sabato 3 gennaio 2015

AVERROES'S DISCUSSION OF TYRANNY AND OF IDEAL CONSTITUTION

Averroes' s discussion of tyranny seems to assume not Plato's scheme of the transition of democracy to tyranny, but rather Aristotle's view of tyranny as the perversion of monarchy. Averroes (Ibn Rushd) seems to have been ignorant of Plato's distinction of two forms of monarchy:royalty and tyranny Averroses' s distinction of "service" between rulers and masters slaves, the king guides and leads free citizens. Also, there is and interesting instance of applying Platonic argument to the Islamic State, past and present, in Averroes's view. It appears that the Ideal Constitution is identified with the rule of the four Khulafa rashidun and that with Muawiya the perversion of his ideal rule set in this quite in keeping with the traditional Muslim interpretation. As far as Averroes (Ibn Rushd) is concerned, it shows clearly that and Platonic observation fully valid as general principles applicble to Islamic civilization. The analogy is not simply an illustration and an approximation but the outcome of the recognition of the Greek political thinking as relevant to Islamic thought and practice. It refers no doubt that the Almohad State of the Maghreb. From otrher contemporary references we know that Averroes (Ibn Rushd) looked upon the foundersa of the Almohade (and even of the Almoravid) dynasty as very near to the Ideal State (both of Islam, built on the Shar'ia, and Plato). This holds good for initiatior of the Almohad movement, Ibn Tumart, and first Almohad ruler Abd alk Mumin but just as the early stages of Islam the four Khulafa rashidun were replaced by Mua'wiya, so was Abd al Mumin followed by "timocrtic" son and grandson. Averroes (Ibn Rushd) could safely go further in his critique of the State of his patrons Abu Ya qubb Yusuf and Yusuf sufb Yaqu bal Mansur.
Casalino Pierluigi, 3.01.2014
















DOMANI A FIRENZE BRUNI PARLA DI BERTO CHE LEGGE LO SGUARDO DI BEATRICE

Redazione

A FIRENZE DOMANI 4 GENNAIO UN GIUSEPPE BERTO CHE STUDIA IL VOLTO DI BEATRICE NELLA RELAZIONE DI PIERFRANCO BRUNI

Lo scrittore Giuseppe Berto che racconta di città e di viaggi, di lingue e rapporti con i dialetti, di veneziani amori e di depressioni, di luoghi antichi e del suo rapporto con la cristianità sarà al centro di una discussione, domani, a Firenze con un incontro che vedrà protagonista Pierfranco Bruni, Presidente del Comitato Celebrazioni Berto Regione Calabria e Responsabile Progetto "Etnie" del Mibact.

La lingua e il linguaggio in Berto sono due caratteristiche fondamentali che pongono all'attenzione  quel superamento del realismo che ha marcato gli anni Cinquanta.
Berto protagonista  in una dialettica sulla rottura di schemi sperimentali. Su questo argomentare  si  imposta la relazione di Pierfranco Bruni che pone come riferimento il dialogo del raccontare  e del vivere. Bruni all'allarga la sua visione interpretativa e crea una comparazione tra i volti e gli occhi dei personaggi dei romanzi di Berto filtrandoli con lo sguardo di Beatrice. La figura femminile centrale nella letteratura italiana. Bruni, servendosi della lezione di Maria Zambrano pone al centro le donne dei romanzi di Berto e lo sguardo di Beatrice.

"L'intreccio tra il raccontare e il narrare la vita, sostiene Pierfranco Bruni, in Berto è un attraversare la lingua come un quotidiano confronto con il dato esistenziale. La letteratura bisogna considerarla, soprattutto in alcuni suoi romanzi, con una chiave di lettura che deve avere necessariamente degli elementi antropologici. In Berto la figura di Beatrice e di Dante non è trascurabile, leggerlo con attenzione significa anche catturare questi elementi".

Bruni, che da anni lavora sulle lingue e sulle etnie nella cultura letteraria,  propone una interpretazione metaforica dell'opera di Berto. D'altronde il suo libro: "Giuseppe Berto. La necessità di raccontare" traccia delle linee ben definite sulla letteratura oltre i confini del realismo.

DOMANI A FIRENZE BRUNI PARLA DI BERTO CHE LEGGE LO SGUARDO DI BEATRICE

Redazione

A FIRENZE DOMANI 4 GENNAIO UN GIUSEPPE BERTO CHE STUDIA IL VOLTO DI BEATRICE NELLA RELAZIONE DI PIERFRANCO BRUNI

Lo scrittore Giuseppe Berto che racconta di città e di viaggi, di lingue e rapporti con i dialetti, di veneziani amori e di depressioni, di luoghi antichi e del suo rapporto con la cristianità sarà al centro di una discussione, domani, a Firenze con un incontro che vedrà protagonista Pierfranco Bruni, Presidente del Comitato Celebrazioni Berto Regione Calabria e Responsabile Progetto "Etnie" del Mibact.

La lingua e il linguaggio in Berto sono due caratteristiche fondamentali che pongono all'attenzione  quel superamento del realismo che ha marcato gli anni Cinquanta.
Berto protagonista  in una dialettica sulla rottura di schemi sperimentali. Su questo argomentare  si  imposta la relazione di Pierfranco Bruni che pone come riferimento il dialogo del raccontare  e del vivere. Bruni all'allarga la sua visione interpretativa e crea una comparazione tra i volti e gli occhi dei personaggi dei romanzi di Berto filtrandoli con lo sguardo di Beatrice. La figura femminile centrale nella letteratura italiana. Bruni, servendosi della lezione di Maria Zambrano pone al centro le donne dei romanzi di Berto e lo sguardo di Beatrice.

