sabato 13 agosto 2016

ANNIVERSARI. A 25 ANNI DALLA MORTE DI MARIA ZAMBRANO - Siamo figli senza eredi nel secolo della Zambrano e la pazzia pirandelliana e nel Michelstaedter del tragico di Pierfranco Bruni

di Pierfranco Bruni

Il senso del tragico è una filosofia dello scavo. Una archeologia dell'essere e del sapere. Si vive per perdersi. Ci si perde per sparire. Si sparisce per bruciare distacchi. Tra Carlo Michelstaedter, nato a Gorizia nel 1887 e morto suicida il 16 ottobre del 1910, e Maria Zambrano, nata nel 1904 a Vélez – Malaga e morta a Madrid, dopo un esilio di 45 anni, a Madrid nel 1991, i luoghi di un esistere metaforico insistono in un  intreccio tra l'amore come persuasione e la morte come accettazione in un intreccio, in cui destino e metafisica dell'anima diventano un unico segno di un tempo che resta definito nella storia ma indecifrabile in una ragione poetica.

Perché insieme il poeta e filosofo italiano e la filosofa del mistero poetico spagnola in una contemporaneità fatta di modernità, modernismo e incompatibile gesto della tradizione? Perché entrambi si trovano a misurarsi con il sentimento del tragico che recita una costante rappresentazione: in Michelstaedter la variante della fuga diventa tempo della morte, nella Zambrano il viaggio vive dentro il tempo dell'esilio.

Ma c'è una dimensione poetica che lega i due mondi e li lega intorno ad una dimensione che è quello dell'onirico percorso tra il buio della coscienza e la luce della parola. In entrambi la metafisica della parola diventa una vera e propria metafisica dell'anima.

La notte di Michelstaedter: "Tace la notte intorno a me solenne/le ore vanno e sfilan le memorie/siccome un nero e funebre convoglio" è la notte che non conosce il chiarore. In Zambrano, invece, il bosco ha sempre un suo chiaro perché in esso la "bellezza" diventa una mediazione tra l'angoscia e la possibilità della luce. Nella Zambrano è la speranza che vibra i destini violati della disperazione che entra tra le pieghe del divino.

In Michelstaedter non c'è alcuna verità se non attraversata dall'agonia esasperante. È certo che in entrambi la confessione della parola si fa biografia. Non si tratta soltanto di una meditazione – contemplazione giocata intorno al rapporto filosofia – poesia o viceversa. Piuttosto si entra in un travaglio in cui la ragione dell'essere si fa azione come nel caso di Michelstaedter passando attraverso il senso poetico ma si identifica in una specificità sostanzialmente onirica che oltrepassa sia la storia che il tempo come nella Zambrano.

E perché riconsiderare queste due voci, questi due volti, questi due percorsi? Perché nella crisi della modernità non può esserci una chiave di lettura se non viene ad essere filtrata dal concetto di destino tra una concezione mitico – simbolica e una deriva che approda allo scoglio senza la conoscenza della possibilità della speranza sognante. Perché è solo la speranza che filtra la luce del sogno. Ma nella civiltà del bosco, nella quale ci troviamo ad essere collocati come temperie storica, bisogna pur rintracciare un chiarore lunare.

Dalla morte – vita recitata da Michelstaedter bisogna andare oltre e attendere l'aurora della Zambrano. In fondo dove termina il disperante groviglio di Michelstaedter comincia l'agonia che condurrà ad un sapere dell'anima tratteggiato in un suo importante saggio (che porta il titolo "Verso il sapere dell'anima") da Maria Zambrano.

Con Michelstaedter si chiude un Ottocento che ha saputo leggere le prospettive del secolo nuovo introducendo però una letteratura completamente affidata sia all'enigma che al vuoto superando  la disdicevole congiura tra malinconia e nostalgia contaminata sia da  Manzoni che da Pascoli e da tutto un cordone romantico che resta ancorato al secolo vecchio e non antico. Una tradizione che "uccide" il senso della rivoluzione dell'uomo moderno e che proprio in virtù di questo concetto di secolo vecchio traccia un profilo della crisi.

