giovedì 27 giugno 2019

Parmenide 2.0 di Angelo Giubileo


Nel suo discorso, Parmenide salvaguarda una duplice apparenza degli enti o cose (cfr. G. de Santillana in particolare in Fato antico e fato moderno). Secondo la mente, e quindi il discorso dell'intelletto, l'essere è e non può non essere; e invece, secondo i sensi, e quindi il discorso delle opinioni, l'essere è illusorio.

L'analisi del divino - secondo i più antichi progenitori (così li chiama Aristotele nella Metafisica) - riguarda "ciò da cui" ovvero il mistero o meglio l'ignoto che racchiude interamente la materia o natura, così come anche noi stessi oggi l'intendiamo. E quindi, in definitiva, la fisica quale dimensione dell'essere che appare (alla mente e ai sensi) nel tempo. E infatti, il detto originario di Anassimandro dice: Ma da ciò da cui per le cose è la generazione, sorge anche la dissoluzione verso di esso, secondo il necessario; esse si rendono infatti reciprocamente giustizia e ammenda per l'ingiustizia, secondo l'ordine del tempo. All'uopo, Platone userà l'espressione "immagine mobile dell'eternità", tuttavia non priva di fraintendimenti.

Infatti, il termine immagine - in qualche modo privo della sostanza aristotelica ma non della forma - consentiva che il discorso sull'essere accusasse un cedimento sul piano strettamente linguistico, generando da parte della tradizione successiva di filosofi un vero e proprio tradimento del pensiero originario o iniziale - come lo definisce Heidegger - di Parmenide.

Purtuttavia, su un punto dell'intera questione, Plutarco è estremamente chiaro: "Aristotele sovvertì completamente le idee, a causa delle quali Platone è rimproverato anche da Colote, per quanto (Aristotele) era determinato ad abbattere la filosofia di Platone" (in adversus Colotem). E, sul punto, in definitiva: "Dunque, il discorso (di Parmenide) sull'essere che afferma che esso è uno non elimina la molteplicità e le sensazioni, bensì mostra la differenza tra queste ultime e l'intellegibile. Platone, mostrando ciò ancor più chiaramente nella sua teoria delle idee, ha egli stesso concesso (tuttavia) a Colote la possibilità di essere confutato" (ibidem).

Alcun cedimento nella struttura linguistica appartiene invece al discorso di Parmenide. Dicendo che l'essere è e non è possibile che non sia e che il non essere (a differenza del non essere l'ente, come diremo poi) non è e non è possibile che sia né è possibile pensarlo (!), Parmenide non attribuisce al termine "è", di cui al Frammento 7/8 vv. 6, 7 primo capoverso, alcuna valenza qualitativa, escludendo anche la qualità dell'esistenza. Se così non fosse, avrebbe altrimenti ragione Severino e tutti gli altri filosofi allorché acconsentono alla tesi del parricidio di Parmenide a opera di Platone.

Ma, così non è. In quanto, come scrive ancora Plutarco, "Platone invece riteneva che il non essere differiva mirabilmente dal non essere l'ente: con il primo infatti si aboliscono tutte le essenze, mentre con il secondo si mostra quell'alterità tra il partecipato e il partecipante, che i filosofi successivi posero unicamente sotto la differenza tra genere e specie e tra qualità comuni e qualità proprie, senza progredire ad un livello superiore ed inciampando, così, in aporie logiche più grandi" (ibidem).

E pertanto, il "non essere" di Parmenide e di Platone non è il "nulla" di Severino e dell'erronea tradizione, dato che - continua Plutarco - "lo stesso è accaduto ai filosofi più recenti: essi hanno privato del nome di ente molte e importanti realtà, tra le quali il vuoto, il tempo, il luogo e tutto il genere dei significati nel quale risiede la verità intera: Essi infatti dicono che queste realtà non sono enti e pur tuttavia sono qualcosa, e continuano a utilizzarle nella vita e nel filosofeggiare come se esistessero e fossero reali (…) 'Ma questa differenza di essenza si trova nei fatti; più saggio di Platone è dunque Epicuro, in quanto chiama enti tutte le cose allo stesso modo (…) Ma se Platone è massimamente in errore a tal riguardo, egli doveva presentare un rendiconto a coloro che in greco si esprimono con maggiore precisione e nei discorsi con maggiore purezza per aver creato scompiglio nelle parole, ma non per aver abolito la realtà o per averci portato via la causa del vivere, quando ha denominato le cose divenute cose divenute e non, come invece fanno costoro, cose che sono'" (ibidem).

