domenica 8 febbraio 2015

10 ANNI di Fusoradio - Festeggiamo al Fusoradio Carnival Party e ai MEI

 
10 ANNI di Fusoradio - Festeggiamo al Fusoradio Carnival Party e ai MEI
10 anni insieme trasmetti e festeggia con noi
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10 ANNI DI FUSORADIO LA NOSTRA WEBRADIO

 primo meeting delle etichette indipendenti (MEI) a Roma, Domenica 8 Febbraio

FUSORADIO CARNIVAL BIRTHDAY VALENTINE QUELLO CHE TE PARE PARTY

Il party dei parrucconi SABATO 14 FEBBRAIO

**** LOCATION DA 1200MQ ****
FUSOLAB 2.0 Viale della Bella Villa 94 (alessandrino-casilina) ROMA

BIGNAMI DELLA FESTA

Ingresso 5 euro mascherati, 500 euro senza maschera !
Chiappe alzate! Chi non balla è perduto!

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 PARCHEGGIO GRATUITO TUTTA LA NOTTE ALL'INTERNO DEL MULTIPIANO IPERCOOP , SE NON VUOI FARE LA FILA REGISTRATI SU:http://soci.fusolab.net

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6 Dj-set - 3 SALE
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dalle 22.30
LIVE degli ANTISTAMINA! a seguire

Sala Madison Square Garden
Dance anni 90 - Italia 90 - Tutti a 90 NO trash 
80's, Wave, Rock, Electro
Funk-Acid Jazz-Disco

Sala Empire State Building
HipHop - House
Reggae, Dancehall, Latino, Black

Sala ammucchio a lume di candela con una donna che non è la tua

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Bar a prezzi popolari 
Spazio Trucco e Parrucco
Pillola rossa per le donne
Pillola blu per gli uomini
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Sesto Fusoradio Carnival Party
Quinto Fusoradio Carnival Party
Quarto Fusoradio Carnival Party I
Quarto Fusoradio Carnival Party II
Terzo Fusoradio Carnival Party
Secondo Fusoradio Carnival Party
Primo Fusoradio Carnival Party
 
 
Copyright © 2015 Fusolab, All rights reserved.
Questa è la newsletter delle attività del Fusolab (corsi, concerti, mostre, cinema, progetti)

Il nostro indirizzo è :
Fusolab
Viale della Bella Villa 94
Roma, Lazio 00172
Italy

 

sabato 7 febbraio 2015

10 ANNI di Fusoradio - Festeggiamo al Fusoradio Carnival Party e ai MEI


10 ANNI di Fusoradio - Festeggiamo al Fusoradio Carnival Party e ai MEI
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10 ANNI DI FUSORADIO LA NOSTRA WEBRADIO

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Periferica #artisact - Festival di arti digitali e interattive

 Redazione  by  FUSOLAB/ROMA CREATIVA
Periferica #artisact - Festival di arti digitali e interattive
Dal 16 al 21 Febbraio @ Fusolab 2.0 

Periferica #artisact
Interactive and digital art festival

Periferica #ArtIsAct intende costruire nuove visioni e narrazioni collettive della realtà urbana mixando media tradizionali e strumenti collaborativi ed interattivi. Il festival si propone come interfaccia tra il territorio, il cittadino e la rete attraverso l'ibridazione di linguaggi artistici diversificati.
Periferica #ArtIsAct è una delle prime iniziative in Italia dedicate all'arte interattiva e digitale, un tipo di arte che trova senso unicamente in presenza di partecipazione attiva del pubblico: lo spettatore diviene spett-attore e l'opera stessa non esiste se il fruitore rimane passivo. Questo concetto si mutua nella città che prende forma solo se gli abitanti partecipano alla sua costruzione e al suo sviluppo: ed è proprio questa l'immagine che ha suggerito il nome della prima edizione del festival, denominata ―Urban Breaths, Respiri Urbani, perché incentrata sull'arte come linfa vitale per la città.
Il festival offre un ricco calendario con oltre 60 proposte afferenti a 3 aree:

- Live performance: musica elettronica, vjing, live cinema, danza interattiva, videomapping achitetturale e video teatro;
- Interactive experience: installazioni, software, hack, net e games art;
- Learning act: workshop, talk e laboratori per bambini.
Il programma completo più di 60 eventi
Maggiori info sui workshop
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Le origini della seconda guerra mondiale nella fine della prima guerra mondiale.