Questa crisi sta anche nella impossibilità di sradicare il romantico senso della morte e lo consegna, proprio nei modi e nei termini del  romantico, al Novecento. Michelstaedter è uno dei maggiori interpreti di questo equivoco. Il suo suicidio resta proprio in questo tragico intaglio tra un secolo finito che, comunque, non smette di dettare aforismi di morte e il desiderio di non perdersi pur sapendo, lo sottolinea spesso Michelstaedter, con Matteo, che "gli uomini cercano e perdono".

Michelstaedter è, in un certo qual modo, un profeta nella disperazione del Novecento. Maria Zambrano raccoglie questa profezia e la legge, però, sul piano di un tempo che si confronta con la storia perenne ma la intavola  sul sottile desiderio di un destino di speranza nonostante la sua inquiete fisionomia di scrittrice errante. Ma è dentro il Novecento.

Non si lascia intimorire né della scialba decadenza di Pascoli e tanto meno dal secolo vecchio, perché la Zambrano vive nella pazzia pirandelliana e nella poetica di Machado, perché immediatamente la sua scrittura si impne come ragione storica e come ragione poetica in una estetica che lega e unisce, nelle distanze e nelle vicinanze, Seneca a Garcia Lorca e alla temperie di una agonia qual è quella dell'Europa che strappa la sua geografia sulle eredità mediterranee e sulla scia di una tradizione dei sufi e sciamanica.

Solo una personalità come la Zambrano può raccogliere l'identità stoica con il barocco, la follia di Don Chisciotte con la "Città di Dio" di Agostino, la fiamma di Cristina Campo con la magia di Elemire Zolla. Una follia che le fa vincere il sentimento di morte, il quale lo interpreta con Unamuno come il sentimento tragico della vita e resta tale proprio per non lasciarsi aggredire dalla "illusione della persuasione" segnata da Michelstaedter.

Due interpreti di un secolo che sarà breve e lungo, ovvero il Novecento. Due protagonisti camminanti nel silenzio della parola che hanno individuato la crisi della modernità o la crisi nelle modernità. Un sentiero nella classicità romantica che cerca capri espiatori per vendicarsi della rivoluzione barocca e che individua, comunque, nel Novecento l'espiazione del "sogno creatore".

La disperazione di Michelstaedter e l'agonia della Zambrano in un processo  culturale, tra poesia e filosofia, fattosi biografia. Il suicidio e l'esilio. Due temi caratterizzanti in un omerico e virgiliano intreccio al cui centro però resta la crisi, la quale, in letteratura, ha condotto alla morte della storia e mai del tempo da una parte e alla follia nella speranza che ha unito la storia al tempo.

Due condizioni di un esistere che costituiscono l'immagine provvisoria e precaria di un Novecento che si è mosso tra l'esilio e il viaggio, tra il tragico e l'equivoco, tra la maschera e il tentativo di salvezza.

Per Michelstaedter non c'è salvezza ("la vita nella morte") se non nella morte ("la morte nella vita"). Per la Zambrano la salvezza è nell'anima. L'anima come atto creativo. E la bellezza resta mediazione.

Un Novecento, dunque, che assorbe il vecchio dell'Ottocento ed ha apparentemente una sua struttura coerente per inventarsi la dinamicità della crisi. Nel tempo che viviamo non dovremmo più parlare di crisi del moderno ma di sconfitta o di vittoria. Quale secolo è rimasto sconfitto, nel gioco tra disperazione e agonia, quale secolo è uscito vincente?

Forse siamo in una attesa in cui la pacificazione tra poesia e filosofia diventa un atto dovuto ma ormai scivolato nell'indifferenza. Michelstaedter è la lenta persuasione della morte. La Zambrano è nel teatro delle maschere (Picasso) e della solitudine dello spazio (de Chirico). Due tempeste in un secolo non definito e non ancora finito. Naufragi oltre Ulisse. Ma le culture sono il razionale che ci sorprende. Ci saremo ancora? Non ci saremo? Forse io sono stato sempre mancante. Mi abito ma io sono nella morte e nella vita comprendo il senso di morte.

