domenica 1 novembre 2020

Burocrazia Italiana: un virus parallelo

di R. Guerra

Un computer con Windows 98 come sistema operativo non funziona da tempo su Internet: è in ogni caso (qualunque restrizione nell'era del virus ben noto, qualunque strategia  anti Covid 19, e in modo sistemico qualunque settore coinvolto, l'anno zero,  come metafora) che condiziona l'efficacia in Italia di qualsiasi strategia ecc, finanche nel paradigma psicosociale.
Una burocrazia evoluta, al passo con le potenzialità e realtà tecnologiche,  rende efficaci tale strategie ecc.
Tutti sanno che, ben prima del virus, la burocrazia italiana era  ed è arretrata di 50 anni: nei fatti  attualmente  è come un virus parallelo:  il passatismo congenito dei politici italiani, soprattutto le pseudosinistre, è un dato di fatto:  il TeleLavoro e - Smart Working (pubblico e privato!), l'ipersemplicazione della burocrazia, come ben dicevano futurologi persino come Alvin Toffler 30 anni fa   era già tecnologicamente possibile appunto 30 anni fa: Toffler era già chiarissimo con libri bestseller come La Terza Ondata. Dalle Banche alla Pubblica Amministrazione, al Lavoro, alla Robotica ecc.   è arrivata una ben diversa e drammatica SECONDA ONDATA per il virus.
Ed è una SECONDA ONDATA   enormemente potenziata perversamente da tale ritardo tecnologico italiano (e non solo, all'estero più avanti nell'hardware ma non nel software mentale dei soliti Politici ecc.).
Un cittadino comune per utilizzare semplicemente le possibilità on line apparentemente  offerte da banche e  pubblica amministrazione, deve muoversi in labirinti deliranti:  con una iperbole (ma fino ad un certo punto) tra pin spid posta certificata apps eccetera, codici di conferma ecc,  quel che si potrebbe fare in 5 minuti richiede  ore e giorni. Come se non sapesse che un buon hackers  sa benissimo  le sue  prede  e bersagli: in realtà è tutto un trucco per  controllare i liberi cittadini e per mero business delle banche  e  sedicenti esperti, consulenti, commercialisti a cui  i cittadini spesso sono costretti a ricorrere o delegati da liberi professionisti per i loro affari ecc., e per il moto perpetuo  economico in perenne download di  pseudo esperti d'informatica e  aziende del settore  sulla pelle e i portafogli dei cittadini comuni.
Più in generale, a parte il livello più comune appena succintamente e iperbolicamente descritto, s'immagini il risparmio astronomico globale, se già 30 anni fa avessero programmato la mutazione elettronica, all'epoca nascente, di un'Italia intera:
Quasi tutta la pubblica amministrazione e anche molto privato, con il cosiddetto TeleLavoro e - per la minore circolazione -riduzione astronomica dell'inquinamento e potenziamento della libertà personale, in quanto aboliti gli orari ancora tayloriani novecenteschi, il lavoratore potenzialmente almeno come semiproduttore.  I Robot più evoluti per forza, senza perdere tempo nel mito in certo senso  lavoro umano o disoccupazione, avrebbero rivoluzionato, con una gestione programmata e graduale, il lavoro in fabbrica  (Il Reddito Minimo Universale sarebbe realtà).  Le Nazioni avrebbero sempre più investito nella ricerca scientifica e dopo  pochissimi decenni, infatti, il semichimerico vaccino contro il Virus non sarebbe una probabilità solo imminente ma incerta per molti motivi , ci sarebbe stato a  Febbraio 2020, anzi persino la sua importazione cinese...  sarebbe stata prevenuta!   I Robot stessi avrebbero eventualmente sostituito o quasi o  senz'altro coadiuvato i Medici in prima linea sia negli ospedali sia nelle eventuali cure a domicilio.
Utopia Elettronica  naturalmente, o no?  Ci comanda nel pianeta (e in Italia nello specifico) se non persino delle parodie del famoso Pianeta delle Scimmie? E soprattutto perchè le Scimmie non parlano nella realtà?  E chi ci comanda a livello cognitivo assomigliano più al talk show Grande Fratello o all'equipe (e sono tante)  scientifica  ad esempio di un Enrico Fermi o semplicemente al team  della Nasa (era John Kennedy)  con la missione Luna, conquistata 5 -6 anni dopo?

Pierluigi Casalino: Dante in viaggio in Italia, in Liguria e verso la Francia.


