mercoledì 8 gennaio 2014

Ferrara e il record di Winter Wonderland

by ESTENSE COM

winter wonderland befanaÈ sempre più la fiera dei record, “Winter Wonderland – Natale in Giostra”. Quello che si sta svolgendo alla Fiera di Ferrara non è più “solo” il parco divertimenti al coperto più grande d’Italiama, con il prolungamento della manifestazione fino a domenica 12 gennaio, diventa anche l’evento fieristico più lungo – 24 giorni consecutivi – che si sia mai tenuto in Italia.

Record a parte, a giustificare il protrarsi di Winter Wonderland sono innanzitutto l’affluenza massiccia registrata dagli organizzatori – l’obiettivo delle 30mila presenze può ormai dirsi raggiunto – e il gradimento da parte del pubblico, confermato anche ieri dall’entusiasmo con cui sono stati accolti la Befana, prima, e lo spettacolo dei fuochi artificiali, poi.

Fino a domenica 12 l’evento promosso da Catterplanet e F.lli Bisi, con il supporto di Ferrara Fiere Congressi, osserverà i seguenti orari: da martedì 7 a sabato 11 il parco sarà aperto dalle 11 alle 20, mentre domenica 12 l’orario sarà 11-20.

Protagoniste di Winter Wonderland continueranno ad essere le oltre quaranta attrazioni e giostre allestite nei padiglioni della Fiera, su una superficie di ventimila metri quadrati totali: truccabimbo, babydance e feste a sorpresa (tutti i giorni alle 17), montagne russe – per la prima volta a Ferrara – e Nave dei Pirati dei Caraibi, Autoscontro e Brucomela, Tagadà e Castello Incantato, Piovra, Shuttle e Space Star, fino alle Gabbrie Volanti, al Trenino del Far West e al Cinema 5D..... CONT  Estense com

lunedì 6 gennaio 2014

10 Anni su Marte con Spirit e Opportunity

La prima decade del 2000 ha visto grandi progressi nell’esplorazione del pianeta rosso. Migliaia di immagini giunte sulla terra grazie agli scatti che i rover hanno inviato in questi anni


Nel 2004 la Nasa diede il via alle indagini scientifiche sul suolo di Marte inviandovi la sonda Spirit, seguita dopo un mese dalla navicella gemella Opportunity. Questo fu lo starting di un periodo di utili analisi scientifiche del pianeta che hanno permesso di valutarne la composizione del suolo, la struttura dei suoi territori, la presenza di vita nei tempi passati e la presenza di minerali utili non presenti sulla Terra.

Caratteristica interessante del rover “Spirit” (e del gemello Opportunity) è la totale autonomia di navigazione: i tecnici dalla Terra stabiliscono quale punto del suolo marziano il “rover” deve raggiungere, dopodiché è il “rover” stesso a stabilire qual è il percorso migliore per evitare gli ostacoli più grandi, pur essendo progettato per poter marciare, in caso di necessità, sopra gli ostacoli più piccoli. Dal sito della NASA è possibile scaricare due interessanti filmati: il primo mostra una simulazione al computer di come si muovono i rover; il secondo è invece il risultato dell’elaborazione di dati reali giunti dallo Spirit durante un suo spostamento completamente autonomo lungo 24 metri.

Spirit ha continuato a lavorare sul suolo marziano per circa 6 anni, mentre Opportunity è ancora attivo, seppur con qualche problemino tecnico. Nel 2012, ad Agosto, la sonda Curiosity ha completato questa fase di esplorazione lunga più di dieci anni, che adesso si pensa possa evolversi in un nuovo ciclo di scoperte più avanzate. Uno dei contributi più importanti che tali strumenti hanno fornito alla scienza è la straordinaria quantità di immagina inviate sulla Terra, che mostrano un pianeta assolutamente arido e inospitale, tuttavia con scorci affascinanti e panorami suggestivi. Spirit nel corso della sua vita ha percorso circa 8 chilometri, mentre Opportunity ha fatto molto di più con i suoi 38,7 chilometri, e non ha ancora finito il proprio giro.

