martedì 17 marzo 2015

Les Juifs au Maghreb: les Livournais d'Alger e de Tunis

Après 1492, l'afflux de réfugiés ibériques est plus considérable en Tunisie qu'au Maghreb central et s'accoi^t encore après la conversion forcée imposée par Lisbonne. La Tunisie parai^t e^tre davantage un lieu de passage, ou une étape vers l'Orient ou l'Italie. A la fin du XVIe siècle, de nombreuses familles émigrent vers le grand duché de Toscane où les communautés juives de Pise et de Livourne sont en plein essor. Dès cette époque apparaissent le liens privilégiés commerciaux, familiaux et intellectuels qui uniront par la suite les Juifs de cette partie du Maghreb et les Juifs de Livourne. A Alger vivent, sans doute depuis le XVIIe siècle, des Juifs originaires de Livourne. Parmi ces juifs livournais, certains sont des descendants des expulsés d'Espagne et du Portugal, installés à Livourne en vertu des droits accordés aux Juifs dans cette ville toscane, gta^ce à l'édit promulgué le 10 juin 1593 - "La Livournine"- par Ferdinand Ier de Médicis, grand-duc de Toscane (1587-1607). qui engage les étrangers et plus particulièrement les Juifs à venir s'établir dans les ports francs de Pise et de Livourne. Jacob Franco Albuquerque, un'expulsé espagnol, se rend d'Alger à Livourne. Prestige et privilèges des Livournais sont dus pour une bonne part à l'attrait qu'à exercè la ville de Livourne suer les Juifs du monde méditerranéen, et notamment sur ceux d'Afrique du Nord. C'est seulement à partir de la fin du XVIIe siècle que l'on trouve mention de noms livournais à Alger. Cela est du^ essentiellement au fait que les archives du consulat français d'Alger ont souffert pendant les èpoques troublées (talors que celles de Tunis ont été soignement conservées). Pour ce qui est des témoignanges littéraires, les chevalier d'Arvieux semble eìtre le premier à faire mention de Livournais à Alger. Socialement et culturellement, beaucoup s'y rattachent. En fait, à Alger, contrairement aux villes provinciales tunisiennes ou à Tunis, les Livournais ne constituent pas vraiment une communauté a part. Cependant ils représentent le quatrième grand groupe après les plus anciens habitants juifs de la ville, les immigrants venus des Balèares en 1287 et d'Espagne aux XIVe et aux XVe siècles.
Casalino Pierluigi, Tunis, 17.03.2015, 

La cultura come risorsa è la vera realtà per l'Italia 2.0

Pierfranco Bruni
La cultura come risorsa è la vera realtà della Riforma Franceschini. 
Un progetto concreto per la valorizzazione del patrimonio dei beni culturali




