sabato 29 ottobre 2016

Il caso Dario Fo La morte ha bisogno di silenzio? Certo ma anche di verità scomode e di onestà Pierfranco Bruni



Pierfranco Bruni 
Troppe parole in libertà sulla questione Dario Fo. Se la storia viene negata non è colpa di chi ricorda alcune verità. Scomode.  Diceva Pavese che i morti bisogna sempre scavalcarli. La storia e la letteratura. Ma si quale letteratura possiamo discutere. La morte di Dario Fo. Un mediocre autore e attore Pierfranco Bruni Siamo alle solite. I "mostri sacri" da vivi e da morti devono restare intoccabili. Il relativismo ha stabilito ciò. I maestri del pensiero anche. Io non la penso così.
Da morti e da vivi diceva Papini bisogna avere il coraggio di raccontare un pensiero, di raccontarli. Lo diceva Papini, ma Leonardo Sciascia, dimenticato da chi oggi mi attacca perché dico la Verità su Dario Fo, ha sempre sostenuto che un intellettuale deve essere sempre contro. La verità va detta  non per passione ma per studio critico.
Quando un artista muore è necessario parlarne bene? Non sempre è obbligatorio incorrere nella apologia degli elogi. Almeno per chi è libero come me. Io non ho mai apprezzato e stimato artisticamente Dario Fo. Non ho mai visto in lui originalità ironia arte. Non mi si venga a dire che non sono un addetto ai lavori. Lo sono e si sa bene e non da oggi. Era costruzione! La sua si.
Comunque! Sì la morte ha sempre un richiamato sentore di pietas. È giusto che sia così! Deve essere così. Per tutti c'e' un pensiero di pietà. Coloro che restano e vivono nella nostra anima nel nostro viaggiare e anche nel nostro immaginario. Siamo nella cultura dell'umanesimo e siamo viventi in Cristo.
Sì deve essere cosi ed è così. Ma in letteratura non di può essere accettare tutto. Come nella vita. È morto Dario Fo. Ho letto che gli elogi spellano le parole. Io non ho mai condiviso Dario Fo. Come chi ci ha insegnato a costruire una tesi di laurea (Eco). Fo. Non mi ha mai detto nulla. Non condividevo il suo essere e mostrarsi giullare sulla scena e qualche volta anche in politica. Leggete le cronache e così si imparerà a dare giudizi sulla invidia.
Letterariamente non meritava il Nobel per la letteratura. Negato ad Albertazzi a Luzi. Io sono uno di quelli che ha protestato duramente quando è uscita fuori la notizia del Nobel a Fo. Documenti alla mano. Non nego e lo ripeto ora. Non mi sembrava e non mi sembra un personaggio che possa aver lasciato un segno caratterizzante nel contesto letterario. È un Cioran? Un Pavese? Un Ungaretti? Un Cardarelli? Quella sua opera buffa è il già visto brektiano.
Il suo essere giullare è il già consolidato tra un Cecco Angiolieri e un Jacopone da Todi giullare di Dio. Storia antica e letteratura vissuta. Quel suo teatro "zampettante" è la maschera di Pulcinella, Arlecchino e una recita veneziana. Alla "Vita bella"...
Le sue contraddizioni politiche poi e le sue ambiguità politiche sono figlie di chi ha rinnegato giustificando la sua appartenenza al Fascismo repubblichino. Era stato Repubblichino ma era un capitolo "scandaloso" e preferiva tacere. Chi conosce quella storia sa del Fo Repubblichino per amore nei confronti di Mussolini.
Certo in questa faccenda altro metodo della eleganza di Giorgio Albertazzi morto anch'esso recentemente. Albertazzi maestro di stile e di conoscenze profonde. Memorie di Adriano! Confronti che non reggono sul piano teatrale. Due modelli completamente agli antipodi. Ma Fo non regge su Albertazzi, il vero maestro. Fo Il mediocre. Il suo teatro, che conosco molto bene a cominciare dai miei anni universitari, non è un sorridere o una ironia pirandelliana. Non è nulla. Tranne un modo di tentare di uscire dal conformismo. Nulla il Fo teatrale.
Un autore e un attore che non tramanda. Forse resta la sua pittura. I suoi colori. Forse. Non ho condiviso nulla del suo operato e nell'ora suprema della morte mi inchino davanti ad una umanità che vive il viaggio ultimo con molta pietà cristiana e offro una preghiera. Punto.
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Il resto è stata una costante "impresa" non di arte ma di assoluta ideologia. Certo il conformismo ora dilaga. La mia è una voce controcorrente. Ma non reputo e non ho mai reputato Dario Fo un grande artista. Ripeto.
Il mistero buffo è il buffo mistero di Brecht. Il resto è ciò che in questi anni abbiamo visto. Ma non ciò che hanno cercato di farci interpretare e leggere. Dario Fo troppo sopravvalutato. Senza originalità si è mediocri. Non meritava il Nobel.
Troppo chiasso. Lo stesso che si è fatto su Umberto Eco. Ma questo è un altro capitolo che riprenderò presto. Dario Fo.
Noi cristiani preghiamo per la sua anima. Noi storici della letteratura che leggono il testo e osservano senza farsi accecare dalle ideologie andiamo oltre. Bisogna andare oltre. Dai Dario Fo a Umberto Eco e Roberto Benigni ormai renziano sul cavallo bianco. Ma la pietà ci richiama ai nostri riferimenti cristiani. Tutta la pietas possibilità. Ma il letterato e il teatrante non esiste! I dibattiti si fanno con le parole. Con le idee.
Le parole di Dario Fo sui fratelli Mattei sono un tuono nella nostra coscienza. Nella coscienza laica e cristiana. Viaggiamo nella vita di un Nobel mai meritato.







