Da: Pierluigi Casalino
In vista delle celebrazioni dei 700 anni dalla morte di Dante Alighieri trova spazio anche il dibattito su un suo presunto viaggio in Francia, partendo dalla Liguria. Quando l'Alighieri, nell'estate del 1302, si recò a Parigi, passò sicuramente per Ventimiglia e per Nizza. Non abbiamo, tuttavia, documenti certi che provino la circostanza (come ho avuto modo di ricordare in altra occasione), ma la pur breve descrizione della strada romana Iulia Augusta, contenuta nella Divina Commedia (Purgatorio III, 49-51) e anche dello stesso monumento della Turbia, ne puo' indicare l'elevata probabilità, data la precisa descrizione dei luoghi da parte del Sommo Poeta. Non mancano, peraltro, altri cenni danteschi sull'evento e in ogni caso i fitti rapporti di interessi tra la Firenze di Dante e la Francia contribuiscono a rendere verosimile l'ipotesi di un viaggio a Parigi del Poeta. Se egli avesse compiuto tale viaggio per mare, non avrebbe potuto scrivere: «Tra Lerici e Turbia, la più diserta, la più romita via è una scala, verso di quella agevole ed aperta». Deve aver certamente percorso la via di terra, se la definisce "deserta e romita", dal momento che la dominazione genovese sulla Liguria non era interessata a dotare la costa ligure di strade ben percorribili, allo scopo di evitare così la facile comunicazione tra le genti del luogo, che non potevano permettersi il viaggio per mare. Per Genova era, infatti, prioritaria la via del mare e il controllo delle rotte marittime, oltre che la divisione dei suoi sudditi. Le comunicazioni genovesi erano tutte svolte dalla sua potente flotta, che padroneggiava tutti i porti attivi, rendendo non operativi quelli delle città ribelli o addirittura ostili. Così, nel 1300, il tracciato dell'antica strada romana era interrotto in moltissimi tratti, tanto da meritarsi il titolo di "romita". Inoltre, dove l'antica strada esisteva, si presentava deserta, poiché. Chi conosceva l'ambiente, preferiva percio' strade alternative meno frequentate dai numerosi briganti liguri. Si dovrà arrivare a Napoleone e dopo di lui ai Savoia per rendersi pienamente consapevoli della grande importanza della questione dei liberi ed efficienti collegamenti in Liguria, soprattutto a Ponente. Il potere genovese non riusciva (o non era del tutto determinato a farlo) ad eliminare il brigantaggio allora assai attivo, perché la Superba era più preoccupata delle sorti del suo commercio in Medio Oriente, nel Mar Nero o in Nord Africa che non a emancipare le condizioni logistiche della Riviera. La Superba, d'altra parte, riteneva che il brigantaggio fosse, in qualche modo, un buon rimedio alla stagnante economia locale. Quando, invece, il Sommo Poeta fa cenno alla simbologia della scala agevole ed aperta verso la Provenza, egli si riferisce chiaramente al tratto che portava al colle di Turbia, il tronco di via romana, cioe', allora meglio conservato e reso suggestivo dal paesaggio che lo comprendeva. Una zona, quella da Ventimiglia all'oltre Nizza, che per storia, scienza geografica e costumi (risalenti ai resoconti degli antichi autori greci e latini) apparteneva alla regione italiana (e ancora e comunque in essa oggi rientra, pur nelle diverse ed innaturali situazioni politiche succedutesi nel tempo). Lo stesso Dante fissa autorevolmente da queste parti i confini del Bel Paese (ed ovviamente della Liguria storica). Potremmo fare solo delle ipotesi sulle tappe del viaggio dantesco, nell'estremo Ponente ligure, e dei numerosi esuli Guelfi e Bianchi che si stavano unendo a Dante alla volta di Parigi. Se non avesse viaggiato in compagnia, l'Autore della Divina Commedia non avrebbe potuto, del resto, difendersi di briganti. Dopo una