Giovedì 18 giugno, alle ore 20:00 verrà presentato, presso la libreria Mondadori di Taranto, il libro d'artista "Poesia, tempo presente. La Parola e il tempo" di Paola Mancinelli. Lo scrittore Pierfranco Bruni, candidato per il Nobel della Letteratura, dialogherà con l'autrice. L'evento si inserisce in un progetto che vede la presentazione della collana editoriale "I quaderni del concetto", ideata dalla galleria Cosessantuno Artecontemporanea, inerenti le note, le riflessioni ed i contenuti elaborati nel progettare gli eventi di arte contemporanea.
La prima pubblicazione, riguardante la mappa concettuale dell'evento di Paola Mancinelli, una raccolta di poesie e astrazioni teoriche dell'artista, ha visto precedentemente l'esposizione dei lavori della stessa, presso la Biblioteca Provinciale "Nicola Bernardini" di Lecce e presso CoArt Gallery di Corato (Ba) e al Festival di Poesia Contemporanea di Fondi (LT).
Arte e poesia si incontrano in un questo progetto artistico-letterario, la cui protagonista è la parola: "Parola visiva, simbolica, pronunciata, parola che occupa uno spazio, un'estensione. Nelle installazioni di poesia visiva il corpo del componimento è tutt'uno con la geometria della rappresentazione, secondo uno schema personale che diventa collettivo. Misurarsi con quello spazio e quel tempo, nel nostro spazio e nel nostro tempo, è una scommessa quotidiana". (Paola Mancinelli)"Il tempo della parola è un tempo sempre attuale, pieno, tondo, circolare, fatto di partenze e di arrivi, al suo interno viaggiano coincidenze. Nell'attimo stesso in cui le labbra la pronunciano, essa opera un movimento, trasmette un'evidenza. Ciò che viene detto, nel momento stesso in cui viene espresso, parla al presente, e perdura.
Il verso poetico è una scossa di eternità, ci interpella da luoghi e tempi reali e immaginati, parla la lingua del nostro tempo, nonostante appartenga a un altro tempo. La grandezza della poesia è che uno solo è il suo tempo, si mantiene costante, invariato, fedele apportatore di significato. Un presente che scuote come una chiamata. Un sussulto dell'anima che cerca il vero anche nel più piccolo accento, una sonora vibrazione dell'Io che si ricerca e si rivela. La memoria è il tempo del riecheggiamento, è testimonianza di un accadimento. Si impara a memoria per conservare, per custodire. Una situazione, un odore, un suono ed ecco rievocati sentimenti, emozioni, paure. C'è un tempo tutto nostro, ed è quello che impieghiamo per scoprire noi stessi, dietro il velo di ciò che appare: questo il tempo che più di ogni altro ha incidenza".
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Libreria Mondadori Taranto
A.E.G. snc di Carmine FucciVia G. De Cesare 3574123 Taranto
giovedì 18 giugno 2015
Paola Mancinelli, La Parola e il Tempo, presentazione di Pierfranco Bruni
mercoledì 17 giugno 2015
Roma, La Pietra d'Oriente di Pierfranco Bruni, recensione di Roby Guerra
Pierfranco Bruni, Poesia e Informatica! Forse il sottotitolo/recensione per la Pietra d'Oriente (Pellegrini editore) nello specifico suona letteralmente dissonante: amplifichiamo la poetica specifica come Parola aperta, password criptata per disvelare il linguaggio forse segreto del Poeta nella sua globalità più diversamente avveniristica.
Forse certa peculiarità, originalità di Pierfranco Bruni, candidato Premio Nobel 2015 per la Letteratura, fluttua, come una New Wave non ancora captata da Google Map, per la sua cifra naturale/artificiosa semi-quantica: il grande Server tutt'oggi riduzionista, è dribblato dall'elettronica mediterranea doc del Poeta diversamente Saggista e dal saggista diversamente Poeta e dall'Informatico immaginale... diversamente neopitagorico...
Ben oltre i numeri primi o decimali l'opera aperta di Pierfranco Bruni, in/da La Pietra d'Oriente recente alle numerose raccolte letterarie, oltre gli archetipi stessi junghiani Occidente Oriente, Nord Sud; al di là/qua della stessa mistica decade la parola di Bruni nei suo vettori spiccatamente esplorativi....