L'India e lo spirito dell'Arthasastra di Kautilya




di Pierluigi Casalino



> Alla base della concezione dello stato dell'India resta ancora oggi la
> dottrina dell'Arthasastra, lo straordinario e spietato trattato di
> realismo politico e civile che fu scritto da Kautilya per Candragupta
> Maurya (sull'Arthasasta e sulle questioni della tradizione politica e
> giuridica indiana, chi scrive ha già avuto modo di intrattenersi su
> Asino Rosso). Nonostante che il Paese asiatico sia considerato a
> ragione la più grande democrazia del mondo per la quantità della sua
> popolazione, il senso del comportamento pubblico dell'India è
> improntato alla più spregiudicata determinazione . L'arte del governo
> o "artha" è alla radice dell'India antica e moderna, aldilà delle
> stucchevoli rappresentazioni pacifiste di cui si è convinti all'estero
> di fronte a iconografie ricorrenti nell'opinione comune. Se è vero che
> il dharma, l'artha e il kama hanno pari dignità, è l'artha che muove
> l'ordine delle cose in ogni stagione della millenaria vicenda indiana.
> Affermare che l'India è pacifista, dunque, è dire una sciocchezza. La
> stessa sua politica estera prova che la ricerca della pace sia una
> vera mistificazione. L'India ama la guerra, per non dire che qualche
> volta adotta addirittura un atteggiamento guerrafondaio, come è stato
> nel caso (ma è solo un esempio) della nascita del Bangla Desh,
> operazione che obbedisce alla strategia di avere al di fuori del
> propri confini paesi amici o satelliti, se non annessi al territorio
> indiano. L'idea perciò che l'India possa essere uno stato orgoglioso,
> fortemente espansionista, e con un impianto (e relativa
> organizzazione) militare molto potente viene compresa nel mondo con
> grande difficoltà, come appare anche nel caso dei marò, che si
> presenta solo alla classe politica italiana come un rebus, anzi come
> un mistero. L'India ha più portaerei degli Stati Uniti dì'America ed è
> dotata di un esercito immenso, mentre le sue forze aeree e
> missilistiche sono tra le più moderne, vantando anche il possesso di
> armi segrete. La tendenza è quella della sopraffazione armata dei
> vicini (quando il boccone è a portata di bocca) e, pur di fronte ad
> analoghe politiche nemiche, come quella cinese (e comunque la Cina si
> preoccupa di ciò). Se la Russia non fosse alleata storica dell'India e
> tra i due paesi non ci fosse di mezzo l'Himalaya, anche Mosca dovrebbe
> preoccuparsi dell'espansionismo indiano.

Fazi Editore, novità in libreria

 
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Inoltra
Cari amici,
vi presentiamo con molto piacere le novità uscite questa settimana in libreria:
CIELI CELESTI 
del poeta Claudio Damiani
GLI OCCHI DI BORGES
di Giovanni Ricciardi 

Ci auguriamo siano di vostro interesse.

