giovedì 18 maggio 2017
La Spal alza la coppa “Ali della vittoria” | estense.com Ferrara
La Spal alza la coppa “Ali della vittoria” | estense.com Ferrara: (foto di Alessandro Castaldi) E' stata la stagione del sogno proibito poi diventato realtà con il finale magico regalato dalla partita di Terni e una gioia pazzesca assaporata nel pieno del recupero della gara del 'Liberati'. E dopo la festa che giustamente la Ferrara spallina si è goduta in lungo e in largo, mancava solo la ciliegina del saluto al 'Mazza' e al pubblico estense che ancora una volta ha riempito gli spalti. La Spal non ha mancato nemmeno l'ultimo appuntamento del campionato, trovando una vittoria in rimonta con il Bari - ancora una volta con il sigillo nel finale di gara firmato da Zigoni - che significa conquista matematica del primo posto e della coppa 'Ali della vittoria' che nell'immediato dopo gara è stata consegnata con il tradizionale cerimoniale ai biancazzurri. Il palco posto nella metà campo a ridosso della Curva Ovest, tanti bambini (dopo i rappresentanti delle squadre del settore giovanile che avevano sfilato prima della gara) con le maglie delle compagini
RUSSIAGATE
Casalino Pierluigi
Chi non ha la memoria corta ricorda bene che già prima della nascita dell'ordine di Yalta la Russia si prefiggeva uno scopo ben preciso. Quello di addomesticare il Vecchio Continente e di staccarlo progressivamente dall'alleanza transatlantica con gli Stati Uniti d'America. Durante la Guerra Fredda tale politica assunse un caratteristica assai chiare, quelle della Finlandizzazione dell'Europa. E ciò nel senso di creare in Europa le condizioni di neutralità disarmata in vista di un'egemonia determinante di Mosca. Se è vero che la Russia ritrovata può venire chiamata a costituire un fronte comune contro il terrorismo neo-islamico, è bensì vero che i leaders russi e prima ancora zaristi e poi anche sovietici hanno coltivato non troppo apertamente il sogno di ridurre l'Europa in una colonia esterna della Grande Madre Russia. Non va dimenticato che, come ricordava persino mio padre Michele Casalino, il protagonista del mio IL TEMPO E LA MEMORIA (continuato sul web in LE LUNE DI MARTE), che la Russia, il cui impero fu smembrato dopo il 1989-1991, non ha mai cessato di spingere la propria influenza fino alle Colonne d'Ercole. Al Maresciallo Zukov che telegrafva a a Stalin di essere arrivato a Vienna (e prima ancora a Berlino), il dittatore georgiano rispondeva evocando l'impresa dello zar Alessandro contro Napoleone: "Lo zar Alessanfro èra arrivato a Parigi". In relazione a queste considerazioni la mossa incauta-se dimostrata- del Presidente degli USA Trump di rivelare aii russi importanti notizie sensibili attinenti la sicurezza della Repubblica Stellata e dei suoi alleati, fa sorgere il dubbio che la leadership america non abbia letto e meditato a pieno la storia del mondo degli ultimi secoli e che non abbia abbastanza esperienza da poter assumere la guida dell'Occidente. Affiorano infatti particolari inquietanti e disarmanti su quella che è stata chiamata già Russiagate. Una vicenda che ricorda miolto da vicino, mutatis mutandis, il Watergate che portò alle dimissioni di Richard Nixon. Un Nixon, tutto sommato, colpevole solo di una leggerezza priva del peso geopolitico che potrebbe avere lo scandalo scoppiato alla Casa Bianca.
Chi non ha la memoria corta ricorda bene che già prima della nascita dell'ordine di Yalta la Russia si prefiggeva uno scopo ben preciso. Quello di addomesticare il Vecchio Continente e di staccarlo progressivamente dall'alleanza transatlantica con gli Stati Uniti d'America. Durante la Guerra Fredda tale politica assunse un caratteristica assai chiare, quelle della Finlandizzazione dell'Europa. E ciò nel senso di creare in Europa le condizioni di neutralità disarmata in vista di un'egemonia determinante di Mosca. Se è vero che la Russia ritrovata può venire chiamata a costituire un fronte comune contro il terrorismo neo-islamico, è bensì vero che i leaders russi e prima ancora zaristi e poi anche sovietici hanno coltivato non troppo apertamente il sogno di ridurre l'Europa in una colonia esterna della Grande Madre Russia. Non va dimenticato che, come ricordava persino mio padre Michele Casalino, il protagonista del mio IL TEMPO E LA MEMORIA (continuato sul web in LE LUNE DI MARTE), che la Russia, il cui impero fu smembrato dopo il 1989-1991, non ha mai cessato di spingere la propria influenza fino alle Colonne d'Ercole. Al Maresciallo Zukov che telegrafva a a Stalin di essere arrivato a Vienna (e prima ancora a Berlino), il dittatore georgiano rispondeva evocando l'impresa dello zar Alessandro contro Napoleone: "Lo zar Alessanfro èra arrivato a Parigi". In relazione a queste considerazioni la mossa incauta-se dimostrata- del Presidente degli USA Trump di rivelare aii russi importanti notizie sensibili attinenti la sicurezza della Repubblica Stellata e dei suoi alleati, fa sorgere il dubbio che la leadership america non abbia letto e meditato a pieno la storia del mondo degli ultimi secoli e che non abbia abbastanza esperienza da poter assumere la guida dell'Occidente. Affiorano infatti particolari inquietanti e disarmanti su quella che è stata chiamata già Russiagate. Una vicenda che ricorda miolto da vicino, mutatis mutandis, il Watergate che portò alle dimissioni di Richard Nixon. Un Nixon, tutto sommato, colpevole solo di una leggerezza priva del peso geopolitico che potrebbe avere lo scandalo scoppiato alla Casa Bianca.