 La risorsa cultura è una realtà ormai tangibile che interessa i territori nella loro specificità ma anche nella loro capacità di sfruttare le energie e le vocazioni che si trovano in essi. I risultati di un investimento su tale risorsa non hanno un risvolto immediato ma si capitalizzano attraverso quel processo produttivo che diventa indubbiamente valore aggiunto. E' chiaro che sempre più si deve parlare di culture e non solo di cultura perché l'asse valorizzante che si crea nei territori è dato da un intreccio di situazioni e di sistemi che non permettono più di definire un singolo aspetto della cultura. La Riforma dei beni culturali Franceschini è speculare e importante in un tale contesto. Ottimo il progetto del Ministro.
       È necessario definire questi processi in un sistema di comparazioni che pongono come modello significativo la realizzazione dei cosiddetti progetti integrati. Ecco perché sempre più si entra nell'abbinamento tra cultura e valore aggiunto. I presupposti per una interazione tra cultura e culture (quella depositata e determinante nella conoscenza dei vari settori e quelle sommerse che occupano uno spazio notevole sia nell'approfondimento delle consapevolezze identitarie sia nella comparazione progettuale delle valorizzazioni) non possono che condurre alla stimolazione dei territori nella realizzazione di un progetto diffuso proprio riferito al rapporto tra attività culturali e fruizione delle culture identitarie.
      Necessita, comunque, in questi casi una forte presenza di specializzazioni. La risorsa cultura se tale deve intendersi non può fare a meno delle capacità professionali che sono alla base di quel dialogo tra proposta e definizione dei costi e dei benefici. Si è più volte parlato di una definizione progettuale proprio in merito alle questioni inerenti il rapporto tra culture depositate, culture sommerse, culture diffuse.
      Il prodotto culturale non può che richiamarsi ad una concezione dell'economia della cultura in cui le finalità sono quelle di trasformare la "risorsa" in azienda. In altri termini la risorsa cultura non è altro che un'azienda culturale. In tal senso ci sono i soggetti che dominano tale processo. I soggetti sono dati dal materiale culturale esistente e da quello che viene elaborato grazie alle risorse e alle vocazioni. Sulla base di tale ragionamento la cultura prepara le occasioni ma deve anche sistemarsi nella veicolazione degli indotti. Il richiamo agli altri ambiti resta fondamentale: al turismo in primo piano.
      Turismo e risorsa cultura sono un investimento che assicura una mobilità di economie focalizzata ad occupazione certa. Una interazione significativa che si traduce in sviluppo e in una economia avanzata non forza ma spontanea considerate le risorse dei territori. In questo intaglio l'indotto multimediale non resta solo indotto ma diventa sorgente primaria soprattutto in una società che naviga nella multimedialità.
      C'è naturalmente bisogno, ed ha ragione Franceschini,  di organizzazione. La risorsa cultura non solo va tutelata ma va anche saputa gestire. Perché muta da territorio a territorio. Perché in senso generale si parla di cultura in forma globale ma in concreto ci sono culture locali che presentano una loro precisa specificità. Qui le competenze e la capacità delle professionalità non vanno chiaramente trascurate.
C'è una frase di Eduard Manet che si riassume in queste cesellature: "…devi avere qualcosa da dire, altrimenti puoi fare le valigie… e non basta che tu conosca il tuo mestiere: devi anche essere appassionato". Insomma andiamo verso una cultura che ingloba tre elementi: il prodotto, il mercato, l'identità. Da questo punto di vista i Musei oggi, con la Riforma, giocano una partita importante.
      Gli interlocutori sono sia i soggetti privati che quelli pubblici ma nella loro struttura c'è indubbiamente l'idea del progetto che porta inevitabilmente verso quel triangolo che mette insieme conoscenza, valorizzazione, gestione. Un coordinamento che si struttura sulla base delle esigenze delle risorse territoriali. Esigenze che devono fare i conti con le realtà. Proprio per questo una correlazione tra soggetti pubblici e soggetti privati è necessaria.
      Da questo punto di vista il patrimonio culturale si legge oltre che attraverso riferimenti storici anche attraverso quei parametri che sono economici e organizzativi. Le prospettive in questo campo sono sia di ordine culturale - promozionale che di ordine manageriale. Competenze, sviluppo delle implicazioni economiche, strategie di sviluppo, nuovi soggetti che interloquiscono. Sono delle finestre aperte le quali ognuna vive dentro l'altra. Bisogna tra l'altro facilitare l'accesso alla cultura.
      Su queste diramazioni, appunto, la cultura come progetto assume una sua valenza il cui obiettivo è il raggiungimento dell'economicità in un sistema integrato di culture: da quelle che interagiscono con il territorio a quelle proveniente da materiale indotto. Questo non significa però snaturare il senso di identità che la cultura come risorsa può e deve trasmettere per un progetto che sia garante di trasmissioni di processi di combinazioni tra economia e risorsa e di affermazione di valori. La Riforma Franceschini è una finestra aperta per una idea nuova di cultura.
                        