Da: Pierluigi Casalino 
In vista delle celebrazioni dei 700 anni dalla morte di Dante Alighieri trova spazio anche il dibattito su un suo presunto viaggio in Francia, partendo  dalla Liguria. Quando l'Alighieri, nell'estate del 1302, si recò a Parigi, passò sicuramente per Ventimiglia e per Nizza. Non abbiamo, tuttavia, documenti certi che provino la circostanza (come ho avuto modo di ricordare in  altra occasione), ma la pur breve descrizione della strada romana Iulia Augusta, contenuta nella  Divina Commedia (Purgatorio III, 49-51) e anche dello stesso monumento della Turbia, ne puo' indicare l'elevata probabilità, data la precisa descrizione dei luoghi da parte del Sommo Poeta. Non mancano, peraltro, altri cenni danteschi sull'evento e in ogni caso i fitti rapporti di interessi tra la Firenze di Dante e la Francia contribuiscono a rendere verosimile l'ipotesi di un viaggio a Parigi del Poeta. Se egli avesse compiuto tale viaggio per   mare, non avrebbe potuto scrivere: «Tra Lerici e Turbia, la più diserta, la più romita via è una scala, verso di quella agevole ed aperta». Deve aver certamente percorso la via di terra, se la definisce "deserta e romita", dal momento che la dominazione genovese sulla Liguria non era interessata a dotare la costa ligure di strade ben percorribili, allo scopo di evitare così la  facile comunicazione tra le genti del luogo, che non potevano permettersi il viaggio per mare. Per Genova era, infatti, prioritaria la via del mare e il controllo delle rotte marittime, oltre che la divisione dei suoi sudditi. Le comunicazioni genovesi erano tutte svolte dalla sua potente flotta, che padroneggiava tutti i porti attivi, rendendo non operativi quelli delle città ribelli o addirittura ostili. Così, nel 1300, il tracciato dell'antica strada romana era interrotto in moltissimi tratti, tanto da meritarsi il titolo di "romita". Inoltre, dove l'antica strada esisteva, si presentava deserta, poiché. Chi conosceva l'ambiente,  preferiva percio' strade alternative meno frequentate dai numerosi briganti liguri. Si dovrà arrivare a Napoleone e dopo di lui ai Savoia per rendersi pienamente consapevoli della grande importanza della questione dei liberi ed efficienti collegamenti in Liguria, soprattutto a Ponente. Il potere genovese non riusciva (o non era del tutto determinato a farlo) ad eliminare il brigantaggio allora assai attivo, perché la Superba era più preoccupata delle sorti del suo commercio in Medio Oriente, nel Mar Nero o in Nord Africa che non a emancipare le condizioni logistiche della Riviera. La Superba, d'altra parte, riteneva che il brigantaggio fosse, in qualche modo, un buon rimedio alla stagnante economia locale. Quando, invece, il Sommo Poeta fa cenno alla simbologia della scala agevole ed aperta verso la Provenza, egli si riferisce chiaramente al tratto che portava  al colle di Turbia, il tronco di via romana, cioe', allora meglio conservato e reso suggestivo dal paesaggio che lo comprendeva. Una zona,  quella da Ventimiglia all'oltre Nizza, che per storia, scienza geografica e costumi (risalenti ai resoconti degli antichi autori greci e latini) apparteneva alla regione italiana (e ancora e comunque in essa oggi rientra, pur nelle diverse ed innaturali  situazioni politiche succedutesi nel tempo). Lo stesso Dante fissa autorevolmente da queste parti i confini del Bel Paese (ed ovviamente della Liguria storica).  Potremmo  fare solo delle ipotesi sulle tappe del viaggio dantesco, nell'estremo Ponente ligure, e dei numerosi esuli Guelfi e Bianchi che si stavano unendo a Dante alla volta di  Parigi. Se non avesse viaggiato in compagnia,  l'Autore della Divina Commedia non avrebbe potuto, del resto,  difendersi di briganti. Dopo una prima sosta a Genova, sembra che Dante abbia trascorso  la notte a Savona, poi a Loano o ad Albenga, per trasferirsi nell'estremo Ponente, giungendo al borgo di San Romolo. Muovendo di buon mattino da San Romolo, il Sommo Poeta sarebbe quindi arrivato a Monaco, via Ventimiglia(dove sembra si sia fermato per la notte), ma probabilmente fece in modo di evitare il Principato e raggiungere direttamente la "ligure" Nizza (autoproclamatasi tale da secoli-e così anche al tempo di Dante-, per sfuggire alle mire di Francia e di Provenza, prima di chiedere, alla fine del XIV secolo la protezione sabauda). In quell'anno, infatti, la Rocca monegasca non era in mano del guelfo Grimaldi, ma del ghibellino Ughetto Spinola, che l'aveva ricevuta da Carlo d'Angiò, e la terrà fino al 1318. A Parigi il Poeta rimase fino al 1304, relazionandosi con quella celebre Università. Anche Dante, dunque, avrebbe sperimentato le difficoltà del transito nella nostra terra. Analoga esperienza vissero più  tardi Caterina de' Medici, andata in sposa alla corte parigina, e Nicolò Machiavelli, l'autore de Il Principe, che fu ospite alla Mortola presso la villa dei Lanteri,  divenuta poi nel tempo la celebre villa Hambury, durante il suo viaggio verso la Francia. In occasione della conclusione delle celebrazioni dantesche del prossimo anno, fiorirà  inoltre una ricerca volta  alla scoperta di borghi, città d'arte e paesaggi legati alla vita e alle opere del padre della lingua italiana: un viaggio lungo l'Italia sulle orme di Dante Alighieri, rivisitando borghi e città d'arte del Bel Paese e attraversando pure spendidi panorami e uno straordinario patrimonio letterario, artistico, storico e naturalistico. In occasione del VII centenario dantesco, nascerà, dunque, il primo percorso sulle orme di Dante del nostro Paese, che valorizzerà tutti quei luoghi legati all'autore della "Divina Commedia", illustrandone la storia e la bellezza. Il nuovo progetto "L'Italia di Dante", ideato dalla Società Dante Alighieri, prenderà l'avvio nel marzo 2021. In questo contesto, le località visitate dal Poeta o da lui citate nella Commedia saranno proposte secondo itinerari che seguono le tracce dantesche, richiamando elementi di storia della letteratura e dell'arte, proponendo anche le eccellenze locali e promuovendo un calendario di iniziative dedicate al Sommo Poeta. Si tratta di un progetto che ha per scopo la promozione dei territori in chiave turistica e letteraria, ispirato al racconto di viaggio di Giulio Ferroni il cui diario è diventato "L'Italia di Dante. Viaggio nel Paese della Commedia". Il libro è una guida molto particolareggiata dei luoghi storicamente danteschi e ciascuno può partire da dove preferisce. È un giro dantesco da Nord a Sud dell'Italia, durante il quale vengono raccontate le città, i paesi, gli ambienti, i passaggi e tutte quelle zone legate alla "Divina Commedia", riprendendo anche i personaggi danteschi che vi sono legati. Non solo Firenze, luogo di nascita, e Ravenna, dove Dante morì (e dove si conserva la sua tomba), ma anche luoghi minori, dimore che lo hanno ospitato nel corso del suo esilio, come il Castello dei Malaspina (o di Fosdinovo), e alcune delle più belle e importanti città d'Italia dove trovò rifugio, come Verona, Mantova e Bologna.Un Gran Tour di Dante che attraversa territori come la Lunigiana, la valle di confine tra Toscana e Liguria, il Casentino, tra Arezzo e le foreste dell'Appennino tosco-romagnolo fino al Delta del Po e poi le Marche con il Castello di Gradara, teatro dell'amore (e della tragedia) di Paolo e Francesca, ricordati nel canto V dell'Inferno. Del suo passaggio in Liguria fino all'estremo occidente italiano, abbiamo già detto.
Casalino Pierluigi.

