IL RESOCONTO DEL PRIMO WORLD CAFÈ DI FERRARA CITTÀ DELLA CONOSCENZA


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Date: Wed, 10 Feb 2016 08:48:22 +0000

IL RESOCONTO DEL PRIMO WORLD CAFÈ DI FERRARA CITTÀ DELLA CONOSCENZA
IL RESOCONTO DEL PRIMO WORLD CAFÈ DI FERRARA CITTÀ DELLA CONOSCENZA
Carissimi, dopo il grande successo del world café dello scorso dicembre è giunto il momento di tornare a parlare di Ferrara Città Della Conoscenza: prendendo spunto da ognuno dei tavoli di lavoro, vi inviamo dei brevi resoconto corredati da alcune parole chiave.

Vi ricordiamo che potete inviare qualsiasi contributo utilizzando, sui social media, l'hashtag #FerraraCittàDellaConoscenza, o commentando sulle pagine di Ferraraitalia al link
http://www.ferraraitalia.it/manifesto-per-ferrara-citta-della-conoscenza-64794.htmlattraverso il quale da oggi sarà possibile consultare, oltre al manifesto, tutti gli articoli, i file multimediali e tutti i contenuti relativi al progetto.

Restate aggiornati e a breve tutte le novità sui prossimi incontri pubblici
TAVOLI GIALLI - I BISOGNI
Cos'è un bisogno? Da un lato, esso si mostra come una mancanza, un deficit rispetto ad uno standard o uno stato atteso (ho bisogno di assumere un certo numero di calorie per vivere); dall'altro, esso si manifesta come una spinta all'azione, un impulso ad agire (ho fame: quindi agisco per trovare cibo).Non è facile identificare i bisogni di conoscenza in un'epoca caratterizzata da uno straordinario eccesso di informazioni che sfuggono alle limitate capacità di elaborazione del singolo; non è facile identificare i bisogni anche per la polisemia di significati del concetto stesso di conoscenza che rimanda sempre ad altri concetti complessi come apprendimento, saperi, competenze, capacità, comunicazione, formazione, informazione. Un termine dunque che è interpretato in base al senso comune in modi diversi da persone differenti, che può essere concettualizzato e definito in modi diversificati e da diverse prospettive anche nell'ambito della "Città della Conoscenza".
Internet e le tecnologie digitali hanno consentito ad ogni fruitore dell'informazione di diventare a suo modo produttore e non più e non solo destinatario passivo. Esse tuttavia, creando abbondanza, hanno introdotto anche nuovi problemi, primo tra tutti quello della qualità ed attendibilità delle informazioni circolanti; esse tendono paradossalmente ad isolare ancora di più i soggetti davanti al video del proprio computer e dei dispositivi mobili, aumentando il rischio di dipendenza e solitudine (non a caso la Comunità Europea finanzia progetti per affrontare questo problema). La facilità nel reperire informazioni da parte degli utenti si coniuga con la difficoltà nel trovare modi nuovi per attrarre l'attenzione di soggetti sempre più difficili da sorprendere e molto abituati a ricevere stimoli i più diversi. Questa situazione pone in discussione il concetto stesso di conoscenza, mettendo in risalto gli aspetti tecnologici, ideologici e l'impatto di questi sulla psicologia delle persone.
Dunque, malgrado l'indubbia importanza delle tecnologie digitali - e dei social media in particolare - emerge un forte bisogno di socialità, di comunità, di relazione personale diretta. E si intuisce anche la necessità di disporre di tecnologie ancora più avanzate in grado di aggregare e sintetizzare grandi insiemi di informazioni disperse. Non a caso viene segnalato ripetutamente un problema di scarsa informazione circa i servizi offerti (a Ferrara molto numerosi) e una forte frammentazione che porta a diffondere l'informazione entro circuiti separati e non comunicanti fra loro; più in generale, si rimarca l'esigenza, come cittadini, di poter disporre di informazione attendibile e di qualità. A fronte di questo, emerge un forte bisogno di "fare" che vada oltre le informazioni (cognitive) per coinvolgere i corpi e le emozioni delle persone. I giovani, maggiori beneficiari della conoscenza, sono ritenuti la porzione di popolazione che a queste tematiche dovrebbe essere più vicina, tenuto anche conto che l'eccesso di informazione produce (paradossalmente) ignoranza e che l'immersione nel presente mediatico ha portato ad un drastica perdita della memoria storica e della capacità critica. 
TAVOLI ROSSI - LE RISORSE
L'individuazione delle risorse della conoscenza si scontra spesso con il problema del "dato per scontato": forse per questo nelle conversazioni non sono emersi con forza attori che lavorino direttamente sulla conoscenza (come l'Università), che producano ed usino conoscenza (come le imprese) o che conservino conoscenza in forma codificata (come molte organizzazioni pubbliche). Né sono emersi luoghi ed artefatti che incorporano conoscenza come musei, chiese, piazze, palazzi, macchine, eventi e installazioni. Un fatto strano per una città come Ferrara che si offre come un libro gigantesco alla lettura di quanti ne possiedano i codici. D'altro canto, l'identificazione di risorse implica una chiara definizione di cosa sia conoscenza, di come si produca, si mantenga e degradi. Eppure di attori, processi, istituzioni, ambienti, strutture e tecnologie della conoscenza (le risorse appunto) bisogna necessariamente parlare per avviare la "città della conoscenza".