Un ecofuturista siciliano alle Elezioni di Palermo: Antonino Gaeta
Antonino Gaeta
15 mag 2017
15 mag 2017
Lettera Aperta agli elettori. Amministrative 2017:
Antonino Gaeta Candidato al Consiglio Comunale.
Carissimi Amici e' con grande piacere che mi presento.
Il Mio Nome e' Antonino Gaeta, Artista, Presidente del Movimento Futurista Siciliano Contemporaneo.
Da circa 20 anni ,mi occupo principalmente di indagare il mondo della creativita' e ultimamente qualcuno mi definisce: un animatore culturale . Definizione che non mi dispiace.Tutti dovremmo ricoprire un ruolo fondamentale nella nostra societa',essere Animatori di qualunque cosa sia stimolo all'assopimento del nostro periodo storico.
Ogni presentazione che si rispetti dovrebbe partire con il dichiarare l'anno di nascita e ,come si diceva una volta ,io appartengo alla classe '76 .Si…ho quasi 42 anni ,nonostante sia rimasto un grande sognatore, ma sempre con i piedi per terra , perche' ,cari amici ,i sogni si attuano calpestando la realta' che ci criconda affrontandola.
Molti da queste prime righe si chiederanno…e quindi?? Piu' o meno una vita normale come tante.
Si in effetti una vita normale come tante. Si…Apparentemente normale ,come normale e' alzarsi ogni giorno in questa nostra amata citta' e nello scorrere degli anni ,voltare lo sguardo e non ritrovare i volti dei tuoi Amici. Quelli con cui sei cresciuto, quelli con cui hai vissuto i primi amori, le prime uscite, la prima birra … Si cari amici ,una vita normale tesa a lottare e a cercare uno spazio reale insieme a quanti continuano a voler restare nella propria citta' , tra i propri affetti , nella propria casa costruita con difficolta' e dove tutto il proprio mondo e' custodito. Questo , cari Amici , ha un prezzo alto nella nostra citta'! E se ti occupi di Arte ha un prezzo spesso anche maggiore.
Sapete ,detto tra noi, un Architetto senza lavoro e' un disoccupato, un Avvocato senza lavoro e' un disoccupato, un pittore, un cantante, un attore di teatro senza lavoro non e' un disoccupato ma spesso agli occhi della gente e' solo uno che non ha voglia di lavorare!
Eh si Cari Amici noi siamo considerati tali! Vi Faccio una confidenza che rimanga tra noi ovviamente .Negli utlimi anni ho esercitato il diritto di non votare! Come tanti ! Perche? Per mille motivi … Con il Tempo ti rendi conto che quello che credi sia una protesta , ha lasciato spazio ad una voragine sociale ,nella quale non ti ritrovi piu'.
La mia Candidatura personale al Consiglio Comunale, con il partito dei Verdi e del comitato civico Palermo Citta' Futura a sostegno della candidatura a sindaco di Nadia Spallitta, vuole essere la possibilita', di portare all'interno delle istituzioni di questa citta' ,la voce di quanti vivono una posizione di Minoranza Culturale, Sociale,Credo,Etnica, di Genere e anagrafica. Molti si domanderanno perche' parlo di MINORANZA e di cultura, tra l'altro siamo alle porte di "Palermo capitale della cultura".
Carissimi, Palermo sara' anche capitale della cultura , ma non attenta alle risorse umane presenti.
Noi Siamo la citta' dell' accoglienza che non include mai veramente quanti abbiamo vicino, la citta' della cultura dei Monumenti e non degli artisti viventi ,la citta' della Biennale del mediterraneo che non ha una cura scientifica degli Artisti del suo territorio. Siamo Una citta' dalle grandi possibilita' ma solamente per pochi.
Molti talenti delle arti, concittadini di questa Palermo che fu' Felicissima, sono costretti a tirare avanti trascinandosi nei call Center, per pochi spiccioli,spesso li troviamo dietro un banco a servirci un caffe', talvolta lasciano la citta' per ritrovarsi a fare i lavapiatti altrove per provare a far conoscere il proprio mondo espressivo forse in contesti meno ostici.
Personalmente devo ringraziare il contributo emotivo e anche economico della mia Famiglia, che ha sostenuto i miei studi , i materiali che mi hanno permesso di sperimentare, gli spazi fisici per lavorare .Lo studio, per esempio, per un pittore e' un luogo necessario a raccogliere tutta la concentrazione … ma tutto ha un costo che non sempre puo' essere sostenuto.
A tal proposito, mi chiedo,quante strutture confiscate vengono destinate alle associazioni? Ahime' spesso solo per scambi di favori politicamente scorretti . Ovviamente non faccio di tutta un erba un fascio ,ma chi vive in questo tessuto cittadino puo' comprendere che la mia sia una teoria verosimile, a fronte di realta' associative che danno grandi contributi a questa Societa'. Ma Gli operatori dell 'ARTE! Non Credete che una citta' come la Nostra abbia il dovere di tutelare queste risorse Umane? Vi Dicevo, io ho avuto la Fortuna di Avere una Famiglia che mi ha permesso di formarmi culturalmente con ogni mezzo a loro possibile e che continua a starmi vicino.
Continuo ad avere la fortuna di avere un compagno da circa 10 anni, cantautore, costretto a lavorare precariamente in vari Call Center con contratti LAP, che sostiene le mie scelte…vive con me l'esperienza di casa D'arte Futurista, un luogo privato che si apre in un contesto urbano cittadino, come quello dello snodo di piazzale Einstein, a cavallo tra Notarbartolo e Uditore.
Dove non abbiamo luoghi di incontro culturale,come spesso accade nelle periferie della nostra citta'.
Abbiamo cosi sentito la responsabilita' sociale di aprire le porte di uno spazio privato, personale, dove si svolge la nostra vita creativa ma anche affettiva a favore dell'intera citta' , a favore del nostro quartiere , a favore di quanti voglio incontrarsi in nome dell' Arte e di una Umanita' spesso dimenticata.
