domenica 9 luglio 2017

IL RUOLO DEGLI EBREI NELLA SPAGNA MUSULMANA

Nelle vicende della trasmissione della cultura da un mondo ad un altro vi furono due momenti meravigliosi che si collocarono ai lati estremi di una grande mezzaluna rivolta, come quella dei Turchi, verso il cielo: nella Siria e nella Spagna islamica. Nella punta rivolta ad Oriente, fu l'Islam a ricevere, o meglio a procurarsi con fame insaziabile, le scienze, il pensiero in genere e anche molta tecnica delle civiltà precedenti, traducendo opere greche e persiane, queste ultime in parte riflesso dell'India e della sua millenaria cultura e scienza. Nella Spagna musulmana, l'altro momento magico, una Spagna in cui - come si lamentava il vescovo Alvaro, ormai non si trovava più nessuno tra i Cristiani che scrivesse in latino, ma soltanto chi si rincorreva a scrivere meglio in arabo (i mozarabi non erano il solo esempio di ciò, ma anche nell'Europa l'arabo e la cultura islamica erano diventati uno status simbolo: Dante e San Tommaso d'Aquino furono anch'essi, in qualche modo averroisti) - l'Islam fu trasmettitore e donatore nei campi delle idee e della tecnica al mondo occidentale cristiano. In Ispagna, dunque, l'elemento fondatore di questa trasmissione del pensiero attraverso le traduzioni, anche se una parte fu svolta dai Cristiani, è costituito dagli Ebrei. Essi, conservando l'ebraico come lingua scritta (come parlata era già scomparsa da circa mille anni), avevano raggiunto allora una tale simbiosi con la cultura araba quale mai più raggiunsero con un altra cultura, salvo forse nella Germania pre-nazista. Soprattutto in Spagna, infatti, gli Ebrei realizzarono un'identità di idee e di lingua con gli Arabi che si potrebbe definire incredibile. Non solo: il lascito grandioso dell'Ebraismo sfardita ha ritrovato finalmente un riconoscimento (2015) da parte delle autorità spagnole contemporanee, che hanno concesso il diritto della cittadinanza spagnola ai discendenti degli Ebrei cacciati alla fine del XV secolo.
Casalino Pierluigi

sabato 8 luglio 2017

INTRODUCTION TO THE ETERNAL PROBLEM OF GOVERNEMENT

The fundamental problems of government, like most of the really basic problems of human existence, do not change. They remain essentially the same in all ages and in all places. Since the remote, prehistorical times when men first sought to improve their hard lot by establishing civil government of some kind - how, when, or where, no one can say - the fundamental problems involved must have been present, however dimly realized, as they are still present today. These problems, then as now, are essentially how to reconcile apparently opposite aims and ideals. How to reconcile, without constant resort to force, law with liberty, progress with stability, the State with the individual; how to reconcile government in power to law of some kind;how to reconcile government, strong enough to be effective, with the consent of at least the majority of the governed: these are the fundamental problems, always existent, always in the naturee of things demanding solution. It is not the problem that change; it is the solutions to them that very from age and from place to place. An infinity variety of solutions has been propounded in the course of human history.
Casalino Pierluigi

