Pierluigi Casalino: Intervista, Geopolitica, il Grande Reset nell'era del virus?

  a cura di roby guerra

D- Casalino, esperto in geopolitica anche, il virus era e resta pericoloso, ma un Grande Reset forse è socialmente, politicamente, finaziariamente,  sottorraeneo e paralleo al  virus, che ne pensi in poche relative parole?
R- In effetti, la situazione, per quanto sia riconducibile ad un qualcosa che è sfuggito di mano, lascia perplessi per l'approccio stringente adottato nei confronti della popolazione. Le misure di sicurezza sono state certamente poco praticate dalla gente, ma la confusione e l'impreparazione dei governi desta il sospetto che una certa qual regia dell'intero ciclo abbia trovato giustificazioni poco chiare. Resta comunque aperto, soprattutto in una società democratica, il dilemma che il covid 19 ha evidenziato tra salute e libertà, tra sicurezza e diritto. Un rapporto che drammaticamente si è riproposto in quella che ha assunto la denominazione di società del pericolo. Il virus, da un lato, ci sta facendo capire quanto sia necessario un equilibrio tra la spinta alla modernità e il riconoscimento della fragilità e vulnerabilità costitutiva dell'essere umano, ma dall'altro, accanto alla lezione di umiltà impartita, il covid 19 suscita un ampio e spinoso dibattito sulla condizione di crisi, di precarietà, di incertezza in relazione all'avvenire dell'uomo, una condizione densa di nuove ed insidiose contraddizioni e di nuovi pericoli. Non solo quindi un'inedita sfida che la complessità dell'attuale condizione umana planetaria pone alle nostre capaci di conoscenza e di interpretazione del reale. Il trauma collettivo della pandemia, in poche parole, sta cambiando i modelli cultural del nostro mondo. La società del rischio pone in crisi gli stessi fondamentali della democrazia, trasformandosi in società del pericolo. Tre shock globali, attacchi terroristici del 2001, crisi finanziaria del 2008, crisi sanitaria del nostro tempo, lefandole per il futuro a un destino comune. Ciò fa sì che sarà globalmente autodistruttivo, per tutti, per ciascuno, reagire alle crisi, perseguendo o subendo supinamente ulteriori disgregazioni fra individui, fra popoli, fra stati, ognuno alla ricerca della propria immunizzazione, invece, come già detto, impreparate a governare la complessità e la globalità dei problemi. E' tutto da reinventare, compreso quello spirito autentico della democrazia che sembra vacillare di fronte alla dilagante angoscia in atto, sulla quale soffiano pure interessate centrali della confusione illiberale. Si tratta di diventare collettivamente più consapevoli per orientare le élites che ci governano a ritrovare il senso della vera dialettica democratica, evitando derive autoritarie nel nome della difesa del benessere sanitario. 

D- Ultimamente continui la riscoperta di Dante nel VII centenario di Dante: hai sempre avuto (vedi il tuo ebook su Dante nella computer age) uno sguardo anticipatorio, futuribile, planetario per il sommo poeta e non solo: che ne pensi delle attuali ricorrenze, solo celebrative o un convincente download?
R- Credo che le celebrazioni dantesche cadano opportune in questa fase storica dell'Italia e del mondo. La travagliata esistenza del Sommo Poeta e le sue straordinarie intuizioni coprono il nostro presente e il nostro futuro, andando a coincidere con una riflessione più che necessaria sul domani del Bel Paese e dell'universo intero. L'importante è che tali celebrazioni non si limitino ad un retorico ricordo del genio dantesco, ma ne ritrovino il significato profondo, la cui eredità soprattutto civile, più ancora che creativa, si stenda sulla nostra gente, smarrita nell'incontrollato mare della sfiducia e della mancanza di speranza, al fine di recuperarne quell'egemonia culturale e storica un tempo illuminante. La rivisitazione permanente di Dante rimane una missione obbligata per il popolo italiano. Un popolo, quello italiano, che non deve dimenticare che la lettura del passato e della sua lezione serve sempre a tracciare la via del futuro. Dante è la nostra più autorevole radice e su di essa si deve ricostruire la nostra anima. Questa mia nuova pubblicazione su Dante va appunto in questa direzione.