Spirit-dettagli

Spirit e Opportunity oggi sono visualizzabili su Google Earth. Purtroppo Spirit è silente da molto tempo (dal 2010), mentre Opportunity è ancora funzionante dopo ben 8 anni di esplorazione sul suolo marziano. Un risultato eccezionale per entrambi i rover, considerato che furono progettati per funzionare per 90 giorni marziani.....

CONT: CENTRO METEO ITALIANO

CERCO LA PATRIA ITALIA


Italiam Quaero Patriam” così parla Enea alla madre Venere che gli si presenta, sotto mentite spoglie e gli chiede chi sia, poco dopo che è approdato sulle coste dell’Africa. Fra breve l’eroe troiano incontrerà Didone e fra i due nascerà un rapporto che avrà il suo tragico epilogo nel IV libro dell’Eneide. S’è detto e si dice spesso che Enea sarebbe un eroe freddo, senza sentimenti, ma il fluire delle passioni caratterizza l’essere umano, l’eroe è colui che tende al più che umano, quindi superare i sentimenti, le passioni è un tratto fondamentale dell’eroe, ma questa forse è una di quelle verità, talmente splendenti, nella loro ovvietà, che al suo cospetto tendiamo a chiudere gli occhi e rimanere così nell' umano. Nel IV libro Enea, allorchè deve rispondere alle accuse rivoltegli dalla regina cartaginese, che ha capito che sarà abbandonata, prima di iniziare a parlare: “obnoxius curam sub corde premebat” (a stento costringeva il dolore sotto il cuore), dunque non è privo di sentimenti, ma li costringe “al di sotto del cuore” e quando parla afferma:



se il destino mi desse di vivere secondo il mio cuore
se potessi a mio modo ricomporre gli affanni
a Troia, prima di tutto, le dolci reliquie dei miei
avrei accolto, in piedi sarebbe il palazzo di Priam
 Pergamo, due volte per terra l’avrei rifatta per i vinti. 
Hadrumentum (Sousse) mosaico ritraente virgilio
 Ma ora la grande Italia il Grineo Apollo,
l’Italia mi ordinano di cercare le sorti licie
 Questo è l’amore, questa è la patria…

                                                                         ..



Dopo avere costretto al di sotto del cuore il dolore per la regina che disperata lo accusa, Enea mostra tutta la sua nostalgia per la patria perduta: Troia. Vediamo dunque posti sullo stesso piano, sia i sentimenti che l’eroe prova per la regina cartaginese, sia la nostalgia per la patria: sentimenti “romantici” da “chiaro di luna” che Enea reprime. E’ vero l’eroe cerca una patria, ma questa patria è l’Italia, che è la terra d’origine della stirpe troiana, perché da lì partì Dardano, una patria talmente remota della quale neppure il vecchio Anchise aveva memoria, egli infatti credeva che la terra madre fosse Creta. L’Italia è Ur patria, perciò, non si guarda verso di essa volgendosi all’indietro, come a qualcosa di irrimediabilmente perduto, come Troia, ma si ambisce ad essa, si trova, cioè, in quel punto di incontro fra passato e futuro, che è il mito: l’annullamento del tempo nel suo fluire storico. Un atteggiamento storicista di tipo positivo o meglio positivista incatena l’uomo a una serie di avvenimenti susseguentisi, verso un futuro indistinto, rettorico.
Low Ham, Inghilterra, mosaico ritraente la vicenda di Eneae Didone
Non troppo diverso è l’atteggiamento di tipo nostalgico, che incatena l’uomo alla visione di un passato aureo, irrimediabilmente perduto, legandolo così ad una catena di avvenimenti, che si susseguono verso un futuro, che certo sarà peggiore del presente e quindi ancora peggio di quel passato al quale guarda con tanta nostalgia. In entrambi i casi è un homo, non un vir, è una creatura prigioniera.
Enea è pius cioè fedele al legame di sangue con gli antenati e i posteri (ius sanguinis, sempre lui!) e fedele al volere divino, egli mantiene un canale aperto con questa dimensione sovraumana ed è proprio grazie al suo intuitus in essa, che guarda, vedendo, oltre l’umano, oltre i sentimenti, sia per la regina, si di mera nostalgia per la patria perduta: “Ille Iovis monitis immota tenebat lumina” (Egli teneva gli occhi fissi nelle parole di Giove). Enea combatte una grande guerra contro se stesso, contro la sua dimensione di homo e solo quando vince questa guerra, cioè proprio nel momento in cui lascia Cartagine è pronto per vincere la piccola guerra con i nemici esterni, cioè quelli che troverà sul suolo italico.