"L'intreccio tra il raccontare e il narrare la vita, sostiene Pierfranco Bruni, in Berto è un attraversare la lingua come un quotidiano confronto con il dato esistenziale. La letteratura bisogna considerarla, soprattutto in alcuni suoi romanzi, con una chiave di lettura che deve avere necessariamente degli elementi antropologici. In Berto la figura di Beatrice e di Dante non è trascurabile, leggerlo con attenzione significa anche catturare questi elementi".

Bruni, che da anni lavora sulle lingue e sulle etnie nella cultura letteraria,  propone una interpretazione metaforica dell'opera di Berto. D'altronde il suo libro: "Giuseppe Berto. La necessità di raccontare" traccia delle linee ben definite sulla letteratura oltre i confini del realismo.

venerdì 2 gennaio 2015

Ferrara caduta libera secondo Il Sole 24 Ore e Italia Oggi e... Vittorio Sgarbi

Marco Cremonini



Splendida presentazione di Vittorio Sgarbi a fine anno (30 12) alla libreria IBS di Ferrara per la sua ennesima meraviglia: ovvero  Gli anni delle meraviglie, edito da Bompiani seconda ristampa. Un incanto mediatico culturale come bene evidenziato dalla stessa stampa ferrarese. Ma ovviamente Sgarbi mai mandarino,  anche a Ferrara che mal lo sopporta, ma si sa certa ferraresità... E finalmente, ma mica la prima volta, anzi Sgarbi da tempo sulla scia di De Pisis  (Ferrara, palude mefitica) e altri insospettabili,  Bassani, Antonioni....   un mega aforisma, un futurisma persino degno di Karl Kraus, che fu "poeta" perturbante  con la sua Scintilla  DIE FACKEL, persino nella Grande Vienna mitteleuropea... : " Ferrara città meravigliosa ma GOVERNATA DA DEFICENTI"!   Parola in libertà simultaneamente la lapidaria e lapide per la giunta cattocomunista!  E dichiarazione bellica persino popperiana, negli ultimi giorni, sia Il Sole 24 Ore che Italia Oggi hanno ben statischizzato la caduta libera di Ferrara città d'arte, crollata in un appena 1 anno per qualità della vita  di decine e decine di posizioni!  Tropo hard, Sgarbi?  Noi futuristi lo diciamo da anni, e non solo noi! E ovviamente è sempre Odi et Amo, non tutti in deficit ....anche i Politik (gli elettori allora? e non solo....) ma il Trend è quello. Purtroppo le autocritiche si sa..  da Budapest in poi, quando le fanno, gli psicocattocomunisti  passano 20 anni!  E 20 anni fa quasi non esisteva neppure Internet!

Info ulteriori 



Lorenzo Barbieri su Italo Balbo Trasvolatore

Lorenzo Barbieri


 AA.VV. La Grande Guerra Futurista... Italo Balbo Trasvolatore (La Carmelina, 2014)

photo Alberto Guarnieri(*) Mari e Cieli di Balbo Ed. Il Girasole, 2014

(Estratto..La Grande Guerra Futurista.....) 

Italo Balbo squadrista, solo un demone del regime cosiddetto?  - Sulla generalizzazione, per formazione ed animo, non mi si troverà mai d’accordo. Italo Balbo, così come il fascismo più in generale, immergendoci nella profonda ermeneutica che la distanza temporale ci offre e al riparo dai numerosi falsi storici creati dalle parti, lo possiamo, con assoluta serenità, affermare: non era un demone.
Possiamo certamente discutere della contrapposizione tra il Caffè Mozzi e l’Hotel Byron, sul
percorso di formazione dell’ossatura del regime ma il ruolo di   Balbo, tra le luci e le ombre, va
considerato all’interno del complesso universo del fascio littorio.
E questo non perché Balbo cercò di conservare l’adesione al partito repubblicano, né per via del suo voto contrario al Gran Consiglio del Fascismo il 15 febbraio 1923.
Il regime cosiddetto non era forse nato dalle premesse culturali ed artistiche del futurismo
marinettiano? Non era forse ispirato dalla letteratura decadentista dannunziana? Non era forse il canale di sfogo dell’arditismo (naturale conseguenza del conflitto bellico mondiale) e di un
emergente sindacalismo rivoluzionario di natura sorelliana?
Non era, in ultima analisi, il “tubo vuoto” di cui parlava Pirandello? Io penso di sì, io credo di sì.
Una precisazione sulla demonizzazione di Balbo però è dovuta. Il frutto, anzi il fardello dei regi
decreti del 1944 ancora oggi pesa sulla biografia storica e sulla memoria collettiva dell’aviatore
estense, la cui unica colpa è di essersi librato in volo sui cieli di Derna il 28 giugno 1940.
Noi, oggi, uomini del XXI secolo, possiamo e dobbiamo poter vedere le cose per ciò che sono,
evitando le unitili acredini ideologiche.


Info ulteriori 
http://ricerca.gelocal.it/lanuovaferrara/archivio/lanuovaferrara/2014/12/18/NZ_30_11.html
 http://www.huffingtonpost.it/2014/07/28/italo-balbo-trasvolata-atlantica-mostra-mari-e-cieli-di-balbo_n_5625884.html