giovedì 26 febbraio 2015

Madrid, presentato l'ultimo romanzo d'Oriente di Pierfranco Bruni



PRESENTATO...  A MADRID IL PIERFRANCO BRUNI (Vicepresidente Sindacato Liberi Scittori, Roma) CHE RACCONTA L'ORIENTE. L'ORIENTE CHE SI PERDE NELL'OCCIDENTE TRA I MARI E I DESERTI NEL ROMANZO DI PIERFRANCO BRUNI "LA PIETRA D'ORIENTE" - ANCHE IN E - BOOK  Il fascino degli occhi, il mistero dell'Oriente, il cammino alla ricerca della pazienza. Il viaggio verso i segni dell'alchimia, del sacro e della inafferrabilità degli amori, raccontati da amanti che abitano i deserti e il mare, costituisce il passaggio verso l'indefinibile e l'infinito. Si racconta di un incontro tra Gesù e Giuda, tra Maria di Magdala e l'uomo di Nazaret, tra Paolo e Ponzio Pilato. Ma è l'Oriente con il suo fascino e i suoi sguardi che non hanno bisogno di specchi a fare da scenario, attraverso una figura femminile che resta fondamentale e si rivela nell'ultimo capitolo del libro. La donna del segreto è Nadine e collega la presenza degli amanti del Cantico di Asmà e Shadi al camminamento dello sciamano. Con questo romanzo Pierfranco Bruni, nella continuità del suo ricercare l'essenza nell'anima dei simboli, tocca i rifermenti più alti del dialogare tra la metafora del narrare e una griglia di personaggio che costituiscono i veri archetipi di una letteratura del sogno e della memoria, della magia e dell'incanto grazie ad una tavolozza che ricami i pensieri di un io narrante che diventa il dialogante contatto tra il viaggiatore incantato e il disincanto del silenzio. Pagine preziose che toccano l'originalità di un modello letterario tutto vissuto nella trasparenza dell'immaginario e della profondità. Un romanzo viaggio, ma questa volta lo scrittore, servendosi dei monaci camminanti nel deserto, apre un costante colloquio con dei personaggi che sono la sfera del linguaggio. Nadine è l'ultimo capitolo del romanzo che si apre al lettore come se fosse una lettera, ma è l'incipit di un nuovo viaggio. Ciò è nello stile del vivere la poetica di Pierfranco Bruni. I suoi ultimi romanzi sembrano una ragnatela e anche se vivono autonomamente rappresentano l'incastro della "stretta" tra vita e letteratura.
LA PIETRA D'ORIENTE è un ascolto e "non è necessario capire quando negli occhi c'è l'ascolto e l'ascolto ha il viaggio…". Il libro è stato  presentato all'Istituto di Culture del Mediterraneo a Madrid lo scorso 24 febbraio.


Pierfranco Bruni ha pubblicato libri di poesia (tra i quali Via Carmelitani, Viaggioisola, Per non amarti più, Fuoco di lune, Canto di Requiem, Ulisse è ripartito, Ti amerò fino ad addormentarmi nel  rosso del tuo meriggio, Come un volo d'aquila),
Asmà e Shadi, Che il dio del Sole sia con te).

INFO

AEIOU – AustriEns In secOnd 20th CenthUry, a c. di Miroslava Hajek

Hermann Nitsch, Arnulf Rainer, Günter Brus, Otto Mühl, Rudolf Schwarzkogler, Jorrit Tornquist, Uta Peyrer, Karl Prantl.

A cura di: Miroslava Hájek
28 febbraio – 11 aprile 2015

Opening: sabato 28 febbraio
MLZ Art Dep, ore 17
spazio5, ore 18.30

Info: www.spazio5.net | www.mlzartdep.com

Gradita la prenotazione a spazio5.italia@gmail.com


Saturday 28 February 2015, MLZ Art dep and Spazio 5 present A E I O U - Austriens in second 20Century.