E sempre una cibernetica incantata, pura stella polare la bandiera tra dimensione prosatrice e poetante
riflessi creAttivi interconnessi come specchi-neuroni....
Quel che spicca, nel caos poco apocalittico, quindi nel nulla pulsionale di certa contemporaneità liquida e in liquifazione, al contrario in Bruni è Parola nuovamente Piena, aperta ma canto dell'Abbondanza, del fiore perenne in boccio, della farfalla crisalide e nuovamente farfalla (il bozzolo superfluo!), del Sole in perenne esplosione nucleare, da cui, contro logica e intuizione banalmente umana, la nostra stessa vita passeggiata trasvolata terrestre.
Non a caso, il Mediterraneo di Bruni attraversa eccome il futurismo, non a caso per Necessità + Libertà, riassumendo, il prototelematico Pitagora, come una Schiuma di Stella Marina, via archetipale nova time machine, disvela oggi la Scienza e la Matematica essenza (fisica) secondo la stessa Von Franz del cosiddetto Spirito.
Distruzione oggi simulata il numero Futurista, ricombin.azione della Bellezza, prima e dopo la Tradizione... del Futuro anteriore... Ecco Pierfranco Bruni, poeta informatico! Fare Spirito 2.0, fare Anima nella nuova Era Eva...
Recensione di Roby Guerra
Forse certa peculiarità, originalità di Pierfranco Bruni, candidato Premio Nobel 2015 per la Letteratura, fluttua, come una New Wave non ancora captata da Google Map, per la sua cifra naturale/artificiosa semi-quantica: il grande Server tutt'oggi riduzionista, è dribblato dall'elettronica mediterranea doc del Poeta diversamente Saggista e dal saggista diversamente Poeta e dall'Informatico immaginale... diversamente neopitagorico...
Ben oltre i numeri primi o decimali l'opera aperta di Pierfranco Bruni, in/da La Pietra d'Oriente recente alle numerose raccolte letterarie, oltre gli archetipi stessi junghiani Occidente Oriente, Nord Sud; al di là/qua della stessa mistica decade la parola di Bruni nei suo vettori spiccatamente esplorativi....
E sempre una cibernetica incantata, pura stella polare la bandiera tra dimensione prosatrice e poetante
riflessi creAttivi interconnessi come specchi-neuroni....
Quel che spicca, nel caos poco apocalittico, quindi nel nulla pulsionale di certa contemporaneità liquida e in liquifazione, al contrario in Bruni è Parola nuovamente Piena, aperta ma canto dell'Abbondanza, del fiore perenne in boccio, della farfalla crisalide e nuovamente farfalla (il bozzolo superfluo!), del Sole in perenne esplosione nucleare, da cui, contro logica e intuizione banalmente umana, la nostra stessa vita passeggiata trasvolata terrestre.
Non a caso, il Mediterraneo di Bruni attraversa eccome il futurismo, non a caso per Necessità + Libertà, riassumendo, il prototelematico Pitagora, come una Schiuma di Stella Marina, via archetipale nova time machine, disvela oggi la Scienza e la Matematica essenza (fisica) secondo la stessa Von Franz del cosiddetto Spirito.
Distruzione oggi simulata il numero Futurista, ricombin.azione della Bellezza, prima e dopo la Tradizione... del Futuro anteriore... Ecco Pierfranco Bruni, poeta informatico! Fare Spirito 2.0, fare Anima nella nuova Era Eva...
