giovedì 1 dicembre 2011

ROCKERILLA DICEMBRE: In edicola!

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COVER STORY:  The Black Keys


ARTICOLI/INTERVISTE:

CONTRATTO DISCOGRAFICO: come districarsi 

LEWIS FLOYD HENRY 
HELIOS CREED 
RICHARD WARREN 
GIANMARIA TESTA
FABRIZIO CAMMARATA
TARWATER
FREI 
ESOTERIC
ANTERIOR/MALEFICE/SYLOSIS
AS I LAY DYNG 

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CARTA STAMPATA Intervista:  Pietro Grossi

DISCO DEL MESE: THE BLACK KEYS

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Italia Avanguardista /La Meteora- Lo scioglimento dell'equivoco: la verità su Nietzsche

Lo scioglimento dell'equivoco: la verità su Nietzsche

 
 
Ebbene, Nietzsche è il ragazzaccio dei filosofi. Ma egli avrebbe davvero approvato, come molti pensano, l'ideale dell'uomo meramente e radicalmente reattivo, che si definisce cioè solo come un oppositore cieco dell'autorità, che celebra l'impulso e la forza di natura nel senso più becero di tali termini, e la cui intera identità è costruita attorno alla vuota ribellione, alla sfida all'autorità, di qualunque tipo essa sia (e la cui identità, quindi, allo scomparire dell'autorità, scompare anch'essa)?
 
La risposta è chiaramente NO.
 
In primo luogo, e molti sbagliano sulla questione, nonostante Nieztsche condanni la "moralità degli schiavi", definendola insulto al mondo e negazione della vita, non sostiene affatto la moralità dei padroni. I padroni sono bruti, violenti, irriflessivi. Nietzsche non li indica affatto come un ideale, non dice che ci dovrebbero piacere, che la forza costituisce in diritto e così via. Non sostiene affatto la prepotenza o la pulsione cieca.
 
Al contrario: il modello di Nietzsche, che si identifica con lideale dell'Ubermensch, è l'ARTISTA, ovvero l'individuo che controlla e crea se stesso, e che distrugge i sistemi di valori non per gusto di cieca ribellione ma per crearne di nuovi. I quali rendano la sua vita un'opera d'arte che segua leggi affrancate dal pensiero morale precostiuito, e che vada cioè "al di là del bene e del male" ("Ed ecco, in questo estremo pericolo della volontà, si avvicina, come maga che salva e risana, l'arte; soltanto Lei è capace di volgere quei pensieri di disgusto per l'atrocità o l'assurdità dell'esistenza in rappresentazione con cui si possa vivere: queste sono il sublime come espressione artistica dell'atrocità e il comico come sfogo artistico del disgusto per l'assurdo che caratterizza la vita.", da La nascita della tragedia).
 
Di fatto, il modello dell'uomo reattivo, come lo abbiamo definito poc'anzi, potrebbe invece rappresentare la precarietà della nostra posizione in un mondo post-nietzschiano. Vale a dire, secondo Nietzsche dovremmo andare "al di là del bene e del male", lasciandoci indietro tutte le nostre consolazioni metafisiche: Dio, il cielo, l'anima, un ordine morale del mondo e così via; ma nell'abbandonare un altro mondo, un oltre ultraterreno, corriamo il grande pericolo di scivolare nel nichilismo: "La forma estrema del nichilismo sarebbe che ogni credenza, ogni 'tener per vero' sia necessariamente falso, perchè non esiste affatto un mondo vero".
 
In altri termini, una volta che abbiamo abbandonato l'idea di un qualche eterno e perfetto oltre, e ci resta solo quel flusso caotico che è il mondo, siamo in pericolo, per Nietzsche, di cadere in un nichilismo in cui tutto-va-bene, in un tutto-è-libero-per-tutti morale e intellettuale. La possibilità di una simile prospettiva terrorizzava Nietzsche, ma non fu qualcosa con cui il filosofo si dovette fronteggiare direttamente, poichè al suo tempo l'Europa era ancora un luogo permeato di un senso morale (complice la tradizione religiosa) oppressivo. Quindi aveva decisamente senso - anzi, fu un atto di grande coraggio e preveggenza - agire come fece, sfidare la tradizione, mettersi contro la Chiesa. L'ultima cosa a cui Nietzsche pensava era creare un'altra religione, un altro sistema eterno e assoluto, e quindi, una volta fatta la sua mossa, non poteva fare altro che consigliare ai suoi lettori di conferire reale senso alla propria vita e di farne un'opera d'arte.
 
