sabato 11 febbraio 2017

Le Foibe e la morte nelle etnie. Erano semplicemente Italiani - di Pierfranco Bruni

   

di Pierfranco Bruni

 

Le Foibe e la morte nelle etnie.

Erano semplicemente Italiani


 

Ci sono storie che si raccontano e racconti che non devono restare nella storia e non devono farsi storia. Il destino cammina tra le pieghe del tempo e tutto diventa verità o finzione.

Le parole diventano intreccio nei giorni tristi delle storie tragiche che hanno scavi di sangue. Io trascrivo tutto ciò che un giorno annotai su un quaderno mentre mio padre, lentamente, mi parlava. Il canto triste ritorna. Non si assenta dalla memoria.

"Sparano dietro i monti/colpi di mitra/urtano i tentacoli della morte./I comunisti./Massacrano./Fili spinati, legano i polsi, i piedi, tra le mani:/I titini comunisti,/i comunisti titani, nella rete degli italiani comunisti./Sparano/cuciono le mani con il filo di ferro, e il cuore è metallo di latta nella storia".

Ci sono storie, altre storie che tracciano la tragedia e la tragedia non smette di scorrere come sangue oltre il ricordo stesso…

Ascolto!

 

Iliana: "Ti aspetto e se l'alba dovesse giungere prima di te mi metterò in cammino. Verrò a cercati…".
Gabriele: "Non lo fare. Io ritornerò Non metterti in cammino. La strada è nella storia. Noi siamo i vinti e lo spazio del viaggio è senza geografia…". 


In una lettera indirizzata a mio padre, tra i le pagine di un  quaderno con la copertina  nera, ho trovato un appunto.
Ho letto:


"In quei giorni fummo sradicati.
Chi rimase lasciò un urlo di sangue tra le carsiche rocce che la memoria inceppa al chiodo del cuore.
Ci furono i silenzi e le maschere che non smisero di tagliare le parole e fu la storia la colpevole realtà di una verità taciuta.
In quei giorni fummo sradicati nella voce e nel destino.
Altri, tanti altri i cui nomi sono nel disegno della tragedia 
precipitati vivi nelle pietre della morte".

….E c'era il vento.

Anche quel giorno. Era tempo di primavera. Il sole picchiava sui casolari della campagna dalmata.
La guerra era finita ma per Tito e la Jugoslavia comunista nulla era finito. Il collaborazionismo togliattiano era a conoscenza dei crimini.


Iliana per tutta la giornata era rimasta a tagliare l'erba che si era alzata oltre il porticato del giardino che circondava la casa. Gabriele studiava per definire la sua tesi di laurea.
Erano italiani. Non erano mai stati fascisti. Non avevano combattuto neppure la guerra partigiana. Innamorati dell'amore e l'idea di Patria costituiva la bandiera di un ideale nel nome della condivisione profonda dei valori cristiani.
Gabriele portava al collo la Croce di San Francesco d'Assisi.

Iliana si recava ogni mattina in una piccola chiesetta di campagna per pregare e affidarsi al dono della fede. Ogni mattina.
La guerra sembrava lontana o si immaginava o si pensava finita.

L'Italia era diventata repubblicana.
Una notte arrivarono nel recinto di casa due auto. Scesero le "armate rosse" nel nome del comunismo della libertà. Massacrarono conigli, galline e un cane che abbaiava più del dovuto venne sparato con un colpo alla testa.
Al rumore dello sparo Gabriele e Iliana si svegliarono improvvisamente. Fu un disastro. Il tragico. Si trovarono davanti al letto tre uomini armati di fucili e mitra con gagliardetti rossi.


C'erano tre titini e uno italiano.

L'italiano prese la parola: "Il tribunale comunista vi ha processato e vi ha condannato. Siete stati giudicati. Colpevoli".
Li spinsero fuori dalla stanza.

Iliana era in vestaglia trasparente. Una vestaglia rosa e Gabriele aveva soltanto dei mutandoni. Li spinsero da una stanza ad un'altra.
A calci, pugni, sputi.

Iliana più volte inciampò sotto i calci dei tre gagliardetti rossi che con i fucili puntati spingevano i due "morosi".


Qual era la loro colpa? Erano semplicemente ITALIANI.

Sul tavolo di cucina erano sparsi alcuni libri che servivono a Gabriele per concludere la tesi che aveva per titolo: "Dante nell'umanesimo della cultura".

Strapparono i libri. Cartelle. Fogli. Giornali.

