Martedì 9 febbraio, ore 19, a Roma, nella sede della Quirinetta, Cosimo Dino-Guida, attore, giornalista, scrittore ed editore presenta il suo ultimo romanzo WHITE BLOOD e la sua casa editrice NETtarget (Napoli). INTERVISTA ESCLUSIVA PER LA NOTIZIAH24.
D-Cosimo, la presentazione del tuo nuovo libro a Roma, un approfondimento?
R- WHITE BLOOD è un romanzo. È il mio primo romanzo, ed è quindi una particolare soddisfazione essere arrivato prima al termine della stesura, poi a vederlo stampato, pubblicato e distribuito nelle librerie nazionali e internazionali. Ci sarebbe molto da dire, su come è nato, su come io abbia cercato di dare vita a una storia avvincente e su come abbia attinto dalle mie esperienze precedenti di scrittura – dal giornalismo, ai racconti e alla poesia, senza tralasciare il tanto lavoro fatto per perfezionarmi nella scrittura di testi teatrali – e dalla tanta vita vissuta, per arrivare a "partorire" un'opera capace di incontrare il gusto di un vasto pubblico.
La cosa più difficile è stata trovare la forma giusta per aprire il libro, per avere subito un impatto sul lettore e accattivarne l'attenzione. Credo di averlo riscritto almeno dieci volte.
Altra cosa difficilissima è stata la scelta del titolo. Un romanzo italiano, scritto in italiano, perché dovrebbe avere un titolo in inglese? Semplicemente, perché la stragrande maggioranza delle scene è ambientata fuori dai confini nazionali e in un dialogo, tra il protagonista (uno scrittore) e un amico londinese (un giornalista) parlano dell'ultima cosa che sta per essere pubblicata, ed è venuta fuori l'espressione "white blood, perché il bianco è l'assenza di ogni colore e il sangue di chi non sa dare senso alla propria vita non può essere rosso e blu, ma può avere solo il colore del nulla."
Facendone un brevissimo riassunto, in poche parole, si potrebbe dire che WHITE BLOOD è la materializzazione del desiderio di poter eliminare dal mondo coloro che volontariamente si sono accaniti contro noi stessi, facendoci del male e cambiando il corso della nostra vita. Quanti, almeno una volta, hanno detto a se stessi "Lo ammazzerei!"? Così inizia una storia di odio e amore, di sangue e di pace, di omicidi e sospetti. Una storia che non finirà finché l'omicida non vedrà la fine di tutti i suoi nemici.
Parlando della serata al Quirinetta del 9 febbraio prossimo, sono stato contattato dalla organizzatrice dell'evento che mi ha invitato a presentare il mio romanzo nel corso di una serata-evento in cui si alterneranno musica e tre scrittori. L'invito è stato accolto da me con grande entusiasmo, soprattutto perché ho un grande amore per il teatro, perché ho scritto tanto per il teatro, e perché da troppo tempo non ho avuto occasione di calpestare un palcoscenico. Dire che mi sento emozionato sarebbe sbagliato. Dire che sto dando fondo alle mie risorse mentali per essere assolutamente concentrato, è pura verità.
D- Cosimo, anche una "sfilata" per la tua nuova casa editrice, quali libri a autori finora prodotti?
R- Ho fondato la Nettarg Editore da poco meno di un anno, e ho donato a questa mia creatura tutto quello che avevo. Ho cominciato per rompere alcune regole del gioco: 1) si decide di non pubblicare qualcosa che viene proposto solo dopo averlo letto dalla prima all'ultima pagina. 2) Autori di teatro e poesia hanno solo due possibilità: o si autopubblicano o pagano per farsi pubblicare e in entrambe i casi i loro libri non vengono distribuiti.
Se queste premesse ho deciso di inventami editore, ho trovato un distributore abbastanza serio, ho cominciato a leggere le cose che mi arrivavano, chiedendo anche il parere di altri lettori di mestiere. Così ho trovato Mary Blindflowers, e le ho proposto un "contratto a vita" perché scrive bene e scrive tutto: teatro (ho pubblicato I Gelsi neri), poesia (è appena uscita una sua silloge (Utensili sparsi) e un doppio miniromanzo (Il filo conduttore e Jamper Flik). Lei me ha fatto conoscere due suoi amici scrittori, Fremmy e Pablo Paolo Peretti, e ho pubblicato – scritto dalle loro sei mani – Cucina di rabbia e poesia. Una silloge di Fremmy Note annegate è inclusa nello stesso libro di poesie di Mary, e sto per pubblicare anche le composizioni di Pablo Paolo Peretti in una edizione bilingue. Da sola è poi arrivata Rossana Lozzio, e le ho volentieri pubblicato un ottimo romanzo (Dentro l'obiettivo) e tramite la Pubblica Bettola di Mario Borghi è arrivato un bel romanzo di Chiara Bezzo che vedrà la luce all'inizio della primavera.
