Gli eccentrici eterni, da Geronimo a Tolkien al Barone Von Urgen

di Luca Siniscalco da Barbadillo


Il fascino degli "Eccentrici" di Alvi: da Geronimo a Tolkien e al Barone von Ungern


L'anticonformismo quale cifra stilistica umana è una peculiarità comune a numerose figure elaborate dalla cultura europea degli ultimi due secoli.
L'"uomo inattuale" di nietzscheana memoria, recuperato nella speculazione di Cacciari all'interno della tematizzazione dell'"uomo postumo", così come il Ribelle e l'Anarca prospettati da Jünger, non sono che alcuni esempi di un'esigenza antropologica alternativa attraverso cui rinnovare le complesse e confliggenti polarità di individuo e comunità, passato e futuro, conservazione e profetismo. All'interno di tale cornice fa la sua comparsa una nuova figura, quella dell'eccentrico. Ne è padre teorico Geminello Alvi, economista, poliedrico intellettuale e, aggiungiamo noi, filosofo, nella misura in cui la sua splendida prosa letteraria, che è paratattica, elegante e incisiva, ricerca nella vita un fondo di meraviglia e abissalità a cui soltanto l'autentico erotismo conoscitivo può aspirare. E lo fa con il linguaggio della biografia, in un saggio pubblicato da Adelphi, Eccentrici, che riunisce quarantadue profili di uomini irregolari. Uomini eccentrici appunto, tali giacché la loro intima vocazione li ha posti al di fuori del centro in cui i rivoli del conformismo sociale, politico e, soprattutto, esistenziale sfociano nel mare magnum della banalità.
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