Vitaldo Conte: Evola_Poesia Dada

 *Photo di  Repertorio


Carissimi, è in uscita il mio testo 'La poesia sconfinante di Evola nel Dada'

su Il Borghese di novembre 2020

per ricordare «Arte Astratta» (1920), 


un saluto, Vitaldo


Ferrara- (TIEMME DIGITALI-TED)Thomas De Quincey RACCONTI VISIONARI

Racconti visionari Formato Kindle


«Thomas De Quincey fu, sin dalla giovinezza, uno dei più portentosi oppiomani, essendo arrivato a prendere persino 8.000 gocce di laudano al giorno; una abitudine che lo avrebbe ridotto sulla soglia della demenza e della miseria se non fosse intervenuta la famiglia a salvarlo… e che lasciò poi sempre in lui depositi di strane fermentosità spirituali e di sogni e di ricordi e di malinconie e che anche - diciamolo a onore dell'oppio - determinò la feconda potenza visionaria da cui sgorgarono le sue pagine più gagliardamente radiose». (Carlo Linati)



Camera/Esposto di Sgarbicontro Fico e il vice presidente Spadoni: «Non hanno disposto la sanificazionedell’aula di Montecitorio»



Da: VITTORIO SGARBI - (Ufficio Stampa) 

Camera/Esposto di Sgarbi contro Fico e il vice presidente Spadoni: «Non hanno disposto la sanificazione dell'aula di Montecitorio»

«Le vigenti disposizioni in materia contenimento del virus Covid-19 – spiega Sgarbi – impongono che l'aula di Montecitorio, dove non c'è un adeguato ricircolo dell'aria, venga sanificata ogni 3 ore»

 

ROMA – Vittorio Sgarbi, deputato del Gruppo Misto, ha presentato stamane, tramite il suo legale di fiducia Giampaolo Cicconi, un esposto presso la Procura della Repubblica di Roma per «attentato alla salute pubblica» contro il presidente della Camera Roberto Fico e il vice presidente Maria Edera Spadoni, entrambi dei 5 Stelle, che hanno presieduto i lavori d'aula della seduta di giovedì 29 ottobre.

 

«Le vigenti disposizioni in materia contenimento del virus Covid-19 – spiega Sgarbi – impongono che l'aula di Montecitorio, dove non c'è un adeguato ricircolo dell'aria, venga sanificata ogni 3 ore; nella seduta del 29 sia Fico che la Spadoni hanno consentito, nonostante io li avessi richiamati al rispetto del protocollo di sicurezza sanitaria, che i lavori continuassero ben oltre. Che senso ha – conclude Sgarbi – richiamare i parlamentari all'uso della mascherina quando si violano questi vincoli di sicurezza sanitaria?»

 

l'Ufficio Stampa

(Nino Ippolito)

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