Zambrano resta nella pazzia pirandelliana.  Michelstaedter nel suicidio che comincia un secolo tragico. Ed io raccolgo la testimonianza delle voci che restano destino tra Pavese e Camus.

 








Ferrara, Maisto, il PD e la stampa pieddina e oltre sui Centri Islamici

di Benito Guerrazzi

Incredibile minimizzazione di certa stampa local, il PD e Maisto sulla clamorosa espulsione del presidente del centro islamico di Ferrara, da fonte ufficiale Viminale, Ministero degli Interni, Ministro Alfano, la Digos estense stessa praticamente pur nel riservo delle informazioni per ovvi motivi. Innanzitutto una campagna di Estense com, un poco meno ma anche la Nuova Ferrara nello smentire, prendendo per fonti esponenti del Centro Islamico o della comunità islamica di Ferrara, ai limiti del non rispetto verso le Istituzioni quindi - con tale pseudoneutralismo giornalistico di Serie C, il ruolo dell'espulsco come Presidente del Centro Islamico. In ogni caso, noi siamo oggettivi, la fonte ufficiale Viminale e poi lateralmente Il Sole 24 Ore e anche il Fatto Quotidiano, non solo Il Giornale o LiberoQuotidiano o Il Populista, anche se per scrupolo un poco imprecisa, resta il fatto clamoroso di un esponente islamico conosciuto (qualcuno l'ha ammesso tra le fonti ferraresi-islamiche, altri invece omertosi) espulso per terrorismo potenziale islamico e anche il Questore e il Viminale l'hanno ribadito! Un fatto gravissimo inedito in una capitale dell'accoglienza indiscriminata (tranne da poche settimane, anche il sindaco un poco si è svegliato, noi siamo oggettivi!) e comunque probabile figura locale non secondaria come centri islamici local e la stampa del PD e oltre vogliono fare intendere.
Estense com ci ha rifilato una serie di negazionismi e giustifcazionismi, a firme precise non banali della testata, da Zavagliaglio a Oppo-Assenzio ecc.   Parola naturalmente in primo piano a Maisto più zelante nel contestare a Alan Fabbri la richiesta di chiusura dei centri islamici che a riflettere sull'espulsione sintomo gravissimo locale quindi, persino spiegando il suo rifiuto evocando la Francia come modello di integrazione, alla faccia delle cronache tragiche recentissime ben note!
Insomma deriva Centro Sociali di Estense com e il solito sintomo di un PD in implosione dal già regressivo cattocomunismo al nascente cattoislamismo o PCI 2.0, Partito comunista islamico!

Ferrara, Maisto fa lo struzzo sui Centri Islamici

di Paolo Giardini

Avete  letto su Estense.com le affermazioni di quel pinocchio di Maisto?
Chissà cosa intende per STORIA uno che oggi dice: "Basta guardare la storia per capire che il terrorismo si batte con l'inclusione e non con l'esclusione. Punendo i responsabili e non intervenendo in modo indiscriminato".
L'inclusione islamica in Francia e Belgio, vecchia di 40-50 anni, non è cosa storica vero? Siamo già alla 3a generazione. Tutti ben integrati e pacifici i musulmani francesi e belgi...

info estense com
http://www.estense.com/?p=565225


giovedì 11 agosto 2016

Giuliana Berengan nuovamente sul sul Wall Street International Magazine: Lo sguardo che ascolta

 

sul Wall Street International Magazine

con il seguente link:

http://wsimag.com/it/cultura/20844-lo-sguardo-che-ascolta

 

