Pierluigi Casalino: Quale Machiavelli?



Da: Pierluigi Casalino  
 
Si è parlato spesso di Niccolò Machiavelli come di uno spregiudicato interprete del realismo politico, accostandolo ad autori come l'antico indiano Kautilya. Recenti studi, tuttavia, approfondiscono meglio la lezione del Fiorentino, facendo di lui, o meglio scoprendo in lui, un sostenitore di una ricetta contro la deriva oligarchica della democrazia e soprattutto della democrazia occidentale dei nostri giorni  già alle prese con le insidie dei dispotismo autocratici o ideologici del tempo presente. Machiavelli viene perciò restituito con un appello al risveglio morale ai moderni democratici. Non più dunque un alfiere di un repubblicanesimo neo romano, scettico verso le aspirazioni egualitarie della democrazia ateniese, ma il primo pensatore politico ad aver affermato con chiara convinzione e determinazione che non è dai cittadini comuni che vengono le minacce alla libertà di tutti, ma dai più ricchi. È questo che nel mondo anglosassone viene chiamato democratic turn di Machiavelli. Una visione, questa, che rivoluziona la tradizionale, e un po' troppo convenzionale, immagine del suo pensiero politico. Machiavelli viene così presentato ora come il capofila di una concezione conflittualista che vede nelle lotte sociali e non nella concordia artificiale la vera forza degli stati e nella rendita finanziaria un pericolo degenerativo in vista di un regime demagogico. Il potere del popolo e il controllo delle élites  in Machiavelli rompe anche con la distrazione con la quale gli stessi marxisti avevano guardato al suo pensiero. La sensibilità per le istituzioni che emerge in Machiavelli costituisce probabilmente il momento di maggior rottura del pensiero radicale del XXI secolo rispetto al secolo scorso. Forse qualche lettura estrema di questa interpretazione di Machiavelli può apparire visionaria, ma, a dire il vero, la nuova scuola di studi machiavellici non solo contribuisce ad una migliore comprensione dell'eredità di Machiavelli, ma anche alla elaborazione degli opportuni anticorpi intellettuali contro tutti i nemici del governo "del popolo, dal popolo, per il popolo". La tradizione teorica alternativa e antiaccademica che prende corpo ci trasporta verso una prospettiva fieramente filo popolare. Non pochi autori, infatti, a partire dal Mc Cormick insistono sulla figura dei tribuni della plebe, i quali, grazie al potere di veto, per secoli rappresentarono una spina nel fianco del Senato, offrendo al popolo romano un elemento prezioso per arginare le mire dei patrizi, senza però trovare un equivalente nel moderno costituzionalismo di stampo liberale.
Casalino Pierluigi