From: Angelo Giubileo
Il 3 agosto scorso, Massimo Cacciari e alcuni altri intellettuali di sinistra hanno lanciato un appello dal titolo "Prepariamoci alle europee" (http://www.neldeliriononeromaisola.it/2018/08/236853/), al fine dichiarato, in vista delle elezioni europee del maggio 2019, di promuovere "una rete di iniziative per contrastare la deriva populista in atto".
Il manifesto è fortemente orientato in chiave ideologica e s'innesta quindi ampiamente nella tradizione del pensiero di "sinistra" del secondo dopoguerra. Non a caso nel manifesto si paventa il rischio della formazione di uno schieramento di "destra" che si appresterebbe a diventare "il più vasto" dalla fine appunto della II guerra mondiale. A fronte di tale rischio presunto, i firmatari invocano "l'assai grande responsabilità" di chi dovrebbe avere "un'altra idea di Europa". Senza affatto chiarire però cosa esattamente intendano. Dato che l'idea propagandata in questi circa 25 anni trascorsi degli "Stati Uniti d'Europa" non è servita a promuovere e sviluppare un'azione comune tra gli stessi stati membri su temi e materie fondamentali come la sicurezza comune, una finanza comune, una comune politica estera, una generale condivisione dei diversi sistemi di previdenza e assistenza sociale nazionali. E in aggiunta, sia chiaro senza alcun timore di essere smentiti, in considerazione soprattutto del fatto che in tali materie le decisioni, in base alla normativa comunitaria tuttora vigente dopo circa 25 anni di elaborazioni progettuali, necessitano di decisioni prese all'unanimità da parte dei capi di stato e di governo dei paesi membri.
Senza garanzia e tutela di difesa e patrimonio comuni, la Storia insegna che di fatto non sia possibile costruire alcuna organizzazione di potere davvero sovrana. E infatti, questo odierno è il risultato di un'Unione Europea sempre più divisa in se stessa, in cui emerge ora il dato comune preponderante di un potere elitario dei singoli stati nazionali messo ovunque sotto accusa da un fenomeno comune per l'appunto chiamato, ma semplicisticamente e soprattutto falsamente, "populismo". E infatti direi che si tratta piuttosto di un'idea diversa di Europa, che in qualche modo ha a che fare con l'idea dell'Europa viceversa "dei popoli" e non "degli stati". Un'idea, questa sì diversa, che in qualche modo intende opporsi al modello finanzocentrico, purtroppo ancora attuale nell'Ue, a guida franco-tedesca.
Quanto al quadro italiano, il manifesto critica maggiormente l'approccio della politica presente del governo in carica piuttosto che dare peso ai 25 anni di vita trascorsi viceversa a dar forza a ciò che gli stessi intellettuali definiscono un sistema divenuto di "potere incontrollato dei pochi, dei capi". Che sono al vertice delle strutture di governo nazionali e la cui scalata, nel caso almeno dell'Italia, è stata favorita da provvedimenti normativi come la legge sui sindaci, la depenalizzazione del reato di falso in bilancio e in genere la semplificazione delle procedure amministrativo-contabili e di controllo.
In definitiva, un appello , l'ennesimo a "sinistra", rivolto a "aree culturali disponibili a discutere problemi e a prendere iniziative necessarie". Insomma, una sorta di "Seconda Capalbio" di intellettuali radical-chic, ma nulla a che vedere, a quanto sembra, con la "Seconda Internazionale".
In fine, ma non certo da ultima, la questione dell'immigrazione internazionale. Altro che il governo giallo-verde, la questione e il problema sono "mondiali", così che dimostri allora l'Ue, se ne è in qualche modo ancora capace, non di poterlo risolvere ma minimamente affrontarlo mediante un'impostazione e una risoluzione comuni.
Il manifesto afferma che le politiche "progettate sono lontane da qualsivoglia realismo". Ancor più, direi, certi più che fumosi appelli e, in buona sostanza, inutili manifesti. Alla stessa stregua di quelle che, ripeto, sono state definite "politiche progettate lontane da qualsivoglia realismo", nient'altro che pura demagogia di sinistra.
Angelo Giubileo