Apogeo e tramonto della poesia provenzale.

 
 Casalino Pierluigi, 24.02.2016

Si è già fatto riferimento all'importanza dell'influenza della poesia
> arabo-andalusa (dove pratiche di amor cortese erano comunque
> preesistenti) e siciliana sulla genesi della lirica cortese.E si è
> pure sottolineato l'insieme delle relazioni in vari campi del sapere,
> ma anche della musa creativa, che intercorsero tra l'intelligenza
> d'Oriente e quella d'Occidente nel Medioevo, epoca feconda di idee e
> di approcci tra due mondi diversi - e non di rado conflittuali -, ma
> non necessariamente separati. E' qui il caso, invece, di ricordare il
> del senso messaggio originario ed originale della letteratura
> provenzale e del suo lascito, ma anche di approfondire le ragioni
> della sua fine. Il XIX secolo è stato il secolo della scoperta della
> lirica provenzale e dell'amor cortese (termine quest'ultimo coniato
> dal critico francese Gaston Paris Saint Germain). E ciò avvenne a
> partire dai poeti romantici per arrivare ai primi del Novecento,
> allorquando si moltiplicarono le indagini sui trovatori e la loro
> poesia e sul loro influsso nei paesi neolatini e in quelli germanici.
> Di mano in mano che progredivano queste ricerche si veniva sempre più
> notando che parecchi trovatori avevano una loro più o meno ricca
> personalità (Marcabru, Peire Vidal, Arnaut Daniel), per cui si
> differenziavano dagli altri, e alcuni poi spiccavano come vere e
> proprie individualità poetiche (Bernart de Ventadorn e Bertran de
> Born). Veniva così a cadere la vecchia tesi che quel mondo fosse
> uniforme, come eguale e modulato sopra una sola nota, quasi fosse la
> voce di un unico e solo poeta o il suono di una stessa musica. A noi
> interessa tuttavia investigare sul problema dell'origine di questa
> lirica o variegata scuola poetica. Che i più antichi trovatori a noi
> noti (Guglielmo IX, Cercamon, Marcabru) siano stati i primi poeti
> occitani sembra da escludersi, se si tiene conto del grado di
> elaborazione della loro lingua poetica, degli schemi della loro
> poesia, del loro frasario convenzionale, tutte cose che parlano in
> favore di una tradizione letteraria più o meno lunga. Il fenomeno
> trobadorico, infatti, appare così vasto e complesso per poterlo
> spiegare con l'influsso di una sola individualità. Tutto ciò dimostra
> che dovette esistere ancor prima della tradizione cavalleresca e
> cortese, rappresentata dai trovatori, un'altra poesia di forma e di
> intenti poco diversa, cancellata dal tempo e preceduta a sua volta
> da altra lirica riflessa e da una poesia popolareggiante. Varia,
> dunque,dovrebbe essere stata l'origine di questo filone poetico, varie
> le sue sorgenti di cui restano, peraltro, incerte vestigia. Vestigia
> che si confondono e contengono ad un tempo tracce di "chansons
> d'histoire" o "de toile", genere nato in Francia e sconosciuto in
> Provenza, di intonazioni di forma portoghese, anche queste ignote in
> Provenza; va inoltre riconosciuto che per le tematiche concernenti il
> vassallaggio alla donna il tutto rientrerebbe nell'ambiente feudale,
> che fu l'istituzione fondamentale del Medioevo in genere, mentre non
> si negano neppure ascendenze nel mondo classico, come già ricordato in
> un mio precedente intervento, né derivazioni (o per lo meno contatti)
> dalla Spagna islamica, come spesso citato anche in altri miei articoli
> (e certo analogie tra la poesia araba e quella provenzale sono
> innegabili, dal momento che si è spesso preso in considerazione
> aspetti, se non di diretta discendenza, sicuramente di non irrilevante
> interrelazione): in proposito si è indicato, ad esempio, in Ibn Quzman
> uno degli ispiratori probabili della lirica provenzale e romanza in
> genere, ma non è questo, dunque, l'argomento specifico che interessa
> nel corso di questa trattazione.; circostanza che rientra nel
> dibattito aperto sui rapporti tra Oriente ed Occidente. Qui va fatta
> memoria, in realtà, di come l'amor cortese e il suo messaggio, dopo
> una gloriosa stagione di sublime cantare, finirono e perché: l'amore
> dei trovatori non era certamente quello predicato dalla Chiesa che
> esaltava solo quello coniugale e non ammetteva neppure poeticamente il
> diffondersi di amori di diverso segno rispetto a quello consacrato nel
> matrimonio. La persecuzione e repressione dell'amor cortese e dei suoi
> vati fanno il verso a certe tendenze integralistiche ed iconoclastiche
> (che pervasero sia il Cristianesimo che l'Islam del tempo). La lirica
> dei trovatori giunse alla sua fase di esaurimento durante
> l'imperversare della crociata contro l'eresia degli albigesi, che,
> oltre a condannare l'arte provenzale - che nel sud della Francia
> trovava la propria sede principale-, mise progressivamente fine
> all'indipendenza di quella terra a favore della politica
> espansionistica della Francia, alleatasi con l'Inquisizione. Una data
> importante, anche per la storia della poesia provenzale, è l'aprile
> 1233, quando papa Gregorio IX affidò proprio all'Inquisizione, creata
> poco prima, ai Domenicani. Il nuovo istituto funzionò subito in
> Francia, come detto, con metodi violenti e decisi. Gli ideali su cui
> riposava, per gran parte, la poesia cortese, vennero banditi. Ciò
> nondimeno la decadenza della poesia occitanica era comunque iniziata
> e, pur spostandosi, verso l'Italia, quell'esperienza irripetibile si
> avviò al suo inesauribile tramonto non solo sotto l'incalzare dei
> fanatici turbamenti delle istituzioni religiose e politiche, ma anche
> per l'emergere di una nuova sensibilità sociale oltre che inventiva.
> Una nuova coscienza del mondo, una nuova e più profonda intuizione
> della vita sorgeva, ma la poesia provenzale non ne ebbe giovamento,
> pur adeguandosi al nuovo corso. Si era giunti al XIV secolo ed era
> passata l'età dei maggiori trovatori e gli imitatori non li avevano
> eguagliati o avevano riecheggiato o ripetuto i loro motivi. Intanto, a
> cavaliere dei secoli XIII e XIV, le poesie dei trovatori venivano
> raccolte in florilegi e canzonieri: sillogi preziose, in parte
> invidiateci dal tempo e in parte giunte a noi e conservate oggi in
> qualche illustre biblioteca europea. Il maggior numero di queste
> sillogi è di mano italiana. Il declino dell'ideale cavalleresco
> porterà a uno assetto politico nuovo, quello che plasmò gli stati
> nazionali,più votati al trionfo del realismo di vertice che non al
> perseguire ideali di vita cortese e di estrazione popolare.
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