Condussero Iliana e Gabriele su un camion militare con una vessillo falce e martello nel rosso di una stella.
I comunisti titini e il comunista italiano ritornarono nella casa, ammucchiarono tutto al centro. Le poche sedie, i tavoli, indumenti, i libri e misero fuoco. Misero fuoco a tutto.
Al primo ricamo di fiamma Iliana gridò: "E' tutto quello che ho".

In lingua incomprensibile un titino, fucile in mano, sparò dei colpì dicendo: "Nelle fosse non ti serviranno più".
Il camion partì. Iliana e Gabriele vennero legati con delle corde alle barre laterali interne del camion.
Giunsero in una zona rocciosa. Li fecero scendere. Vennero  bendati.

Partirono due colpi di pistola dritti alle gambe di Iliana e Gabriele. Con un'altra corda vennero legati alla vita e furono buttati in una fossa tra le rocce. Lì c'erano altri corpi e i lamenti si intrecciavano con gli echi di altri lamenti.
Di Iliana e Gabriele non si seppe più nulla. Tuttora non sappiamo nulla.
Nella casa bruciata soltanto cenere. Cenere e vento.
Qualche tempo dopo, in estate, fu trovato un foglio ingiallito.  Si era incastrato tra i rami di un uliveto. Portava un appunto: "Dante e la cultura dell'umanesimo".
Erano semplicemente ITALIANI. Per anni nessuno si ricordò dei morti infoibati, anzi dei vivi infoibati per mano comunista.

La storia non si ripete ma la  storia va raccontata.


Iliana e Gabriele sono rimasti intrappolati tra le foibe. Per amore e per l'Italia e per le nostre coscienze non vanno dimenticati.


Era la primavera e poi l'estate del 1947.


Una storia vera, una verità nella storia, un racconto tra i ritagli dei giornali?

Mio padre, tra i tanti racconti mi ha lasciato anche questo dettaglio di storia e di esistenza. Anche questo racconto mi ha lasciato mio padre…
Il tempo è una cifra che segna il nostro cuore…

Iliana: "Ecco ci siamo ritrovati. Ma siamo vento e cenere che racconta…".
Gabriele: "La storia a volte racconta…. Ma molte volte dimentica…". 

 

Ascolto ancora un triste canto che recita:

 

"Vivi/nelle foibe,/massacrano gli italiani./Pola, Istria Trieste,/come sanno di fuoco sangue/le rose di Danzica./Sparano i comunisti alla nuca./Quante urla nelle carsiche fosse./La menzogna è nella storia, e la storia recita la bugie".

 

Ora il tempo è passato. Sempre passa il tempo e la memoria diventa di ghiaccio, ma quei massacri, quel genocidio hanno tagliato non solo la storia: "La storia raccontata è menzogna...".

La menzogna ha maschere di ferro ma dell'oblio non ha senso parlarne. Il vento sventola sguardi.

Mio padre lentamente mi parlava.

Cosa sono state le Foibe?

Il massacro nei confronti di chi chiedeva il diritto di essere riconosciuto

come Italiano!

Ognuno di noi ha destini da raccontare. Ma ognuno di noi ha il diritto di testimoniarsi. Chi ha vissuto e conosce ha il dovere di non taciare!





Scopri The Beatles Vinyl Collection, gli album che hanno cambiato la storia della musica!

 da De Agostini

ONU: Una coperta può salvare la vita di un piccolo rifugiato

 

 
L'inverno è un ostacolo difficilissimo da superare. Hayel e la sua famiglia hanno bisogno di te
Web version

Quando le bombe hanno sfiorato la sua casa in Siria, Hayel ha capito che il rischio di veder morire i suoi figli sarebbe stato troppo grande. Insieme alla moglie Wisal e ai 3 figli piccoli di 6, 3 e 2 anni, Hayel nel 2013 lascia la Siria nonostante Wisal fosse incinta in quel momento.
Miracolosamente tutta la famiglia è illesa all'arrivo in Libano, nonostante una moltitudine di checkpoint e di bombardamenti.

Ma Hayel non ha più nulla per i suoi figli, né soldi né speranza, e l'inverno è un ostacolo difficilissimo da superare.

"Abbiamo lasciato la Siria perché eravamo preoccupati per la vita dei nostri figli" - dice Hayel. "Grazie all'UNHCR abbiamo avuto il cibo e tutto il necessario per l'inverno, coperte e materassi. Ma soprattutto ci hanno dato un alloggio di emergenza, la nostra casa, che è sicuramente la cosa più importante per i bambini. Un tetto sotto il quale vivere, dove i bambini possono stare al caldo, mangiare, stare al sicuro e studiare."

