giovedì 31 marzo 2016

Craig Venter e la futura vita sintetica

 


27/03/2016
ARTICOLO COMPLETO 

Adriano Autino: 13 domande a Pierluigi Bersani

*Fonte Ferrara Italia


13 domande a Pierluigi Bersani
Caro Bersani,
non so bene perché scrivo a te, forse perché mi ispiri un sentimento di tenerezza, principalmente dovuto ad una insensata quanto ormai sterile nostalgia novecentista, ovvero del periodo in cui sia tu che io, ed altri milioni di persone, avevamo sperato nello sviluppo di grandi progetti sociali innovativi, per il miglioramento rivoluzionario dei rapporti umani. Ma non è solo per questo. È perché penso che potrebbe albergare in te, nonostante tutto, un qualche sentimento umanista che non ritrovo altrove. Probabilmente non mi risponderai, confermando così la spocchia che caratterizza tutti i politici vecchi e nuovi, la "casta", insomma, la noncuranza verso gli ideologi sommersi, od emergenti che siano. Un protezionismo vetero-burocratico, che si guarda bene dal concedere occasioni di visibilita' a chi ancora non se n'è conquistata abbastanza altrimenti. Mi permetto comunque, visto che una volta si usava chiamarci "compagni", di darti del tu, come se fra noi ci fosse una qualche idea di condivisione di intenti ed ideali sociali.
Ma bando alle premesse, entriamo nel merito. Confesso di aver riposto qualche speranza in Matteo Renzi, ed ancora apprezzo alcune sue iniziative: ad esempio la recente modifica della legge sugli appalti, da lungo tempo dovuta, e sinora ignobilmente dimenticata dalla politica. Invece sinora un maggior impegno sul fronte della ricerca scientifica e della cultura, o per meglio dire l'inizio di un'inversione della continuata ed ignobile tendenza dei governi nostrani (tutti) a tagliare i fondi e ad insultare la ricerca e la cultura, sinora rimane confinato al quaderno delle buone intenzioni. La triste realtà è quella dei centri di ricerca che agonizzano e delle orchestre e dei teatri che chiudono. Mentre giganteggia la stolida attitudine di Renzi a far di tutto per cacciare fuori dal partito chi si preoccupa dei temi sociali, dei problemi dei lavoratori e dei ceti meno fortunati della societa' (peraltro una componente in continua crescita). Chiarisco subito, poiche' quanto detto finora, benche' sacrosanto e fondamentale, rientra nella piu' comune retorica politicista, che per me il vero spartiacque sta nella concezione dello sviluppo e della crescita economica.
PRIMA DOMANDA: ci rendiamo conto che, senza sviluppo economico, qualsiasi ipotesi di modello sociale e di formula di governo è destinata a fallire, lasciando il campo a dittature liberticide? Una schiera di aspiranti Stalin, Hitler, Pinochet, PolPot, si preparano a "gestire equamente la nostra miseria", ovviamente ben trincerati nelle loro fortezze dorate, nel nome di vecchie o nuove ideologie, collettiviste o liberiste che siano. L'abbondanza invece, diminuendo la paura sociale, favorisce la crescita dell'etica e della democrazia reale (e non solo percepita!).
SECONDA DOMANDA: ci rendiamo conto che tutto ciò che abbiamo, nei paesi cosiddetti avanzati, lo dobbiamo allo sviluppo industriale? Parlo dei sistemi di istruzione di massa - fattore fondamentale di crescita sociale, dei sistemi di sanità di massa, dei sistemi di trasporto di massa, dello sviluppo delle arti e della cultura. E penso di aver ben chiarito cosa intendo con "tutto". Non devo certo spiegarti l'importanza fondamentale ed insostituibile di tali sistemi: senza di essi torneremo al feudalesimo, al medioevo ed anche peggio.
TERZA DOMANDA: ci rendiamo conto che è sparita la categoria della sinistra progressista? Con l'affermarsi delle posizioni filosoficamente decrescitiste, estremizzazione logica dell'ecologismo radicale e di certo ambientalismo, che ritiene di collocarsi più vicino all'ecologismo che all'umanismo, si è affermata un'ideologia fondamentalmente anti-industriale, che vede nello sviluppo industriale il male estremo, responsabile di tutto il degrado delle società cosiddette post-industriali.
