggio!!!   Nota di Marco Cremonini Neuchatel Como

ESTENSE COM

Dopo le inchieste di Estense.com la vicenda Spazio Grisù finisce in Senato. Le parlamentari Michela Montevecchi, Laura Bignami, Manuela Serra e Maria Mussini (tutte e quattro elette con il M5S) hanno infatti presentato una interrogazione al ministro dei Beni e delle attività culturali e del Turismo affinché si attivi per fare chiarezza.

L’interrogazione è datata 23 dicembre 2013 e mercoledì prossimo a rispondere sarà il ministro Dario Franceschini, lo stesso ministro che proprio appena qualche settimana fa (l’8 marzo), in visita alla ‘sua’ Ferrara in occasione dell’inaugurazione della mostra di Matisse a Palazzo Diamanti, ha visitato ed elogiato Spazio Grisù dicendosi all’oscuro delle passate irregolarità relative a permessi edili, agibilità e all’organizzazione degli eventi del dicembre 2012 e della primavera 2013 all’interno della ex caserma dei Vigili del fuoco in via Poledrelli 21, concessa in comodato d’uso dalla Provincia.


 

L’interrogazione parte dalla premessa che l’idea di Spazio Grisù, quella di recuperare un immobile pubblico fatiscente, “ristrutturato attraverso finanziamenti privati di giovani imprese” (il documento è datato 23 dicembre e quindi le senatriic non erano ancora al corrente del successivo stanziamento di 800mila euro da parte di Provincia ed Emilia-Romagna), per farne un incubatore d’impresa, sia “buona e condivisibile”. I problemi nascono dal lato burocratico e del rispetto delle norme di igiene e sicurezza cui tutte le attività devono sottostare. “Dopo i primi mesi – rilevano le parlamentari –  sono emersi alcuni problemi di tipo burocratico, primo fra tutti la mancanza di agibilità della struttura e la necessaria destinazione d’uso“. Problemi liquidati dall’assessore comunale all’urbanistica Roberta Fusari che, difendendo la struttura, ha affermato che “per Spazio Grisù ci sono delle deroghe speciali”, e che “non serve nessuna variante d’uso”. Affermazioni, quelle della Fusari, che “sebbene parrebbero convincere in prima istanza, all’alba del primo evento di rassegna musicale che si sarebbe dovuto svolgere nell’estate del 2012, gli organizzatori dell’evento hanno scoperto che deve essere prima ottenuta l’agibilità del cortile, elemento – sottolineano le quattro parlamentari – in contrasto con gli eventi registrati nei mesi precedenti e successivi allorquando si sono realizzate diverse manifestazioni senza autorizzazione, tra queste la chiamata alle arti, iniziativa organizzata nel mese di dicembre 2012″. Un altro punto di controversia sollevato da Montevecchi, Bignami, Serra e Mussini è la manifestazione del 21 marzo 2013 durante la quale si è tenuto “l’open day”, la consegna delle chiavi a ciascuna impresa assegnataria. Manifestazione alla quale erano presenti diverse figure di spicco del panorama politico ferrarese, come la presidente della Provincia Marcella Zappaterra, il vice sindaco Massimo Maisto e lo stesso assessore all’urbanistica Roberta Fusari.


 

L’interrogazione cita espressamente anche l’inchiesta di Estense.com, le domande poste agli amministratori e ai tecnici e le loro contrastanti risposte. In una di esse ad esempio, citata dalle senatrici,  la presidente Zappaterra evidenziava che l’immobile è stato inserito nel programma speciale d’area del centro storico di Ferrara, precisando che nell’area “sono consentiti molteplici usi che non siano solo servizi pubblici al punto che l’attuale uso sarebbe assolutamente compatibile con lo strumento urbanistico comunale vigente” e che “come ente proprietario controlliamo che tutti operino nel rispetto delle norme e delle procedure“. Secondo il parere delle interroganti invece, “sebbene il problema del rispetto della legge e delle procedure sia da più parti condiviso, è fondamentale sottolineare la necessità non solo del rispetto della normativa ma anche garantire la sicurezza dei cittadini che accedono alla struttura insieme agli operatori che lavorano all’interno e nelle parti comuni. E, – sottolineano – a quanto consta, di Dia (denuncia dall’inizio dell’attività) o di Scia (segnalazione certificata dall’inizio dell’attività) non vi è traccia, nonostante gli imprenditori che vi operano e gli amministratori locali, nonché dall’associazione medesima, confermino che tutto dovrebbe essere in ordine”.


