IL VATICANO E LA RUSSIA, UN RAPPORTO CONTROVERSO E SEGNATO DALL'AZIONE DI SPIE E DI AMBASCIATORI STRANIERI

Si è già avuto modo di trattare su Asino Rosso la questione delle relazioni russo-vaticane con particolare riferimento al discorso della libertà religiosa. In realtà, come accennato, i rapporti diretti tra la Roma papalina e la Russia degli zar risalono al XVII secolo, nonostante che ci fossero anche prima di quell'epoca contatti più o meno regolari, se pur segnati dalle divisioni tra la Cristianità occidentale e quella orientale iniziate con il Grande Scisma del 1054. Un momento di grande tensione tra le due parti si registrò, peraltro, agli inizi del XIX secolo a proposito del problema dell'Ordine di Malta. Quest'ultima interessava molto alla Corte dello zar in funzione anti-turca. E proprio per contrastare il Turco, l'eterno nemico della Russia, lo zar puntava al controllo dell'isola mediterranea. In vista di ciò lo zar Paolo I aveva creato il Priorato russo di Malta a San Pietroburgo, aperto all'adesione di elementi non cattolici. Se Malta interessava alla Russia, parimenti interessava alla Chiesa di Roma e agli inglesi: proprio per questo motivo Napoleone l'invase provocando l'indignazione del Gran Maestro dell'Ordine di Malta Hompesch; fu così che i cavalieri nominarono Gran Maestro lo zar Paolo I. In tale clima lo zar nell'anno 1800, tramite l'ambasciatore di Napoli a San Pietroburgo, fece pervenire al Vaticano la sua disponibilità a raggiungere un accordo, sotto l'incalzare delle idee rivoluzionarie portate avanti dalla Francia contro i troni e gli altari d'Europa. Lo zar confidò all'ambasciatore napoletano di sentirsi in cuor suo "cattolico" e di farlo sapere a Papa Pio VII. Gli storici russi, che definiscono lo zar Paolo I una sorta di Amleto, ritengono che il monarca russo fosse davvero intenzionato "ad oltrepassare i limiti" pur di estendere l'influenza russa sull'Ordine di Malta, incaricando la diplomazia della Santa Russia di lavorare per questo obiettivo. Il Pontefice romano sembrò vicino a rimuovere la guida spirituale vaticana dal governo dell'Ordine di Malta a favore di quella della Corte dello zar. Oggetto di tale propensione fu il colloquio tra Pio VII  e l'ambasciatore russo in Toscana, colloquio che venne segretato e cifrato in vista di una conclusiva risposta dello zar in carica. Tuttavia l'inviato russo, Akim Lizakevich, sensibile anche al denaro inglese e francese, probabilmente non fece molto per aggirare le spie di Madrid e di Vienna, ma nemmeno quelle inglesi, coordinate in Russia dal rappresentante di S.M. Britannica in quel Paese. Non è qui il caso di intrattenersi su tale negoziato riservatissimo e delle sue fasi, ma si sa che il messaggio vaticano giunse a San Pietroburgo troppo tardi, cioè ad aprile del 1801,dopo che lo zar Paolo era morto. Ed  è tuttavia certo che il documento fu intercettato dagli inglesi che finanziarono e sostennero il complotto di marzo, in occasione del quale lo zar venne assassinato e di conseguenza il progetto russo-vaticano sulla guida spirituale dell'Ordine di Malta venne abbandonato.