Mondo in Cammino : EVENTO 21 MARZO, con il film “Behind the Urals – the nightmatre before Chernobyl”





EVENTO 21 MARZO
Comunichiamo  che l'evento del 21 marzo prossimo a Carmagnola (Voci e storie di un Mondo in cammino)sta acquisendo sempre più valore, per le seguenti motivazioni:
- la presenza di Vera Politkovskaya, alla luce della recente uccisione di Nemtsov, avrà il valore di una testimonianza importante e per certi versi inedita, coincidendo con la prima visita ufficiale che la figlia di Anna Politkovskaya ha scelto di dedicare espressamente  - grazie all'amicizia che la lega al presidente dell'associazione Massimo Bonfatti e su suo invito, - al decennale di Mondo in cammino
- la proiezione in prima internazionale del film "Behind the Urals – the nightmatre before Chernobyl" precede di un mese la cerimonia di assegnazione degli "Oscar gialli" da parte del prestigioso  Uranium Film Festival" che si terrà quest'anno – per la sua quinta edizione – a Quebec City in Canada e in cui "Behind the Urals" è stato selezionato come finalista. Il film diventa pertanto un'anteprima imperdibile con al possibilità di parlare con gli autori Alessandro Tesei e Pierpaolo Mittica
- verranno letti dall'attrice Camilla Sandri, brani inediti del racconto di Ella Kesaeva che sarà presente per ricordarci la sua testimonianza a 10 anni dalla tragedia di Beslan.  In fondo a questa mail un breve e intenso stralcio di questa testimonianza che ha regalato a Mondo in cammino e che sta man mano prendendo forma in un libro, a sua volta inedito, che verrà spedito in omaggio a tutti gli iscritti 2015
- Michele Curto ci raggiungerà direttamente da Bologna dopo la partecipazione, assieme a Don Ciotti, alla Giornata della memoria e dell'impegno indetta da Libera con lo slogan "La verità illumina la giustizia" in ricordo delle vittime innocenti delle mafie.
- infine la presenza di Cecilia Tosi, che condurrà i dibattiti, alternati ad interventi musicali del Gruppo Khorakhané - che interpreterà gli autori che hanno accompagnato il percorso di crescita di MIC (De Andrè, Bertoli, ecc.)  - conferirà all'evento  una migliore atmosfera partecipativa
- Al termine un convivio con gli ospiti permetterà di suggellare l'incontro e le relazioni instaurate, grazie al menù multietnico predisposto dal'associazione interculturale Karmadonne (offerta di 5 euro e prenotazione tramite modulo sotto indicato)

Tutte le informazioni sull'evento al seguente link (nel caso di partecipazione compilare il modulo di adesione indicato): http://www.progettohumus.it/public/forum/index.php?topic=2264

Le informazioni, invece, per sostenere l'associazione aderendo per il 2015 sono riportate sul sito: www.mondoincammino.org

Di seguito la breve testimonianza di Ella Kesaeva.