Per ogni pubblicazione è stato particolarmente curato l'allestimento, la grafica, la scelta dei materiali, per dare alla fine un bel libro a costo e prezzo sufficientemente contenuto.
Ma non si fa vera cultura se si trascurano i punti di riferimento classici, e la collana dei Classici ho voluto che partisse dal padre della lingua. Il De vita nova di Dante è stata la mia prima pubblicazione in un volume che racchiude anche tutte le sue poesie non comprese nelle raccolte più note. Sul campo dei classici, ora, stiamo lavorando su Machiavelli per pubblicarne una trilogia.
D- Cosimo, la tua filosofia editoriale in generale....
R- Si potrebbe riassumere molto brevemente in pochi aggettivi che hanno un comune denominatore: qualità più rarità più novità.
Quindi ricerca di nuovi autori di qualità nelle branche letterarie meno pubblicate, per dare una seria possibilità a chi vale e per insegnare che nulla di quello che viene scritto va sottovalutato.
Per continuare, allestimenti tipografici di alta qualità sia che se ne faccia una pubblicazione economica, sia che si decida di investire su un testo per farne una edizione particolarmente ricercata che possa diventa un gioiello letterario da leggere, conservare e tramandare.
Per finire la valorizzazione e la ripubblicazione di antichi testi della nostra storia letteraria – a partire dai greci, passando per i romani e il rinascimento fino al periodo illuminista - per riscoprire le origini della nostra cultura e stimolarne la lettura e la conoscenza.
Da editore vorrei fare, insomma, quello che le grandi casi editrici non vogliono più fare e quello che i nostri ministeri (Pubblica Istruzione e Beni Culturali) hanno deciso di sacrificare sull'altare delle necessità di bilancio. Fare cultura, migliorare il livello culturale di un popolo, dovrebbero essere – politicamente parlando – obiettivi primari, ma sono obiettivi che se raggiunti non puntellano le poltrone, ma ne scardinano i piedistalli. Tocca a noi, a quelli che hanno saputo leggere, intervenire e dimostrare che "loro" hanno sempre avuto torto.
*a cura di R. Guerra
D-Cosimo, la presentazione del tuo nuovo libro a Roma, un approfondimento?
R- WHITE BLOOD è un romanzo. È il mio primo romanzo, ed è quindi una particolare soddisfazione essere arrivato prima al termine della stesura, poi a vederlo stampato, pubblicato e distribuito nelle librerie nazionali e internazionali. Ci sarebbe molto da dire, su come è nato, su come io abbia cercato di dare vita a una storia avvincente e su come abbia attinto dalle mie esperienze precedenti di scrittura – dal giornalismo, ai racconti e alla poesia, senza tralasciare il tanto lavoro fatto per perfezionarmi nella scrittura di testi teatrali – e dalla tanta vita vissuta, per arrivare a "partorire" un'opera capace di incontrare il gusto di un vasto pubblico.
La cosa più difficile è stata trovare la forma giusta per aprire il libro, per avere subito un impatto sul lettore e accattivarne l'attenzione. Credo di averlo riscritto almeno dieci volte.
Altra cosa difficilissima è stata la scelta del titolo. Un romanzo italiano, scritto in italiano, perché dovrebbe avere un titolo in inglese? Semplicemente, perché la stragrande maggioranza delle scene è ambientata fuori dai confini nazionali e in un dialogo, tra il protagonista (uno scrittore) e un amico londinese (un giornalista) parlano dell'ultima cosa che sta per essere pubblicata, ed è venuta fuori l'espressione "white blood, perché il bianco è l'assenza di ogni colore e il sangue di chi non sa dare senso alla propria vita non può essere rosso e blu, ma può avere solo il colore del nulla."
Facendone un brevissimo riassunto, in poche parole, si potrebbe dire che WHITE BLOOD è la materializzazione del desiderio di poter eliminare dal mondo coloro che volontariamente si sono accaniti contro noi stessi, facendoci del male e cambiando il corso della nostra vita. Quanti, almeno una volta, hanno detto a se stessi "Lo ammazzerei!"? Così inizia una storia di odio e amore, di sangue e di pace, di omicidi e sospetti. Una storia che non finirà finché l'omicida non vedrà la fine di tutti i suoi nemici.