QUARTA DOMANDA: ci rendiamo conto della schizofrenia totale della politica, che sempre più rifiuta di fondarsi su una solida elaborazione filosofica? Da un lato si invoca la crescita economica, quando si vuole pescare voti nel vasto mare della disoccupazione, del precariato, dell'incertezza e della paura sociale crescente. Dall'altro si invoca la decrescita e la deindustrializzazione, quando si attinge a piene mani nella marea montante che invoca le "leggi della natura" come modello etico, e come solutore dei problemi considerati cervellotici, astrusi ed irrisolvibili, causati dal progresso della nostra specie, tecnologica e culturale...
QUINTA DOMANDA: Bersani, la tua corrente strizza l'occhio a tali correnti nichiliste ed opposte alla stessa intelligenza umana, o intende riprendere un'elaborazione seria e coerente, seppure difficile e controcorrente?
SESTA DOMANDA: quale politica industriale hai in mente? Come pensi di rilanciare uno sviluppo vigoroso e possente, fiduciosamente rivolto al futuro, solidamente fondato sulla ricerca scientifica e tecnologica? Sei cosciente che appoggiarsi unicamente alla green economy non rappresenta un vero fattore di sviluppo a lungo termine? Poiché ti vedo aggrottare le sopracciglia, chiarisco: limitarsi alla green economy (di cui comunque non intendo negare la validità in assoluto), significa limitare il proprio sguardo all'interno dei confini del mondo chiuso, ovvero del presunto limite costituito dall'atmosfera terrestre e del pozzo gravitazionale terrestre.
SETTIMA DOMANDA: sei cosciente che le risorse del nostro pianeta sono ormai insufficienti per permettere lo sviluppo di sette miliardi e mezzo di membri della nostra civiltà? E che appena fuori, nello spazio geo-lunare, esiste una quantità incalcolabile di risorse ed energia solare? Hai idea della cornucopia di abbondanza costituita dagli asteroidi vicini alla Terra? Sai che la stessa NASA sta progettando di catturare un asteroide, portarlo nello spazio cislunare, ed iniziare ad esplorare le possibilità di utilizzo, sia per le materie prime, sia per la possibilità di trasformarlo in un habitat rotante (e quindi dotato di gravità artificiale), che neppure Gerard O'Neill nella sua illuminata e lungimirante progettazione aveva potuto immaginare?
OTTAVA DOMANDA: sei cosciente che una stragrande quantità di risorse industriali eccellenti del nostro paese, principalmente nel campo dell'elettronica, delle alte tecnologie in genere, durante gli ultimi anni si è volatilizzata? Come pensi di invertire finalmente tale disastrosa tendenza?
NONA DOMANDA: sei cosciente che nel nostro paese esistono (ancora) importanti ed eccellenti competenze, nel settore aerospaziale, e che in tale settore in altri paesi si stanno sviluppando importanti vettori industriali, orientati ad abbattere il costo del trasporto terra-orbita, sviluppare il turismo spaziale, iniziare l'industrializzazione dello spazio geo-lunare? Pensi che tali coraggiose iniziative imprenditoriali potranno farcela, da sole, senza supporto sociale e politico, ad aprire la frontiera alta, dare il via allo sviluppo dell'astronautica civile, prima che la nostra crescita nel mondo chiuso causi una totale implosione della civiltà? Pensi che la loro sia solo un'iniziativa privata, egoisticamente finalizzata al profitto, o che abbia anche una forte valenza sociale ed umanista, finalizzata a favorire la continuazione dello sviluppo della civlltà?
DECIMA DOMANDA: pensi che il nostro paese possa e debba inserirsi in tali processi fondamentali, oppure che debba restare ai margini, barcamenandosi in "riforme" che, quando finalmente arrivano, non servono più a nulla, essendo drammaticamente in ritardo?