Il sapere delle persone emerge comunque come componente fondamentale in svariate forme: attraverso il racconto di storie, il portare in piazza il sapere, condividere esperienze, imparare e mettere in mostra vecchi mestieri, la valorizzazione dei prodotti culturali tangibili (come il cibo). Si tratta di modi attraverso i quali esprimere tanto la conoscenza esplicita e pubblica che quella tacita e personale attraverso processi di socializzazione, interiorizzazione, esteriorizzazione, combinazione capaci di generare conoscenza in nuove forme realmente utilizzabili. Ed è proprio questa creazione di conoscenza la base per un innovazione a livello locale capace di creare un vantaggio competitivo o, meglio, un incremento della fiducia sottesa alla presenza di un robusto capitale sociale.
Emergono come luoghi di apprendimento istituzioni e famiglie, anche se viene però sottolineata la mancanza di collegamento, di rete, di comunicazione sistematica che possa consentire di valorizzare il mondo frammentato che c'è a Ferrara. Uno sforzo ulteriore deve essere dunque fatto per individuare gli attori chiave e per definire i luoghi, per capire il territorio per trovare persone che incarnano l'anima della città e della cultura locale.
Infine, viene ribadita l'importanza della potenza della tecnologia digitale che si manifesta attraverso le piattaforme capaci di ospitare e gestire in modo integrato e diffuso nell'ambiente cittadino pannelli, data base, totem informativi, APP installate su dispositivi mobili, archivi multimediali, interazioni intelligenti con le persone e le cose.
Tutto questo mette in risalto come la ricerca di risorse disponibili sia un aspetto critico, difficile da gestire, un tema che, per essere affrontato seriamente, richiede un cambiamento di prospettiva, uno spostamento dalla critica e dalla negatività alla creatività e al positivo, un passaggio dalla soluzione pensata a priori alla scoperta basata sull'apertura e il confronto. 
TAVOLI VERDI - IL FUTURO 2020
La futura città della conoscenza è immaginata come sostenibile (green), identitaria e chiaramente riconoscibile, sociale e responsabile, aperta e molto tecnologica, chiaramente orientata in architettura alla scelta della bio-edilizia e alla qualità della vita. Una città intelligente (smart city) dove l'ampia diffusione delle tecnologie digitali sembra garantire la qualità e la diffusione capillare dell'informazione, sostenendo la generazione di conoscenza, senza dimenticare che essa si crea soprattutto nei rapporti tra le persone, quando viene co-generata attraverso le conversazioni dirette e la diretta esperienza degli esseri umani. Proprio il valore delle persone è essenziale nella città della conoscenza: esso riguarda giovani e vecchi, generi e classi occupazionali. La città del futuro è infatti città inclusiva ed accogliente, dove i bisogni sono soddisfatti dalla comunità prima ancora che dai servizi, la cui struttura urbanistica è definita a misura d'uomo e di fragilità umane, con spazi d'incontro adeguati: essa si mostra come insieme integrato di luoghi di aggregazione e di crescita piuttosto che di consumo.
È una città che ha investito sulla scuola aprendola e collegandola, portandola in nuovi spazi educativi, spingendola ad andare oltre l'apprendimento formale, ristrutturandone la funzione dall'interno. L'Università stessa sarà aperta verso l'esterno mentre prospereranno nuove opportunità di formazione centrate su mestieri recuperati ed aggiornati e nuovi lavori altamente creativi e tutti da scoprire.
La forte identità culturale e storica, la diffusa conoscenza del passato e la valorizzazione dei manufatti e delle architetture che incorporano conoscenza vecchia e nuova renderà possibile un turismo relazionale ed emozionale in grado di costruire capitale sociale, anziché distruggerlo.
Il
capitale sociale di questa città produce fiducia e creatività, fantasia e vivacità, viene costantemente alimentato. È una città che inizia a viversi come post lavorativa, forse non più caratterizzata dalla assoluta centralità del ciclo lavoro-consumo che aveva connotato pesantemente la precedente fase industriale.
Per costruire e mantenere la brillantezza della città della conoscenza servono soggetti con professionalità precise, capaci di facilitare la connessione di persone, gruppi, organizzazioni ed istituzioni; capaci di comunicare e costruire reti, di entusiasmare spingendo al cambiamento, di stimolare la crescita della comunità, di progettare e gestire pezzi di cambiamento, di scovare le competenze informali e non formali e di metterle in rete.
La città della conoscenza scaturisce da un capitale umano forte di cui Ferrara già dispone (anche se servono imprenditori e nuove opportunità di lavoro creativo). Nel futuro sarà in grado di valorizzare le persone e non respingerle, sarà più fondata sulla comunità, sulle reti e la partecipazione, orientata ad una visione sistemica e con una cultura di supporto ai deboli. Sarà innovativa, creativa e guidata da un codice etico in grado di ispirare in modo coerente le scelte pubbliche e le azioni private. 
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