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domenica 3 aprile 2016
Fazi Editore : ***I nostri autori a LIBRI COME***
Sandro Giovannini, HELIOPOLIS EDIZIONI celebrano la liberazione di Palmyra
La pietra e il sangue (khaled heliopolis)
elogicon
Su
oltre alle classiche sezioni editoriali,
tre sezioni aperte ad amici e corrispondenti come in allegato (3 sezioni all'interno del SITO HELIOPOLIS):
1) CATEGORIA "SCUOLA ROMANA di FILOSOFIA POLITICA "
(rif.: Giovanni Sessa)
ELENCO articoli delle varie PAGINE:
2) CATEGORIA "ALTRI AUTORI"
(rif.: Sandro Giovannini)
ELENCO articoli delle varie PAGINE:
3) CATEGORIA "LIBRI in EVIDENZA"
(rif.: Sandro Giovannini)
ELENCO articoli delle varie PAGINE:
Sandro Giovannini (photo)
Dante raccontato da De André, Battiato, Branduardi. Il Canzoniere e la poesia di Pierfranco Bruni e Miriam Katiaka
Raccontando Dante recitando De André, Battiato, Branduardi.
Il Canzoniere e la poesia
di Pierfranco Bruni e Miriam Katiaka
Il Dante da De André a Branduardi. Dante nel canzoniere dei cantautori degli anni Sessanta – Novanta è un viaggio non solo nella lingua, ma anche nel privilegio delle metafore. Dante Alighieri dalla "Vita nova", alla "Commedia", dai "versi sparsi" alle "Rime": sono "luoghi" metafisici nei quali cantautori come De André, Lauzi, Battiato e Sgalambro, Branduardi, Franco Califano, Conte,Tenco, Battisti - Mogol hanno scavato in quell'onirico misterioso che è il linguaggio delle assonanze, che vive dentro la Scuola Siciliana e lo Stil Novo.
Un linguaggio che non deve nulla alla letteratura italiana degli anni Cinquanta (Calvino – Pasolini: che tristezza), in linea con la presenza della cosiddetta canzone d'autore, perché è riuscita a confrontarsi con il mondo provenzale ed etnico che è vitale nel "De Vulgare" dantesco.
Dante usava la Canzone. Come facevano Guido Guinizzelli, Guido Cavalcanti, come Cecco Angiolieri. Ovvero siamo tra la Canzone e la Ballata. Successivamente dopo la poesia di Jacopone da Todi diventa centrale.
Da De André a Roberto Vecchioni Jacopone diventa il poeta della religiosità eretica e non teologica. Ma Dante resta, comunque, un punto di riferimento sia sul pianto di un modulario sintattico sia su quello della "ripetizione della parola. È proprio il contesto delle "Rime" di Dante e lo specchio de la "Vita nova" che camminerà (cammineranno) nella canzone non solo italiana, ma francese, in modo particolare, spagnola in modo più specifico, americana, in modo più letterale, greca in piena allegoria.
Tre esempi soltanto, Dante vive in Ronsard, in pieno barocco. Vive in Lope de Vega e, successivamente, in Unamuno. Vive nell'isola, terra natìa, di Kavafis e Seferis. Vive nello straordinario viaggio di Lee Master con il quale si confronterà attivamente De André nel suo attraversamento nel regno dei morti.
Qui l'incastro si fa molto sottile. Dante, Lee Master, De André e di Dante l'immaginario viene trasportato proprio in "Spoon River", dove sulla collina si parla con i morti tra le varie dune e gli spazi come so fossero i cerchi danteschi.
De André, infatti, studia attentamente Dante e lo trasporta nel testo "forte" di "Non al denaro non all'amore e né al cielo". Ma anche i "Canti" di Ezra Pound sono un viaggio e paesaggio in quella "Commedia" che è "Divina", ma anche profetica come nel Pavese di Leucò, amato da Tenco.
Su questo battuto e su una dimensione araba dantesca si stabilizza il mosaico mediterraneo di Franco Battiato. Il mondo dei dervisci è il sacro guenoniano con il quale Dante andrebbe anche interpretato tra gli sguardi e lo specchio.