Ma noi, cosa si suppone che si debba fare, ora che l'oscura coperta del nichilismo ci è scivolata addosso? (E se anche non ne siete consapevoli, fidatevi di me, è successo.) Tra il continuare ad agire, a criticare e distruggere i vecchi idoli nello sforzo di forgiare una nuova strada e nuovi valori dettati dall'arte, e immergersi invece nel nuovo nichilismo, nel tutto-è-libero-per-tutti, c'è una linea sottile e indistinta. Guai ad accettare il caos dell'esistenza senza però riuscire a forgiarsi e formarsi, guai ad avere contatti col caos dell'esistenza dettati solo da spirito di rassegnazione. Altrimenti il prezzo da pagare è l'uomo del novecento. Ma d'altronde non si può certo imputare a Nietzsche il fatto che la sua filosofia richieda un'elevata capacità d'interpretazione, astrazione e comprensione. E d'altronde l'arte non è per tutti.

"Il mio tempo non è ancora venuto; alcuni nascono postumi."

di
Denny Pitch
 

PostPD per un nuovo progressismo culturale: 3 e 4 dicembre Stati generali della Cultura - il programma


 
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Stati generali della Cultura: il programma del 3 e 4 dicembre

Sabato 3 e domenica 4 dicembre si terranno a Roma gli Stati generali della Cultura. Un appuntamento, organizzato dal PD dopo i lavori di oltre settanta assemblee svoltesi in tutta Italia, nel corso del quale professionisti e operatori della cultura e dello spettacolo, esperti, studiosi, associazioni e forze sociali si confronteranno sulle prospettive del settore affinché l’Italia torni ad essere fabbrica di cultura, laboratorio di innovazione e creatività.

La due giorni che si svolgerà alle Officine Marconi (via Biagio Petrocelli, 147), si aprirà sabato alle ore 9.30 con la relazione di Matteo Orfini, responsabile Cultura e informazione del Pd, e si concluderà, domenica 4 dicembre, con l’intervento del segretario, Pier Luigi Bersani.

 
 


Intervista di Alessia Mocci a Federico Li Calzi ed alla sua nuova raccolta poetica Dittologie Congelate

http://lasinorosso.myblog.it/media/00/00/1461616669.jpgFederico Li Calzi (1981, Agrigento), autore della raccolta “Poetica Coazione” edita nel 2009 dalla casa editrice Tra@rt, è in procinto di
pubblicare la sua seconda silloge poetica dal titolo “Dittologie congelate”, la pubblicazione avverrà nel mese di gennaio 2012.

“Dittologie congelate” differisce dalla prima pubblicazione soprattutto per una rottura di stile, la forma poetica si trasforma in una
tecnica più ellittica e scorciata, priva di aggettivi, scarna e, con la presenza di giochi di parole e controsensi. Le tematiche, ci
informa l’autore, rimangono le stesse (incomunicabilità tra soggetti, ricordo, rimpianto, nostalgia per un amore) ed è il modus scribendi a
mutare per una ricerca quasi ossessiva del suono e della musicalità del verso, nel quale la terminologia utilizzata diviene simbolo.


Federico Li Calzi è stato molto disponibile nel rispondere ad alcune domande che anticipano molte curiosità relative a “Dittologie
congelate”. Buona lettura!

A.M.: Da “Poetica Coazione” a “Dittologie Congelate”. Cos’è cambiato?

Federico Li Calzi: È cambiato lo stile,
non il contenuto. Questa pubblicazione è la naturale evoluzione della forma di “Poetica Coazione”: il pensiero centrale, i sentimenti, l’
immagine mitica sono uguali.


A.M.: Qual è il significato del titolo di questa nuova raccolta?

Federico Li Calzi: Il termine
“dittologia”, in retorica significa: “congiunzione di due vocaboli simili nel significato e complementari”, e risponde alla tecnica dell’
amplificazione.
Le dittologie, molte volte, vengono rese “fisse” (congelate) dall’uso, possono attirarsi per allitterazione, essere in
gradazione o l’uno essere variante metaforica dell’altro. Es: vivo e vegeto/ senza garbo né grazia. Le numerose tecniche di amplificazione
presenti in quest’opera mi hanno fatto pensare a questo titolo.




