venerdì 4 ottobre 2013

La moda etno-art futuribile

Regine d’etno-art vestite McQueenRegine d’etno-art vestite McQueen

Futurismo geometrico, citazioni a Piet Mondrian e Pablo Picasso e un gusto d’Africa per le regine cyborg immaginate da Sarah Burton.

di Giampietro Baudo (Parigi)

 

L’arte futuribile degli anni 20 e un certo profumo d’Africa. Piet Mondrian e Pablo Picasso nel loro periodo geometrico e un’attitude etnico-grafica di colori e collage geometrici rubati a qualche cultura primitiva. Il crash estetico di Sarah Burton per Alexander McQueen si muove leggero su una passerella di sabbia colorata, ordinatamente chiamata a comporre un collage di quadri bianco-rosso-nero, come la scatola di un maquillage raffinato. Issate su scarpe scultura, dalle geometriche ali di madreperla e dagli innesti di plastica, si muovo regine d’Africa. Con il volto naturale e i capelli protetti da un’elmetto-cloche in metallo anticato. Sono divinità cyborg-primitive, che affollano una giungla digitale. Sono amazzoni guerriere, vestite di grafismi tattoo e geometrici, intagliati nel rosso di gonne a ruota e leggings. Sono sacerdotesse virginali nei loro baby-boll dagli elementi op. Sono imperatrici sontuose ammantate di gonnelle dai piumaggi colorate. Sono sciamane severe nelle loro tuniche dai reticoli scolpiti. Sfoggiano corsetti intagliati di perline, mosaici geometrici di pelle esotica, plissé istoriati di colore, gonnelle dalle frangiature sottili e abiti decorati da tappeti di microperline. Su tutto le grafiche, in un remixing culturale di antico e moderno, tra Africa e Vecchia Europa. Perché l’arte futurisma dell’inizio del secolo scorso si sposta con le geometrie astratte, e dall’intensità violenta, della tradizione Masai e Ndebele.....C

http://www.mffashion.com/it/archivio/2013/10/03/regine-d-etno-art-vestite-mcqueen

Destra x Milano- Lampedusa: la strage degli innocenti... Pregare, aiutare, riflettere, agire!

 


 

Piangiamo e preghiamo per le centinaia di disperati migranti (uomini, donne e bambini) morti nelle acque delMediterraneo, gettati in mare da infami schiavisti senza scrupoli. Ringraziamo le nostre Forze Armate e dell’Ordine, i Volontari (in prima filaquelli dell’Ordine di Malta), i marinai e i pescatori, tutto il popolo di Lampedusa, per come stanno affrontando questa tragica emergenzaumanitaria.
La colpa di questa immigrazione epocale è del mondialismo, ovvero: dello sfruttamento economico dell’Africa da partedelle multinazionali e dell’alta finanza, del sostegno a regimi dittatoriali incapaci e corrotti, del crescente estremismo e terrorismoislamico, delle primavere arabe (in Libia come in Siria) e degli interventi “democratici” militari USA che hanno solo aggravato lasituazione di instabilità politica e sociale, e, infine, della completa assenza di questa Europa dei banchieri e dei burocrati che pensa solo atutelare i “poteri forti”.
Ma il vero problema storico è stata la decolonizzazione forzata dell’Africa, conl’Europa che ha abbandonato quei popoli a se stessi. Nazioni arabe ed africane, frettolosamente, disegnate da “squadra e compasso”(in senso sia geografico che massonico) dove non si è minimamente tenuto conto delle stratificate e millenarie differenze etniche, religiose etribali e della atavica, quanto oggettiva ed evidente, incapacità di questi popoli di organizzarsi, governarsi e sfruttare la loro terra che,è giusto ribadirlo, è ricchissima di risorse naturali e materie prime.
Per essere ancor più chiari (anche se“politicamente scorretti”): l’Italia e l’Europa non sono terre di immigrazione ma Civiltà di colonizzatori. I popoliafricani stavano sicuramente meglio (se volente meno peggio) sotto i regimi coloniali europei. Non dovrebbero essere, quindi, gli immigrati disperatiad “invadere” la nostra patria ma dovremmo essere noi ad andare (tornare) da loro, portando non solo aiuti umanitari e materiali (soldiche finiscono quasi sempre per arricchire pochi ras locali), ma cultura, istruzione e lavoro, ordine e disciplina, per renderli realmente consapevolie finalmente autonomi ma ci vorranno decenni.
Intanto, è giusto, doveroso e sacrosanto piangere, pregare e salvare chi sta annegando nel“Mare Nostrum” ma: non facciamoci fregare da chi, approfittando di questa emergenza, strumentalizzandola politicamente, vuole minare,ancor di più la nostra sicurezza e la nostra identità di popolo e di nazione, spalancando le porte all’immigrazione extra-europeae regalando la nostra cittadinanza a degli “sconosciuti” che non appartengono alla nostra storia, alla nostra cultura ed alla nostraciviltà bianca, latino-germanica e cristiana.