UNDICESIMA DOMANDA: per te un imprenditore continua ad essere per definizione un delinquente, un peccatore o comunque uno sfruttatore? Sei cosciente che la classe operaia, con tutto il rispetto che merita, non è più la classe oggettivamente progressista e di avanguardia, quella che, risolvendo i propri problemi, risolve i problemi dell'intera società? Sei cosciente che la rivoluzione elettronica aveva portato al primo posto la classe della piccola imprenditoria diffusa a basso capitale, e che questa classe -- estremamente progressiva e fautrice di crescita sociale -- è oggi a rischio di estinzione, grazie alla crisi globale che voi politici non avete alcuna idea di come superare?
DODICESIMA DOMANDA: adesso non ti offendere. Sai che molto probabilmente alle ultime elezioni ti sei giocato due o tre punti (quelli fondamentali per "vincere senza perdere"!), dichiarando due giorni prima del voto che volevi abbassare il limite dei pagamenti in contanti a 300 euro? Hai finalmente capito che questo significa andare a cercare i "colpevoli" tra i piccoli che cercano di sopravvivere, e non tra i grossi bastardi, che continuano a festeggiare le loro grosse ruberie a champagne e festini, a bordo dei loro mega-yatch??!
TREDICESIMA DOMANDA: sei cosciente che, per prendere la guida delle società odierne, estremamente complesse ed articolate, occorrono classi dirigenti dotate di elevata formazione scientifica, tecnologiste e dotate di una forte impostazione prioritariamente umanista? Hai un progetto per formare tale classe dirigente?
È per questo, o almeno una parte significativa di questo, che ti batti, e che ti opponi a Renzi? Se sì, se pensi di fare molto meglio di Renzi su questi temi fondamentali, parliamone. Altrimenti magari prova ad aiutarlo: Renzi sarà anche antipatico ed arrogante, ed ha inanellato una sfilza di errori e comportamenti odiosi (ad esempio l'assurdo accanimento sull'articolo 18, che gli ha portato solo le simpatie di Verdini e soci... possibile che ancora non si riesca in questo paese a capire la lezione di Amartya Sen, circa la possibilità di coniugare libertà e solidarietà? Siamo prigionieri di paradigmi vetero-cattolici, basati su coppie dicotomiche obsolete, e sul supposto supremo valore del sacrificio... ). Ma fino ad oggi negli ultimi decenni non ho visto un governo migliore, nonostante tutto. Anche la vecchia DC era odiosa, ma aveva tuttavia una politica industriale...
Per farla breve, secondo me le diverse forme di partito non contano niente: contano solo le idee. Persino una nullità ideologica come Grillo, solo per aver dato l'impressione di avere idee, ha avuto rapidamente successo... Non parliamo di Berlusconi, un affarista e nullita' politica totale, che ha campato vent'anni recitando inizialmente il credo jeffersoniano e sulla promessa di una rivoluzione antiburocratica e libertaria che non aveva nessuna intenzione di fare, trovando molto piu' conveniente accordarsi o lasciar vivere i diversi potentati. Ricordo invece con qualche nostalgia le tue "lenzuolate" libertarie quand'eri al governo....
Diversi rimasugli di diverse sinistre provano adesso a ricomporre l'ennesima "cosa", rimestando idee vecchie e decotte, facendo leva unicamente sull'antipatia ispirata da Matteo Renzi. Pensiamo se la limitatezza di idee a sinistra dovesse (ri)portare al potere qualche bel rampollo psicotico di centrodestra, tipo Salvini, Trump o Lepen... (ormai inutile sperare che l'indimenticato Indro Montanelli, unico esempio di pensiero di destra autenticamente liberale in Italia, abbia generato qualche continuatore...) Magari Renzi ha in agenda altre mosse intelligenti e finalizzate alla qualità, come la riforma della legge sugli appalti. Magari comincerà a ragionare così anche sulla scuola, sull'industria, sulla ricerca, o magari (hai visto mai!) sull'espansione spaziale... Magari, se continueranno i risultati positivi, ad un certo punto avrà un'accelerazione...
Ma questo non vuol dire che il mio intento sia sostenere comunque Renzi, nè chiunque altro del resto: ad esempio, sulla politica spaziale ancora non ha profferito verbo. Ripeto, se pensi di poter fare molto meglio, più in fretta, e di andare da subito nella direzione giusta -- verso l'alto! -- parliamone. L'unica cosa che non vorrei sarebbe gettar via ancora una volta "il bambino insieme all'acqua sporca".
Ad Astra!
Adriano Autino