Così come nel Tenco che ridisegna il tempo dell'amore perduto che si scava tra le "Rime" di Dante. Ma la "Canzone dell'amore perduto" di De André non è soltanto un "francesismo" ascolto dei versi prevertiani e bressaniani, bensì è sostanziale l'allegoria de la "Vita nova".
Così il Cocciante di Giulietta e Romeo non ha soltanto parametri abelardiani, ma "beatriciani". La donna dell'apparenza e della sparizione è nel Battisti – Mogol delle salite e delle discese.
Insomma i riferimenti estetici – letterari insistono con forza tra Dante e la poesia – musicata… Già, la poesia musicata? Lo Stil Novo è poesia la cui parola ha già un alfabeto musicato che forma un vocabolario.
Le "Rime" di Dante sono un trascinamento nella musica provenzale che si svilupperà negli "anonimi" barocchi e veneziani. Il De Gregori che si tuffa in Saint Exupéry non è soltanto la metafora del volo, è anche l'allegoria della conoscenza oltre il reale, ma Saint Exupéry era molto "devoto" a Dante. Come lo è Vecchioni che recupera una classicità pre-mediovale.
Con Angelo Branduardi, una centralità di spessore, si entra proprio nel mezzo del cammino con "Camminando camminado", con "L'infinitamente piccolo", con le Ballate "Il rovo e la rosa", con "Vanità di vanità".
Branduardi è la misura estrema, musicale e letteraria, tra Dante, e prima ancora con San Francesco del Cantico, e il Quattrocento. In un contesto del genere le metafore e la musicalità danno spazio ai luoghi del pensiero e dell'essere.
L'esilio e il mare, le stelle e il viaggio.
Ebbene, il Dante di queste finestre lo si legge in Lucio Dalla, in Bruno Lauzi, in Sergio Endrigo, in Venditti, in Antonacci catulliano e tibulliano. Ma restano tre poeti cantanti che sono la rappresentazione di un Dante musicale e musicato, metaforizzato tra i simboli e gli archetipi: De André, Battiato, Branduardi.
Tre riferimenti con i quali, attraversando questo linguaggio, si riporta Dante come centro ed orizzonte nel rapporto semantico – estetico – letterario in un Novecento che ha frantumato tutti gli strumenti sintattici e la struttura della parola.
Nella consapevolezza (o conoscenza) della lingua i tessuti musicali e gli immaginari simbolici sono in Dante la partenza e il ritorno delle lingue non solo usate dalle letterature ma anche dalla canzone d'autore (cosiddetta). Dante è la sintesi dell'Occidente e dell'Oriente tra letteratura, musica e danza in una estetica che vive tra lo sguardo e lo specchio. Nel Novecento dei cantautori Dante è un canzoniere di metafore e di luoghi, di linguaggi e dio parole.
