lunedì 6 giugno 2022

Novità in libreria: Sahra Wagenknecht



Da: Fazi Editore <mail@fazieditore.it>
 
 
 
Care lettrici e cari lettori,

vi presentiamo la novità della settimana: da oggi nelle librerie trovate Contro la sinistra neoliberale di Sahra Wagenknecht, libro-manifesto che denuncia l'identità che ha ormai assunto la sinistra contemporanea occidentale.

La sinistra contemporanea occidentale – denuncia l'autrice – ha ormai buttato nella pattumiera della Storia nozioni quali la lotta di classe e la lotta alle disuguaglianze per diventare una "sinistra alla moda": uno stile di vita appannaggio di una ristretta élite – rappresentata dal nuovo ceto medio dei laureati delle grandi città – e ispirato ai dogmi del cosmopolitismo, del globalismo, dell'europeismo, del multiculturalismo, dell'ambientalismo, dell'identitarismo e del politicamente corretto. Una élite che non ha nulla da dire sull'impoverimento della classe media e sullo sfruttamento dei lavoratori, che non solo promuove gli interessi dei vincitori della globalizzazione, ma disprezza apertamente i vinti, ossia le classi popolari e i loro valori, accusati di essere fascisti, razzisti, retrogradi, sessisti, nazionalisti, populisti. Una élite sempre più ristretta in termini elettorali, ma che nondimeno esercita una fortissima egemonia sui media e sul mondo della cultura. In opposizione a questa sinistra per pochi privilegiati, Sahra Wagenknecht delinea una visione radicalmente alternativa, per una sinistra che sia in grado di tornare a rappresentare e a parlare alle classi popolari: un controprogramma fondato su valori non individualistici ma comunitari – tra cui concetti aborriti dai progressisti contemporanei come patria, comunità, appartenenza –, capaci di definire l'identità, non più di una minoranza intellettualista, ma di una maggioranza fatta di individui concreti. E gettare così le basi per la creazione di una società più giusta.

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Sabato 28 maggio Luca Romano sarà al Wired Next Fest per presentare il suo libro L'Avvocato dell'Atomo. Vi aspettiamo presso la Sala d'arme di Palazzo Vecchio (Firenze) alle ore 12.50.

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Ferrara, Festival Corto a c. di Eugenio Squarcia e Mattia Bricalli....


Estratto

Il Festival si svolgerà alle porte dell'estate da lunedì 6 a sabato 11 giugno 2022
condotto dai giovani Direttori Artistici Eugenio Squarcia e Mattia Bricalli, affiancati da un team
formato da Veronica, Sara, Federica e Stefano e supportati dalla Ferrara Film Commission.
Si parte lunedì 6 alle 18 al Palazzo della Racchetta, con l'aperitivo inaugurale e l'opening della
mostra curata da Enrico Ravegnani (prenotazione obbligatoria al n. 340 6553080).

Anche quest'anno l'Apollo Cinepark sarà teatro di proiezioni serali legati al Festival: lunedì 6, 'Fra
due battiti' di Stefano Usardi, presenti in sala il regista e parte del cast (ingresso gratuito con
prenotazione obbligatoria via whatsapp al n. 340 6553080 o via email a info@ferrarafilmcorto.it), e
martedì 7, i docufilm "La Grande Sete" di Piero Badaloni - dedicato alla situazione dell'acqua sul
pianeta, presente in sala il regista - e "Lunana: il villaggio alla fine del mondo" di Pawo
Choyning Dorji (che sarà in collegamento video), candidato agli Oscar 2022 come Miglior Film
Internazionale (ingresso a pagmento, ridotto per i soci della Ferrara Film Commission).


“Capuzzo in vetrina”, le opere dell’artista ferrarese in mostra nei negozi di Ferrara | estense.com Ferrara


“Capuzzo in vetrina”, le opere dell’artista ferrarese in mostra nei negozi di Ferrara | estense.com Ferrara
: Rimarrà visibile fino al 19 giugno la mostra 'Capuzzo in Vetrina' nel centro storico della città, dedicata al pittore Mario Capuzzo

domenica 5 giugno 2022

Il demone della guerra e la necessita di difendersi.



