L'INTELLIGENZA ARABA NON ISLAMICA

Si è spento di recente un grande esponente della cultura araba, Sadik al-Azm, forse il più grande filoso arabo vivente. Intellettuale globale, di formazione marxista e studioso di Kant, le cui antinomie della Ragion Pratica ha esaminato con un prezioso contributo di analisi esplicativa e di alto livello scientifico. Docente emerito a Damasco, a lungo insegnante negli atenei del Libano e della Germania, dove ha ricevuto il prestigioso premio Goethe. Amava l'Italia dove era stato visiting professor alla Luiss e aveva pubblicato sulla rivista "Filosofia e questioni pubbliche" numerosi interventi, rilasciando sulla sua attività anche un'intervista a Rai Educational, diretta in quel tempo da Giovanni Minoli. Conoscitore profondo della cultura araba, era critico dell'Islam, ritenuto da lui una religione oscurantista e oppressiva, dalla cui influenza voleva liberare il popolo arabo. L'amore per il mondo arabo, tuttavia, si accompagnava a conflitti interiori laceranti, proprio come accade di fronte ad un grande amore. Filo-occidentale, si lasciò andare ad un moto di gioia nazionalistico alla notizia dell'attacco dell'11 settembre alle Torri Gemelli: un sentimento che represse quando seppe che l'attentato aveva provocato tante vittime. Inviso in patria, incarcerato e perseguitato, trovò in Occidente la possibilità di esercitare la sua libertà di pensiero, fattore ineliminabile sulla via della conoscenza. Non è un caso che al-Azm contrapponesse modernizzazione e religione come insanabili antagonismi. A favore di illuminismo e secolarizzazione, al-Azm imputava alla mancanza di questi movimenti il declino arabo.
Casalino Pierluigi