In nome del confronto e della crescita' comune ,Casa d'Arte Futurista Arte' ,diviene luogo di aggregazione gratuito , dove presentiamo: Artisti giovani o con esperienza, con piu' anni di carriera e di sperimentazione alle spalle, ospitiamo nuovi talenti , poeti, scrittori, musicisti , che non trovano luoghi per condividere il proprio cammino umano ed artistico.
Apriamo le porte di questo luogo mentale ,oltre che fisico, a quanti abbiano voglia di condividere un mondo esperenziale e temporale e metterlo a servizio di una crescita del comune intelletto.
Il Nostro e' Uno spazio Gratuito e indipendente, non siamo ,volontariamente, un associazione statutaria o un luogo di commercio dello Spirito delle arti .Ognuno di noi non e' legato da vincoli associativi a favore di una aggregazione e compartecipazione spontanea naturale ,senza vincoli e tesseramenti.
Siamo Uomini e donne Liberi,Artisti Liberi,Cittadini Liberi che si Riprendono in mano i propri spazi, la propria Umanita', la propria Cultura,il proprio Futuro spesso negato.
Affettuosamente vi invito a riscoprire nell'altro una risorsa e non un nemico , qualsiasi sia la sua scelta umana , sessuale , religiosa ,politica, qualsiasi sia la sua provenienza culturale , sociale , esperenziale.
Ognuno di Noi e' risorsa dell'Altro e per l'Altro, in uno scambio continuo ,all'insegna di una sinergia comune e' consapevole per un nuovo volto di questa citta' di Palermo Futura!
Futuribilmente Vostro
Antonino Gaeta./11+ ) Studio Futurista Arte'
Segreteria. Casa D'arte Futurista ARTE'
Viale Regione Siciliana N.O. 2841 Palermo
Email. antonino_gaeta@libero.it
Cel. 3275324808
Antonino Gaeta Candidato al Consiglio Comunale.
Carissimi Amici e' con grande piacere che mi presento.
Il Mio Nome e' Antonino Gaeta, Artista, Presidente del Movimento Futurista Siciliano Contemporaneo.
Da circa 20 anni ,mi occupo principalmente di indagare il mondo della creativita' e ultimamente qualcuno mi definisce: un animatore culturale . Definizione che non mi dispiace.Tutti dovremmo ricoprire un ruolo fondamentale nella nostra societa',essere Animatori di qualunque cosa sia stimolo all'assopimento del nostro periodo storico.
Ogni presentazione che si rispetti dovrebbe partire con il dichiarare l'anno di nascita e ,come si diceva una volta ,io appartengo alla classe '76 .Si…ho quasi 42 anni ,nonostante sia rimasto un grande sognatore, ma sempre con i piedi per terra , perche' ,cari amici ,i sogni si attuano calpestando la realta' che ci criconda affrontandola.
Molti da queste prime righe si chiederanno…e quindi?? Piu' o meno una vita normale come tante.
Si in effetti una vita normale come tante. Si…Apparentemente normale ,come normale e' alzarsi ogni giorno in questa nostra amata citta' e nello scorrere degli anni ,voltare lo sguardo e non ritrovare i volti dei tuoi Amici. Quelli con cui sei cresciuto, quelli con cui hai vissuto i primi amori, le prime uscite, la prima birra … Si cari amici ,una vita normale tesa a lottare e a cercare uno spazio reale insieme a quanti continuano a voler restare nella propria citta' , tra i propri affetti , nella propria casa costruita con difficolta' e dove tutto il proprio mondo e' custodito. Questo , cari Amici , ha un prezzo alto nella nostra citta'! E se ti occupi di Arte ha un prezzo spesso anche maggiore.
Sapete ,detto tra noi, un Architetto senza lavoro e' un disoccupato, un Avvocato senza lavoro e' un disoccupato, un pittore, un cantante, un attore di teatro senza lavoro non e' un disoccupato ma spesso agli occhi della gente e' solo uno che non ha voglia di lavorare!
Eh si Cari Amici noi siamo considerati tali! Vi Faccio una confidenza che rimanga tra noi ovviamente .Negli utlimi anni ho esercitato il diritto di non votare! Come tanti ! Perche? Per mille motivi … Con il Tempo ti rendi conto che quello che credi sia una protesta , ha lasciato spazio ad una voragine sociale ,nella quale non ti ritrovi piu'.
La mia Candidatura personale al Consiglio Comunale, con il partito dei Verdi e del comitato civico Palermo Citta' Futura a sostegno della candidatura a sindaco di Nadia Spallitta, vuole essere la possibilita', di portare all'interno delle istituzioni di questa citta' ,la voce di quanti vivono una posizione di Minoranza Culturale, Sociale,Credo,Etnica, di Genere e anagrafica. Molti si domanderanno perche' parlo di MINORANZA e di cultura, tra l'altro siamo alle porte di "Palermo capitale della cultura".
Carissimi, Palermo sara' anche capitale della cultura , ma non attenta alle risorse umane presenti.
Noi Siamo la citta' dell' accoglienza che non include mai veramente quanti abbiamo vicino, la citta' della cultura dei Monumenti e non degli artisti viventi ,la citta' della Biennale del mediterraneo che non ha una cura scientifica degli Artisti del suo territorio. Siamo Una citta' dalle grandi possibilita' ma solamente per pochi.
Molti talenti delle arti, concittadini di questa Palermo che fu' Felicissima, sono costretti a tirare avanti trascinandosi nei call Center, per pochi spiccioli,spesso li troviamo dietro un banco a servirci un caffe', talvolta lasciano la citta' per ritrovarsi a fare i lavapiatti altrove per provare a far conoscere il proprio mondo espressivo forse in contesti meno ostici.
Personalmente devo ringraziare il contributo emotivo e anche economico della mia Famiglia, che ha sostenuto i miei studi , i materiali che mi hanno permesso di sperimentare, gli spazi fisici per lavorare .Lo studio, per esempio, per un pittore e' un luogo necessario a raccogliere tutta la concentrazione … ma tutto ha un costo che non sempre puo' essere sostenuto.