Recensione di Roby Guerra
martedì 16 giugno 2015
Il viaggio letterario di Pierfranco Bruni attraverso la voce di Stefano Zecchi, Valitutti, Bufalino, Ghirelli, Marti, Nievo, Ulivi, Pomilio, Grisi, Bevilacqua in un percorso tra alchimia e sacro dii Mirian Katiaka
Il viaggio letterario di Pierfranco Bruni attraverso la voce di Stefano Zecchi, Valitutti, Bufalino, Ghirelli, Marti, Nievo, Ulivi, Pomilio, Grisi, Bevilacqua in un percorso tra alchimia e sacrodii Mirian KatiakaUno scrittore raccontato con le parole di altri grandi scrittori. Pierfranco Bruni venne definito da Alberto Bevilacqua lo scrittore mistico e sciamanico del Novecento. Antonio Ghirelli parlò della sua scrittura come " delicato lirismo e forma", Gesualdo Bufalino lo definì uno "scrittore nobile", Ferruccio Ulivi disse che Bruni è uno scrittore di "sentimenti, di impegno e di solitudine", Salvatore Valitutti lesse la sua "magia", Stanislao Nievo sottolineò la sua "eleganza e la sua misura solitaria", Mario Pomilio lo definì poeta della "pulizia e della esattezza…". Mario Marti disse di lui che è uno scrittore la cui parola è fatta di "grani di rosario. …una preghiera".Uno scrittore oltre il proprio diario si ritrova tra le parole di altri scrittori. La metafora e il viaggio sono due elementi vitali, secondo Alberto Bevilacqua, nel raccontare di Pierfranco Bruni. "La parola ha un cuore immenso se riesci a leggerla ora e soprattutto domani". È su questo elemento che è stato presentato il viaggio letterario di Pierfranco Bruni per la sua Candidatura al Nobel Letteratura. Da "Un paese vuol dire non essere soli" (Pavese) a "Occorre ricucire le coscienze spezzate della nostra memoria" (Pierfranco Bruni). Un dettaglio che ha visto un dialogare su l'opera di Pierfranco Bruni, tra poesia e narrativa, e la sua candidatura al Nobel.Una discussione che il Sindacato Libero Scrittori ha sviluppato intorno a tutta la sua produzione poetica e narrativa non tralasciando quegli aspetti salienti che interessano la letteratura del ritorno e la nostalgia sconfitta che costituiscono tasselli del suo mosaico umano e culturale.Da "Via Carmelitani", la cui prima edizione risale al 1983 e la quarta edizione accresciuta addirittura al 1990, libro che ha segnato una delle prime tappe fondamentali nel percorso poetico, sino a "Come un volo d'aquila" del 2013 la poesia di Pierfranco Bruni ha avuto ed ha una pagina critica di notevole spessore tanto che si è parlato di una poesia piena di "eleganza e di misura solitaria" (Stanislao Nievo), mentre Mario Pomilio ha definito i versi di Bruni, in tempi lontani, "puliti ed esatti" e Raul Maria de Angelis, lo scrittore che diede voce a Maria Zambrano, sottolineò che la poesia di Bruni "è una poesia senza macchia". Stefano Zecchi fece la prefazione a "Paese del vento" legandolo in modo alchemico a "Il mare e la conchiglia".Ma furono numerosi i critici che si sono occupati, proprio negli anni Ottanta/Novanta della poetica di Bruni. Si pensi agli scritti di Giuseppe Selvaggi, di Antonio Ghirelli, di Mario Marti, il quale scrisse che i suoi versi "scorrano come i grani di un rosario… quasi come una preghiera", di Ferrucci Ulivi, di Francesco Grisi, di Donato Valli che poi fece la Prefazione a "Viaggioisola" del 1992, di Salvatore Valitutti che parlò di "magia delle parole", di Michele Dell'Aquila, di Giuseppe Pederiali, di Gesualdo Bufalino che li definì "versi belli, scanditi da una nobile e lenta malinconia".Un libro, "Via Carmelitani" che introdusse Pierfranco Bruni nel Novecento poetico italiano seguito da "Altro o niente", da "Viaggioisola", da "Ulisse è ritornato", "Il canto delle sirene", "Canto di Requiem" che ebbe la recensione di Gianfranco Ravasi, di "Ti amerò fino ad addormentarmi nel rosso del tuo meriggio", punto di riferimento della poesia d'amore in Oriente, e ancora sino a "Come un Volo d'aquila" passando attraverso il canto di "Asmà e Shadi" del 2013. Gran parte della produzione poetica di Bruni è stata racconta in una antologica "Fuoco di lune" che raccoglie la sintesi di un viaggio che va dal 1974 al 2004.Bruni, dunque, nasce come poeta, ma il suo tracciare i linguaggi lo portano subito al romanzo di "Paese del