Nell'universo dell'apparire dell'essere, l'essere è ciò che necessariamente appare; ma non ne è provata (alla maniera del matematico austriaco Godel e dei suoi teoremi d'incompletezza) l'esistenza; laddove invece è mostrata l'alterità (essere altro da) con la forma della non-esistenza. E dunque, riprendendo l'espressione di Platone dell'"immagine mobile dell'eternità", è nel divenire (secondo l'ordine del tempo) che la qualità dell'immagine diviene in base alle diverse sensazioni. A differenza dell'intelletto, che ha facoltà di comprendere e quindi comprende che l'essere "è", assumendo maggiori indizi - aggiunge Parmenide - che sia piuttosto uno, immobile ed eterno al tempo stesso (Parmenide, Frammento 7/8, vv. 7-16). Non a caso, infatti, G. de Santillana e H. von Dechend riportano ne Il mulino di Amleto l'opinione di Platone che Parmenide avesse finito con il congelare la realtà.

In conclusione, a noi pare così che il discorso di Parmenide mostri una coerenza che manca a ogni altro discorso, e tutti necessariamente inscritti nella logica del tempo; così che il discorso di Parmenide non si apra ad altro spazio che non sia lo stesso spazio - da Esiodo denominato nella Teogonia "Kaos", primigenio ed eterno - in cui l'essere in qualche modo diviene necessariamente secondo l'ordine del tempo.

Nell'attualità del tempo storico presente, il discorso di Parmenide (e del mancato parricidio) si apre invece alla virtualità, al fine piuttosto di poterne valutare l'impatto, e in particolare quanto alla formazione e allo sviluppo di una dimora (o ambito, nel senso ancora heideggeriano del termine) e di una mente artificiale.  (Angelo Giubileo)


T- Day. Transumanesimo della vita quotidiana a cura di Guerre e Bruni . autori vari (Armando Editore, 2019)


CORRIERE DELLA PUGLIA

Italian  & english version
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English Version

He has been published by Armando Editore di Roma, a 70 year old publishing house specialising in social sciences and also T-Day university books. Transumanesimo della Vita Quotidiana, edited by the futurist Roberto Guerra (his 5th book for Armando editore, tra personal e collettanei) and Pierfranco Bruni (writer and consultant to the Ministry of Cultural Heritage-Mibact).

… Transhumanism is increasingly at the forefront of contemporary debate. In this book, the focus is on a perhaps atypical vision of transhumanism: a futuristic complex that is essentially historical and cultural and also to a certain extent pop. The Authors point out that the future has already truly begun, very tangible in daily life, shaped by the electronic revolution and its effects on the human mind. Also to relativize a technoscientific avant-garde movement perturbing for certain extremes of its futures, after all – in spite of easy bioethical and past criticisms – nothing more than a radical scientific-humanism.

Among the authors, in addition to the same War and Bruni, some of the most famous Italian and international futurologists, Zoltan Istvan (USA), Ilia Stambler (Israel), Riccardo Campa, Giulio Prisco, Vitaldo Conte; in addition to the artists Davide Foschi and Carlo Zannetti, … the philosophers Cristiano Rocchio, Angelo Giubileo, the science fiction writer Fabrizio Ulivieri and Ivan Bruno, the geopolitician Pierluigi Casalino, Bruno Turra (sociologist), Maurizio Ganzaroli (writer and artist), Davide Grandi (writer and essayist)

 info

https://www.armandoeditore.it/catalogo/t-day/


Ferrara. Un primo soccorso per corso Giovecca: Fabbri presenta il piano all'Ausl | estense.com Ferrara

Un primo soccorso per corso Giovecca: Fabbri presenta il piano all'Ausl | estense.com Ferrara: Inizia a prendere forma l'ipotesi di un 'punto bianco' per i servizi di primo soccorso in corso Giovecca, per compensare almeno in parte la lontananza del pronto soccorso dalla città. I

martedì 25 giugno 2019

Futurismo e Transumanesimo: Zoltan Istvan sul New York Times e l'Internazionale

Tecnologia
La cultura del chip sottopelle, The New York Times
di Zoltan Istvan

Riprodotta in italiano da L'Internazionale rivista   

31 maggio/6 giugno 2019 • Numero 1309



New York Times   21  5  2019

Over the past few decades, microchip implant technology has moved from science fiction to reality; today hundreds of thousands of people around the world have chips or electronic transmitters inside them. Most are for medical reasons, like cochlear implants to help the deaf hear. More recently, body-modification enthusiasts and technophiles have been installing microchips in their bodies that do everything from start a car to send a text message to make a payment in bitcoin.