Anche su facebook:
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Adriano V. Autino
] Space Renaissance International - President, co-Founder, Space Renaissance Italia co-Founder
] Author of the books: "Three Theses for the Space Renaissance", "La Terra non e' malata: e' incinta!"
] IEEE mbr. 92796301 - Aerospace and Electronic Systems Society ] skype : autino.adriano.v, linkedin: www.linkedin.com/in/adrianoautino

Ferrara Art Guide Studio: Visita guidata alla palazzina di Marfisa d'Este



Visita guidata alla palazzina di Marfisa d'Este
Art Guide Studio

Visita guidata alla palazzina di Marfisa d'Este

Guided tour at Marfisa d'Este's House

 
Domenica 3 Aprile, h.16,30
Assaporiamo insieme l'atmosfera sospesa di questo luogo sopravvissuto alle insidie del tempo:
i saloni, i mobili d'epoca, i soffitti affrescati ed il bel giardino offrono una sensazione piuttosto realistica di quello che doveva essere un luogo di grande eleganza e piacevolezza.
In una passeggiata di circa un'ora avremo modo di raccontare e confrontare insieme vari aspetti di uno dei molti particolari musei che Ferrara offre.
Sunday 3rd of April, 4,30 pm
A walk of about one hour to tell the many stories connected with this beautiful private 'Chateau' of the middle XVI° century, where afterall are still preserved
frescoed ceilings, furnitures and the magic atmosphere of its wide halls.
quota 10,00€, tkt. 4,00€ (min.10 pax)
info&booking 338 6986649

Se l’Italia, le scuole, la chiesa, gli intellettuali avessero coraggio e cultura inviterebbero a leggere, a studiare a discutere su Oriana Fallaci in questo tragico tempo di Pierfranco Bruni



di Pierfranco Bruni



Se l'Italia, le scuole, la chiesa, gli intellettuali avessero coraggio e cultura inviterebbero a leggere, a studiare a discutere su Oriana Fallaci in questo tragico tempo



