mercoledì 2 aprile 2014

Biblioteca Gramsciana per l'eroe Emilio Coni di Sutri

L’Amministrazione Comunale di Ales, L’Associazione casa natale Antonio Gramsci e la biblioteca Gramsciana Onlus in collaborazione con la Regione Autonoma Sardegna, l’Istasac e l’Associazione Fitzcarraldo organizzano il 12 Aprile la giornata Commemorativa su Emilio Coni martire di Sutri.

Programma:

H. 9,30   Proiezione documentario " I Martiri di Sutri" di Dino Sanna.

H. 10,30 Targa commemorativa presso la casa natale di Emilio Coni.

H. 17,30 Convegno commemorativo saluti autorità

-Proiezione Documentario "I Martiri di Sutri"

-Aldo Borghesi (ISTASAC): "Sbandati, Militari sardi dopo l'8 settembre fra renitenza e la scelta"

-Giuseppe Manias: "Emilio Coni martire di Sutri"

-Intervento musicale di Maria Borghesi (Pianoforte)

Coordina Alberto Coni

La targa commemorativa è opera dell’artista alerese Massimo Spiga.

 

I MARTIRI DI SUTRI

Il mattino del 17 novembre 1943 da reparti delle SS tedesche furono catturati in territorio di Capranica (in provincia di Viterbo) 18 giovani avieri, sbandati in seguito all'armistizio dell'8 settembre 1943. Nel pomeriggio dello stesso giorno, dopo un rapido interrogatorio, furono portati su un autocarro in località Montefosco del vicino comune di Sutri. Fatti scendere, furono invitati a dirigersi verso un fosso. Mentre si incamminavano nella direzione indicata furono mitragliati alle spalle. I tedeschi non mancarono di sparare anche un colpo alla nuca a ciascuno di essi. Uno di loro riuscì comunque a salvarsi: Fernando Zuddas di Sardara (Cagliari), sebbene ferito, raggiunse una strada provinciale dove fu raccolto da due cittadini di Sutri; fu lui quindi a raccontare i particolari del massacro. Dei 17 caduti le salme finora identificate sono quelle di Piero Contini di Giuseppe da Oristano; Giuseppe Canu, di Serafina Canu di Dorgali; Giuseppe Deroma di Ambrogio da Osidda; Sebastiano Pinna, di Giovanna Pinna da Osidda. Di 10 militari  si conoscono i nomi ma non sono state identificate le salme: Mè Nino di Francesco; Mezzettieri Giovanni di Francesco; Cossiga Salvatorico di Pietro Luigi; Mulas G.  Battista fu G. Maria; Pilo Gavino di Gavino (tutti e cinque di Ploaghe); inoltre Barcellona Pietro di Priamo; Mereu Pasqualino di Antonio da Oristano nonché Piras Efisio di Giuseppe da Iglesias, Emilio Coni  e Salvatore Meloni.

Giancarla Parisi, Omegalfa The Nemesis Paradeigma, Milano

Studio legale Sutti, via Montenapoleone 8, dal 10 al 17 aprile, vernissage 10 aprile 18 a cura AIT, con interventi di Marcello Francolini, Graziano Cecchini Special Guest, Roby Guerra 

Giancarla Parisi... "Omegalfa "The nemesis paradeigma... Vuole esprimere quel misto di speranza e paura tipica degli "ultimi giorni dell' impero", quando tutti, più o meno consapevolmente, stanno traghettando attraverso quel periglioso tratto di mare che conduce verso una nuova e misteriosa epoca della nostra storia, che per la prima volta potrebbe diventare finalmente transumana e postumana, sperando altresì che non diventi inumana..."


Graziano Cecchini RossoTrevi "Arte è vita cosi fu definita l'avanguardia futurista…….il transumanesimo è la vita…la perfezione geometrica tra l'elemento uomo e la possibilità di continuare il percorso verso mete considerate impossibili….arte + meccanica + genetica=vita ecco come mi piace definire l'arte di Carla Rhapsody……basta soffermarsi sulle sue opere e riflettere"

Roby Guerra... "....la stessa tecnosibilla Giancarla Parisi (Carla Rhapsody) in modulazioni d'arte contemporanea anche 3D prossimo transumaniste, quasi perfetto microanello di Saturno, tra il segno/sogno multicolore pre-post-internet, sublime postmoderno


*segnalato da Luigi Sgroi


martedì 1 aprile 2014

Educazione ecologica 3.0 nella neoluddista Ferrara....

eVolo ha premiato i progetti di grattacielo più green e innovativi. Tra le proposte ci sono palazzi "viventi" e strutture ispirate a Marinetti

Dal 2006 la rivista di architettura eVolo premia i progetti di grattacieli più innovativi dal punto di vista estetico e tecnologico che siano anche ecosostenibili, come i giardini pensili a 54 metri di altezza immaginati in Svezia. All'edizione 2014 del "eVolo Skyscraper Competition" hanno partecipato 525 studi di architettura da 43 Paesi nel mondo. La giuria, formata da esperti del settore, ha scelto 3 vincitori e ha distribuito 20 menzioni speciali.

