martedì 1 dicembre 2020

Musei/Domani al Tar la prima udienza sul ricorso di Sgarbi e Codacons



Da: VITTORIO SGARBI - (Ufficio Stampa)  
 

Musei/Domani al Tar la prima udienza sul ricorso di Sgarbi e Codacons

I giudici hanno una grande responsabilità nel decidere nel merito di questo ricorso, e la loro decisione rimarrà nella storia».

 

ROMA -  E' in programma domani presso il tar del Lazio udienza per discutere nel merito il ricorso  presentato da Vittorio Sgarbi e Codacons contro la chiusura dei musei decisa dall'ultimo Dpcm.

 

«La cultura è l'identità di un paese – spiega Vittorio Sgarbi – e i musei ne sono al tempo stesso custodi e presidio. Se chiudono i musei, muore il paese. I giudici hanno una grande responsabilità nel decidere nel merito di questo ricorso, e la loro decisione rimarrà nella storia. Non può prevalere una irrazionale paura. Proprio in momenti difficili come questi i musei sono il simbolo di una resistenza che dev'essere prima di tutto dello spirito, delle coscienze, della ragione».

 

Il ricorso di Sgarbi e Codacons punta tutto sul presupposto giuridico di «servizio pubblico essenziale», qual è, come prevedono le norme in vigore, l'attività dei musei: «Col cosiddetto 'decreto Colosseo' – ribadisce Sgarbi -  l'apertura al pubblico di musei e luoghi della cultura è considerato servizio pubblico essenziale, come la scuola, la sanità e i trasporti, ai quali si applicano i livelli delle prestazioni essenziali. Il servizio pubblico essenziale è quello di cui la collettività non può in nessun caso fare a meno, difatti lo stesso ordinamento ne vieta l'interruzione».

 

Conclude Sgarbi: «Non vi sono evidenze scientifiche di contagi avvenuti nei musei. Tra l'altro, le nuove tecnologie, come quella presentata lunedì alla camera nel corso di una conferenza stampa, relativa a una innovativa membrana protettiva per le superfici maggiormente a contatto con i visitatori, consentono di riaprire i musei in sicurezza»

 

l'Ufficio Stampa

(Nino Ippolito)

press@vittoriosgarbi.it

+39 338 3695738

 


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domenica 29 novembre 2020

Santa Lucia e la simbologia della luce in Dante.