A tal proposito, mi chiedo,quante strutture confiscate vengono destinate alle associazioni? Ahime' spesso solo per scambi di favori politicamente scorretti . Ovviamente non faccio di tutta un erba un fascio ,ma chi vive in questo tessuto cittadino puo' comprendere che la mia sia una teoria verosimile, a fronte di realta' associative che danno grandi contributi a questa Societa'. Ma Gli operatori dell 'ARTE! Non Credete che una citta' come la Nostra abbia il dovere di tutelare queste risorse Umane? Vi Dicevo, io ho avuto la Fortuna di Avere una Famiglia che mi ha permesso di formarmi culturalmente con ogni mezzo a loro possibile e che continua a starmi vicino.
Continuo ad avere la fortuna di avere un compagno da circa 10 anni, cantautore, costretto a lavorare precariamente in vari Call Center con contratti LAP, che sostiene le mie scelte…vive con me l'esperienza di casa D'arte Futurista, un luogo privato che si apre in un contesto urbano cittadino, come quello dello snodo di piazzale Einstein, a cavallo tra Notarbartolo e Uditore.
Dove non abbiamo luoghi di incontro culturale,come spesso accade nelle periferie della nostra citta'.
Abbiamo cosi sentito la responsabilita' sociale di aprire le porte di uno spazio privato, personale, dove si svolge la nostra vita creativa ma anche affettiva a favore dell'intera citta' , a favore del nostro quartiere , a favore di quanti voglio incontrarsi in nome dell' Arte e di una Umanita' spesso dimenticata.
In nome del confronto e della crescita' comune ,Casa d'Arte Futurista Arte' ,diviene luogo di aggregazione gratuito , dove presentiamo: Artisti giovani o con esperienza, con piu' anni di carriera e di sperimentazione alle spalle, ospitiamo nuovi talenti , poeti, scrittori, musicisti , che non trovano luoghi per condividere il proprio cammino umano ed artistico.
Apriamo le porte di questo luogo mentale ,oltre che fisico, a quanti abbiano voglia di condividere un mondo esperenziale e temporale e metterlo a servizio di una crescita del comune intelletto.
Il Nostro e' Uno spazio Gratuito e indipendente, non siamo ,volontariamente, un associazione statutaria o un luogo di commercio dello Spirito delle arti .Ognuno di noi non e' legato da vincoli associativi a favore di una aggregazione e compartecipazione spontanea naturale ,senza vincoli e tesseramenti.
Siamo Uomini e donne Liberi,Artisti Liberi,Cittadini Liberi che si Riprendono in mano i propri spazi, la propria Umanita', la propria Cultura,il proprio Futuro spesso negato.
Affettuosamente vi invito a riscoprire nell'altro una risorsa e non un nemico , qualsiasi sia la sua scelta umana , sessuale , religiosa ,politica, qualsiasi sia la sua provenienza culturale , sociale , esperenziale.
Ognuno di Noi e' risorsa dell'Altro e per l'Altro, in uno scambio continuo ,all'insegna di una sinergia comune e' consapevole per un nuovo volto di questa citta' di Palermo Futura!
Futuribilmente Vostro
Antonino Gaeta./11+ ) Studio Futurista Arte'
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Viale Regione Siciliana N.O. 2841 Palermo
Email. antonino_gaeta@libero.it
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mercoledì 17 maggio 2017
Pierfranco Bruni: Apollinaire e il Duemila dopo il Novecento, eBook
E' on line l'ebook edizioni Asino Rosso di Ferrara (network Street Lib) , "Benedetto Croce non fa parte della mia biblioteca. Il duemila dopo il novecento aspaziale" di Pierfranco Bruni: scrittore, saggista, direttore archeologo (Etnie Mediterranee) per il Mibact (Ministero dei Beni Culturali). Così l'autosinossi del prestigioso scrittore e ricercatorehttp://www.mondadoristore.it/Benedetto-Croce-non-fa-parte-Pierfranco-Bruni/eai978882605987/, si veda anche Mondadori store :
"La metafisica che ho cercato si è intrecciata nella mia barba che cresce come i padri del deserto che camminano con la pazienza della luna nel grido di una preghiera che sempre mancherà al canto notturno di Leopardi che ha nel suo pianto la logica. Vivo di ARCANO. Ho sfogliato ancora UNA VOLTA il vocabolario del mio tempo, viaggiato lungo la grammatica dei simboli per guardare negli occhi il tempo sommerso che ha la memoria delle favole. Intanto la mia barba bianca mi regala anni in più. Ed è giusto così. Misteriosamente ribelle porto dentro di me l’Arcano. La Ragione assurda del tempo che passa e il Mistero segreto del viaggio di memorie".
Bruni, già candidato Nobel per la Letteratura 2015 e anche vicepresidente del Sindacato Libero Scrittori di Roma, presenta nello specifico una scansione florilegio minimo dei suoi "infiniti" saggi brevi di questi anni, di carattere storico e critico letterario e metapolitico, non ultimo psicologico esistenziale, come poi strutturato questo libro elettronico.
Sullo sfondo sempre certo quid peculiare dell'autore, controculturale e anche politicamente scorretto nell'archetipo italiano del Mediterraneo: si spazia da Pessoa a Pirandello a Pavese e Pasolini, a Oriana Fallaci e Ernst Nolte e lo stesso Nietzsche, al futurista Apollinaire, a D'Annuznio e - come dal titolo programmatico- al sopravvalutato tutt'oggi Benedetto Croce, al soprendente "Dante e i cantautori"!
Ulteriori sguardi diversi piu contemporanei spiccano, ad esempio su G. Barberi Squarotti e Cristina Campo, gli stessi Selvaggi e Francesco Grisi, in particolare, come accennato alla poetica nova dei cantautori, da L. Cohen agli italiani A. Branduardi, F. Califano, De Andrè, Bruno Lauzi, Luigi Tenco...