Se l'Italia avesse coraggio, se la scuola italiana avesse coerenza, identità e fortezza, se gli intellettuali ragionassero con l'anima e con le appartenenze geo-politiche e non ideologiche, se le università conoscessero la grande storia dell'incontro tra Occidente ed Oriente, se i cattolici e la chiesa fossero veri cristiani e non clerico comunisti… dedicherebbero, in questi giorni, seminari, incontri, convegni su una grande donna che si chiama Oriana Fallaci. Proprio in questi giorni di fuoco, di contraddizioni, di schiaffi segnati dal dubbio scavati nel cuore dell'Occidente Oriana Fallaci resta un riferimento in quella strategia del coraggio che è forza di vita e di idee. Una scrittrice che ha saputo raccontare la nostra contemporaneità tra le tragedie della modernità. Passare per le parole e giungere al limitare degli orizzonti. Quegli orizzonti, che per la Fallaci, segnano il confine tra l'Occidente e il Mediterraneo.
Il deserto, forse l'esilio e le donne che sembrano impastate da intreccio che recita rivoluzione e senso di una assenza. Passate le parole restano le immagini e le immagini fanno la storia, la storia di una visione della vita e dello spazio nel quale si abita la nostra esistenza. Ma forse più della rivoluzione può la consapevolezza di vivere dentro una temperie fatta di scontri, di guerre, di viaggi tra il mare, il deserto, le sabbie, le frontiere, le trincee e gli amori spezzati proprio nel momento in cui si affollano le comprensioni o le interpretazioni dei destini.
Una storia. Certo, quella di Oriana Fallaci che non ha mai conosciuto rinunce ma è stata dentro quegli orizzonti tra Occidente e Oriente. Una metà di un Mediterraneo che è dentro in ognuno di noi.
Una giornalista che è entrata nella letteratura. Anzi una scrittrice che ha "fisicamente" e letterariamente "cucinato" il linguaggio giornalistico con quello di una scrittura rapida, in cui il narrato, il vissuto, il sofferto, il visto si è trasformato nelle lunghe sfide che hanno abbracciato la vita trasformandola in un destino proprio sul filo della letteratura. Anche le sue interviste hanno raccontato, anche le sue interviste hanno fatto storia, anche le sue interviste sono il narrato di un pezzo di esistenza non solo di Oriana Fallaci ma di un contesto che è quello di una civiltà che si è giocata la propria eredità ed identità tra i rossi tramonti abbruniti degli spari tra le trincee dove gli uomini muoiono veramente e i popoli si sradicano e la ricerca di una affermazione di umanità.  
Intanto: l'Italia non comprende ancora la questione. La chiesa è completamente clerico – marxista. La scuola è completamente impreparata. Le università plagiate dalle ideologie relativiste.
L'Occidente con gli Stati Uniti d'America sono stati il perno di una formazione culturale dentro la quale la controrivoluzionaria Fallaci ha definito la sua non stanzialità e il suo nomadismo legati ad un bisogno di sapere e di conoscere. Nel 1969 pubblica la sua esperienza di un anno di guerra in Vietnam in un libro dal titolo: "Niente è così sia". Ma sono gli anni di una contestazione non solo studentesca ma esistenziale. La Fallaci, come Pasolini, guarda con sospetto i figli di papà che inneggiano a  Che Guevara e crede ben poco alla risoluzione di quelle piazze occupate in Italia o in Francia. Sembra tutto ben poca cosa rispetto a ciò che avviene in India, in Pakistan, in Sud America, in Medio Oriente.
C'è un Occidente, in quegli anni, che esplora con l'Apollo 12 la luna e un Medio Oriente in costante conflitto. La Fallaci non vuole restare soltanto una testimone dei fatti che raccontano sempre mosaici di vita. Il suo rapporto con Alekos Panagulis, conosciuto, in Grecia, il 21 agosto del 1973 è uno dei tasselli importanti, straordinari, unici sia per il suo cammino letterario sia soprattutto per quello intimo, sentimentale, esistenziale. L'incontro tra i due avviene proprio nel giorno in cui Panagulis esce dal carcere. Un incontro che diventa una unione di passione e di condivisioni. Il loro rapporto dura soltanto tre anni, perché Panagulis muore in un misterioso incidente stradale il 1 maggio del 1976. Una storia, dunque, che racconta la Grecia dei colonnelli e la vita di Un uomo.