I vincitori


Il primo premio è andato a "Vernacular Versality", realizato dall'architetto statunitense Yong Lu. Il suo grattacielo combina lo stile di costruzione tradizionale coreano con il profilo tipico di uno skyline. Molti degli elementi strutturali del concept sono stati realizzati in legno ed è presente un tetto mobile per regolare l'ingresso della luce solare.

La seconda posizione del concorso è occupata da "Car And Shell Skyscraper: Or Marinetti’s Monster" degli architetti USA Mark Talbot e Daniel Markiewicz. Il loro grattacielo è stato pensato per essere costruito a Detroit ed è stato ispirato dal filosofo del futurismo Filippo Tommaso Marinetti.


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Tra le proposte più hitech c'è "Propagate Skyscraper: Carbon Dioxide Structure", realizzato dai canadesi Yu Hao Liu e Rui Wu e classificatosi terzo. Questo particolare grattacielo è in grado di crescere in altezza grazie a materiali che assorbono la CO2 prodotta dall'uomo. Ciò lo rende una sorta di struttura "vivente".

....... C  http://www.datamanager.it/news/evolo-premia-i-grattacieli-pi-hitech-ed-ecosostenibili-55048.html

 

Franco Berardi Bifo e il dopofuturismo

Franco Berardi (Bifo), bolognese, classe 1949, è scrittore e filosofo. È autore di decine di libri sui movimenti e le trasformazioni del capitalismo pubblicati da diverse case editrici, italiane e non solo.


 Ti abbiamo visto promotore e sostenitore della lista Tsipras per le prossime elezioni europee. Quanto credi che questa tappa possa essere l’inizio di un processo costituente per ‘rifondare l’Europa’, che sappia incrociare realmente i bisogni e i desideri di chi sta subendo le conseguenza delle politiche di austerity? Qui a Taranto, ancora scossa dalle vicende giudiziarie degli ultimi due anni, aleggia una sfiducia complessiva e indistinta nei confronti della rappresentanza. Quali possono essere secondo te, i punti cardine di questo processo costitutivo, che possano guardare oltre le infinite divisioni a sinistra?




Ho appoggiato la lista Tsipras fin dal primo momento in cui ne ho sentito parlare. Ho anche aggiunto (a un giornalista che mi intervistava per la rivista Gli altri) che avrei votato e sostenuto la lista anche se penso che non serva a niente. Il punto è questo: la democrazia rappresentativa non ha più alcuna efficacia, e mi chiedo se non sia la politica in generale, come arte del governo e della scelta tra alternative ad aver perduto qualsiasi efficacia. Il punto è che la politica come noi la conosciamo muore nel momento in cui automatismi di tipo finanziario e tecnologico rendono impossibile la scelta tra alternative. Credo che questa sia la realtà in cui
viviamo, la realtà per cui l’uomo più potente della terra, il presidente degli stati uniti, dopo essersi presentato con lo slogan-esorcismo ‘Yes we can’ ha mostrato di non potere quasi nulla contro gli automatismi che lo hanno ridotto a figura quasi decorativa.



Nel tuo ultimo libro presenti un manifesto poetico del ‘dopofuturismo’, affermando:dopo il futuro 


Siamo sul promontorio estremo dei secoli (…). Dobbiamo assolutamente guardare dietro di noi per ricordare l’abisso di violenza e di orrore che l’aggressività militare e l’ignoranza nazionalista possono in ogni momento scatenare. Viviamo da molto tempo nella religione del tempo uniforme. L’eterna velocità onnipresente è già dietro di noi, nell’Internet, perciò ora possiamo dimenticarla per trovare il nostro ritmo singolare.


........ C  SIDERLANDIA

Ferrara, la scienza contro il buonismo antiferrarese e anti-italiano


ESTENSE COM  by Alberto Cavicchi  blog


Iniziando queste considerazioni su emigrazione e convivenza civile è bene premettere, a scanso di equivoci, che non ho ostilità preconcette e pregiudizi di sorta nei confronti dei migranti. Tuttavia ritengo che sia sbagliato il comportamento eccessivamente permissivo adottato da una parte minoritaria della società e della politica italiana. Le scelte dogmatiche e demagogiche di coloro che del buonismo e del relativismo hanno fatto bandiera dell’ospitalità senza regole sono da considerare, a tutt’oggi, fallimentari.