Una chicca infine (ma tra molto altro) proprio all'Ariosto celebrativo recente...
*dall'eBook:
Il mio Apollinaire di PIERFRANCO BRUNI
Il primo vero
contemporaneo nella poesia della magia (Centenario della morte).
Non è solo quello dei
Calligrammi.... il mio Apollinaire. Premessa! La sabbia di
Apollinaire è il sigillo tra il mio viaggio in anni ormai antichi
accanto a lui e ciò che di lui ho dimenticato e ricordato senza
riascoltare gli anni.
La poesia è sempre più
una visione alchemica. L’alchimia è dentro quei processi che noi
pensiamo che siano processi profondamente culturali ma che, alla base
della letteratura, convivono chiaramente con le dimensioni oniriche i
cui aspetti sono a volte incomprensibili, a volte soltanto
percettibili, a volte toccano quelle sfere chiaramente magiche. La
vita che muore nella vita è nel mio Apollinaire legato ad Ungaretti.
La poesia, soprattutto la
poesia, rientra in questa sfera della magia che ha come punto
centrale il dato “del non chiedere mai una risposta” e quindi “di
non fare mai una domanda”. È questo è il caso soprattutto di
quella poesia che ha segnato il legame tra “vita e arte”, tra
“opera d’arte ed esistenza”. Quando Guillaume Apollinaire
identifica la poesia con un dettato “magico”, vive, e fa vivere,
quella spinta indefinibile che è posta dal mistero.
La poesia magica,
alchemica, che non ha bisogno di laboratorio (questo è il punto
centrale) resta una poesia “dentro”, non la consapevolezza, ma
l’indefinibile versione di un concetto che non è filosofico ma è
indissolubile, comunque, dal punto di vista metaforico, allegorico, i
cui archetipi non si richiamano soltanto al mito, ma all’immaginario,
al sublime e, a volte, anche al senso dell’istrione.
Apollinaire nei suoi versi
“Oh Lou mio gran tesoro”:
“Oh Lou mio gran
tesoro
Facciamo dunque la magia
Di vivere amandoci
Da estranei
E castamente
Faremo viaggi
Vedremo luoghi
Tutti pieni della voluttà
Dei cieli d'estate”.
Facciamo dunque la magia
Di vivere amandoci
Da estranei
E castamente
Faremo viaggi
Vedremo luoghi
Tutti pieni della voluttà
Dei cieli d'estate”.
Ebbene, Apollinaire è
stato parte integrante di questo cammino. È stato parte integrante
di una cultura mediterranea, il cui canto fondamentale è stato “il
canto d’amore”. La sua recita costante, il suo richiamo alla
cultura e ai personaggi greci, al mondo mitico-simbolico greco, non
sono soltanto una fermezza, una sicurezza della cultura della
tradizione, perché Apollinaire nasce nella tradizione, ma poi
diventa il primo poeta che riesce a “rivoluzionare” il
linguaggio, che riesce a rivoluzionare la “tavola della parola”
tra un discorsivo futurista e uno discorsivo surrealista.
Con questo discorso noi
entriamo nelle solite categorie, ma Apollinaire non ha vissuto di
categorie, non è stato dentro le categorie, piuttosto ha
costantemente creato una parola “controcorrente”, se vogliamo
usare un termine forte, o meglio, una parola che è servita in quel
particolare momento a “rivoluzionare” un linguaggio, sia nel
paese in cui è vissuto, ma soprattutto nel contesto grande della
geografia francese.
Come si sa, egli era nato
a Roma, ma ha rivoluzionato il linguaggio universale che era quello
di confrontarsi con le esperienze che venivano da una testimonianza
in cui la “rottura degli schemi”, la “rottura della parola”,
trovava un incipit nuovo nel recitativo poetico. Ma Apollinaire è il
poeta della modernità, è il poeta che si radica nella
contemporaneità, è il poeta che distilla la parola fino a
inventarsi un nuovo modo di comunicare con il lettore e, comunicare
con il lettore per Apollinaire, ha significato soprattutto comunicare
inizialmente con se stesso perché la parola che non giunge alla
propria coscienza, alla propria anima e non la intriga, è difficile
che possa, secondo Apollinaire, trovare un punto di contatto
immediato con l’altro.
Ho utilizzato il termine
“immediato” perché la poesia non è laboratorio, non è
elaborazione in sé, non è improvvisazione, bensì immediatezza. È
questo il dato fondamentale di una poesia che rivoluziona il contesto
tardo-ottocentesco e del primo ’900. Apollinaire rivoluziona il
linguaggio e, facendo questo, dà un segno tangibile anche alle forme
e ai contenuti, a quelle forme e contenuti che sono fondamentali per
definire il senso di una letteratura che non ha bisogno di trovare un
nuova chiave di lettura per esercitare un nuovo “mestiere” di
esistere all’interno della letteratura, delle patrie lettere, della
cultura in senso più generale.
Apollinaire voleva
meravigliare, tant’è che il suo motto centrale che lo ha sempre
accompagnato era: “Io meraviglio”, vale a dire “Io vorrei
meravigliare”, e questa meraviglia nasce dal suo senso di ironia,
anche il suo ridere significava questo. Invitava gli altri a ridere
di sé. «Ridete di me», esortava Apollinaire «e poi cercate di
avere un po’ di pietà». Quindi, questa ironia e questa pietas
dentro Apollinaire, lo hanno reso come l’incisore profondo di una
poesia che ha stigmatizzato il linguaggio al quale stavamo andando
incontro che era quello di trasformare il linguaggio ottocentesco,
gradualmente, in un linguaggio piuttosto moderno.
Così “L’addio”:
“Ho colto d'erica un
rametto
L'autunno è morto non scordarlo
Non ci vedremo mai più sulla terra
Odor del tempo brullo rametto
E tu ricorda che t'aspetto”.