Da: Pierluigi Casalino 

"I'son Lucia / lasciatemi pigliar costui che dorme, sì l'agevolerò per la sua via". Con queste parole (Purgatorio, IX, 52 ss.) la santa siracusana accoglie dolcemente tra le sue braccia il Sommo Poeta addormentato per trasportalo in volo e deporlo sulla soglia del Purgatorio.Lucia, la martire venerata in tutta Europa dalla Sicilia alla Scandinavia per i suoi doni che illuminano "la notte più lunga", è anche colei che salva Dante nella sua divina avventura attraverso le tre dimensioni dell'aldilà, l'Inferno, il Purgatorio, il Paradiso. Si può ben dire, anzi, che il più grande poema dell'occidente cristiano si regge tutto sulla figura di Lucia, la grazia illuminante, intermediaria tra Maria Vergine e il sommo poeta, perso nella selva oscura del peccato. È lei, nimica di ciascun crudele, il perno di quel disegno provvidenziale che vuole Dante destinato a rigenerare una società non più fondata sulla cupidigia ma sulle grandi virtù. È lei, infatti, a muoversi all'inizio del viaggio del poeta e a sollecitare Beatrice perché salvi il suo amico Dante con l'invio della guida Virgilio."Beatrice, loda di Dio vera, / ché non soccorri quei che t'amò tanto, / ch'uscì per te de la volgare schiera? / Non odi tu la pieta del suo pianto, / non vedi tu la morte che'l combatte / su la fiumana ove 'l mar non ha vanto? / Al mondo non fur mai persone ratte / a far lor pro o a fuggir lor danno, / com'io, dopo cotai parole fatte / venni qua già del mio beato scanno, / fidandomi del tuo parlare onesto, / ch'onora te e quei ch'udito l'hanno" (Inferno, II, vv. 97 ss.).E Beatrice accorrerà, allora, in suo soccorso così com'ella volse, secondo cioè il dettame della santa.La stessa Lucia che Dante ritroverà in Paradiso nella gloria dell'Empireo, nella candida rosa, all'agognato compimento della sua immane prova: alla sinistra di Maria, che ha il posto di maggior rilievo, siede Adamo di fronte al quale, come gli mostra San Bernardo, "siede Lucia, che mosse la tua donna / quando chinavi, a rovinar, la ciglia" (Paradiso, XXXII, vv. 136-138).D'altra parte è innegabile che la luce rappresenta il leit-motiv dell'intera Commedia dantesca. ( Avicenna) E Dante aveva per la santa protettrice della vista una venerazione tutta particolare, forse dovuta a una malattia agli occhi di cui il poeta narra nel Convivio (III, IX, 15-16): "E però puote anche la stella parere turbata: e io fui esperto di questo l'anno medesimo che nacque questa canzone, che per affaticare lo viso molto, a studio di leggere, in tanto debilitai li spiriti visivi che le stelle mi pareano tutte d'alcuno albore ombrate. E per lunga riposanza in luoghi oscuri e freddi, e con affreddare lo corpo de l'occhio con l'acqua chiara, riuni' sì la vertù disgregata che tornai nel primo buono stato de la vista". Lo stesso Jacopo figlio dell'Alighieri, ricordato per essere stato uno dei primi commentatori della Commedia, annota che dopo avere invocato l'intercessione di Lucia, il poeta aveva da lei ottenuto la guarigione.
Si capisce così la straordinaria suggestione dell'immagine di un Dante unico uomo in carne ed ossa tra tanti spiriti, umanamente "vinto dal sonno", miracolosamente e amorevolmente sorretto in volo da Santa Lucia dall'antipurgatorio fino alla porta del Purgatorio. Nella misteriosa traversata Dante ha il tempo di sognare, e poiché le visioni facilmente trasmutano in altre, Dante non si avvede di Lucia che lo trasporta, ma sogna di un'aquila che si aggira su un paesaggio rupestre con le ali aperte e lo solleva reggendolo tra gli artigli fino alla regione del fuoco. Ma l'aquila è Lucia, ed è la via della salvezza, come lo è, per Dante, l'impero (di cui l'aquila è il simbolo). Lucia è dunque, nel Purgatorio, più della santa della luce: è la luce della speranza, è la grazia illuminante, è l'immagine dell'aquila di giustizia e dell'aquila imperiale, è il tramite imprescindibile della missione redentrice di cui Dante è destinatario e, grazie al suo poema, portavoce.Ed è nelle sembianze premurose di una tenera madre che William Blake, il geniale poeta pittore e illustratore inglese, la immortala in un suggestivo acquerello (1824-27) in cui la dantesca donna "dagli occhi belli" lo stringe a sé nella salita, fino alla spaccatura della roccia che immette al secondo regno ultraterreno, quello della liberazione del male. Nel chiarore che precede il giorno, nel brillio di qualche stella ancora accesa, Lucia appoggia il piede sulla balza del colle per deporre il poeta un attimo prima del risveglio, seguito a ruota e assistito sempre dal fedele maestro Virgilio. Un'immagine di struggente semplicità, in cui la fluidità delle forme suggerisce l'incorporeità della visione, pur restituendo tutta la terrena umanità di un uomo che abbisogna di essere aiutato e insieme tutta la provvidenziale sollecitudine della santa, che all'uomo fa la grazia dell'illuminazione e della salvezza. Per concludere, Dante identifica Santa Lucia non solo nella allegoria della Grazia illuminante, ma recupera,  attraverso di lei, tutto il discorso complesso della teoria (e simbologia) della luce, ben presente nella Commedia anche per chiara  influenza avicenniana. 
Casalino Pierluigi 

Alberto Cavicchi: Nuovo ebook, Il Marketing negli enti locali e nelle loro Partecipate....(Tiemme Digitali)



Da: Riccardo Roversi

Oggi, anche i Comuni e le loro aziende Partecipate operano sempre più in mercati meno protetti e garantiti. Essi sono, dunque, chiamati a modificare la loro cultura e i loro comportamenti nei confronti dei fruitori (da ora in poi useremo il più appropriato termine "clienti"), del personale interno, dei fornitori e degli enti privati e pubblici esterni. Di conseguenza è necessario che gli enti e le loro Partecipate adeguino il loro modo di fare, passando dalla fornitura indifferenziata di prodotto e servizi (da ora utilizzeremo, per semplificazione, il temine "servizi") ai processi di fornitura basati sulla metodologia del Marketing (Marketing oriented). Ciò significa che i Comuni e le loro imprese Partecipate devono essere in grado di analizzare, comprendere e soddisfare i bisogni e le esigenze dei loro clienti, tenendo sotto controllo i costi.
 