Movimento Arte del XXI Secolo - Il mercato dell'arte in Italia
![]() | Movimento Arte del XXI Secolo Arte come nobiltà dello Spirito |
28 MARZO 2016
INFORMAZIONI D'ARTE
IL MERCATO DELL'ARTE IN ITALIA 2015
PREMESSA L'analisi dell'andamento del mercato dell'arte deve tenere conto che i dati fornibili, anche se messi a disposizione da fonti autorevoli come l'Ufficio Studi e Statistica della Camera di Commercio di Milano e ArtEconomy24, non sono del tutto esaustivi. Non tengono infatti conto delle opere vendute direttamente dagli autori o in aste online, mentre sull'ammontare degli incassi di Gallerie e Case d'Asta manca la distinzione fra artisti viventi e storicizzati. Numerose sono le stime, ma nessuna precisa con quali criteri è stata elaborata. Si può tuttavia ritenere con ragionevole approssimazione che la quota direttamente realizzata da artisti italiani viventi sia pari al 25-30% dei ricavi registrati nelle Galleria e in Aste ufficiali. Ogni anno molte Gallerie e Case d'asta cessano l'attività, ma le nuove iniziative sono quasi in grado di eguagliarne, se non i ricavi, almeno il numero. In generale nell'ultimo quinquennio sono diminuite le prime e aumentate le seconde. Le ragioni sono facili da comprendere: per i possibili clienti le prime sono sospettate di ricarichi troppo elevati, mentre le seconde offrono un prezzo direttamente formato dalla partecipazioni degli stessi interessati all'aquisto. Dal punto di vista degli artisti, gli accordi con le Gallerie sono spesso macchinosi e talora poco chiari, mentre nelle Aste esiste l'immediatezza del risultato. Alla fine del 2015 erano operanti in Italia 1.877 Gallerie e 176 Case d'asta. In Lombardia, per esempio, nel quinquennio 2010-2015 le prime sono diminuiete del 16% e le seconde aumentate del 10%. Tale andamento è rilevabile, con percentuali diverse, in tutte le regioni italiane. Fanno eccezione le regioni meridionali nelle quali, con l'eccezione di Napoli, ambedue i comparti hanno fatto registrare una crisi profonda. Ci sono poi casi limite come la Sardegna, che ha perso oltre il 36% delle Gallerie ma incrementato del 50% le Case d'asta. Nel quinquennio preso in considerazione, 2010-15, si è inoltre incrementato il fenomeno di trasformazione delle Gallerie, da sedi commerciali in semplici affittuari di spazi espositivi con forme di assistenza molto varie nei confronti degli artisti. Nel complesso, hanno cessatro l'attività 511 gallerie, ossia oltre il 20% del totale, mentre gli addetti a vario titolo sono diminuiti del 14,8%, passando da 3.148 a 2.682. Al contrario, le Case d'asta sono aumentate del 53% e hanno assunto nuovi collaboratori in una percentuale che ha superato il 31%.
RICAVI Parlare dei ricavi è più delicato perché non è disponibile l'ammontare del volume d'affari realizzato in questo settore da alcune società di capitale che hanno pubblicato dati di fatturato non scorporati. Quindi i risultati di vendita che si possono fornire sono inferiori alla realtà. Non si tratta di un grave scostamento, ma occorre ricordarne l'esistenza. Al netto del fatturato così realizzato, per il 2015 si possono fornire i seguenti dati: Le Gallerie hanno realizzato vendite pari a 197.324.203 milioni di euro, mentre le Case d'asta hanno fatto registrare incassi per 102.343.993. L'antiquariato si è fermato invece a 80.757.248. In tutto oltre 380 milioni di euro, circa un terzo rispetto alla Germania. La categoria dell'antiquariato, oltre ai quadri, comprende molti diversi tipi di oggettistica, ma è verosimile ritenere che il comparto quadri rappresenti almeno un quarto del totale.
DISTRIBUZIONE GEOGRAFICA I 380.425.444 di euro fatturati nel 2015 si sono distribuiti in maniera disuguale fra nord e sud con un calo notevole nelle regioni meridionale sino alla quasi totale scomparsa del mercato dell'arte. Il primo posto spetta alla Lombardia, che ha fatto registrare vendite per quasi 138 milioni di euro, seguita dalla Toscana con oltre 45 milioni, dal Piemonte con 44, dal Lazio con quasi 40 e dal Veneto, che si è attestato sui 38 milioni. Come si è già rilevato, nonostante il fatto che i ricavi ottenuti dalle Gallerie abbiano superato la metà del totale di vendite, i loro conti non sono stati brillanti smentendo l'opinione condivisa da molti artisti circa gli eccessivi guadagni dei loro titolari. Infatti nel 2014 hanno chiuso i battenti 201 esercizi e nel 2015 162. Nel numero sono compresi anche nomi importanti e famosi. Tali esiti negativi sono tuttavia in parte compensati dalla nascita di nuove vetrine d'arte.