Noi amiamo il nostro prossimo ma anche la giustizia e la verità!

Comitato DESTRA PER MILANO per l’Europa dei Popoli

http://destrapermilano.blogspot.it/
https://www.facebook.com/DestraPerMilano

 
 
 

Nel ferrarese nuove scoperte sull'età de l bronzo

Pilastri di Bondeno.

C’era una volta un “tesoro” nascosto sotto una scuola. Inizia così una storia che parla di Pilastri di Bondeno e di un sito archeologico su puntare i riflettori: un modo per riaccendere la memoria collettiva e presentare una nuova indagine storico-archeologica.

Sabato 5 ottobre, a partire dalle 9.30, verranno spalancate le porte della “Terramara” di Pilastri presso la Palestra Comunale, in via Guido Reni 30, per presentare uno scavo che inizierà tra pochi giorni grazie al sostegno finanziario ed organizzativo del Comune di Bondeno e sotto la direzione scientifica e il coordinamento didattico della Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Emilia-Romagna. L’iniziativa vede l’adesione di numerosi altri soggetti tra i quali le tante associazioni di volontariato operanti sul territorio e i Gruppi Archeologici di Bondeno e di Ferrara. Di fondamentale importanza è anche il dialogo con la scuola primaria di Pilastri, la cui riedificazione dopo il sisma ha consentito di mettere in luce lo scorso anno un lembo di quelle antiche vestigia che gli alunni stessi chiamano “tesoro”.

Dopo il saluto del sindaco Alan Fabbri e delle altre autorità, gli alunni della scuola introdurranno il progetto “Memoria e terremoto” e a seguire Valentino Nizzo, archeologo della Soprintendenza, illustrerà il sito della Terramara e la campagna di scavo che sta per iniziare, evidenziandone obiettivi e prospettive. L’incontro terminerà con l’intervento di Cristiana Zanasi, coordinatrice del Parco archeologico e del Museo all’aperto della terramara di Montale nel modenese, che parlerà della straordinaria esperienza di valorizzazione del parco di Montale. All’evento parteciperanno anche i partners organizzativi del progetto (Gab e Gaf) e, in qualche modo, anche i nostri lontanissimi antenati in carne e ossa: l’età del Bronzo tornerà infatti a rivivere grazie a una performance rievocativa di “Living History”, proposta dalla “Moroeventi”.

Allo scavo, che inizierà il 7 ottobre per concludersi dopo un mese circa, parteciperanno anche alcuni studenti del dipartimento di Studi umanistici dell’Università di Ferrara cui è stata data un’ulteriore occasione per fare esperienza diretta di scavo, laboratorio, redazione della documentazione e restauro di prima urgenza sui materiali rinvenuti....C

 