Benché Russia e Germania fossero entrambe sconfitte nel 1918, i risultati dell'una e dell'altra disfatta furono assai diversi. La Russia scomparve di vista: il suo governo rivoluzionario, la sua stessa esistenza, furono ignorati dalle potenze vincitrici. La Germania restò invece unita, riconosciuta dai vincitori. La decisione che finì per portare alla seconda guerra mondiale fu presa, per motivi altissimi e delicatissimi, pochi giorni prima della fine della prima guerra: e fu la decisione di concedere l'armistizio al governo tedesco. Questa decisione fu assunta principalmente per motivi militari: l'esercito tedesco era stato battuto sul campo; era in ritirata, ma non era stato né messo in rotta, né distrutto. Gli eserciti francese ed inglese, seppur vittoriosi, erano prossimi all'esaurimento. Era difficile misurare dall'esterno la misura del collasso tedesco. Soltanto Pershing, il comandante in capo delle truppe americane, non temeva i rischi di una nuova campagna: le sue forze erano fresche ed intatte: gli sarebbe spingersi fino a Berlino (circostanza rinvitata solo di 27 anni e che avverrà nel 1945 in condomino con i russi, che peraltro arrivarono per primi nella capitale tedesca), un altro incentivo per il generale a stelle e strisce era poi l'idea che nel 1919 gli americani si sarebbero trovati a reggere il peso maggiore del proseguimento della guerra e avrebbero potuto quindi imporsi agli Alleati quasi nella stessa misura che ai tedeschi, come non avrebbero invece potuto nel 1918. Per le potenze europee, però, questo era un motivo per porre termine al conflitto al più presto possibile. Gli americani, del resto, non avevano concreti scopi bellici, né precise rivendicazioni territoriali da avanzare. Sembrerà paradossale, ma questo li rendeva meno ansiosi di giungere all'armistizio con la Germania: essi volevano solo la resa incondizionata della Germania ed erano intenzionati ad insistere per ottenerla. Anche gli Alleati volevano la la sconfitta della Germania, ma avevano pure urgenti aspirazioni pratiche. Sia la Gran Bretagna che la Francia, infatti, volevano la liberazione del Belgio, mentre i francesi, dal canto loro, volevano la liberazione della Francia nord-orientale, e gli inglesi volevano lo smantellamento della flotta tedesca: tutte cose che si potevano ottenere con un armistizio. Come potevano i due governi giustificare un ulteriore spargimento di sangue di fronte ai loro popoli stanchi della guerra? Ma anche prescindendo da ciò, un armistizio, come lo cercavano i tedeschi, avrebbe soddisfatto le finalità più generali degli stessi Alleati. Questi avevano, infatti, sempre dichiarato di non volere la distruzione della Germania: essi avevano combattuto per dimostrare ai tedeschi che una guerra d'aggressione non si può vincere. Ora la dimostrazione c'era. Ovvio che per gli Alleati, ma anche per i generali tedeschi la Germania era stata battuta; solo più tardi ci sia accorse che la cosa era meno ovvia per il popolo tedesco. Ma nel 1918 sembrava che il popolo tedesco avesse dato anch'esso il proprio contributo perché la guerra finisse. gli Alleati avevano in genere dichiarato, se pur non compatta unanimità, cdi combattere contro l'imperatore tedesco e i suoi consiglieri militari e non contro il popolo tedesco: adesso la Germania era divenuta una monarchia costituzionale, e prima della fine del conflitto, diventò una repubblica, con un governo democratico, che riconosceva la sconfitta ed era pronto a cedere tutte le conquiste tedesche ed accettava come base per una pace futura i principi idealistici del presidente americano Wilson. Principi che anche gli Alleati, se pur a malincuore, accettavano con due riserve. Tutto quindi deponeva a favore dell'armistizio, e poco contro. L'armistizio fu più che una cessazione del fuoco. Le sue clausole furono accuratamente formulate in modo che la Germania non potesse riprendere il conflitto. Su queste ed altre successive vicende si tornerà in altra occasione, significando comunque che le origini della seconda guerra mondiale vanno lette assolutamente in quei momenti.
Casalino Pierluigi, 7.02.2015