Parlando della serata al Quirinetta del 9 febbraio prossimo, sono stato contattato dalla organizzatrice dell'evento che mi ha invitato a presentare il mio romanzo nel corso di una serata-evento in cui si alterneranno musica e tre scrittori. L'invito è stato accolto da me con grande entusiasmo, soprattutto perché ho un grande amore per il teatro, perché ho scritto tanto per il teatro, e perché da troppo tempo non ho avuto occasione di calpestare un palcoscenico. Dire che mi sento emozionato sarebbe sbagliato. Dire che sto dando fondo alle mie risorse mentali per essere assolutamente concentrato, è pura verità.
D- Cosimo, anche una "sfilata" per la tua nuova casa editrice, quali libri a autori finora prodotti?
R- Ho fondato la Nettarg Editore da poco meno di un anno, e ho donato a questa mia creatura tutto quello che avevo. Ho cominciato per rompere alcune regole del gioco: 1) si decide di non pubblicare qualcosa che viene proposto solo dopo averlo letto dalla prima all'ultima pagina. 2) Autori di teatro e poesia hanno solo due possibilità: o si autopubblicano o pagano per farsi pubblicare e in entrambe i casi i loro libri non vengono distribuiti.
Se queste premesse ho deciso di inventami editore, ho trovato un distributore abbastanza serio, ho cominciato a leggere le cose che mi arrivavano, chiedendo anche il parere di altri lettori di mestiere. Così ho trovato Mary Blindflowers, e le ho proposto un "contratto a vita" perché scrive bene e scrive tutto: teatro (ho pubblicato I Gelsi neri), poesia (è appena uscita una sua silloge (Utensili sparsi) e un doppio miniromanzo (Il filo conduttore e Jamper Flik). Lei me ha fatto conoscere due suoi amici scrittori, Fremmy e Pablo Paolo Peretti, e ho pubblicato – scritto dalle loro sei mani – Cucina di rabbia e poesia. Una silloge di Fremmy Note annegate è inclusa nello stesso libro di poesie di Mary, e sto per pubblicare anche le composizioni di Pablo Paolo Peretti in una edizione bilingue. Da sola è poi arrivata Rossana Lozzio, e le ho volentieri pubblicato un ottimo romanzo (Dentro l'obiettivo) e tramite la Pubblica Bettola di Mario Borghi è arrivato un bel romanzo di Chiara Bezzo che vedrà la luce all'inizio della primavera.
Per ogni pubblicazione è stato particolarmente curato l'allestimento, la grafica, la scelta dei materiali, per dare alla fine un bel libro a costo e prezzo sufficientemente contenuto.
Ma non si fa vera cultura se si trascurano i punti di riferimento classici, e la collana dei Classici ho voluto che partisse dal padre della lingua. Il De vita nova di Dante è stata la mia prima pubblicazione in un volume che racchiude anche tutte le sue poesie non comprese nelle raccolte più note. Sul campo dei classici, ora, stiamo lavorando su Machiavelli per pubblicarne una trilogia.
D- Cosimo, la tua filosofia editoriale in generale....
R- Si potrebbe riassumere molto brevemente in pochi aggettivi che hanno un comune denominatore: qualità più rarità più novità.
Quindi ricerca di nuovi autori di qualità nelle branche letterarie meno pubblicate, per dare una seria possibilità a chi vale e per insegnare che nulla di quello che viene scritto va sottovalutato.
Per continuare, allestimenti tipografici di alta qualità sia che se ne faccia una pubblicazione economica, sia che si decida di investire su un testo per farne una edizione particolarmente ricercata che possa diventa un gioiello letterario da leggere, conservare e tramandare.
Per finire la valorizzazione e la ripubblicazione di antichi testi della nostra storia letteraria – a partire dai greci, passando per i romani e il rinascimento fino al periodo illuminista - per riscoprire le origini della nostra cultura e stimolarne la lettura e la conoscenza.
Da editore vorrei fare, insomma, quello che le grandi casi editrici non vogliono più fare e quello che i nostri ministeri (Pubblica Istruzione e Beni Culturali) hanno deciso di sacrificare sull'altare delle necessità di bilancio. Fare cultura, migliorare il livello culturale di un popolo, dovrebbero essere – politicamente parlando – obiettivi primari, ma sono obiettivi che se raggiunti non puntellano le poltrone, ma ne scardinano i piedistalli. Tocca a noi, a quelli che hanno saputo leggere, intervenire e dimostrare che "loro" hanno sempre avuto torto.
*a cura di R. Guerra