A.M.: La tua ricerca del differenziare la struttura avrà mai fine?

Federico Li Calzi: Diceva Pavese: “Uno scrittore che non distrugge
costantemente il suo stile, la sua tecnica, è solo un poveretto”. Finita un’opera, ci si propone di rinnovare lo stile non il contenuto, la
forma non i sentimenti, proprio perché è nella forma e nello stile dove si avverte la stanchezza.


A.M.: Quali sono le tematiche
portanti delle “Dittologie Congelate”?

Federico Li Calzi: Le tematiche dei miei libri sono sempre costanti. E sono il ricordo, il
rimpianto, l’incomunicabilità sentimentale, la nostalgia, il passato, l’infanzia. Appartengo a quel mondo misterioso e fantastico che è il
nostro passato, l’infanzia, che costituiscono il pensiero ancestrale che ogni persona/scrittore ha dentro. Le mie poesie si riferiscono
sempre a questo mondo.


A.M.: Hai mai pensato allo scrivere in prosa oltre che in versi poetici?

Federico Li Calzi: Sì, è un’avventura
letteraria che ho iniziato da poco, e mi affascina molto. È un mondo che, tuttavia, apre nuove difficoltà. Lo scrivere in versi mi ha
abituato al sintetico, all’essenziale, allo scrivere ellittico e scorciato. Ho davanti un gran lavoro, invece, se voglio affrontare la
sfida della prosa. Devo costruire una nuova tecnica. Effettivamente l’idea di un romanzo mi tormenta da qualche tempo, ho delle cose da
raccontare, dei punti di vista, blocchi di realtà vissuta.


A.M.: Dedichi a qualcuno in particolare “Dittologie Congelate?

Federico Li
Calzi: No, in genere non dedico a nessuno i miei libri e le mie poesie. Piuttosto, preferisco immortalare nei versi quella persona o quella
situazione ed il loro modo di essere, attraverso descrizioni elaborate nella forma. Mi piace pensare che io sia capace di rendere immortale
quella persona attraverso l’Arte. Ma soltanto quando quella persona o quella situazione fa parte del mio passato.


A.M.: Pensando al
passato, qual è il commento su “Poetica Coazione” che ti ha maggiormente entusiasmato?

Federico Li Calzi: “Poetica Coazione” ha avuto un
successo che, sinceramente, non mi sarei mai aspettato. È stato recensito da numerose ed importanti riviste letterarie come “La Mosca” di
Milano, e numerosi referenti dell’estro a livello nazionale, docenti universitari come il Prof. Testa ed altre personalità, i cui nomi
sono, a ragion veduta, annoverati negli annuari e nelle antologie di poesia contemporanea, hanno espresso il proprio consenso sull’opera.
Mi pare altresì doveroso ricordare, soprattutto, le tante note positive e la prefazione del Prof. Mula.



A.M.: Pensando
al futuro, cosa ti aspetti dalla nuova raccolta?

Federico Li Calzi: Non mi aspetto mai nulla, in genere, e non penso mai al futuro: solo
così riesco ad affrontare il presente e superarlo per gradi. Dicevano i latini: “Faber est suae quisque fortunae”, ognuno è artefice del
proprio destino. Non ho aspettative, non pubblico per avere un riscontro economico ma solo per far conoscere la mia opera ed il mio modo
di vedere e concepire la poesia.


A.M.: Una curiosità: l’ultimo libro che hai letto?

Federico Li Calzi: Questo è difficile da dire,
poiché, in genere, inizio contemporaneamente tre o quattro libri, a volte anche cinque, e la sera scelgo di leggere quello che più si
addice al mio stato d’animo. Sono libri che vanno da antologie di poesia contemporanea, romanzi di vario genere, raccolte di poesia di
numerosi Autori italiani e stranieri, soprattutto dell’Ottocento e Novecento che, spesso, torno a leggere più volte. L’ultimo che ho letto
è, comunque, “Didascalie per la lettura di un giornale”, di Valerio Magrelli.