Buona lettura!

Claudio Damiani
CIELI CELESTI
pp. 164, euro 18

«La sua voce ha un’autorità che supera i confini della letteratura… Senza essere per questo meno poeta, Damiani ci appare, in tutta naturalezza, come un segreto Maestro, qualcuno che indica una Via».
Giovanni Mariotti, «Corriere della Sera»

Con 
Cieli celesti Claudio Damiani ha scritto un libro in cui il suo pensiero filosofico si apre all’orizzonte della scienza. La chiarezza espressiva e la forma contemplativa dei versi, però, sono le stesse dei libri precedenti, quelle apprese dalla lezione dei latini e di Petrarca. Così come il ritmo continua a essere dialogante: il suo rivolgersi agli uomini, agli animali, alla natura, all’intera creazione come fossero tutti parte di una “comunità” – che poi significa capire quanto ogni cosa è indispensabile all’altra e che proprio questo è il “miracolo” di cui facciamo quotidianamente esperienza.
[continua a leggere]

 

Giovanni Ricciardi
GLI OCCHI DI BORGES
pp. 238, euro 16

«C’è una Roma per turisti e c’è la Roma che vive, quella vera. Il modo migliore per capirla è seguire il commissario Ponzetti».
Marco Malvaldi

Gli occhi di Borges è il titolo di una celebre rubrica di oroscopi tenuta da un famoso astrologo su un’importante rivista italiana. Una giovane liceale, Vanessa, che vive con la madre Anita in un elegante appartamento del quartiere Esquilino a Roma, ottiene la possibilità di fare uno stage presso la redazione della rivista. Da quel momento, però, la sua vita cambia: la ragazza si chiude in se stessa, preda di fobie e di un mutismo assoluto, fino a non voler più uscire di casa. La madre, sconcertata e confusa, si accorge poco a poco che questa melancolia non è solo il frutto di una crisi adolescenziale, ma è legata a incontri e frequentazioni, dietro le quali si cela una realtà inquietante. Il commissario Ponzetti sarà chiamato a trovare il bandolo della matassa di questa intricata vicenda, in una storia giocata sul senso della libertà umana e sui suoi condizionamenti. Ma non solo.
[continua a leggere]

 

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Giuseppe Rapuano blog: Caccia a Modena, Calcinato, Arresti italiani e marocchini, La Mia Turchia, Piazza Falcone: tra i nostri titoli di oggi

Teatrino dell'ES, Ferrara-Bologna-Europa... "Burattinando a Budrio" 30° anno 2016/17.

 
Spettabili Redazioni e giornalisti,
ecco le info su "BURATTINANDO A BUDRIO” 2016/17 - 30° anno, che riprenderà questa domenica 30 ottobre alle ore 16,30 c/o il bellissimo Teatro Consorziale del Comune di Budrio. Si può dire che è la più longeva rassegna e stagione di Teatro per l’Infanzia e la Gioventù della Provincia, ora Città Metropolitana di Bologna, sempre con la nostra Direzione Artistica ed Organizzativa.
Ecco di seguito la locandina in jpeg con le info sui prezzi per l’ingresso, inoltre alleghiamo lo schema della rassegna in .doc, con tutte le trame degli spettacoli proposti così da poter fare il copia/incolla se occorre.
Potrete anche ricordare che il “Museo dei burattini Collezione Zanella/Pasqualini/Cervellati/Menarini/Perani" (da noi fondato nel 2000 a Budrio c/o la Casina del’400, riconosciuto dall’IBC della Regione Emilia Romagna fra i "Musei di Qualità”), di Via Garibaldi, di lato al Teatro Consorziale potrà essere visitato gratuitamente prima e dopo gli spettacoli domenicali, durante tutta la Rassegna di “Buratinando a Budrio", basta andare prima alla biglietteria del Consorziale per prenotare i posti, poi c’è tutto il tempo per poter visitare il prestigioso Museo.
Vi aspettiamo quindi a Budrio questa domenica. 
Ringraziamenti di stima ed amicizia per quanto potrete fare per diffondere la notizia.
Vittorio Zanella e Rita Pasqualini del Teatrino dell’ES di Villanova di Castenaso (BO)