The market for nonmedical implant technology is virtually unregulated, despite the fact that thousands of people around the world got chipped in the past 12 months. That may be about to change: Over the past few years, calls to heavily regulate or even ban voluntary implants have grown increasingly loud. There's a place for regulating implants, like any technology — but also a need to separate the fear from the reality.

[As technology advances, will it continue to blur the lines between public and private? Sign up for Charlie Warzel's limited-run newsletter to explore what's at stake and what you can do about it.]

I was excited to get my implant in 2015 at a biohacker gathering called Grindfest in Tehachapi, Calif. — specifically, in a garage in a dentist's chair, surrounded by vintage medical posters. These implants — often called radio-frequency ID or near-field-communication tags, depending on the technology involved — are about the size of a grain of rice and are installed in people in seconds via an oversize syringe. They each have a unique identification number and cost as little as $50. Most people get them injected in the tissue between their thumb and index finger.

Microchipping is still a fun part of a semi-underground culture, but interest is growing in more serious quarters. In 2016, the Navy asked me to consult on a study led by James P. Wisecup, a retired vice admiral and the director of the Chief of Naval Operations Strategic Studies Group. One of the concerns they had was how civilian implants in sailors could affect the workings of a nuclear submarine.

More recently, implanting made national news when a Wisconsin technology company called Three Square Market announced it was having a chipping party for its employees. Workers were offered implants that allowed them to be tracked at work, replacing timecards. Workers could also use the implants to operate copy machines and buy food from the company's vending machines.


Not surprisingly, such interest from the military and the corporate sector has raised concerns, and not just among civil libertarians. Religious advocates have cautioned against the ethical challenges of implants. In February, Skip Daly, a Democrat in the Nevada State Assembly, introduced a bill to make involuntary microchip implants illegal; he later amended it to include voluntary microchipping as well.

The bill — even though it is in just one state and has yet to pass — set off a storm of concern in the biohacker community because it seemed to be the first step in a crackdown we all fear is coming.

.......C  

 

https://www.nytimes.com/2019/05/21/opinion/chip-technology-implant.html




ROBERTO GUERRA E IL METATEATRO: Recensione di Riccardo Roversi per "Adesso parlo io. Mussolini..." (Armando editore, Roma, 2019)



Da: Riccardo Roversi  


«Adesso parlo io. Un Mussolini rivoluzionario e sorprendente». Ma più che sorprendere il biografato Duce (o "Buce", come sarcasticamente lo chiamava nei suoi romanzi il grande Carlo Emilio Gadda), sorprende Roberto Guerra - autore di questo saggio creativo edito recentemente da Armando Editore - per il coraggio e l'immedesimazione metateatrale con lo storico fondatore del fascismo, benché egli fosse politicamente di origini socialiste.

Infatti, dopo la premessa d'obbligo, soprattutto per un argomento così delicato, il libro riporta due lunghi capitoli: «La politica» e «La cultura», nei quali la voce narrante (Benito in persona!) esprime tramite il medium autoriale il suo punto di vista su Gramsci, D'Annunzio, Marinetti, Balbo, Marconi e sui contemporanei Napolitano, Craxi, Berlusconi, Prodi; e poi "opinionizza" sugli storici, su Roma capitale, sulle città future, sui letterati, sui mass media, addirittura su ET! Nella seconda parte del libro Guerra ritorna "sé stesso", con «Pensieri in libertà» e «Futurismo e Faxismo» e la finzione scenica cessa. Peccato.

Le ironiche esternazioni del Duce (a oltre settant'anni dalla sua morte) sono credibili e, spesso, più schiette degli interventi di molti degli attuali commentatori politici. Ma, come si è accennato in apertura, ciò che qui davvero interessa è l'espediente letterario della interpretazione "drammaturgica" attuata dall'autore, che rende qualsiasi presumibile verità una verità oggettivamente presunta. Non è un gioco di parole, non c'è contraddizione. La verità storica può essere discutibile ma la verità teatrale è sempre autentica.

Riccardo Roversi



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