Il mito è uno specchio nel quale bisogna avere il coraggio di guardarsi. 
















Filippo Venturini

domenica 5 gennaio 2014

Chinese communism and Mao's legacy *VIDEO

 

When Mao Zedong proclaimed the founding of the Chinese People’s Republic in Tiananmen Square in 1949, he staded that people of China had stood up after centuries of servitude and oppression. His ideas formed the basis of the most interesting branch of Marxist ideology in the post-war-world. Differing from its Soviet counterpart, Chinese Communism – known universally at its peak of popularity as maoism – was tailored by the Chinese leaders for an underveloped nation with a strong Confucian legacy. As such it appealed to other Third World intellectuals and nationalists leaders seeking a radical ideology appropriate for developing countries in the afermath of Western imperialism. It came from an impeccable non-European source, untained by colonialist prejudices. Chinese Communist ideas were formed by Mao and his colleagues after 1949. The story of these ideas, via Deng Xiaoping’s reforms and setback of the Tiananmen Square massacre, show both resilience of Chinese Communist thought in coping with contemporary dilemmas and his continuing intrinsic contradictions.  Plans for Mao’s birthday have highlighted China’s cultural divide. Yet, Xi Jinping has really shown a fondness for Maoist rethoric, but in ideological terms, Xi is no a Maoist. Still, Mao, however, continues to exert a powerful influence over the party and public opinion. The primary concern of the Chinese Communists in and out of government has always been the salvation and rebirth of the Chinese nation – to result in a society based not on the principles of Confucianism, which was responsible for China’s decline, but on the tenets of a European doctrine, Marxism-Leninism. These, therefore, are the two immutable aims of Chinese Communism – to produce a society that is both Marxist, in that it formally represents and promotes the people’s dignity and livelihood, and Chinese, in that it is run without foreign interference. Some Western commentators therefore label Chinese Communism as “Leninist Confucianism”, to rub in the authoritarian and reactionary nature of the Chinese Party. Neither term is appropriate, however, to explain Chinese Communism, and put together they are positively unhelpful. It would be fair to say that in 1949 Chinese Communism offered a model of development towards a more equitable society, but after many years of national government the Party has been unable to live to those expectations.It woul be wise, however, when talking about wether he thought the French Revoloution had been a success – “it is too early to say”, he replied. But the new Chineseness will not be the old Chineseness of Confucianism or Kang Yuwei or Sun Yat-sen – or even Mao Zedong. It will have been transmuted in the fire of Maoism to reveal new characteristics more appropriate to the time. How the next generations after Den Xiaoping era, especially today with the new Communist leadership of Xi Jinping, will resolve these contradictions will depend on the course of these social and political (and capitalist) adjustments. We may not see the true impact of Chinese Communism until well into the next years. This is Mao’s legacy.
London, On Dec. 23, 2013    P. Casalino

Matteo Renzi? Fassina (finalmente) si autorottama

copy-cropped-MATTEO-RENZI-TRIBUTE-2.02.jpgIl viceministro dell’Economia Stefano Fassina ha presentato al premier Enrico Letta le proprie «dimissioni irrevocabili.». Un gesto che in parte era nell’aria: sabato mattina, in un’intervista rilasciata a Repubblica, Fassina aveva chiesto un rimpasto di governo proprio «indirizzato» alla rappresentanza pd nell’esecutivo, scelta nella fase di reggenza di Epifani: «È naturale - aveva detto Fassina - , direi doveroso che la nuova segreteria guidata da Renzi, che ha vinto in modo forte il congresso, segni l’agenda di governo». E naturalmente si riferiva anche a se stesso, anche se rinviava il chiarimento alla prossima direzione del Pd, il 16 gennaio.

.....CONT. CORRIERE DELLA SERA