Le senatrici evidenziano anche un dettaglio importante, ovvero che “i tecnici comunali hanno smentito quanto asserito dall’associazione, dagli imprenditori e dalla Provincia.... C


estense com

Biblioteca Gramsciana, Ales, Oristano, Villa Verde.. Alla Lavagna Artisti con Luciano Montanari

Venerdì 4 Aprile 2014 presso la Biblioteca Comunale di Villa Verde si svolgerà l'appuntamento con Alla Lavagna Artisti. Una vecchia lavagna dell’ex scuola elementare di Villa Verde, ora nella Biblioteca Comunale, è il medium per la realizzazione di una performance artistica la cui cifra connotante è l’effimero. Una volta al mese, l’attività è organizzata da Biblioteca Comunale, dall’amministrazione Comunale e dalla locale Pro Loco, da più di tre anni a questa parte, un’artista è chiamato alla lavagna per disegnare con i gessetti un’opera, che il mese successivo sarà cancellata da un altro artista, che ne creerà una nuova. L’effimero è temperato dal ricordo dell’opera, che è stato affidato, sin dall’esordio di Lavagna Artisti, alla fotografia. L’artista che si cimenterà Venerdì 4 Aprile 2014 sarà Luciano Montanari.

Il 39° lavoro sulla Lavagna inizierà alle 15.00 per poi concludere alle 19.00 con la presentazione della lavagna a cura dell’artista.


Per informazioni bibliovillaverde@tiscali.it 0783939269. Si allega locandina.


Curriculum:


Insegnante formatosi all’Accademia di belle arti di Firenze, sezione scultura; ha lavorato come designer grafico nell’ambito della ceramica industriale per rivestimento e come scultore in contesti religiosi oltreché privati.


A seguire luogo e tipo di alcune opere realizzate in sardegna:


Sedini: “Fonte battesimale” m 2 x 2.10 .Olbia: Chiesa Nostra Signora della Salette “Cielo di bassorilievi narranti la vita di nostro signore Gesù Cristo”. Pozzomaggiore: Ingresso cimitero “Madonna col bambino”. h 3.10 m. Ozieri: Stemma Vescovile di M. Sebastiano Sanguinetti, Sede Vescovile. Badesi: “Simbologie Cristiane” perimetro interno alla liturgia.


Predilige la pietra e la ceramica oltreché il bronzo.

Pierfranco Bruni: Giuseppe Berto e la necessità di raccontare






Un saggio,  due Video della Rai e una lettera inedita per il


“Giuseppe Berto e la necessità di raccontare” di Pierfranco Bruni


in un legame letterario tra D’Annunzio e Berto


D’Annunzio e Berto. Una chiave di lettura nel libro di Pierfranco Bruni dedicato a Giuseppe Berto. Una lettera inedita di Giuseppe Berto a Francesco Grisi risalente al 1967, due Spazi culturali andati onda sulla Rai il 2010 e il 2011, curati da Pierfranco Bruni, e un saggio dal titolo: “Giuseppe Berto e la necessità di raccontare” sempre di Pierfranco Bruni sono appuntamenti per celebrare il centenario della nascita di Giuseppe Berto. Nato nel 1914 e morto nel 1970.


Si tratta, sottolinea Pierfranco Bruni,  di un centenario per raccontare la letteratura italiana del secondo Novecento. Giuseppe Berto resta uno scrittore che ha attraversato precisi generi letterari. Dalla ‘forma’ neorealista, che tale non è alla luce di una rilettura estetica, ad uno scavo che è chiaramente psicologico. Ma in tutto questo attraversamento ci sono tre aspetti rilevanti: il linguaggio, la struttura dei testi, il suo confrontarsi con una visione metafisica della vita. Nonostante la storia sia presente viene completamente attraversata e superata perché alla fine restano i personaggi a raccontare il tutto. Da ‘Anonimo veneziano’ a ‘La Gloria’. Uno scrittore importante in un Novecento che si appresta a rileggere la sua temperie e la sua letteratura”.


Su questo autore Pierfranco Bruni, vice presidente nazionale del Sindacato Libero Scrittori e Presidente del Centro Studi e Ricerche “Francesco Grisi”, in una recente conferenza stampa, ha illustrato le problematiche del saggio e il contenuto dei  due Video oltre a mostrare la lettera inedita di Berto a Grisi.


