Da: Pierluigi Casalino <pierluigicasalino49@gmail.com>
Gli ordini e i confini sono degli effimeri limiti, provissorie soste e brevi intervalli legati ai movimenti dei popoli e dei loro regimi. Interessi economici e disegni militari vengono in urto nell'illusione che un ordine sia definitivo, mentre invece uno segue inevitabilmente l'altro in un eterno modificarsi. Il campione della ricerca dell'ordine definitivo fu Metternch,ma l'assertore del primato della geopolitica fu Von Clausewitz, che, nelle coordinate del suo tempo, coevo di Metternich, rappresentò l'interprete più autorevole, se pur fondata,sulla teoria della guerra. Il decisore clausewitziano della politica è riconducibile all'affermazione sovrana, cioè è il sovrano stesso che racchiude in sé, essendone depositario, l'intera legittimità politica, una legittimità che costituisce un altro tipo di ordine, un ordine che è determinante per spostare i confini. Le condizioni della razionalità politica della guerra traducono nel nostro linguaggio e nel nostro sistema gli assiomi base clausewitziani e cioè la guerra è soltanto una parte del rapporto politico dunque non è nulla di autonomo e pertanto la guerra per essere efficace deve avere il sostegno del popolo. La possibilità credibile poi dello scontro armato, vale a dire la sua accurata preparazione materiale e morale è l'equivalente funzionale della insostituibilita dell'uso militare nella regolamentazione dei conflitti. Questo enunciato ci sembra particolarmente adatto per le democrazie che si sentono corresponsabili dell'ambiente geopolitico che le circonda. Quando esso, infatti, cade vittima di crisi autodistruttive che minano in maniera palese e intollerabile i criteri minimi di libertà, equità, tolleranza e benessere, una democrazia matura può ricorrere alla misura estrema dell'intervento armato o alla sua minaccia credibile con atti e misure che precedono una consapevole e mirata disposizione culturale all'intervento militare. Cultura militare, competenza strategica e coscienza democratica non sono per noi termini compatibili, ovviamente, come lo erano per il prussiano Clausewitz.
Casalino Pierluigi