The exhibition, curated by Miroslava Hàjek, held within the two spaces in Trieste presents a selection of documents as well as a number of works by some of the key players of Austria's contemporary art scene in the last few decades of the 20th century. From the great actionists to Jorrit Tornquist's colourist experience with panting, the exhibition aims at showcasing a part of Austrian art throughout the last decades of the 20th century, focusing also on the lesser known periods, such as the Eighties and Nineties, a time when returning to painting was felt as an urgent need, capable of deeply influencing most of Europe's artistic production of that time.

The subsequent return of Austria to the international art scene, through the works of better-known artists such as West, Zoibernig and Erwin Wurm, ends, from a symbolic standpoint, the extensive artistic research carried out by Hermann Nitsch, Arnulf Rainer, Günter Brus and Otto Mühl, who testify, both through photography and painting, the strength and tension of their body experiences, and later on by the Junge Wilde current with Siegrfried Anzinger and Herbert Brandl, who, just like their Italian and German "fellow" artists, successfully interpreted the "sacred" necessity of a return to a pure, rudimental painting, in opposition to the minimalist conceptualization and the contemporary art of the end of the Sixties and onwards.

With the aim of highlighting such path, which begins precisely with the Wiener Aktionism, spazio 5, at no.5, via Giulia, in Trieste, showcases an important documental archive in which a part of the original content testifies, to some extent in the same way it had occurred with the Secession artists, the privileged relationship between the actionists and Trieste. In this vein, spazio 5 will also display an oeuvre by Erika Stocker, an artist who worked in close connection with the Viennese movement and whose creations may be considered as a clear operative link between the Austrian movement and the city.
Also on display at spazio 5 a number of photographs by Günter Brus and Rudolf Schwarzkogler, alongside with Arnulf Rainer's well-known interventions on existing images, and some historic paintings on canvas by Otto Mühl and by Hermann Nitsch, from private collections.
A number of sound artworks will be also reproduced including the recordings of a psychoanalytical self-representation by Otto Mühl.

MLZ Art Dep, at no.14, via Galatti, focusing on the pictorial side of the exhibition, showcases a large oil painting with shirt by Hermann Nitsch, a paper on canvas by Günter Brus, inspired by his body painting performances, a colourist and gestural crucifixion by Arnulf Rainer, alongside with a piece by Sigfried Anzinger, who represented the pictorial primitivism of which Europe's artistic movements of that time were the spokespersons, from Berlin's Neue Wilde like Fetting and Metzinger, to the italian Transavanguardia. The exhibition path ends with the colourist research carried out by Jorrit Tornquist, the Graz-born artist who has been living in Italy for many years, and the cosmogonic explorations by Uta Peyrer, revealed by her pictorial abstractions.
The exhibition, besides, pays homage to one of the greatest Austrian sculptors of the last century, Karl Prantl, who was born in Burgenland and passed away in 2010. Today he is considered one of the most influential figures in the abstract sculpture of the second half of the 20th century. On show also selected works from between the '70s and '80s.

https://www.facebook.com/events/1550128545255319

mercoledì 25 febbraio 2015

La Rivoluzione sovietica e i suoi significati storico-politici, 2, fine.