RAPPORTI CON L'ESTERO All'estero le cose vanno meglio sia perché il processo di deculturazione in atto è meno radicale che da noi, sià perché la crisi economica è più lieve. Per queste ragioni è difficile che operatori stranieri decidano di investire in Italia, dove l'eccesso di fiscalità e di burocrazia finisce per indirizzarli altrove. Infatti le dita di una mano sono sufficienti a conteggiare le iniziative provenienti dall'estero con sedi a Milano e a Roma. Al contrario, e per le stesse ragioni, sono più numerosi i galleristi italiani che si sono trasferiti all'estero, dall'Europa, all'Asia e agli Stati Uniti. Lo hanno fatto anche per rispondere alla crescente richiesta degli artisti, che lentamente si stanno rendendo conto di non essere conosciuti sul mercato internazionale e nelle sedi che garantiscono reali possibilità di carriera.
CASE D'ASTA E GALLERIE Rispetto alla delicata situazione in cui si trovane le Gallerie, le Case d'asta mostrano un volto più ottimista. Il loro numero continua a crescere insieme ai fatturati realizzati con margini che le statistiche rilevano quattro o cinque volte superiori alla concorrenza istituzionale. Anche in questo settore le difficoltà burocratiche hanno indotto importanti Case d'asta internazionali ad abbandonare la penisola, ma se manca il prestigio da loro garantito, altre hanno preso il posto abbandonato.
INFORMAZIONI cellulare 348 5103772 e-mail aldo.pero2000@gmail.com
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Movimento Arte del XXI Secolo | sito web: www. artedelxxisecolo .it |
venerdì 1 aprile 2016
Fenomenologia del 1 Aprile
La satira si sa è sempre poco gradita a ogni Power ( e spesso all'Intellighenzia musona e piagnistea italica, amplificata anche l'irritazione per certo noto Radical Chicchismo dominante della fu sinistra: che anche qua la ammette solo a una dimensione...). Oggi è il 1 Aprile, una data storica per la satira popolare come giorno dionisiaco per gli Scherzi... Ma qualcosa è cambiato negli ultimi anni... Al passo con la deriva e l'avvento del Pensiero Unico, con ormai la sostituzione non del Virtuale al posto del Reale, ma della mistificazione socialmente e ideologicamente condivisa e diffusa tatuata... la cosiddetta neolingua, la New Age antifuturo come filosofia sociale misconosciuta.. Il Virtuale, post Interente in sé, infatti, è potenziamento e sperimentazione del Reale possibile mutitasking per quanto spesso anche mero ma non banale braintorming, una importante simulazione anche del Reale nel nostro ciberspazio mentale- ecco la fantomatica Immaginazione creativa!- nulla di tecnofilo il Virtuale. Nel 2016, quando ormai, basta leggere qualsivoglia quotidiano o vedere qualsivoglia TG o talk show politico pseudoserio...eccetera, il 1 Aprile è tutti i giorni, nei fatti è semplicemente morto. Lo scherzo innocuo e divertente è stato abolito, inghiottito da notizie di cronaca che hanno trasformato il Surrealismo in un mostro perpetuo al cui confronto i famosi persusasori occulti erano semplici boy scouts.... Non resta quindi, nel 2016, che mescolare, con operazioni schizoanalitiche, direbbero Delouze e Guattari, notizie false e notizie vere o non del tutto inverosimili, per onorare ancora il 1 Aprile come giorno pop o popolare, salvare la memoria di un liminare patrimonio tradizionale liberante e liberatorio. Le parole sono in libertà e libere, sappiamo da Marinetti e lo stesso Joyce o Dada o i situazionisti o anche i vari Wittgenstein, Ionesco e Lacan... Come i sogni è frontiera naturale dove ogni Potere è impotente, sistema immunitario e antivirus perfetto che resetta alla velocità neuronale qualsiasi, appunto, infezione conformista, anche quella dominante attuale del Pensiero Unico di memoria rettile amygdalica allo stato pre-nascente. Naturalmente, come quando Eco pubblicò una straordinaria Semotica dei Bottoni (!), questa fenomenologia del 1 Aprile 2016.. è solo un 1 Aprile intellettuale... O no?