Forse è solo una mia impressione, ma è la prima volta che noto un
coro così vistoso di
critiche e proteste contro i vari sedicenti profeti e cialtroni che hanno associato il disastro del terremoto in Italia alle proprie credenze deliranti, attribuendo le scosse alle profezie Maya, agli
esperimenti militari americani, al
fracking e all'
allineamento di Venere con il Sole e la Terra, invece di lasciar lavorare gli esperti dell'
Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia e diffondere le
istruzioni della Protezione Civile.
Le proteste non sono solo quelle dei geologi e dei sismologi veri, stufi di sentire le bestialità terrorizzanti partorite dai dilettanti e dagli incompetenti, ma anche quelle dei cittadini comuni. Perché le leggende attribuite ai Maya vanno bene per una chiacchierata eccentrica al bar, per giocare a “non ci credo, però”, ma quando c'è da scavare tra le macerie, quelli che cianciano di profezie e annunciano nuove catastrofi rischiano di prendersi una badilata.
La riflessione di fondo, in tutta questa faccenda, a mio avviso è questa: se è vero che qualunque imbecille ha il diritto di scrivere quel che gli pare su Internet, sta però ai giornalisti e a chi fa comunicazione di massa decidere se amplificare queste imbecillità per fare
audience o se tirar fuori le palle, una volta tanto, e dire chiaro e tondo ai vari
Beppe Grillo,
Gianni Lannes (anche
qui),
Rosario Marcianò e David Gramiccioli,
Vale Riccione,
Red Ronnie (sentitelo
sbroccare),
emuli di Bendandi e
Giampaolo Giuliani:
piantatela di dire cazzate e di spaventare inutilmente la gente, che ha già paura abbastanza per le cose reali. Se lo fate ancora, vi seppelliremo nel ridicolo e vi additeremo per quello che siete: tristi, inutili sciacalli.
Perché per come stanno andando le cose in questi giorni, fare da grancassa ai menagramo può rivelarsi facilmente un autogol per chi finora ha cavalcato le fandonie per vendere più copie o attirare più spettatori. Sto guardando te, Roberto Giacobbo... C