Casalino Pierluigi
L"introduzione della vigna è sempre stata accompagnata da episodi
tragici e sanguinosi, da crimini e persino da patetici malintesi.
Aldilà delle diverse narrazioni dei miti, la scoperta e lo
sfruttamento della vite presenta grandi contraddizioni. Considerata
l"origine divina della vigna e dei suoi frutti, molte sono le divinità
coinvolte in in ogni tempo e in ogni luogo nella rivelazione di essa e
negli insegnamenti volti a conoscerne meglio le qualità. Di tutte
queste divinità la più nota è Dioniso, figlio di Zeus, il Giove dei
latini, e di Semele. Colui che inventò l"ebbrezza e il piacere del
bere. Per etimologia il nome del dio significa "nato due volte",
perché a causa della morte prematura della madre in cinta di lui e
folgorata dallo splendore dell"amante, il feto di Dioniso fu raccolto
da Zeus e fatto nascere al compimento del tempo della gestazione.
Perseguitato dalla gelosia di Era (la Giunone dei latini), sposa Zeus,
per l"ultimo tradimento della serie del re dell"Olimpo, Dioniso venne
nascosto in una località montana ai confini dell"India (e là si
evocano leggende in sintonia con quella greca). Allevato dalle ninfe
dei boschi, il dio crebbe circondato da satiri, sileni e baccanti,
vero e proprio folle corteo di ebbri e dalla mente devastata, in grado
di terrorizzare e suscitare ostilità, piuttosto che entusiasmo.
Dovunque Dioniso passava provocava eccidi e disordini. Il senso del
mito è quello di dimostrare il potere ambiguo del vino e
dell"ebbrezza. Un dono divino che rischia di sprofondare l"uomo nella
perdita della dignità e nella rovina. Come godere dunque della civiltà
del bere, evitandone gli effetti perversi (anche per rendere meno dura
la crisi del nostro tempo e la ottusa austerità che ci tiranneggia) è
questione d"attualità. Quando viene meno la misura, l"intelligenza è
travolta da demoni mostruosi, che oscurano la dignità. La famiglia di
questi demoni è popolata dai fantasmi dell"estremismo e del fanatismo,
dell"incontinenza, dell"eclissi della ragione. Proprio per tale
ragione il re Licurgo di Tracia voleva distruggere la vigna, pianta
ritenuta malefica. Il dio finì per colpirlo con la pazzia. Tra le
credenze dell"Ellade c"era un"altra credenza curiosa sull"origine
della pianta della vite, oltre a quell"altra della sua prima
coltivazione nel Caucaso, terra delle Amazzoni: tale credenza si
collega ad Oreste, figlio di Deucalione e Pirra. Un giorno Oreste vide
un cane addormentato, dopo aver morsicato un alberello. Interrò un
ramo dell"alberello e ottenne una pianta di vigna con grossi grappoli.
Questa fonte richiama quella biblica di Noè, inventore della vite
secondo la tradizione giudaico-cristiana. Nacque in tal modo una
bevanda capace di risollevare lo spirito e ispirare i poeti. Anche nel
mondo islamico, nonostante gli apparenti divieti (e a leggere bene il
Corano emergono persino palesi contraddizioni tra il divieto e la
liceità nei detti del Profeta Maometto), la vite infiammò artisti come
Omar Khayyam, matematico e lirico persiano o Abu Naws, capofila dei
poeti gaudenti del mondo musulmano. Il vino era una bevanda certamente
di prerogativa degli dei, poi ad essi rapita. Un bicchiere di vino non
può ormai mancare sulla tavola e, soprattutto nelle grandi occasioni,
Un"idea in più che ritrova il suo culmine nell"entusiasmo di una coppa
di champagne. Del resto, chi non rischia, dice un proverbio russo, non
berrà mai champagne. Non vengono, peraltro, meno le rischiose
ambiguità di quello che un tempo veniva definito il liquore degli dei.