La convivenza civile impone l’accettazione e la condivisione dei valori, dei principi e delle norme che regolano i comportamenti interpersonali all’interno di un paese del quale si è ospiti. Questo principio elementare è stato disatteso dall’ipocrisia pelosetta di una frazione della società e della politica italiane. Queste, arrogandosi il merito dell’infallibilità teoretica e comportamentale, non hanno fatto altro che alimentare a dismisura l’avversione e l’ostracismo (non ancora la diffusa reazione violenta) dei residenti di lunga data nei confronti dei migranti comunitari (rumeni e moldavi, in particolare) ed extra comunitari (nord e centro africani e latino americani, in primo luogo).


Sottovalutare il problema della migrazione è, però, un errore imperdonabile che alimenta e alimenterà sempre più nell’immediato futuro il disagio e la separazione dei cittadini autoctoni dai migranti. Un conflitto finora borbottato ma che potrebbe a breve deflagrare in violenza inarrestabile, come già accaduto, per esempio, nelle banlieue parigine.


Da qualche decennio invito i cittadini e le istituzioni italiani (con scarso successo, a dire il vero) a prendere atto di quanto è accaduto nei paesi europei che per primi hanno dovuto confrontarsi con l’ingresso massiccio e indiscriminato dei nuovi migranti. Mi riferisco, per esempio, a quanto è accaduto nella vicina Francia. In passato ebbi occasione di parlare con alcuni prefetti transalpini i quali mi rivelarono, allarmati, i danni alla convivenza civile arrecati da due fattori apparentemente distanti tra loro ma, in effetti, complementari: la crescita massiccia della grande distribuzione organizzata (città mercato e ipermercati) ha avuto il merito di calmierare i prezzi ma, per converso, ha provocato la chiusura di decine di migliaia di negozi di vicinato e quindi ha stimolato l’abbandono dei paesini di provincia da parte dei giovani a più alte potenzialità a tutto vantaggio dei maggiori centri urbani (Parigi e Marsiglia, in primo luogo); i giovani ad alta professionalità sono poi stati sostituiti da migranti privi, in grande maggioranza, di adeguata istruzione e quindi destinati alla manovalanza e, in assenza di lavoro, alla microcriminalità che ha colpito prevalentemente gli anziani, taglieggiati da furti, scassi e rapine d’ogni genere.


I migranti più “emancipati” si sono invece trasferiti nelle metropoli dedicandosi, prevalentemente, a lavori di basso – medio profilo o, in molti casi, allo spaccio di stupefacenti e all’induzione alla prostituzione.


Quel che è successo negli altri paesi europei (ma anche negli Usa e in Canada non mancano flussi migratori altrettanto pesanti e complessi da gestire) sta accadendo ormai da qualche anno anche in Italia (basti esaminare, anche superficialmente, la situazione delle nostre città metropolitane: da Milano a Roma, da Torino a Bologna, da Napoli a Bari per rendersi conto della violenza che insanguina, in modo inatteso e drammatico, tanto le periferie quanto i quartieri considerati fino a ieri residenziali. Ma gli omicidi, i ferimenti, le rapine, i furti, lo spaccio di stupefacenti e la prostituzione d’ogni genere (compresa quella omosessuale e adolescenziale) sono solo le componenti di un dramma più complesso. E’ in gioco la tenuta sociale, la convivenza civile, la sicurezza delle persone (ragazzi e donne, in primo luogo) e dei beni (la svalutazione crescente degli immobili allocati nelle nuove periferie della devianza) e, infine, i riferimenti identitari delle singole comunità.


Ferrara, in questo panorama desolante, non è un’isola felice; è anch’essa luogo della crescente marginalità che si esprime col linguaggio della separazione e della discriminazione; luogo nel quale, a fianco delle rapine, delle aggressioni e dei furti – privi di denuncia e, ancor più, di arresti – nelle case isolate dell’immediata periferia o della campagna si abbinano le sguaiate e luride attività dello spaccio, senza orario, di droghe che, sempre più, hanno come referenti i giovani e giovanissimi che, in molti casi, hanno perso il senso della vita e della prostituzione, ormai senza più freni inibitori, capace di coinvolgere ragazze straniere, minorenni, viados e quant’altro questo delirio della disumanità riversi per le strade del centro e della periferia.


Di fronte a questo girone dantesco, nel quale siamo tutti – chi più chi meno – riversi, non c’è scusante che tenga: le responsabilità sono da addebitare ai demagoghi del relativismo (ognuno faccia quello che vuole, dicono), ai genitori deresponsabilizzati che hanno dimenticato la loro funzione educativa (guardate che un figlio lo è per la vita!!!); agli insegnanti, digiuni di cultura e inabili alla didattica, che non si pongono il quesito di quale sia il loro ruolo di guida e di esempio; alle istituzioni politiche e pubbliche che hanno rinunciato alla loro missione di definitori delle regole e delle norme, sfuggendo – di conseguenza – il ruolo primario della loro funzione: educare, prevenire e punire.