La formula di Lenin del controllo degli operai sulla produzione industriale incontrò, invece, una crescente popolarità nei comitati di fabbrica, ma prima della Rivoluzione d'Ottobre, non fece dei Bolscevichi i padroni del sindacati. Esisteva evidentemente, nel 1917, una situazione storica davvero aperta. La nuova leadership, se avesse difeso e sviluppato le nuove libertà in maniera veramente rivoluzionaria avrebbe avuto molte possibilità di completare con successo la trasformazione della Russia, facendola diventare una società democratica pluralista e moderna. Ma essa mancava della necessaria esperienza e determinazione per compiere un simile passo. Nel timore di alienarsi gli Occidentali, i nuovi dirigenti democratici della Russia continuarono nella guerra contro la Germania, guerra che non erano in grado di combattere. E, temendo di violare le norme di una regolare procedura legale, rinviò l'urgentissima riforma agraria a dopo l'apertura dell'Assemblea Costituente, che non fu mai in grado di funzionare. Così i Bolscevichi si trovarono notevolmente avvantaggiati dalle manchevolezze altrui. Dopo l'insurrezione di luglio, Lenin, capovolgendo la sua precedente posizione, disse che bisognava unilateralmente proporre una pace "immediata" con i tedeschi. Un analogo stupefacente voltafaccia si ebbe sul fronte interno: fece suo il programma agrario dei suoi avversari Socialisti Rivoluzionari (questi affermarono che Lenin lo aveva loro rubato) e abbandonò il principio di maggioranza, che fino ad allora aveva ritenuto la conditio sine qua non per la conquista del potere. Di fronte allo smarrimento sociale, Lenin assunse l'iniziativa, traendo dalla sua parte una minoranza di attivisti urbani che furono la base forte del suo piano di porre sé stesso e il suo partito alla guida di una dittatura sovietica. Una più favorevole situazione internazionale e una più risoluta condotta della alleanza democratica avrebbero potuto imprimere una direzione diversa alla politica russa. La debolezza e le divisione politica di questi partiti di tendenza filo-occidentale paralizzò la rivoluzione democratica in Russia ed aprì la strada al comunismo, con un sistema di sviluppo alternativo e totalitario. - 2, fine.
Casalino Pierluigi, 25.02.2015

La Rivoluzione sovietica e i suoi significati storico-politici.

Dopo il 1917 si affermò in Russia una nuova forza di sviluppo, il comunismo sovietico, la cui portata avrà riflessi rilevanti sul piano internazionale. Negli anni 1920, tuttavia, la Russia sovietica era ancora troppo debole per esercitare un'influenza decisiva anche su paesi come la Turchia, alla quale concesse notevoli aiuti economici. Negli anni 1930, l'URSS cominciò a svolgere un ruolo importante nella diplomazia internazionale e all'indomani della seconda guerra mondiale è entrata in aperta competizione con l'Occidente. Competizione per la leadership mondiale che non cesserà anche a seguito del crollo dell'ordine di Yalta e della stessa URSS. Così l'emergenza dell'URSS pose gli eredi dello zarismo di fronte ad una nuova alternativa. Mentre in passato coloro che si battevano per introdurre in Russia mutamenti istituzionali vedevano soltanto un obiettivo, ora ne vedevano due, e ciò per effetto della rivoluzione bolscevica. Quale fu sul piano politico, dunque, il significato di questa rivoluzione? I problemi di sviluppo relativi alla rivoluzione bolscevica erano rappresentati dal cambio di indirizzo politico generale; e la Russia fu il primo dei maggiori paesi orientali che ruppero con il loro passato agro-dispotico a voltare le spalle alla società occidentale. Evento questo di primaria importanza perché, prima del 1917, la Russia aveva compiuto grandi passi in avanti nel processo di occidentalizzazione e perché, in effetti, dopo il 1917, essa diventò la più aperta fonte di contestazione al sistema dell'Occidente in Asia e altrove. L'ampiezza dell'occidentalizzazione della Russia, prima del 1917, è sottolineata dagli studiosi, i quali individuano soprattutto nella preminenza del partito della classe media dei Cadetti, oltre che del partito dei contadini dei Socialisti Rivoluzionari e dei Menscevichi il grado di emancipazione raggiunto in direzione del sistema occidentale. Tali forze, infatti, si battevano per l'instaurazione di un governo parlamentare e democratico ed erano seguiti dalla maggioranza dei russi, come ammetterà lo stesso Lenin, che riconosceva essere i Bolscevichi solo una minoranza. Anche l'intelligencija,se pur contraria  alla classe zarista in quanto screditata, era tutt'altro che favorevole ai Bolscevichi. Non c'è quindi da meravigliarsi se dopo la cosiddetta Rivoluzione di febbraio, il partiti democratici ebbero la prevalenza non solo nel governo civile, ma anche nei soviet. D'altra parte nel loro programma agrario il partito dei Rivoluzionari Socialisti avevano chiesto la distribuzione di tutta la terra "alienata"ai lavoratori rurali. Si trattava di una proposta più seducente per i contadini di quella offerta da Lenin che, dopo la "nazionalizzazione di tutta la terra" le grandi proprietà fossero gestite come "fattorie modello...sotto il controllo dei deputati dei lavoratori agricoli e nell'interesse pubblico". Per quanto riguarda la guerra, tutti i gruppi democratici, sia pure con argomentazioni diverse, erano contrari a una pace separata con la Germania. E neppure i Bolscevichi, anche se introdussero nel dibattito aspri accenti anticapitalistici, erano, in origine, favorevoli a tale pace. Nelle Tesi di aprile Lenin delineò le condizioni per una "guerra rivoluzionaria". Pur opponendosi energicamente all'indirizzo politico prevalente di una "difesa rivoluzionaria", egli raccomandò la massima pazienza con le masse che accettavano onestamente la guerra "come necessità e non come un mezzo di conquista". E ancora in giugno lo stesso Lenin respingeva l'idea di una pace separata che, a suo giudizio, avrebbe significato "un accordo con i ladroni tedeschi, che ci depredano al pari degli altri". 1-continua
Casalino Pierluigi, 25.02.2015