L'autunno è morto non scordarlo
Non ci vedremo mai più sulla terra
Odor del tempo brullo rametto
E tu ricorda che t'aspetto”.
Apollinaire non si serve
della moderazione, e quindi della gradualità del linguaggio o delle
fasi del linguaggio. Apollinaire, con la sua poesia e con i suoi
scritti anche in prosa, “scandalizza” immediatamente perché
vuole meravigliare e la sua operazione, l’operazione del ‘900, è
l’operazione ricca, viva del ‘900 poiché, senza Apollinaire, non
ci sarebbe stata una poesia ermetica in Italia, ma non solo in
Italia. Anche lo stesso Futurismo, forse, non avrebbe accelerato il
suo corso nell’immaginario come Futurismo e come Surrealismo.
a poesia di Apollinaire,
soprattutto la poesia, è immagine, pittura, colore, armonia e
disarmonia, intreccio, legamento di due caratteristiche fondamentali:
lo stile sul piano del linguaggio e il dettato lirico formale
contenutistico. Qui il dato forte che, ritengo, si possa enunciare
come “rinnovazione”.
I suoi calligrammi (I
suoi Poemi) sono, in fondo, questo superare il senso del formale e
andare “oltre”. È come se avesse la capacità di un mago, come
se avesse la capacità di fare della parola una “metamorfosi”,
perché soltanto chi porta dentro di sé l’alchimia, la magia, può
trasformare alcune forme del linguaggio in forma di espressione
immediata in cui l’espressione è già immagine, è già
immaginario, è già rottura di schemi per far parlare la parola di
un vocabolario di immagini, di icone. La poesia di Apollinaire è
immagine.
Da questo punto di vista,
credo che ci sia un dato concreto che si definisce proprio in questa
dimensione che potremmo anche chiamare “onirica”, ma che ha una
sua caratteristica di fondo in una letteratura che, se vogliamo, è
letteratura “provocazione”.
Su Apollinaire, Alberto
Bevilacqua ha scritto: «Apollinaire, anche come poeta e protagonista
del labirintico passaggio tra ‘800 e ‘900, si trovò a seguire,
lungo il suo cammino, una bussola impazzita che continuamente
indicava, alternandole, due direzioni opposte: il ritorno e la fuga
in avanti; la nostalgia genetica del passato e della tradizione, a
cui si contrapponeva l’ansia scenica dell’avventurarsi
nell’ignoto del futuro». Apollinare, dunque, assimila tutto questo
vissuto e intreccio. Certo, la sua esperienza d’infanzia, la sua
esperienza esistenziale, sono condizionanti perché ogni poeta porta
dentro di sé la propria esperienza umana.
Era nato a Roma il 26
agosto del 1880 e muore, a soli 38 anni, il 9 febbraio del 1918.
Muore molto giovane, ma questo non gli impedisce di lasciare, non una
traccia, bensì un solco abbastanza profondo, indissolubile, del
quale non si può fare a meno all’interno del contesto della
letteratura internazionale, e questa sua indissolubilità, come
linguaggio poetico e anche come prosa, deriva proprio da questi
raccordi esistenziali. A trovarlo quasi morto, accanto alla moglie, è
Ungaretti.
Se dovessimo oggi
indicare uno dei poeti maggiormente moderni che ha, in modo
particolare, cambiato la storia della letteratura, la storia della
poesia, non potremmo non indicare il nome di Apollinaire, questo è
un punto fermo. Un grande amante, Apollinaire, un uomo che ha amato
tanto, un uomo che è stato lacerato dagli amori, un uomo che ha
saputo amare, un uomo che ha fatto dell’amore un “canto poetico”
e della poesia un “canto dell’amore”, un recitativo dell’amore.
«Ho regalato tutto il sole, tutto meno la mia ombra». Ecco chi era
Apollinaire in un distico, perché si tratta di due versi in cui si
ha la possibilità di catturare un mondo, un mondo che non è solo
quello individuale del poeta, ma un mondo di emozioni, un mondo di
sensazioni, di sentimenti, di percezioni. In questi due versi c’è
tutta una cultura, che è quella della tradizione greca,
profondamente greca.
E su questo modello ha
costruito tutto il suo percorso letterario, il suo percorso
esistenziale. Certo, ha usato parole e vocabolario, come si diceva
prima, “scandaloso” per quei tempi, ma è stato proprio quel
vocabolario a spezzare le catene di una poesia rigorosamente
cattedratica, rigorosamente incentrata su delle regole ferme, fisse.
In Apollinaire c’era il segno della magia, il segno dell’alchimia.
In una poesia dal titolo “Il serpente”, recita: «T’accanisci
sulla beltà. Eva, Cleopatra ed Euridice, le altre tre o quattro che
il vento non dice; illustri vittime si sa, ha fatto la tua crudeltà».
Il serpente.
L’idea del serpente è
un’idea sciamanica, alchemica, magica. Ma, nei grandi poeti, il
mondo sciamanico è vivo, è veramente vivo. D’altronde,
Apollinaire era un sensitivo, ed essendo stato un sensitivo, la
percezione è dentro la parola perché la parola è dentro l’anima.
Questa è la sostanza metafisica del suo linguaggio. In un’altra
poesia di quattro versi dal titolo “La capra del Tibet”,
Apollinaire scrive: «I peli di questa capra, ma pure quelli d’oro
per cui penò Giasone così tanto, son niente al paragone della
chioma che sempre mi affattura».
Ecco, dunque, come questi
elementi sono elementi significativi e, continuando in questa
lettura, si insiste, da parte di Apollinaire, a trovare dei simboli
che sono “simboli” che rimandano a questa cultura sciamanica.
Vorrei citare altre due nuove poesie, ognuna di quattro versi, ma che
portano un titolo profondamente, prettamente simbolico. La prima è
“La tartaruga”. Così si legge: «Del magico trace, o delirio!
Con sicure dita tocca la lira. Sfilano gli animali ai suoni e il
carapace trasforma in canzoni».