Il suo romanzo del 1979 ha per titolo, appunto, "Un uomo". La stessa Fallaci parlando di questo libro, in una intervista, dirà: "Un libro sulla solitudine dell'individuo che rifiuta d'essere catalogato, schematizzato, incasellato dalle mode, dalle ideologie, dalle società, dal Potere. Un libro sulla tragedia del poeta che non vuol essere e non è un uomo – massa, strumento di coloro che comandano, di coloro che promettono, di coloro che spaventano…". Un romanzo nella grecità profonda e moderna come era stato il suo primo romanzo del 1962 dal titolo: "Penelope alla guerra", nel quale si racconta la storia di una donna che non vuole attendere il suo Ulisse e si metaforizza in una Penelope che viaggia e lascia le mura di Itaca per penetrare il senso di una identità in una ricerca verso le libertà come valore di una consapevolezza.
Anche qui si registra uno scontro diretto con le eredità mediterraneo alle quali la Fallaci si oppone con una forza umana tutto occidentale e scavata nel proprio tempo senza cedere a nostalgie o rimpianti che risultano come misure della storia. Due tappe fondamentali nella scrittrice Fallaci sino ad arrivare agli anni Novanta, passando attraverso le storie e la storia e soprattutto nel tanto discusso e non ipocrita "Lettera ad un bambino mai nato" che oggi si presenta come un atto quasi profetico se si pensa che la prima edizione vide la luce nel 1975, che vengono caratterizzati dall'imponente romanzo "Insciallah", pubblicato nel 1990.
Il romanzo – saggio nasce all'interno di una "sua spedizione" tra le truppe italiane che erano state inviate nel 1983 a Beirut. Un racconto affascinante tragico, dolorante e contemplante ma anche irruente. "Non di rado infatti sfuggo all'esilio delle scartoffie e non osservato osservo. Ascolto, spio, rubo alla realtà. Poi la correggo, la realtà, la reinvesto, la ricreo, e con l'amletico scudiero ecco il discepolo generale che crede di poter sconfiggere la Morte, ecco il suo disincanto ed estroso consigliere, ecco il suo erudito e bizzarro capo di Stato Maggiore, ecco i suoi ufficiali ora bellicosi e ora mansueti, ecco la moltitudine sfaccettata della sua truppa…" (Da una lettera del Professore, nel testo).
Un filo consistente lega  "Insciallah" con gli scritti successivi. Un Medio Oriente che è sempre più terra di deserti, di scontri, di viaggi nella tragedia e un Occidente che si affaccia sia geograficamente che culturalmente ad un Mediterraneo fatto di tanti altri Mediterranei che si raccontano nelle loro avventure e nei loro ambigui territori: alla ricerca di una cristianità profonda e di un fondamentalismo islamico che approderà alla tragedia dell'11 settembre.
Cosa sono, in fondo, gli ultimi suoi libri: "La forza della ragione",  "La rabbia e l'orgoglio" e "L'Apocalisse" che racchiude anche "Oriana Fallaci intervista se stessa"? Sono un superamento culturale sia della storia e identità musulmana sia delle eredità mediterranee. Il tutto nell'orgoglio di un Occidente che dovrebbe però smettere di tessere e ritessere quella  tela metaforica e reale incarnata da Penelope. Ormai Penelope è andata alla guerra. L'orizzonte di sabbia e di deserto, di mare e di acqua e le contraddizioni delle metropoli e di un Occidente sempre più americanizzato sono in costante conflitto.
La Fallaci ci invita ad una scelta. Il Mediterraneo resta un orizzonte nella storia ma anche nelle pretese del futuro, il Medio Oriente è un islamismo che invade e l'Occidente della civiltà moderna  non può che essere nella nostra contemporaneità. Ma c'è una storia che si trasforma in memoria e c'è un uomo che è dentro la vita di Oriana che non smette di parlare come un eroe nella bellezza delle parole, di quelle parole che per restare non possono che essere  passione. La passione della scrittura.
La passione della parola in una scrittrice tra confini. L'Oriente e l'Occidente. E le donne che restano impastate nella sabbia del deserto e nelle piramidi delle vetrate dei grattacieli occidentali.
Nata nel 1929. Muore il 15 settembre del 2006. Non solo una giornalista ma una scrittrice che ha penetrato i sentieri delle parole attraversando luoghi e vivendo avventure e destini. Non può che stare con orgoglio e senza pregiudizi nella storia della letteratura italiana del Novecento. Un Novecento tra l'Occidente e l'Oriente. Ma le scuole italiane hanno una loro fragilità, le università sono permanenza ideologica, gli intellettuali hanno smarrito l'anima, i cattolici sono relativisti e culturalmente non attrezzati … ma il dialogo tra don Abbondio e Pilato continua a mietere ignoranza…












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