vento", romanzo che ha avuto ben quattro edizioni con una ultima di estrema eleganza e poi "L'ultima notte di un magistrato" (tre edizioni), "L'ultima primavera" (due edizioni), "Passione e morte" (due edizione e con edizione tradotta in Romania).Qui è come se si concludesse una stagione di intrecci poetici ed estetici in cui la memoria si confronta costantemente con il tempo. Ma già con "Paese del vento" il mistero è dentro la memoria che si trova nel ciclo successivo, che va da "Quando fioriscono i rovi", dove già compare la figura di San Paolo a "Il mare e la conchiglia" dove campeggia la metafora del faro, a "La bicicletta di mio padre", " sino ad Asmà e Shadi", che è un Cantico dei Cantici nell'amore passione, trasparenza e rinuncia.Una terza fase è rappresentata, certamente, dall'innesto alchemico delle ultime pagine della "Bicicletta di mio padre", in cui si parla del mondo magico e sciamanico per approdare a "Che il dio del Sole sia con te", un intercalare tra gli Orienti e le fede: dall'Oriente mediterraneo al mondo tibetano. A questa filosofia Pierfranco Bruni si è spesso richiamato, ma la summa di questo suo viaggio è leggibile in "La pietra d'Oriente", romanzo pubblicato recentemente e che riscuote molti consensi e che pone in essere una letteratura che è poetica dell'esistere tra estetica e metafisica.Numerosi restano i suoi saggi di critica letteraria e i suoi studi sulle antropologie dei popoli e delle letterature come il tomo "Mediterraneo" ed ora la sua entratura nella favola – fabula armena lo porta verso nuovi cammini. Ma l'Oriente non è un approdo, per Bruni, è piuttosto, come è stato detto recentemente, un "orizzonte di senso ma anche un orizzonte spezzato tra le parole dell'immaginario".
Poesia e narrativa in un circuito che è profondamente stretto tra letteratura e magia, tra poesia e alchimia, tra linguaggio e ricerca di antropologie sottese in un viaggiare tra il deserto e il mare. Infatti proprio in "La pietra d'Oriente", romanzo pubblicato da Pellegrini (distribuzione Mondadoristore) ha permesso di avanzare la candidatura al Nobel della Letteratura (da parte del SLSI) tenendo presente l'attività letteraria di Pierfranco Bruni che scorre lungo le cronache e le storie da oltre quarant'anni. Ma sono le tre trilogie che hanno segnato uno spaccato nel vissuto letterario di Bruni ormai tradotto in più lingue.La trilogia poetica: "Giorni di sempre" (1975), "Via Carmelitani" (1984 – 1990), "Fuoco di lune" e "Come un volo d'aquila" (2004 - 2013). La prima trilogia narrativa: "Paese del vento" (1995), "Quando fioriscono i rovi" (2004), "Il mare e la conchiglia" (2007). La seconda trilogia narrativa: "La bicicletta di mio padre" (2011), "Asmà e Shadi" e Che il dio del sole sia con te" (2013), "La pietra d'Oriente" (2015). Su questo ultimo romanzo è stato realizzato un Video che raccoglie i segni e i simboli del viaggio di Pierfranco Bruni. Uno scrittore, ha sostenuto Francesco Grisi, che abita la parole abitandosi.
lunedì 15 giugno 2015
UBAY MURILLO - Vanguardia y erosión -
Ubay Murillo
Vanguardia y erosión(y otros síntomas contemporáneos)11 giugno - 26 settembre 2015
Inaugurazione giovedì 11 giugno 2015 dalle ore 18,00
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domenica 14 giugno 2015
Giuliana Berengan L'Utopia del Visionario * da Wall Street International
L'utopia del visionario
Lunga vita alla lucida follia...
Un grammofono diffonde la voce di Caruso. Seduto sopra una poltrona di velluto rosso issata sulla nave che percorre il rio Amazonas, dopo aver compiuto l'impossibile scalata della montagna, Fitzcarraldo, l'eroe visionario dell'omonimo film di Werner Herzog insegue il suo sogno di costruire un teatro dell'opera nel mezzo della foresta amazzonica.Un'immagine epica che evoca in tutta la sua pienezza la parola utopia, il "non-luogo", la "nuova isola" di cui Thomas More fu lo scopritore-creatore, e che andava ad inserirsi nella tradizione dei luoghi immaginati, delle città fantasmatiche da Aristofane a Platone per continuare poi nella seicentesca Città del Sole, nella Nuova Atlantide di Bacon fino ai mondi di Orwell, che hanno alimentato il desiderio umano di pensare l'impossibile.