Senza questo stimolo
sensitivo alchemico è normale che non ci sarebbe stato un
Apollinaire ricco di queste espressioni. La seconda poesia porta il
titolo “Il cavallo”. Due elementi simbolici vivi nella cultura
sciamanica, come il serpente che abbiamo visto precedentemente. «Ti
monterà il mio sogno arduo formale, mia sorte e in un aureo cocchio
un pettorale che avrà per briglie, tesi in frenesia, i miei versi,
esempi di poesia».
Siamo all’apice della
poesia non costruita, chiaramente “ad impatto” in cui l’immagine
prende il sopravvento sullo stesso modello linguistico, sulla stessa
versione semantica. L’immagine è un’immagine non virtuale, ma
reale; parlare della tartaruga, del cavallo, del serpente. Poi c’è
un’immagine semi virtuale che è quella delle poesie in cui si
parla del viaggio, del viaggiatore, e qui ci sono assonanze e
metafore che hanno il loro senso, la loro specificità e una
cesellatura che ha il senso, appunto, dell’allegoria.
Apollinaire resta tra la
ricerca di una religiosità, il vissuto alchemico e il disordine di
una poesia che cercava ordine, cercava la forza di reagire
all’inquietudine, non solo sua, ma del tempo nel quale si è
trovato a vivere una pazienza, una pacatezza, un modo di
riappacificarsi con una sua terribile infanzia, con il suo sentirsi
orfano e solo. La pagina della creatività diventa la passione della
creatività. Creare, attraverso la parola, le immagini perché,
creando le immagini, il poeta ricostruisce la propria esistenza, il
proprio esistere, il proprio quotidiano.
Anche negli Idiogrammi
lirici, nei calligrammi, Apollinaire vive l’appassionante camminata
dentro la creatività e non è un passaggio che resta lì in modo
dissolubile. Tutto questo, come ho già detto, diventa indissolubile.
Il poeta che ha segnato la novità del ‘900, si è aperto alla
modernità e ha dato un senso, un vocabolario alla contemporaneità.
È questo il vero Apollinaire e, in questo Apollinaire, c’è tutta
la magia del verso che ha la sua immediatezza, ma anche la capacità
di fissare l’immagine, l’immaginario, la fantasia come recupero
di una memoria e di un’identità del poeta attraverso la
quale si proietta, in un tempo incerto, in un tempo che soltanto un
poeta come Apollinaire poteva leggere sul piano profetico. Questo è
stato Apollinaire, questo resterà dentro la sua vita.
Nelle sue lettere a Lou,
(Geneviève-Marguerite-Marie-Louise de Pillot de Coligny-Châtillon,
chiamata con l’abbreviazione dio Lou), lettere straordinarie di una
grande liricità, di una grande chiarezza, dirà: «Ti amerò di un
amore nuovo». Questo è, dunque, il viaggio dentro la poesia di
Apollinaire. Un viaggio dentro l’amore, un viaggio dentro la parola
che ha una sua tradizione, un suo passato, ma che è sempre nuova,
come gli amori che diventano “amori amanti”, come gli amori che
diventano gioia, allegria, vita. Apoliinaiere aveva incontrato Lou a
Nizzam in una fumeria d’oppio, nella notte tra il 27 e 28 settembre
del 1914.
Poi: “Se morissi laggiù
sul fronte dell'armata /Tu piangeresti un giorno mia amatissima Lou/E
poi il ricordo di me si spegnerebbe come muore/Una granata che
esplode sul fronte dell'armata /Una bella granata simile alle mimose
in fiore //E poi quel ricordo esploso nello spazio /Coprirebbe col
mio sangue il mondo intero /Il mare i monti le valli e la stella che
passa /Mentre i soli meravigliosi maturerebbero nello spazio /Come
fanno le frutta dorate intorno a Baratier”.
Apollinaire è stato la
vitalità di una poesia che stava morendo. La sua Lou resta la vera
grande passione e la poesia che resiste anche al ricordo: “Ti bacio
mille volte su tutto il tuo corpo adorabile e sulla bocca attraverso
la quale tu mi hai donato la tua anima, quando io in cambio ti donavo
la mia”. Il primo vero contemporaneo nella poesia della magia!
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In questa sezione extra-fantastico eccovi una segnalazione importantissima per tutti quelli che abitano a Torino e dintorni, un appuntamento assolutamente da non perdere: il nostro Giovanni Mongini sarà infatti al "MuFant - Museo del Fantastico e della Fantascienza di Torino" in via Guglielmo Reiss Romoli, 49/BIS sabato 20 maggio dalle ore 16:00 alle ore 19:00.
E ora è il momento del nostro Gordiano Lupi, che stavolta ci parla di cinema d'autore… e che autore! Eccovi infatti la scheda del film Donne di marmo per uomini di latta (2016) del regista bresciano Roger A. Fratter.
Regia: Roger A. Fratter. Soggetto e Sceneggiatura: Roger A. Fratter. Fotografia: Lorenzo Rogan. Operatori: Lorenzo Rogan, Stefano Ravanelli. Fotografo di Scena: Marco Paciolla. Scenografia: Celso Albavilla. Trucco: Lahila Laveaux. Montaggio: Roger A. Fratter. Direttore di Produzione: Alban Herizei. Musiche Originali: Massimo Numa, Luciano D'Addetta. Distribuzione Home Video: Foglio Cinema. Durata: 89'. Genere: Drammatico, Erotico, Psicologico. Titolo Internazionale: Marble Women for tin men.
Interpreti: Liana Volpi (Roberta), Valentina Di Simone (Simona), Magda Lys (Francesca), Gloria Gordini (Clara), Roger A. Fratter (Giorgio), Anna Palco (Diana), Mery Rubes (proprietaria del night), Beata Walewska (Cinzia), Debby Love (Lucia), Gisy Bergamo (cliente edicola), Giusepe Cardella (Trussani), Massimiliano Aresi (Alessandro), William Carrera (Carlo), Giuliano Melis (scultore), Mark Provera, Max Bezzati, Maurizio Quarta, Fulvio Piavani, Beatrice Chieu, La Dany.