Lascio il link del sito nel quale potrete
scaricare gratuitamente la raccolta intitolata “Poetica Coazione” in attesa dell’ultima silloge poetica “Dittologie congelate”, ed il link
della pagina del social network Facebook:
http://www.federicolicalzi.it/


http://www.facebook.com/pages/Federico-Li-Calzi/188911001130172




Link Biografia Federico Li Calzi:
http://oubliettemagazine.com/2011/02/16/federico-li-calzi-vita-opere-e-critica/



Alessia Mocci

Responsabile dell’Ufficio Stampa di Federico Li Calzi





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È morta la piccola grande poetessa Erica Angelini

http://lasinorosso.myblog.it/media/00/00/2932484629.jpgErica Angelini (8 luglio 1982 – 30 novembre 2011) è morta ieri lasciandoci un vuoto incolmabile. La nostra giovane poetessa ha pubblicato
nell’aprile del 2011 la sua prima silloge poetica “Dall’anima alle parole”, edita dalla casa editrice Rupe Mutevole nella collana
editoriale “Trasfigurazioni”.

Da quell’aprile sono stati tanti i successi di Erica:
la mostra artistica “Sul filo dell’amicizia” con la
sua amica Tilde Costetti a Felina (RE) in maggio
la presentazione nell’Aperlibri “Una nuova generazione di poeti?” a Siena in agosto
la
presentazione a Buonconvento (SI) in settembre
la vittoria come libro del mese su “Il Romanziere l’arte di scrivere, la passione di
leggere” ad ottobre

“Dall’anima alle parole” racchiude cinquantasette poesie che tra sogno e realtà trasudano di vita. Le parole tra loro
sono perfettamente incastrate in armonico ritmo, un ritmo incalzante e teneramente sottile. La descrizione ed il vivere un amore, quel
sentimento che appartiene ad ogni essere umano, ad ogni donna, ad ogni uomo. Ma, l’intimismo che Erica Angelini mostra non è piegato alle
ragioni del suo solo sentire, piuttosto si sposta nell’universalità dell’emozione e saranno liriche come “La pietra di Bismantova”,
“Maschere”, “Il venditore di illusioni”, “Morfeo”, “Sonia e il mare”, “Fiumi di parole” a spartire la preponderanza del concetto poetico.


E noi di Rupe Mutevole la ricordiamo con le sue parole, con i suoi versi che insegnano il valore della vita, che mettono alla prova il
coraggio di ognuno di noi.

Erica Angelini viveva per la poesia e la poesia, ora, vive con lei.

IL SOGNATORE

C’è chi gli dice che i
sogni illudono l’anima
e che la sua vita non gli appartiene ...
C’è chi gli dice di non mirare mai a grandi cose
ma di accontentarsi di ciò
che la vita gli offre ...
che tanto questa è solo una farsa
e lui un sognatore cieco di realtà distorte.
Ma nessuno ha mai capito
che i
sogni lo aiutano a vivere meglio!
C’è chi lo considera un povero illuso,
lui che dei sogni sa farne un buon uso.
C’è chi lo guarda con
occhi un po’ storti,
lui uno scarto di società correnti.
Dorme pensando, vive sognando ...
vagando con la mente sempre un po’ assorta
si
lascia trasportare in mondi perfetti
dipinti di mille colori e profumi inebrianti.
Con occhi stupiti osserva dall’alto
un mondo che sembra
andare a rovescio,
vede scene di terrore e di pianto
chiedendosi se non sia meglio
rituffarsi nel mondo perfetto.
C’è chi gli ha detto
che sognare è un errore,
i sogni distorcono la realtà
coprendo ciò che non si vuol vedere.
C’è chi cerca di riportarlo su una retta via

quella di chi non sa vivere
senza tristezza e malinconia.
Ma lui non vuole camminare raso terra
in un mondo in cui gli uomini
non sanno
rinunciare alla guerra.
Lui che nei sogni sa trovare la forza
per vivere meglio ...
può correre tra nuvole bianche
in un mondo pulito,

cercar di afferrare una stella,
sfiorar la felicità con un dito ...
Lui che da tutti,
solo “ un sognatore” è definito.

Domani, venerdì 3
dicembre 2011 alle ore 15:00, nella parrocchia di Buonconvento (SI) ci sarà il saluto ad Erica.

Le più sincere condoglianze da parte dell’
editore e del team di Rupe Mutevole Edizioni.

Fonte:
http://oubliettemagazine.com/2011/12/01/e-morta-la-piccola-grande-poetessa-erica-
angelini/




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