prima sosta a Genova, sembra che Dante abbia trascorso la notte a Savona, poi a Loano o ad Albenga, per trasferirsi nell'estremo Ponente, giungendo al borgo di San Romolo. Muovendo di buon mattino da San Romolo, il Sommo Poeta sarebbe quindi arrivato a Monaco, via Ventimiglia(dove sembra si sia fermato per la notte), ma probabilmente fece in modo di evitare il Principato e raggiungere direttamente la "ligure" Nizza (autoproclamatasi tale da secoli-e così anche al tempo di Dante-, per sfuggire alle mire di Francia e di Provenza, prima di chiedere, alla fine del XIV secolo la protezione sabauda). In quell'anno, infatti, la Rocca monegasca non era in mano del guelfo Grimaldi, ma del ghibellino Ughetto Spinola, che l'aveva ricevuta da Carlo d'Angiò, e la terrà fino al 1318. A Parigi il Poeta rimase fino al 1304, relazionandosi con quella celebre Università. Anche Dante, dunque, avrebbe sperimentato le difficoltà del transito nella nostra terra. Analoga esperienza vissero più tardi Caterina de' Medici, andata in sposa alla corte parigina, e Nicolò Machiavelli, l'autore de Il Principe, che fu ospite alla Mortola presso la villa dei Lanteri, divenuta poi nel tempo la celebre villa Hambury, durante il suo viaggio verso la Francia. In occasione della conclusione delle celebrazioni dantesche del prossimo anno, fiorirà inoltre una ricerca volta alla scoperta di borghi, città d'arte e paesaggi legati alla vita e alle opere del padre della lingua italiana: un viaggio lungo l'Italia sulle orme di Dante Alighieri, rivisitando borghi e città d'arte del Bel Paese e attraversando pure spendidi panorami e uno straordinario patrimonio letterario, artistico, storico e naturalistico. In occasione del VII centenario dantesco, nascerà, dunque, il primo percorso sulle orme di Dante del nostro Paese, che valorizzerà tutti quei luoghi legati all'autore della "Divina Commedia", illustrandone la storia e la bellezza. Il nuovo progetto "L'Italia di Dante", ideato dalla Società Dante Alighieri, prenderà l'avvio nel marzo 2021. In questo contesto, le località visitate dal Poeta o da lui citate nella Commedia saranno proposte secondo itinerari che seguono le tracce dantesche, richiamando elementi di storia della letteratura e dell'arte, proponendo anche le eccellenze locali e promuovendo un calendario di iniziative dedicate al Sommo Poeta. Si tratta di un progetto che ha per scopo la promozione dei territori in chiave turistica e letteraria, ispirato al racconto di viaggio di Giulio Ferroni il cui diario è diventato "L'Italia di Dante. Viaggio nel Paese della Commedia". Il libro è una guida molto particolareggiata dei luoghi storicamente danteschi e ciascuno può partire da dove preferisce. È un giro dantesco da Nord a Sud dell'Italia, durante il quale vengono raccontate le città, i paesi, gli ambienti, i passaggi e tutte quelle zone legate alla "Divina Commedia", riprendendo anche i personaggi danteschi che vi sono legati. Non solo Firenze, luogo di nascita, e Ravenna, dove Dante morì (e dove si conserva la sua tomba), ma anche luoghi minori, dimore che lo hanno ospitato nel corso del suo esilio, come il Castello dei Malaspina (o di Fosdinovo), e alcune delle più belle e importanti città d'Italia dove trovò rifugio, come Verona, Mantova e Bologna.Un Gran Tour di Dante che attraversa territori come la Lunigiana, la valle di confine tra Toscana e Liguria, il Casentino, tra Arezzo e le foreste dell'Appennino tosco-romagnolo fino al Delta del Po e poi le Marche con il Castello di Gradara, teatro dell'amore (e della tragedia) di Paolo e Francesca, ricordati nel canto V dell'Inferno. Del suo passaggio in Liguria fino all'estremo occidente italiano, abbiamo già detto.
Casalino Pierluigi.