“Un romanzo chiave degli anni Settanta resta proprio ‘Anonimo veneziano’, che con “Disamore” di Bigiaretti ed “Eutanasia di un amore” di Giorgio Saviane costituisce, cesella Pierfranco Bruni, un modello di esistenzialismo disarmante davanti all’amore tra l’inquietudine, l’ambiguità e il tragico. Nel romanzo di Berto è il tragico che trionfa. Un tragico che rimanda a D’Annunzio. Con Berto entriamo nel profilo letterario dannunziano. Credo che il legame tra D’Annunzio e Berto resti fondamentale soprattutto nel breve romanzo  “Veneziano”


Il saggio  di Pierfranco Bruni apre un dibattito sul ruolo dello scrittore e l’importanza della metafora tra linguaggio e forme narranti.


“Riproporre Giuseppe Berto a cento anni dalla nascita, sottolinea Pierfranco Bruni, autore dello studio,  significa anche contestualizzare un profilo del Novecento letterario e culturale tout court attraverso libri che hanno segnato generazioni. È  necessario rileggere romanzi che hanno fatto discutere in anni di transizione come: “Anonimo veneziano” e “La gloria”.  Due libri che ancora oggi propongono una chiave di lettura anticonformista e autenticamente dentro un Novecento da rileggere”.


“In Giuseppe Berto, dichiara ancora Bruni, si vive un intreccio non solo letterario, ma anche esistenziale e psicologico tutto giocato tra amore e morte. Ovvero tra la capacità dell’amore di farsi definizione ancestrale di un modello di vita, che ha in sé il senso del destino, e la realtà della morte che diventa, nei suoi scritti, sempre più consapevolezza di un andare nel di dentro della vita stessa senza la paura della perdita.


Nel 1947 esce Il cielo rosso. Una storia il cui segno politico è preciso. Ma ci sono altri libri che sottolineano il rapporto sempre più profondo, appunto, tra la morte come consapevolezza di definito e la vita come attesa del definire.


“Il male oscuro” del 1964 segna, comunque, il suo punto di riferimento non solo letterario, ma anche esistenziale. È “Il male oscuro” che rende Berto scrittore “nuovo” in un contesto in cui il legame letteratura e psicanalisi costituiva un dialogo sempre aperto e discutibile. Ci sono i libri di memoria come quello già citato del 1947 e poi “Guerra in camicia nera” del 1955. Altri come “Il brigante” del 1951. Al 1978 appartiene  “La gloria” in cui c’è un rapporto costante tra Gesù e Giuda.


Del 1966 è “La cosa buffa”. Un romanzo d’amore che, comunque, non raggiunge quella tensione lirica alla quale lo stesso Berto tendeva. È con “Anonimo veneziano”, negli anni Settanta, che l’incontro tra amore e morte trova la sua più inquieta profondità.


 

Matteo Renzi: Avanti tutta o fan culo la Casta! Dopo Grasso e mezzo PD anche Alfini vergogna!

......Matteo Renzi non ha intenzione di fare dietrofront sulla riforma del Senato e dopo avere ribadito domenica che «la musica deve cambiare», nell’intervista al Corriere della Sera si dice convinto che il disegno di legge del governo verrà presentato (al telefono con Rtl 102.5 ribadisce: «Io mi gioco la faccia, se non si cambia la politica farà a meno di me») e che oggi sarà tranquillamente ufficializzato come da programma: «Scendo io in sala stampa a Palazzo Chigi, con i ministri, a presentarla». Ma è proprio un ministro, nonché leader di uno dei partiti della maggioranza, Stefania Giannini, segretaria politica di Scelta Civica, a tirare il freno a mano proprio nel giorno in cui si riunisce l’esecutivo per mettere a punto il disegno di legge di riforma costituzionale.



«Dibattito necessario»

«È un po’ inconsueto che sia il governo a presentare una proposta di legge su questo tema - puntualizza Giannini in un’intervista a Radio Città Futura - . Serve che il Parlamento ne discuta per ritoccare e migliorare alcuni aspetti». L’esponente di Scelta Civica invita il premier a non avere fretta («anche se non credo che il verbo aspettare appartenga al vocabolario del presidente del Consiglio») e sottolinea la necessità di «qualche momento di riflessione e maturazione in più». Insomma, meglio «non farne una questione di calendario» e «non confondere l’irrinunciabile dibattito parlamentare con la manfrina di chi non vuole cambiare le cose».





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