 *estratto

L'osservazione quale premessa del ricordare

Lo sguardo aldilà
Lo sguardo aldilà
9 AGO 2016
di
Capita talora, ed è un dono, che una parola, appoggiata al parapetto di una pagina, richiami la nostra attenzione: si sporge verso di noi, ci pare di vederla per la prima volta in tutta la sua bellezza, ne incrociamo lo sguardo luminoso e seducente in una sorta di "coup de foudre" e allora quella parola, che prima se ne stava quietamente incastonata tra le altre sorelle di foglio, inizia la sua danza di corteggiamento, accompagnata da immagini, suoni, voci che ne raccontano la lunga storia, che ne accrescono la meraviglia, che nuotano insieme a lei nell'oceano del tempo. Come il volto dell'amata tra la folla, emerge e si staglia in tutto il suo fulgore tra le tante parole che le si stringono attorno.
Questa volta è l'osservazione che è riuscita a farsi notare, sì, proprio questa parola all'apparenza così priva di eroismi linguistici e culturali, sperduta tra le voci del quotidiano, una creatura che passa inosservata e della quale ci si serve senza particolare riguardo: non è altisonante, non evoca sentimenti potenti, non scatena emozioni, non rimanda a grandi ideali, scorre quieta e senza pretese quasi inconsapevole della propria natura colma di rimandi e di intrecci. Eppure l'osservazione è una cornucopia dalla quale si versano inaspettati tesori: l'attenzione vigile e discreta con la quale ci rivolgiamo verso qualcosa che suscita la nostra curiosità; la cura che mettiamo nel considerare ogni particolare quando crediamo che dal nostro osservare possa dipendere l'esito fausto di una decisione da prendere.

...... CONTINUA VEDI LINK IN ALTO

 

"un caro saluto

Giuliana Berengan"


 

Segnalazioni - interviste estive di Roby Guerra al sindaco Tiziano Tagliani

*per cortesia questa la fonte..di questo comunicato stampa grazie

.da AZIONE FUTURISTA FERRARA blog  asinorossoferrara.blogspot.com


INFO PREMESSA * Ringraziando la gentilissima Anna Rosa Fava, ufficio stampa del sindaco, che ha gentilmente mediato come da prassi per quanto segue ( e ovviamente il sindaco stesso)  segnaliamo la seguente intervista (poi divisa in due per questioni meramente tecniche) al sindaco di Ferrara, Dottor Tiziano Tagliani (N.B., prossimamente a settembre in versione integrale unica su Ferrara Italia)
 
METEO WEB 30 luglio
http://www.meteoweb.eu/2016/07/ferrara-villaggio-elettronico-intervista-al-sindaco-tiziano-tagliani/722320/

BLASTING NEWS 30 luglio
http://it.blastingnews.com/cultura-spettacoli/2016/07/ferrara-citta-d-arte-cultura-e-futuro-001041759.html

Youmandesign4NR
https://www.facebook.com/groups/youmandesign4nr/permalink/521079801414981/

In questi giorni due interviste di Roby Guerra, scrittore e blogger, al sindaco di Ferrara Tiziano Tagliani.
Per la testata nazionale di divulgazione scientifica MeteoWeb e per il magazine internazionale svizzero (in lingua italiana nello specifico) Blasting News. Testate dove Guerra collabora come free lance e blaster blogger.
Domande e risposte a 360° su Ferrara, il futuro, la questione epocale migranti, l'intervista per Blasting News più complessa, con il sindaco che svela, al di là di certe  polemiche costanti ferraresi, la sua Ferrara Dream dell'avvenire possibile: per un Nuovo Rinascimento.
Interviste in ogni caso anche sorprendenti, per le risposte del sindaco più complesse forse  del solito e per l'intervistatore stesso, Roby Guerra, da anni  prossimo politicamente (anche se a modo suo molto personale, suo anche l'ancora recente- Armando editore-  avveniristico Gramsci 2017, per il centenario della rivoluzione d'ottobre!)) alle opposizioni.  Un esempio di dialettica reciproca democratica evoluta, già segnalata anche a Milano da Davide Foschi, noto artista contemporaneo fondatore del Metateismo. Per un Nuovo Rinascimento, sul blog del movimento Youmandesign4NR con queste testuali parole: "

"... intervista al Sindaco di Ferrara Tiziano Tagliani, del nostro Roby Guerra, pubblicata su MeteoWeb. Ferrara, città di storia e di arte, si candida a città del Nuovo Rinascimento, tra bellezza e ricerca di sicurezza, capace di integrare allo splendore del passato un brillante futuro. Da parte di tutto il nostro grande movimento un augurio al Sindaco: il nostro appoggio e incoraggiamento è sempre assicurato a chi cerca una vera Evoluzione".