CRISI DI PRODUTTIVITA' TRA AUSTERITA' E DEFICIT

Dopo la caduta dell'ordine di Yalta e dell'economia collettivista, si era celebrata la vittoria irreversibile del sistema della democrazia liberale come epilogo della Storia. In seguito a tali mutamenti di scenari. la situazione si è incartata a sorpresa, appesantendosi con l'irrompere numerose inattese variabili indipendenti, tra cui la crisi del 2008 e il successivo e sciagurato avvento della politica di austerità. l'Occidente, e soprattutto l'Europa, ha smarrito la leva della produttività e della sua crescita. Un evento che non ha più assicurato le maggiori capacità competitive e le relative opportunità. Da tutto ciò si è ingenerata una spirale complessa a più voci che sta trascinando in particolare il Vecchio Continente e in modo disastroso l'Italia in una spirale mostruosa di disperante crisi congiunturale che ormai si attesta su posizioni strutturali. Inoltre, c'è il rischio che, di fronte nuove alleanze internazionali come quelle di Paesi come Cina, India, Russia e altri ancora, divenuti players globali,  che sanno trovare nuovi modi per crescere, analoghe vie l'Occidente non sappia più individuare a breve, accecato dal fanatismo del rigore di bilancio. Se, infatti, l'Europa si dibatte in tale ultima e perniciosa condotta rigorista, gli Stati Uniti, da parte loro, pur sfuggendo alla sirena dell'austerità, impreparati all'esplodere dei nuovi giochi dell'attuale potere globale, si invischino nel loro endemico debito con il resto del mondo (e soprattutto con la Cina, con buona pace dell'atteggiamento di Trump nel caso del drone rubato dai cinesi), perdendo la preminenza del dollaro. Accadimento, quest'ultimo, che condurrebbe alla definitiva bancarotta della Repubblica stellata non diversamente da quanto si verificò con la Spagna del XVI secolo, che era allora la principale e più potente e ricca potenza mondiale anche dal punto di vista militare.
Casalino Pierluigi