Da: Pierluigi Casalino <pierluigicasalino49@gmail.com>
 
È stato autorevolmente detto che la guerra è la dimostrazione più eloquente della stupidità umana. Tuttavia, considerato che a questo demone bisogna opporsi anche risolutamente per legittima difesa,  non è infrequente domandarci come ci si difende. Da tempo, in Europa, almeno, non eravamo più abituati a porci questa domanda,  ma dopo l'aggressione russa all'Ucraina siamo obbligati a riproporci tale drammatico quesito. Settant'anni fa, il 27 maggio 1952, i capi di governo di sei paesi europei firmarono a Parigi il Trattato costitutivo della Comunità europea di difesa (CED), gemello del Trattato costitutivo della Comunità europea del carbone e dell'acciaio  (CECA), firmato l'anno precedente dagli stessi sei paesi sempre a Parigi. Lo scopo della CED era quello di promuovere la difesa del Vecchio Continente, attraverso la formazione di una difesa europea sovranazionale nel suo carattere e adeguatamente finalizzata a creare un patto di difesa comune operante in seno al sistema di sicurezza atlantico nato nel 1949. Paolo Emilio Taviani, politico e ministro di lungo corso ci ha lasciato delle interessanti riflessioni sull'avvio e sullo sfortunato declino di un progetto che si riscopre oggi di estrema attualità e che non si deve più lasciar cadere come fu un tempo per l'ostinato e persistente nazionalismo francese  Un progetto che serve ormai urgentemente per garantire le libertà democratiche di una parte del mondo che non potrà mai rinunciare a secoli di evoluzione e di formazione democratica: un processo in divenire che ha più che mai il compito di fare scudo contro le prepotenti violenze dei dispotismi orientali. Una rivisitazione delle riflessioni di Paolo Emilio Taviani che fu a più riprese ministro e protagonista di quella miope stagione è quanto mai utile proprio perché lo statista democristiano vide con chiarezza l'insufficienza difensiva  che soltanto una difesa atlantica avrebbe rappresentato per l'Europa comunitaria. Gli eventi della guerra fredda e il rischio di un serio tentativo sovietico di aggirare le strutture atlantiche e di dividere il fronte occidentale vennero da Taviani messi lucidamente in luce. Il fallimento della Comunità Europea di Difesa fu un vero passo falso sulla dell'unità europea. La Francia fu senz'altro la prima colpevole di tal scacco, ma la non decisa opposizione degli altri partner europei finì per affossare un'idea che avrebbe rafforzato lo stesso spirito atlantico, senza quel tergiversare che di fronte alla mai sopita minaccia russa ha rallentato il desiderio di difesa.
Casalino Pierluigi 
 

Marcello Veneziani, Barbadillo e la Destra Postmoderna ferma a 50 anni fa...

di Roby Guerra

Nulla da fare, la destra intellettuale, non si schioda dal Tramonto spengleriano dell'Occidente, nè mai si "modernizza" in senso nobile al passo dei tempi possibili, dal 2000... Poco importano in questo senso l'era prima del virus e poi dell guerra russo-ucraina...
Solo parole in gran parte pseudo alternative, cerebrali, autoreferenziali, non saranno magari fascisti (il primo fascismo) ma nei fatti ingran parte restano dei Reazionari ibernati, coazione a ripetere da 50 anni. Poco importa il ruolo parzialmente psoitivo per de ideologizzare la cultura italiana, dal 1945 sempre saldamente in mano all'ideologismo e spesso in malafede psicocomunista e di "sinistra".
Straordinario sintomo l'ennesimo libro inutile del Guru della Destra Italiana da troppi decenni, Marcello Veneziani. Sempre idolatrato dalla testata d'area Barbadiilo nel web, equivalente speculare di certe testate reificate della cosiddetta sinistra....
Purtroppo l'arcehtipo Veneziani e in certo senso Barbadillo (pur anche magazine web non banale) è come un superblob che rivela la psiche di tanti sempre pretesi alternativi destroidi. E coinvolge anche aree che sono andate oltre in questi decenni, perso persino all'amico raro intellettuale Giovannini e i suoi progetti pluridecennali sempre vanificati dal coro eccessivo che ha coinvolto. Persino il più al di là della Destra e della Sinistra, tutt'oggi raro fuori dal coro rispetto a questo costante trend della Destra Veneziana come simbolo, esempio come  Giovannini di andare oltre, per forza poi è involontariamente contaminato e comunque il suo profondo medium messaggio novo, la Modernità Nobile dalla Tradizione come futuro anteriore è congelato dal Muro di Berlino culturale postumo.. dell'archetipo Veneziani.
Poi certo ex novo delle ultime generazioni, tipo Luca Sinisicalco, lo stesso Andrea Scarabelli (pur talenti certamente creativi), tutto un ossessivo replicantismo dei pur grandi Junger, anche Evola e altri.... persi nel cerebralismo culturale boomerang.
E durante il virus e ora con la guerra alle porte del'Europa neppure un bollettino di Pace o di Libertà degno di questo nome, spiriti liberi!
E infattii in 50 anni di potenziali orizzonti per una destra postmoderna evoluta, sempre lo stesso copione; mai contato un cazzo sul paino politico..... Persi nell'astrazione, nel solipsismo intellettuale, spesso nel linguaggio colpevolmente incapace di un minimo di comunicazione pop, per captare le masse al quadrato o le comunità sempre idealizzate, nell'illusione di parlare come a delle scimmie....
Insomma, basta Marinetti, di destra, sinistra evolute, e oltre, la destra pura mai postmoderna è da 50 anni nell'orizzonte degli eventi di un futuro black hole ineluttabile!