Cordiali saluti!
La segreteria di Mondo in cammino

Ella Kesaeva è la presidente di "La voce di Beslan", associazione dei parenti delle vittime della tragedia. Nell'assedio fra il primo e il quattro settembre 2004 ha perso due nipoti e un cognato. Mentre era ancora  in corso il sequestro della scuola, Ella trova finalmente il proprio nipote Alan (soprannominato Totoša ), assieme alla sorella Emma, madre di Alan. Il piccolo ha ancora in tasca i soldi che aveva messo da parte per comprare il regalo alla zia (Ella Kesaeva), il cui compleanno è proprio il primo settembre (primo  giorno del sequestro della scuola da parte dei terroristi)
Improvvisamente una parente del marito di Emma ci si fece incontro. Afferrò mia sorella per la mano e le disse senza mezzi termini: "Emma, tanti non riusciranno neppure a ritrovare il corpo dei propri figli, troppi sono bruciati, ma il nostro no, è ancora intero. Andiamo". Ci alzammo senza neanche capire che cosa stesse dicendo, e la seguimmo. Mentre ci accompagnava in ospedale, lungo la corsia, pensai che avesse trovato il nostro Totoša.
Ci condusse in obitorio e ci portò fino in fondo alla stanza senza badare ai cadaveri che giacevano tutt'attorno. Poi si fermò. Si fermò davanti a un corpo e cominciò a piangere. Io avevo paura persino a guardare. Poi sollevai lo sguardo e vidi Totoša. Sembrava addormentato. Meglio non nascere piuttosto che trovarsi di fronte a un'immagine del genere. La parente di Emma mi sussurrava piano di sostenere mia sorella, ne aveva bisogno. Io non potevo né capire né tantomeno accettare una cosa simile: "No, non è lui, non è lui". "È lui, è mio figlio" bisbigliò Emma sommessamente. Si chinò su di lui e iniziò ad accarezzargli il viso, poi i capelli. Aveva ancora la camicia abbottonata, la cintola allacciata, era scalzo ma i calzini erano puliti. Qualcuno disse che gli avevano sfilato le scarpe. Aveva ferite da proiettile sul ventre, sui fianchi e sulle gambe. Dei fori molto piccoli. Non una sola ustione. Ancora tutto intero. Eseguirono l'autopsia proprio lì. Poi, chissà perché, avvolsero il corpo di Alan in un sacco di colore indefinito e ce lo consegnarono. Ci consegnarono anche 1500 rubli, dissero che li aveva nelle tasche. Erano i soldi con cui voleva comprarmi il regalo di compleanno. In seguito, soltanto dopo molto e dietro nostra insistenza, ricevemmo i risultati dell'esame autoptico. Portavano la firma di un certo Techov, e al 60% riconducevano le cause della morte a ustioni e lesioni da esplosione. Allora cercammo di ottenere una perizia esterna. Ci rivolgemmo al tribunale, volevamo dimostrare che la verità era diversa, ma non accolsero la nostra domanda e non ci restituirono neppure gli effetti personali di Alan ancora in loro possesso. Del resto i pantaloni e la camicia erano ricoperti di minuscoli forellini. Qualche anno dopo venni a sapere com'era morto. Alan stava attraversando di corsa il cortile posteriore della scuola in direzione dei garage quando fu colpito da alcuni proiettili che non provenivano dalle sue spalle, bensì dai vicini edifici residenziali. Lui aveva continuato a correre e si era infilato in un varco molto stretto posto in mezzo ai box auto. Era ancora vivo, in molti successivamente hanno confermato di averlo visto. Si  era seduto ed era rimasto a guardare. E poi era morto. Non lo aveva aiutato nessuno. Lì non c'erano soccorritori.
---------------------------------------------------------------------------------

25° incontro di studio "Da Milano a Compostella"





SEGNALAZIONE DA GIUSEPPE VIRGILIO MANZONI

*Si è brillantemente svolto a Milano
la scorsa domenica 15 marzo 2015, Salone parrocchiale, via San Cristoforo, 1 - Milano
"DA MILANO A COMPOSTELLA"

XXV incontro d'aggiornamento sui pellegrinaggi nel Nord Italia


PROGRAMMA
Dalle ore 9.45: Registrazione dei presenti.

Ore 10.15:  Apertura dei lavori. Saluto ai convenuti del Prof. Paolo Caucci von Saucken, dell'Università di Perugia, Presidente del Centro Italiano di Studi Compostellani e Rettore della Confraternita di San Jacopo e comunicazioni del Presidente dell' A.L.S.J.R.I.C.R.I., Prof. Giuseppe Manzoni di Chiosca e insediamento del nuovo Direttore Scientifico, Ing. Roberto Mazzoni.

Ore 11.00:  Rino Cammilleri, giornalista e scrittore: "Apparizioni 'di guerra'".

Ore 11.20:  Prof. Giuseppe Manzoni di Chiosca, Presidente dell' A.L.S.J.R.I.C.R.I :"Alcune immagini di Santiago Matamoros in Lombardia".

Ore 11.40:  Dott. Julio Loredo de Izcue, Presidente della T.F.P. italiana: "Santiago Mataindios".

Ore 12.00: Capitolo Lombardo della Confraternita di San Jacopo.

Ore 12.00: Nella chiesa di S. Cristoforo sul Naviglio: S. Messa in suffragio dei pellegrini, dei confratelli e degli amici defunti.

Ore 13.00:  Pranzo "pellegrino" a cura della Boxing Catering in una sala adiacente il teatro.

Ore 15.00:  Dott. Gianpietro Belotti, Presidente dell'Associazione "Brescia in cammino" e Direttore del Centro Internazionale di Studi S. Angela – S. Orsola: "La pratica dei pellegrinaggi come ricerca di modelli di vita spirituale: l'esperienza di Angela Merici".

Ore 15.20:  Prof. Giovanni Macchia, Presidente della "Compagnia della Stella" : "Il percorso Milano-Colonia della "Peregrinatio ad Magos"".

