GLI ARABI E LE CROCIATE

Il concetto di Crociate è rimasto a lungo estraneo alla storiografia araba, dal momento che quegli eventi non sono mai stati trattati particolare ed esauriente da parte dei cronisti e dagli storici musulmani, salvo qualcuno. Non è un caso, infatti, che le crociate siano state viste come avvenimento non diverso dalle altre guerre tra Islam ed infedeli, Franchi o Bizantini. La causa di questo errore, nella valutazione di un fenomeno storico di cui fu inizialmente vittima e poi avversario e vincitore, da parte araba è nata dal complesso di sprezzante superiorità, con cui i mussulmani guardarono all'Occidente. E persino le Crociate furono viste con fatto marginale e lo stesso silenzio fastidioso con cui si registrò l'arrivo dei Crociati, al punto che si disse di loro soltanto che furono un flagello come tanti altri, da cui si cercò di difendersi con l'astuzia e con le armi, che si risolse (e venne descritto) nelle lotte fra dinastie. Nell'ultimo secolo, accanto ad un rinnovato e più critico interesse da parte occidentale nei confronti delle Crociate, analogamente in modo più realistico gli studiosi arabi hanno riesaminato i caratteri e la portata di un dato storico così rilevante: dato storico che riletto adeguatamente pone in luce quanta complessità racchiuda e soprattutto il mettere in evidenza che alla luce di esso l'Islam avviò una lunga fase di ripiegamento su sé stesso, tale da determinare il declino strutturale non solo dell'Arabismo classico, ma anche dell'esperienza generale della presenza araba nella Storia.
Casalino Pierluigi