L'EREDITA' DI ALFARABI

E' assai difficile sottovalutare l'influenza di Alfarabi sulla filosofia islamica. Egli fu il capofila della teoria della struttura del reale e tracciò quelle linee argomentative che, sotto la complessiva designazione di "filosofia greco-araba", furono fatte proprie successivamente da Avicenna (Ibn Sina), Avempace (Ibn Bajjah) e Averroè (Ibn Rushd) e direttamente contribuirono a costruire il castello metafisico e cosmologico del Medio Evo occidentale come disegnato, ad esempio, da Dante Alighieri nel Convivio e nella Divina Commedia. Ma aldilà di queste considerazioni, che meriterebbero ben più ampia trattazione (e sulle quali in ogni caso già chi scrive si è intrattenuto anche su Asino rosso in altre occasioni), si è consapevoli che un'analisi del pensiero alfarabiano è talmente impegnativa che si è lungi da pervenire ad un'interpretazione definitiva del pensiero del filosofo islamico. Non da pochi osservatori, infatti, si è visto in Alfarabi un patrimonio culturale di derivazione sciita, ma, ad onor del vero, pur collocando Alfarabi in un periodo storico delicato e definito, è arduo precisare a pieno le coordinate culturale del pensatore arabo. Altri studiosi hanno creduto di identificare Alfarabi con Platone o Aristotele o di farne un "puro esegeta" dei due pilastri della filosofia ellenica: di Alfarabi, infatti, si è detto che è a tutti i titoli, un filosofo greco. I greci, tuttavia, furono veramente maestri del musulmano, ma in circostanze di spazio e di tempo, condizionamenti educativi e "idola" ideologici diversi, al punto di renderci circospetti nell'identificare Alfarabi totalmente nel pensiero greco. Altro rischio è quello di intravedere in Alfarabi segreti o sottintesi significati. Gli abitanti della sua CITTA' VIRTUOSA mostrano un così vasto, anzi cosmico significato, che la fisionomia di essi, oggi come oggi, ci farebbe sul serio inclinare per un Alfarabi cripto-sciita. Della questione ci siamo già occupati, e, mutatis mutandis, si è finito per cogliere un mix di sciismo e di sunnismo ortodosso nel'evoluzione della filosofia alfarabiana.
Casalino Pierluigi

venerdì 7 luglio 2017

INTERPRETAZIONE DEL FASCISMO

Che cosa fu dunque l'ideologia fascista? In primis, ricorrendo al pensiero di Angelo Tasca, definire il fascismo è anzitutto riscriverne la storia, ricostruendone nel bene e nel male la vicenda politica e sociale. Il fascismo fu un fenomeno dal quale non va disgiunta la consapevolezza di un'analisi storica doverosa. Se, infatti, a Versailles non fossero stati commessi certi gravi errori, se l'Italia fascista non si fosse legata alla Germania nazista, se in Francia avesse prevalso la tesi di coloro che volevano intervenire militarmente a fianco della Finlandia contro l'URSS, se Hitler non avesse stracciato il patto Ribbentrop-Molotov, e altro ancora. Tutti interrogativi a cui è ben difficile dare una risposta adeguata e attendibile. La crisi del 1929, determinata dalla guerra, fu la sola e vera causa dell'irrompere vittorioso del fascismo in tutta Europa. Lo sbocco fascista o autoritario, peraltro già messo in atto dagli eventi immediatamente successivi al primo conflitto mondiale non fu affatto inevitabile, né fu una necessità. Inoltre va sottolineato che il fascismo fu anche movimento di massa, avverso alla grande borghesia e nello stesso tempo al proletariato militante e capace di essere in fondo una terza forza. Su cosa fu il fascismo pesa anche il quesito mai esaurito su che cos'è ancora il fascismo e  se un sistema fascista possa esistere oggi e a che cosa in fondo si possa ispirare un fascismo di domani se mai ci sarà o avrà altri nomi. L'interpretazione del fascismo resta dunque aperta.
Casalino Pierluigi.

Fantozzi e la clonazione: ricordo di Paolo Villaggio

fonte Blasting News Italia

*di R. Guerra


ESTRATTO

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E' scomparso uno degli ultimi grandi comici del cinema e la cultura italiana. Paolo Villaggio, celebre soprattutto per la saga (10 film) cinematografica del ragionier Fantozzi con cui ha magnificamente illustrato la psicologia media e comune italiana per decenni. Ora Fantozzi è volato in paradiso come uno dei suoi ultimi film della serie: purtroppo non tornerà clonato come il suo ultimissimo, "Fantozzi 2000: la clonazione", vero e proprio travolgente volo nel futuro prossimo che merita già una breve analisi retrospettiva.

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Fantozzi, scomparso qualche tempo prima, viene clonato e riportato in vita per delibera del CDA della sua antica azienda che lo rivuole come esempio di impiegato perfetto e "robot" esecutore della politica aziendale. Da cui tutta una serie di eventi e paradossi, gag e battute che ricorda eccome, anche per il tema tecnologico, il migliore teatro di varietà che fu futurista e marinettiano, dello stesso Petrolini. Purtroppo, per i fans di Villaggio, la clonazione non è una tecnologia concreta.


BLASTING NEWS  ITALIA