Rileggere De Amicis. L'attualità del suo "IL MAROCCO"

 

>> di  Casalino Pierluigi, 13.02.2016
> Nonostante che poco più di 85 anni fa il Regno del Marocco
> raggiungesse l'indipendenza, va detto che quel Paese godeva già dal XI
> secolo una sua particolare autonomia e proprio il Marocco fu uno dei
> primi stati al mondo che riconobbe gli Stati Uniti d'America come
> nuovo stato. Un'autonomia politica, quella del Marocco, che ha avuto
> modo di intrecciarsi con quella dell'Italia unita, basandosi sugli
> antichi rapporti di amicizia e di collaborazione risalenti con le
> antiche repubbliche marinare, da Genova a Pisa, ad altre. Le relazioni
> tra il Regno di Sardegna e quello d'Italia si intensificarono dal
> momento che il Bel Paese dovette ricostruire una fitta rete di
> contatti diplomatici e commerciali con i diversi paesi del mondo,
> all'avvio del suo percorso unitario nella seconda metà del XIX secolo.
> Dal 1849, quando il console sardo Giovanni Cuneo iniziò la sua opera
> di avvicinamento al Marocco, per giungere alla celebre missione
> politico-diplomatica del conte Stefano Scovasso e della sua nutrita
> delegazione, di cui faceva parte anche lo scrittore onegliese Edmondo
> De Amicis. E proprio l'autore ligure, ci ha lasciato in proposito una
> straordinaria ed attuale narrazione di quell'esperienza in terra
> marocchina. Il sovrano di quel Paese vedeva nell'Italia una grande
> opportunità, anche in ragione dell'assenza di mire coloniali da parte
> di Roma e soprattutto cogliendo l'occasione per inviare a studiare in
> numerose università italiane studenti del Marocco. Il sultano Mulay
> al-Hassan (1873-1884) accolse gli ospiti italiani con tutti gli onori,
> evocando i legami antichissimi tra la sua terra e l'Italia, in
> particolare quelli segnati dalla presenza romana nel Maghreb.
> L'esponente marocchino firmò un accordo per l'installazione di una
> fabbrica italiana di armi bianche a Fez e chiese l'invio di personale
> tecnico militare italiano per assistere lo stato marocchino anche per
> i vincoli politici che univano l'Italia alla Francia. L'Italia,
> infatti, consolidava la sua posizione nel Mediterraneo ed il Marocco
> appariva una valida opzione, suscettibile di ulteriori sviluppi. Le
> mire espansionistiche di altre Nazioni europee finirono, tuttavia,per
> costringere l'Italia a perseguire altre soluzioni, nel contesto di
> nuove condizioni internazionali (Rinvio al mio articolo su Tangeri
> pubblicato da Asino Rosso). De Amicis, nel contesto di quella
> missione, ci ha lasciato riflessioni che merita davvero rileggere:
> riflessioni che muovono dalla celebrazione del cous cous, "piatto che
> lega principi e popoli" e che comunque già si era affermato nel resto
> del Mediterraneo, alle considerazioni sulla civiltà marocchina di
> notevole spessore: "Lo stretto di Gibilterra è forse di tutti gli
> stretti quello che separa più nettamente due paesi diversi, e questa
> diversità appare anche maggiore andando a Tangeri da Gibilterra. Qui
> ferve ancora la vita affrettata, rumorosa e splendida delle città
> europee e un viaggiatore di qualunque parte d'Europa sente l'aria
> della sua patria nella comunanza d'una infinità d'aspetti e di
> consuetudini. A tre ore di là, il nome del nostro continente suona
> quasi come un nome favoloso: cristiano significa nemico, la nostra
> civiltà è ignorata o temuta o derisa: tutto, dai primi fondamenti
> della vita sociale fino ai più insignificanti particolari della vita
> privata, è cambiato:è scomparso fin anche ogni indizio della vicinanza
> d'Europa".
> Per concludere non è male fare memoria del breve soggiorno marocchino
> di Giuseppe Garibaldi, esule sulla via degli Stati Uniti d'America,
> dopo la sfortunata parentesi della Repubblica romana e di quella di
> Venzia nel 1849.