L'UNHCR ha fornito ad Hayel e alla sua famiglia il necessario per affrontare l'inverno, coperte, materassi, il combustibile per la stufa oltre all'assistenza economica diretta.

Ma oggi l'insediamento informale di Zahle dove viveva Hayel è stato chiuso per ragioni che sono fuori dal controllo dell'UNHCR.

Oggi Hayel e la sua famiglia vivono nella gelida valle del Bekaa e hanno di nuovo un disperato bisogno di aiuto. La tenda nella quale vivono necessita di un rinforzo per essere isolata dal freddo. La struttura della tenda è debole e una stufa non basta per scaldare la sua famiglia.

"Fa troppo freddo qui", dice Hayel.

La sua famiglia e tante altre hanno urgente bisogno del tuo aiuto.
Non c'è tempo da perdere.

Dona ora.
 
Grazie,
 



Federico Clementi

Responsabile raccolta fondi
UNHCR in Italia
Per qualsiasi informazione, il nostro servizio sostenitori
È sempre al tuo fianco
itarodon@unhcr.org
800.298.000 (dal lun. al ven. 9.00-20.00)
UNHCR - Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati, Ufficio Raccolta Fondi
Viale Maresciallo Pilsudski, 124 - 00197 Roma | Fax: +39 06 80691764 | www.unhcr.it
Advertisement 

venerdì 10 febbraio 2017

I COLORI DELLA GIOVINEZZA DELL'IMPRESSIONISMO

L'opera di Frédéric Bazille, nato a Montpellier nel 1843 e morto combattendo come volontario durante il conflitto franco-prussiano del 1870, aveva rischiato di cadere nell'oblio. La bellissima eed esaustiva dedicata ai lavori a lui attribuiti e in svolgimento a Parigi al Muée d'Orsay, conclude l'itinerario delle esibizioni, mossosi dalla città natale per arrivare alla capitale francese, di questo autore straordinario, la cui arte manca ancora di quel necessario sigillo che la critica e il pubblico le devono. In realtà la prossima tappa di tale evento sarà Washington, ma già il percorso creativo di Bazille è stato messo in luce, riproponendo in maniera compiuta il suo messaggio artistico. L'esperienza di Bazille, infatti, risulta più chiara se rapportata con gli esordi degli altri impressionisti e in particolare di un altro autore a lui più vicino, Monet. Grazie alla generosa disponibilità della sua ricca famiglia di provincia, Bazille potè acquistare (non riuscendo tuttavia a finire di pagare) il rivoluzionario capolavoro dell'amico Femmes au jardin. Le vite di questi due artisti si intrecciarono al punto che per mezzo di lui potè incontrare gli altri impressionisti, dai quali trasse elementi di ispirazione che seppe genialmente trasfigurare con geniale originalità. Il suo atelier finirà per diventare il centro nevralgico di una bohème artistica con i suoi eroi, tra i quali il giovane Renoir da lui ritratto tra il 1868 e il 1869 appollaiato su una sedia, immagine informale che non si era mai vista. Il capolavoro di Bazille resta, comunque, quella Scene d'été del Fogg Art Museum di Cambridge, che è la rappresentazione in diretta. immersa in n luminoso .naturale fatto di verde e di acque, di giovani nudi in varie attitudini, E' tra i più gioiosi inni alla vita, di una qualità moderna e insieme rinascimentale, che si possano individuare nella storia della pittura. Ma anche una sorta di toccante addio alla giovinezza che il suo autore, con una decisione che agli amici sembrò folle, avrebbo presto perso partendo volontario per il fronte di una guerra ingiusta.
Casalino Pierluigi

Mary Blindflowers e "La Stella Nera di Mu" (Il Seme Bianco- Castelvecchi)

E' in uscita, febbraio 2017, "La Stella Nera di Mu", romanzo sperimentale, sorta di fantasy futuribile e destrutturalista della già nota scrittrice  Mary Blindflowers (o Maria Antonietta Pinna), originaria della Sardegna, per molti anni a Roma, da qualche anno a Londra in Gran Bretagna. Mary Blindflowers ha già edito diversi libri "overground", tra saggistica (Il Picacismo simbolico, Bastogi),   prosa-teatro (Mr Yod non può morire), poesie e romanzi. Cura una dei migliori blog italiani letterari "Destrutturalismo".