È giusto paragonare, come fanno i giornali, i decessi per coronavirus a quelli della Seconda Guerra mondiale? La conta delle vittime è così lontana dalle attese pre pandemia? Due esperti di dati provano a rispondere
"Oltre 700 mila morti nel 2020 come successe in piena guerra nel 1944" titolava il sito del Corriere della Sera il 15 dicembre scorso, e in maniera analoga altre testate e agenzie di stampa, riferendo le stime sul numero dei decessi in Italia per l'anno 2020 anticipate dal presidente dell'Istat durante la trasmissione Agorà su Rai 3 la mattina stessa. L'Istat ha, inoltre, rilasciato il 3 dicembre scorso i dati sui decessi avvenuti per qualsiasi causa nel periodo gennaio-settembre del 2020, informando che l'anno sta presentando un eccesso di mortalità del 9% rispetto al valore medio dei decessi dei cinque anni precedenti (gennaio-settembre 2020: 527.888 decessi v. valore medio gennaio-settembre anni 2015-2019: 484.435 decessi). Cioè nei primi nove mesi del 2020 ci sono stati oltre 43 mila decessi in più rispetto al valore medio dei decessi che si è verificato nello stesso periodo degli anni 2015-2019. Dai dati del dipartimento della Protezione civile-Istituto superiore di Sanità si apprende che al 30 settembre 2020 vi erano stati poco meno di 36 mila decessi da Covid-19.
In base al calendario dell'Istat, uscirà un aggiornamento sulla mortalità in Italia in data 30 dicembre che prenderà in considerazione anche i mesi di ottobre e di novembre, e che potrà sicuramente rappresentare una occasione di ulteriore approfondimento.
Ma se si vuole provare a capire l'effettivo impatto dell'onda del Covid-19 sui decessi dell'anno, oltre a confrontare il valore dei decessi dell'anno con la media di quelli degli anni precedenti è lecito e doveroso ampliare il ragionamento e porsi una domanda ulteriore: quanti decessi sarebbe stato possibile aspettarsi in Italia nel 2020, senza l'effetto Covid-19, ma tenendo in considerazione, tra i diversi fattori, l'invecchiamento della popolazione?
Abbiamo provato ad andare al di là dei sensazionalismi tipici di questi tempi; non siamo dei demografi ma, per passione o per professione, di numeri ne maneggiamo e si è utilizzato un approccio basato sul buon senso".