Riccardo Campa e la filosofia futurista


Spenti ormai da tempo i riflettori sul centenario futurista, ridimensionati più recentemente vari tentativi più o meno goffi o genuini di diretto aggancio politico ad un'eredità marinettiana poco conosciuta ed ancora meno fatta davvero propria nei suoi reali contenuti e nel suo spirito prometeico, il momento è propizio per ripensare quest'ultima non nella chiave del folclore, della storicizzazione o della strumentalizzazione, ma dell'ispirazione profonda che questa tuttora può offrire come radicale alternativa al nuovo secolo, quello in cui la propaganda irenica ed autocelebratoria del sistema occidentale ed umanista si scontrano con la realtà di una decadenza brutale e dell'infinita moltiplicazione delle crisi. E' con soddisfazione perciò che abbiamo oggi l'occasione di stringere finalmente tra le mani il Trattato di filosofia futurista (Avanguardia 21 Edizioni, 2012) di Riccardo Campa, un agile volumetto (malgrado il titolo forse ironicamente pomposo si tratta di un paio di centinaia di pagine) che c'è voluto un secolo e ancora qualche anno per  scrivere, malgrado i documenti, le informazioni e le chiavi per intenderli siano rimasti accessibili a chiunque per tutto questo periodo.
L'autore infatti è bensì un "filosofo" lui stesso, di notoria tendenza transumanista, ed in particolare di quel tipo di transumanismo che – come nel mio caso, in quello di Roberto Guerra o di Antonio Saccoccio – non fa mistero di ritenersi un'estensione diretta del futurismo storico. Ma, al contrario del quinto volume della collana Divenire. Rassegna di studi interdisciplinari sulla tecnica e il postumano parimenti curato da Campa per la Sestante, non è qui questione di esporre teorie, analisi critiche, aggiornamenti o declinazioni personali di una proposta futurista per l'avvenire. Si tratta invece di una ricostruzione agile, penetrante, ma di rigore perfettamente accademico, di ciò che il futurismo storico è effettivamente stato, e più precisamente non della sua cronaca o delle sue opere o dei suoi esponenti o della sua evoluzione nel tempo, ma della filosofia che ha, in gran parte implicitamente, espresso.
In gran parte implicitamente, certo, come non può che essere per un movimento che, oltre a nascere come intuizione poetica ed artistica, si ispira  dichiaratamente ad una visione del mondo anti-intellettualistica e "anti-filosofica", nel senso che la parola "filosofia" è venuta gradualmente ad assumere nei duemila anni di ciò che Heidegger chiama la "metafisica europea".
Ma proprio per questo il libro di Campa, come provocazione nella provocazione, sceglie di utilizzare gli strumenti, le categorie, i metodi consueti della disciplina accettando la sfida di classificare e ricostruire una dopo l'altra una compiuta dottrina futurista in campo ontologico, etico, estetico, politico, epistemologico, storico, antropologico, sociale, che viene a disegnare un sistema non meno articolato e coerente di quelli che i manuali di liceo ci propongono, spesso con più di una forzatura e molte semplificazioni, per le correnti e i capiscuola tradizionali della filosofia come campo di studio. E un sistema di sorprendente profondità, radicalità e attualità, capace di spezzare allora per l'oggi la cappa del luogo comune in cui si agita lo stanco dibattito su "questioni fondamentali" che paiono non saper ricevere più altre risposte che quelle del secolo precedente al futurismo stesso...C
http://www.mirorenzaglia.org/2013/03/riccardo-campa-trattato-di-filosofia-futurista/
 

La moda etno-art futuribile

Regine d'etno-art vestite McQueenRegine d'etno-art vestite McQueen

Futurismo geometrico, citazioni a Piet Mondrian e Pablo Picasso e un gusto d'Africa per le regine cyborg immaginate da Sarah Burton.
di Giampietro Baudo (Parigi)

L'arte futuribile degli anni 20 e un certo profumo d'Africa. Piet Mondrian e Pablo Picasso nel loro periodo geometrico e un'attitude etnico-grafica di colori e collage geometrici rubati a qualche cultura primitiva. Il crash estetico di Sarah Burton per Alexander McQueen si muove leggero su una passerella di sabbia colorata, ordinatamente chiamata a comporre un collage di quadri bianco-rosso-nero, come la scatola di un maquillage raffinato. Issate su scarpe scultura, dalle geometriche ali di madreperla e dagli innesti di plastica, si muovo regine d'Africa. Con il volto naturale e i capelli protetti da un'elmetto-cloche in metallo anticato. Sono divinità cyborg-primitive, che affollano una giungla digitale. Sono amazzoni guerriere, vestite di grafismi tattoo e geometrici, intagliati nel rosso di gonne a ruota e leggings. Sono sacerdotesse virginali nei loro baby-boll dagli elementi op. Sono imperatrici sontuose ammantate di gonnelle dai piumaggi colorate. Sono sciamane severe nelle loro tuniche dai reticoli scolpiti. Sfoggiano corsetti intagliati di perline, mosaici geometrici di pelle esotica, plissé istoriati di colore, gonnelle dalle frangiature sottili e abiti decorati da tappeti di microperline. Su tutto le grafiche, in un remixing culturale di antico e moderno, tra Africa e Vecchia Europa. Perché l'arte futurisma dell'inizio del secolo scorso si sposta con le geometrie astratte, e dall'intensità violenta, della tradizione Masai e Ndebele.....C