IL 1917 NELLA SINISTRA ITALIANA

I rivoluzionari russi, ma anche la vasta schiera di intellettuali non solo critici o impegnati, avevano scelto l'Italia come terra di esilio e di fucina di idee. Da Sanremo a Capri, gente come Gorki, Lenin ed altri ancora, intrecciarono il loro destino con quello del Bel Paese.  A capire meglio il senso di tutto ciò fu Antonio Gramsci negli anni Venti, quando ormai la Rivoluzione dei Soviet si era affermata. Persino Gobetti riconobbe che gli eventi in Russia avevano suscitato un movimento gravido di idee liberali. Già, tuttavia, nel febbraio 1917, il Popolo d'Italia, il quotidiano di Mussolini, fu tra i più convinti ad appoggiare i bolscevichi nelle loro iniziative, sostenendo quella che veniva definita "la vittoriosa rivoluzione russa contro i reazionari tedescofili" (ignorando che proprio lo stato maggiore tedesco aveva consentito a Lenin di tornare in patria per aprire una pagina di rottura). La Rivoluzione d'Ottobre ebbe, peraltro, conseguenze assai sensibili nella sinistra italiana. Le divisioni che porteranno alla nascita del Partito comunista Italiano proprio attorno alla questione del rapporto con i bolscevichi sul  tema della libertà. I socialisti italiani, non accettando le 21 tesi di Lenin, si ritirarono dal Comuntern. L'ala sinistra di Amedeo Bordiga, a Livorno, iniziò quindi una propria storia.
Casalino Pierluigi