Ore 15.40:  Eleonora Linares, della Confraternita di San Jacopo, relazione sul progetto di apertura di un nuovo ostello per pellegrini  nel tratto lombardo della Via Francigena.

A seguire: alcuni pellegrini  relazioni  sulle rispettive esperienze.


La Confraternita invita tutti ai suoi incontri di preghiera, seguiti dalla cerimonia di vestizione del pellegrino (con consegna della credenziale): i prossimi saranno: a Brescia (con Santa Messa) domenica 29 marzo 2014 alle ore 18.45, in San Giacomo al Mella; a Milano martedì 14 aprile 2015, alle ore 21.15, in San Cristoforo sul Naviglio. Chiedere conferma ad alsjricri@gmail.com.


domenica 15 marzo 2015

Les Juifs au Maghreb aux XIIe et XIVe siècles.

En Afrique du Nord, la désentegration du royaume almohade, après la défaite de 1212, engendre des régimes practiquement indépendants, et les trois E'tats qui en résultent correspondent à peu près au Maroc. à l'Algèrie et à la Tunisie actuels. Dans ces E'tats, les liens des Juifs avec l'Espagne (notamment chrétienne) depuis le XIIIe siècle sont plus importants que leurs liens avec Portugal, l'Italie du Nord et le Sud del France. Cela est du^ à la longue tradition de contacts entre les Juifs d'Afrique du Nord, l'Espagne musulmane et la population juive dont la présence se renforce à partir de la seconde moitié du XIIe siècle dans les royaumes chrétiens d'Aragon et de Castille. Les marchands juifs de la Péninsule ibérique établissent des relations commerciales avec les villes co^tières de l'Afrique du Nord. Aux XIIIe et XIVe siècles, Tlemencen devient un croisement des routes marchandes de l'est à l'ouest et du nord au sud. La communauté  juive s'y développe en 1287, lorsqu'un groupe de Juifs de Minorque se rend dans le Maghreb central après la conque^te de l'i^le par les chrétiens. L'échange à ce moment-là est permanent. Jacques Ier ordonne qu l'on facilite l'émigration des familles juives depuis l'Afrique du Nord vers ses territoires européenns et, par example, le 11 juin 1247, il autorise tout Juif et Juive de Sijilmasa à venir s'installer à Majorque, à Barcelone, à Valence ou en tout autre lieu sous contro^le. Le traitè de paix concluse en 1360 entre Abou Ishaq Ibrahim, sultan de Tunis et Bougie, et Pedro IV d'Aragon (1336-1387) prouve l'importance croissante de la partecipation des Juifs au commerce  et permet de supposer qu'il existe au XIVe siècle des liens étroits entre les Juifs de Catalogne et de Tunisie. Les commaunutés juives du Maghreb central sont confrontées à une veritable mutation, en 1391 (année tournante dans l'histoire des Juifs éspagnols) avecl'arrivée d'immigrants à la suite de le soulèvements meurtrieres contre le quartiers juifs en Castille et en Aragon. La ville d'Alger connai^t le début de sa prospérité économique et de son dévelopment en tant que centre administratif gra^ce à l'établissement de ces Juifs espagnols. D'autres lieux en Algérie et en Tunisie accueillent des exilés à la suite de cette persécution. comme l'evoque Abraham Zacuto. Les refugiés s'installent principalement le long de la co^te de Honaine (le port de Tlemencen), à l'ouest, en passant par Oran, Mostaganem, Tenes, Breshk, Alger et Bourgie jusqu'à Tunis. Nombreaux sont ceux qui s'établissent à Tlemencen et dans d'autres villes de la plaine  comme Miliana, Médéa et Constantine. L'afflux de réfugiés de 1391 vers certaines régions et leur non-établissement dans d'autres reflètent ou l'instabilité de la situation politique des régions concernées. Cela illustre également les conditions de vie des Juifs dans le différents lieux, plus favorables, à la fin de du XIVe siècle, dans les cités des principes musulmans qu'en Europe. Dans leurs quartiers de ville ou de village, ils mènent leur existence, gèrent leurs affaires, exercent de nombreaux métiers et pratiquent leur religion  à leur manière. 
Casalino Pierluigi, Alger, 15.03.2015