martedì 24 febbraio 2015

Considerazioni sulla coscienza e sull'estensione d'Europa

Un ricorrente tema pervade gli studi degli storici d'Europa, quello sulla coscienza e sull'estensione e sull'interagire tra di esse. Tema che affiora nel dibattito europeo in modo compiuto nel XVIII secolo. E gli uomini del Settecento furono i primi a coltivare questo pensiero, anche se, a mio avviso erroneamente, alcuni ritengono che considerazioni simili saranno formulate solo nel XIX secolo. Tesi quest'ultima, abbracciata anche dal Morandi, appare, in ultima analisi, assolutamente inaccettabile, Voltaire escludeva dalla "Europa spirituale" la penisola balcanica, allora sottomessa ai turchi, e vi includeva, invece, la Russia, quella Russia lontana ed enigmatica, come tutte le Russie di ogni tempo, pressoché sconosciuta dai popoli europei fono all'epoca di Pietro il Grande, che portò idee e costumi europei al suo paese, dopo secoli di dispotismo. Il giudizio di Voltaire anticipava di molto il passo della Russia, stante l'ottima relazione tra gli illuministi e la grande zarina Caterina: un processo di occidentalizzazione che verrà messo in causa dalle correnti slavofile e grandi-russe del XIX secolo, segnale di quel ripiegamento messianico.ideologiche che fu rappresentato dalla Russia sovietica. E nonostante ciò, la Russia rimase ancora, per allora, in fase passiva, accettando le influenze occidentali, ma dando poco del suo. Un contributo che, al contrario, i popoli europei tradizionali, pur nei contrasti, sanno dare reciprocamente. La Russia del Settecento non diede migliore prova di sé anche dopo il Congresso di Vienna, lasciando intendere che restava ancora a metà tra la civiltà europea e il genio asiatico, questione tuttora aperta in epoca post-sovietica. Se è vero, peraltro che la Russia prese coscienza del suo ruolo attivo, almeno nell'Europa centrale, e sia sentita parte di tale sensibilità, si arriverà al XIX secolo, quando i nomi di scrittori come Tolstoj e Dostoevskij divennero nomi comuni anche per l'opinione pubblica dell'intero Vecchio Continente. Una testimonianza di come e quanto l'Europa si ampliasse dalla stessa intuizione settecentesca sia in termini quantitativi che qualitativi.  Circa, infine, la posizione dell'Italia, in secondo piano nel Settecento, nonostante Giambattista Vico, enormemente più avanti del suo tempo, va onestamente detto che, se la Penisola e la Russia (Voltaire) erano unite per le lettere, l'Italia soffriva di una condizione arretrata culturalmente e democraticamente. Il contributo dell'Italia alla sensibilità europea nel XVIII secolo e fino ai primi decenni del XIX fu, in fondo, assai modesto, aldilà di studiosi come Vico, appunto e poi di Carlo Cattaneo.
Casalino Pierluigi, 24.02.2015