Gramsci Oggi: nuovi articoli su Cumpanis



Da: redazione@gramscioggi 
 

Care Lettrici e cari Lettori,

la rivista "Cumpanis", come sapete, ha una scadenza mensile; ma, da alcuni mesi abbiamo scelto di pubblicare, tra un numero e l'altro, anche gli 

articoli e i contributi che reputiamo di estrema attualità e di particolare interesse.

Vi inviamo, dunque, il link di "Cumpanis" affinché possiate leggere, se lo desiderate,  i nuovi  quattro articoli usciti oggi, mercoledì 11 novembre:

1- l'intervento del compagno Rolando Giai-Levra all'Incontro Internazionale della Classe Operaia Antimperialista del 12 e 13 novembre 2020.  L'incontro, di carattere mondiale, è stato organizzato on-line dal governo bolivariano del Venezuela e "Cumpanis" è stata invitata a partecipare, delegando il compagno Rolando Giai-Levra, della redazione della rivista (oltrechè direttore di "Gramsci Oggi") ad intervenire;

2- l'intervista a Garcia Linera - ex guerrigliero boliviano, esponente del Movimento Al Socialismo e già vice presidente della Bolivia con Evo  Morales presidente - sulle ultime elezioni in Bolivia;

3- l'intervista allo studioso di geo-politica Demostenes Floros sulle elezioni negli USA ( "Il conflitto tra Cina e Russia si alzerà");

4- l'articolo del compagno Antonio Ferrari, segretario nazionale metalmeccanici 

FLMUniti sulla Whirlpool di Napoli.

Se ritenete opportuno fate girare il link di "Cumpanis". Grazie e fraterni saluti.

il link di "Cumpanis":  https://www.cumpanis.net/


Buona lettura e tanti saluti.

Per la redazione di Gramsci oggi

Rolando Giai-Levra

 


sabato 28 novembre 2020

Angelo Giubileo-nota esplicativa al saggio “L’Homo erectus e la morte irredimibile del sacro” dell'autore



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Da: Angelo Giubileo  


Cosa significa che Dio è morto e l'abbaiamo ucciso noi? In realtà, "Dio" rappresenta l'immagine compiuta del "sacro" o meglio dello spazio, che chiamiamo sacro, in cui l'umano da qualche centinaia di migliaia di anni intende conservare o meglio "chiudere" l'esperienza, individuale e collettiva, della vita passata, presente e futura. Ma: la storia dell'evoluzione, gli approdi più recenti delle scienze cognitive, le analisi e le ricerche più approfondite inerenti alle diverse forme del linguaggio umano comunicativo (alfabetica, logico-matematica, logico-causale, e in particolare il mito) dimostrano incontrovertibilmente che Noi Sapiens odiamo i circoli chiusi, i cortocircuiti comunicativi, e abbiamo imparato a giocare abbastanza bene con i mattoncini del Lego espressivo (FERRARA 2019). E quindi: non può esserci uno scopo definitivo o meglio uno spazio "chiuso" in cui avremmo imparato a rifugiarci in cerca di salvezza, una salvezza che tuttavia non esiste, non è mai esistita e, in definitiva, non può esistere, perché tutto è e resta in gioco, ogni cosa è possibile, perché ogni cosa, l'essere "è" e non è possibile che non sia(PARMENIDE). In altri termini, si tratta del de-stino stesso dell'umano ovvero lo spazio "aperto" originario, "principio e fine", questo sì, di un'avventura, quale che sia, incerta, unica e irripetibile. GIORGIO DE SANTILLANA e HERTA VON DECHEND (1969) hanno scritto nella loro monumentale e più che mirabile opera, Il mulino di Amleto: "… Gli autori dell'Antico Testamento avevano sviluppato una certa qual presunzione, toccò poi al cristianesimo salvare e ristabilire le proporzioni cosmiche insistendo sul fatto che solo Dio poteva offrire se stesso in espiazione …". Mediante il linguaggio della storia e del mito questo sta a significare che Dio è morto e noi l'abbiamo ucciso, per sempre. Perché il destino dell'umano - che dall'inizio alla fine della nostra esperienza consapevole autonoetica ci appartiene e forse ci distingue da tutte le altre specie viventi - è appunto questo. Niente è mai definitivo, tutto è incerto. Lo spazio che occupiamo è, resta e resterà sempre "aperto" al futuro in-certo che verrà, sempre e comunque.

Angelo Giubileo

https://asinorossoferrara.blogspot.com/2020/11/angelo-giubileo-lhomo-erectus-e-la.html