Se nella nostra società occidentale l'educazione non fosse ormai la trasmissione di parametri ai quali adeguarsi per essere il più possibile sicuri ed uguali in un universo totalmente prevedibile, sono certa che le immagini del regista tedesco potrebbero essere di edificante lettura. In questo mondo che sogna ed immagina merci da possedere e rateizza la propria felicità assecondando i modelli di vita proposti dagli spot pubblicitari potrebbe essere quanto mai esaltante accorgersi che si può desiderare ciò che rompe ogni schema, ciò che non gode del consenso, che si possono mettere a rischio le proprie sicure certezze per inseguire una bellissima fata Morgana.
Credo che mai come ora andrebbero rilanciate nel gioco della vita parole come sfida, rischio, coraggio, illusione se è vero che non c'è salvezza laddove l'unico pensiero sia quello che calcola, che fissa rigidamente i confini dell'utile e dell'inutile, che dispone ogni cosa in funzione del controllo quando non del dominio. Ed è proprio questo pensiero privo di immaginario, calcolatore, che decreta il significato delle parole in rapporto alla loro corrispondenza o meno al proprio modello. E' a causa di tale meccanismo che il visionario ideatore di mondi, colui che più di ogni altro entrava in contatto con il divino e conosceva l'invisibile e l'indicibile è andato connotandosi di troppo umani sospetti di diversità e di pericolosa devianza dalla norma.
Stiamo attraversando una fase nella quale sembra venir meno il desiderio di creare diversità, si cerca piuttosto l'adesione al gruppo, alla comunità che si fa garante di se stessa e delle proprie certezze. La cultura diviene allora strumento per plasmare punti di vista sicuri ed omogenei sul bello, sull'utile, sull'arte, sulla letteratura. Diventa regola, e così il pensiero che vive solo nell'incessante movimento, rinnega la propria natura, si fa stanziale, soggiorna intorpidito e quasi intossicato dalla prolungata mancanza di emozioni forti, di scarto dalla norma. Il gioco rischioso ed inebriante dell'utopia si va perdendo sostituito dai punti di vista condivisibili dalla maggioranza.
Eppure la cultura, per diritto etimologico, è "coltivazione" data la sua matrice nel verbo latino colere "coltivare": è quindi incessante processo di morte e rinascita ed anche in questo tipo di "coltivazioni" va sostenuta la "libertà dei semi". Vandana Shiva nella sua introduzione al volume intitolato Seme Sacro pubblicato nel febbraio di questo 2015 per i tipi della Libreria Editrice Fiorentina, parla con grande saggezza e con grande verità dell'importanza di proteggere e difendere la varietà dei semi, la biodiversità al fine di realizzare quella che lei definisce "democrazia della Terra per il bene comune". Anche i semi della conoscenza traggono vita e forza dalla molteplicità, dalla diversità e dal rispetto per la fantasia che in Natura è davvero sconfinata.
Nella scelta di valorizzare il prodotto più richiesto si dimentica la valenza del processo che porta alla creazione, quello che, come linfa vitale, attraversa, nascosto e segreto, il ciclo della Terra come pure l'artista, il libero pensatore; quello che trasforma intimamente, consolida l'autonomia e la consapevolezza, che non cerca approvazione né è finalizzato all'apparire o alle esigenze del mercato.
In un mondo sempre più spaventato dalla vicinanza, dalla condivisione, che si difende da ogni intromissione dell'ignoto di cui anche la morte fa drammaticamente parte, che si rifugia in una asettica convivenza tra eguali, priva di scosse che possano aprire la strada a pensieri dall'identità sconosciuta e non controllabile, il visionario è ormai sostituito dal navigatore del video, "uomo digitale e visivo" che conosce la realtà attraverso lo schermo ma che sempre meno lo possiede dal punto di vista sensoriale. L'ossequiente dipendenza dalla macchina della visione e al tempo stesso la convinzione che, per suo tramite, l'intero Universo sia raggiungibile, conoscibile e riconoscibile altera le radici stesse della comunicazione che presuppone il contatto, che si serve della gestualità della parola, della voce, del silenzio e che non esclude il tatto e gli odori.
.................CONTINUA WSI
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