Roger A. Fratter continua a indagare l'universo femminile, dopo Rapporto di un regista su alcune giovani attrici e Tutte le donne di un uomo da nulla, mettendo in primo piano l'erotismo e il contrasto di personalità tra uomo e donna, con la seconda inesorabilmente vincente grazie alle armi della seduzione e del sesso. Donne di marmo per uomini di latta si propone di dimostrare che l'uomo è una cosa insignificante mentre la donna conduce sempre il gioco, è l'elemento determinante del rapporto, tratta l'uomo come meglio crede, non è mai succube ma dominatrice.
In breve la trama. Roberta dirige la rivista Sculturopoli, fondata insieme a Giorgio e all'imprenditore Trussani, è una donna frustrata che tratta male i suoi collaboratori e pretende una servile dipendenza. Vive una sorta d'amore malato con Giorgio, pur essendo la donna di Trussani, odia la collaboratrice Simona - giovane amante di Giorgio - e fa di tutto per licenziarla. A sua volta Giorgio soffre per una situazione familiare difficile, separato dalla moglie, con una figlia adottiva (Francesca) che odia la madre e tormenta il padre, tra sogni incestuosi e sfide provocanti.
Non anticipiamo altro a livello di trama per non rivelare colpi di scena e situazioni che portano a un precipitare degli eventi, ma soffermiamoci sulle valenze psicologiche della pellicola.
Fratter analizza con maggior profondità del solito il rapporto padre - figlia, portandolo su un terreno pericoloso, spingendo la macchina da presa a perlustrare tentativi di rapporti erotici semi incestuosi. Non solo. La donna è sempre in primo piano, che sia donna - padrona o (più raramente) donna- remissiva, persino donna - angelo vendicatore in un violento finale. L'uomo non ne esce bene, dimostra di non capire l'universo femminile, di restare in superficie, perché i ragionamenti profondi, introspettivi, si registrano soltanto nelle sequenze che vedono una donna davanti alla macchina da presa. Attrici bellissime, come sempre nei film di Fratter, bene le tre interpreti, con una perfida Liana Volpi calata nel ruolo della protagonista, mentre Magda Lys è una figlia perfetta, bambola bionda con gli occhi azzurri e i pensieri profondi, per finire con Valentina Di Simone, spogliarellista torbida e sensuale. Liana Volpi è straordinaria in una sequenza altamente drammatica dove subisce una violenza carnale ed è bravissima nei panni di una manager vogliosa e insaziabile, gelosa e cinica, donna in carriera sensuale e sprezzante che manovra i sottoposti come burattini.
Roger A. Fratter fa di tutto, in puro stile Joe D'Amato, dalla regia al montaggio, passando per soggetto e sceneggiatura, interpretando persino il ruolo maschile principale. Ottime le musiche di Numa e D'Addetta, impostate su sonorità rap e momenti melodici, buona la coloratissima fotografia digitale di Rogan, montaggio compassato come richiede il tipo di pellicola. Voce fuori campo onnipresente, ma non fastidiosa visto che rappresenta i pensieri delle donne protagoniste, soprattutto della figlia che vive desideri onirici e passioni perverse, trascurata da un padre che vorrebbe tutto per sé.
Buona l'ambientazione tra il Lago di Garda e Bergamo con l'idea originale di un incipit psichedelico in sottofondo verde acqua tra piccole gocce che rigano un vetro. Film teatrale e profondo con molti nudi integrali femminili, esibiti con malizia e torbida provocazione, in giochi di seduzione erotica molti intensi. Analisi cinica e impietosa di un rapporto uomo - donna impostato su basi non paritarie, spesso finalizzato al solo rapporto sessuale. La donna è una dama di ferro, simbolo della rivista Sculturopoli ma soprattutto metafora delle idee che pervadono la sceneggiatura. L'uomo è un oggetto inutile, un pezzo di latta, privo di personalità, soggiogato dal seducente potere femminile.
Donne di marmo per uomini di latta è un ulteriore tassello nella ricerca narrativa di Fratter, un regista che è passato dal cinema di genere, dagli horror cupi e spettrali degli esordi, a una filmografia di stampo introspettivo e psicologico. Consigliato per un pubblico adulto. Lo trovate in libreria, distribuito da Foglio Cinema, circuito Libroco. Ma anche su IBS e Amazon. Da vedere.
LA CLASSIFICA
I cinque articoli più letti nelle ultime due settimane:
- Fantascienza Story 128 di Giovanni Mongini
- Intervista a Federico Pirro di Filippo Radogna
- Fantascienza Story 129 di Giovanni Mongini
- La ragazza sul maggiolone giallo 01 di Daniele Vacchino
- Disegni di sangue a cura della redazione
PROSSIMAMENTE
Interviste a Giovanni Agnoloni, Francesco Sciannarella, Jacopo Nacci, Cliff Wright, Roy Bava, Davide Camparsi, Matteo Pisaneschi, Federica Leonardi, Fernanda Romani, Claudio Magliulo, Alex Girola, Paolo Lamanna, Skanf & Puccio e Paola Ramella; Fantascienza Story; Le Cronache di Narnia; il cinema di Ruggero Deodato; In viaggio nel tempo; "Der Orchideengarten - Il giardino delle orchidee" al MUFANT; La ragazza sul maggiolone giallo; Phenomena; Non si sevizia un paperino; E se il mondo non avesse mai conosciuto il pc?; Voci dall'aldilà; From beyond… a fumetti; L'ultimo angolo di mondo finito; La carne, la morte e il diavolo; I misteri di Saturno; La ballata di Black Tom; il catalogo di Good Kill Edizioni; Guardiani della Galassia 2; Ator, l'invincibile; Così dolce… così perversa; Jeremiah; Capitan America (1979).
Arrivederci nell'aldilà!
Davide Longoni
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